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Autore: madeitpossible    09/03/2012    6 recensioni
Dal Capitolo 1: “ Cos’hai? Successo qualcosa?” Le chiese lei, con una punta di curiosità e anche di preoccupazione.
“ No, è che mi sento che oggi andrà male qualcosa!”
Distolse lo sguardo e lo alzò su quello della detective.
“ Hai intenzione di fare qualcosa? Hai qualche programma per oggi?”
“Esattamente niente!”
“ Beh dai, allora ti stai preoccupando per niente.”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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wertyuiopè

 

Erano passati più di quarantacinque minuti e di Rick neanche l’ombra. Kate aveva preparato qualcosa da mangiare e adesso stava iniziando a preoccuparsi per il suo compagno. Non era da lui restare nella vasca per cosi tanto. Kate si sedette nel divano e aspettò qualche minuto, fissando l’orologio.

Un’ora e dieci. Basta, ora andava a vedere cosa stava combinando. Si tolse le scarpe e le calze. A piedi nudi raggiunse la stanza di Rick. Appoggiò l’orecchio sulla porta del bagno e provò a sentire se dava segni di vita, ma nulla. Cosi bussò. Ancora nulla. Il cuore iniziò a pulsare sempre di più, per l’agitazione, per la voglia di rassicurarlo. Aprì leggermente la porta ed entrò. Lo vide ancora nella vasca che fissava un punto indefinito. Poi tutto d’un tratto un sussulto. Lei si avvicinò sempre di più alla vasca, ma lui continuava a singhiozzare e il suo sguardo era sempre puntato verso il vuoto. Si sedette sul bordo della vasca dalla parte dove lui aveva la testa. Gliela prese dolcemente e se la spinse verso se stessa. La testa di Rick era appoggiata all’addome di Kate e lei gli teneva il mento con la mano sinistra e con la destra gli accarezzava la testa facendo dei movimenti dalla parte bassa della testa alla parte alta. Lui continuava a singhiozzare, poi mosse la testa e la sprofondò nella maglietta di Kate. Rick le abbracciò la vita e lei lo lasciò fare. Poi si alzò dal bordo e come se fosse una cosa naturale entrò nella vasca anche lei. Voleva guardarlo in faccia. Voleva dimostrargli che lei non l’avrebbe giudicato e che con lei poteva sfogarsi quanto voleva. Lui si era stupito da quel gesto improvviso di Kate. La osservava e lei gli sorrideva dolcemente. Le loro gambe erano sovrapposte e se lei avesse teso un braccio gli avrebbe toccato il petto nudo. Cosi fece, soltanto che non lo tese del tutto, e lo lasciò in sospeso tra di loro. Lui alzò il braccio e le perse la mano. La avvicinò a se. Ora le gambe di Kate erano attorno alla sua vita e lei si era seduta sopra di lui. Continuavano a fissarsi senza dire nulla. Poi lui appoggiò la sua testa sul suo petto e cosi con l’acqua che ormai stava diventando fredda, Kate cullò Rick che per la prima volta si fece vedere fragile da lei.

I sussulti si fecero sempre più presenti, più forti, finché l’uomo non scoppiò in un pianto disperato. Lei gli accarezzava la testa, disegnando ghirigori con il dito indice, e gli sussurrava parole di conforto all’orecchio. Ma lui sembrava non udirle, cosi lei lo lasciò sfogare. A volte piangere fa bene. Piangere può essere un modo per sfogarsi, per cacciare fuori tutti quei brutti pensieri che ti assalgono.

Quando Rick si stava iniziando a calmare, Kate aveva perso la cognizione del tempo. Avrebbe potuto restare cosi, con lui, per sempre. Solo in un secondo momento si rese conto che tutti e due stavano tremando e che l’acqua era diventata fredda. Gli disse piano che dovevano uscire se non volevano ammalarsi e lui tirando su con il naso, come fanno i bambini, mosse la testa per farle capire che andava bene. Lei si alzò dalle sue gambe e si infilò nell’accappatoio che Rick le aveva dato da usare quando restava da lui. Anche lui uscì da quella vasca.

Lui non voleva incontrare lo sguardo di lei come se avesse paura. Ancora una volta si avvicinò a lui, gli alzò il mento e lo baciò dolcemente.

 

Due settimane dal giorno dell’incidente.

Castle aveva scoperto che la profondità dello stato comatoso si poteva misurare attraverso la Glasgow Coma Scale. Questa scala andava da 3 a 15. Se era stimato essere 3 il livello era certa la morte, più si alzava questo valore, più le probabilità di morte erano basse.

Dopo aver fatto determinati esami e dopo aver ricevuto risposta ai vari stimoli, i dottori dissero che il livello di Alexis era 9. Gli dissero che stava migliorando pian piano, ma che bisognava tenerla lo stesso sotto una vigile attenzione, soprattutto perché se all’improvviso fosse saltata fuori un’infezione o un embolo, il decesso era assicurato.

Come sempre il dottor Benson disse la verità a Rick. Era un uomo sveglio, che non voleva essere preso in giro. Accettò questa situazione di stabilità, sempre pieno di speranza.

Meredith era andata a far visita alla figlia il giorno dopo che Martha le aveva telefonato. Castle non la volle né sentire telefonicamente, che tanto meno vedere. Cosi, quando lei gli mandò un messaggio, dicendogli che stava arrivando, era andato a casa, lasciando Ashley li con la figlia.

Ashley si era ripreso un po’. Stare vicino a lei gli faceva bene, e anche lui era fiducioso in un suo risveglio. Aveva chiesto scusa al padre di Alexis e gli chiese il permesso di andarla a trovare ogni giorno. Rick, che ancora si sentiva in colpa per non aver avvisato prima quel povero ragazzo, acconsentì dicendo che a sua figlia avrebbe fatto bene stare in compagnia di Ashley.

Moltissimi amici andarono a trovare Alexis, anche perché la voce si era sparsa, anche se per fortuna i giornalisti non erano a conoscenza di nulla. Andarono a farle visita anche i ragazzi del distretto e le portarono tutti qualcosa. Da un oggetto portafortuna, a un fiore profumato.

La brandina che l’infermiera aveva messo nella stanza non c’era più. Castle aveva accettato in tutti i modi questa situazione. Dopo aver parlato a lungo con il dottor Benson aveva capito che non avrebbe migliorato le condizioni della figlia standole appresso tutto il giorno, ventiquattrore su ventiquattro.

Aveva chiesto alla solita graziosa infermiera se potesse portare via la brandina, da quella sera era andato a dormire a casa sua, nel suo lettone, e insieme a Kate.

Ovviamente lei non poteva stare a casa dal lavoro, anche perché, non sapeva dire se era il clima, se gli assassini avevano capito che lei voleva meno morti possibili ( questo sempre, ma in questo caso ancora di meno!), ma gli omicidi erano aumentati mostruosamente e lei aveva sempre meno tempo da poter passare con Rick. In quelle settimane si era già presa un giorno di lavoro e il capo le disse che, essendoci molti casi, per un po’ non le avrebbe più concesso giorni liberi.

La sera però andava sempre a casa di Rick, sia che arrivasse alle nove sia che finisse di lavorare a mezzanotte. Lui era sempre li ad aspettarla, sveglio. Andavano a dormire e alla mattina si svegliavano abbastanza presto cosi Rick poteva portare Kate a vedere Alexis. In quelle due settimane le aveva quasi sempre lasciate da sole. Non seppe mai e tanto meno volle sapere, cosa Kate dicesse ad Alexis. Aveva sempre saputo che per sua figlia la detective era un modello, perciò si fidò di lei.

Verso le 8, Kate andava a chiamare Rick, che le dava il caffè. Entravano insieme nella stanza, stavano li a guardarla e parlavano tra di loro a bassa voce, scambiandosi raramente un gesto d’affetto.

Alle 8 e mezza, più o meno la detective salutava lo scrittore e Alexis e andava al distretto con un’angoscia tremenda.

Rick era cambiato. Non faceva più battutine, era sempre triste, indifferente a tutto, aveva sempre lo sguardo da un'altra parte.

Lei lo capiva, ma non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se, disgraziatamente Alexis non si sarebbe mai più risvegliata. Le aveva riferito cosa il dottore gli aveva detto e anche se lei era un’eterna pessimista, per lui era diventata ottimista. Gli diceva di sperare, che Alexis era un ragazza forte che ce l’avrebbe fatta, ma qualche giorno prima Rick, guardandola negli occhi le disse: “ Ma se neanche te ne sei convinta.”

Se Kate non lo avesse amato dal profondo del cuore, avrebbe iniziato un litigio interminabile. Certo che neanche lei ne era sicura, ma gli stava facendo coraggio, non lo voleva vedere demoralizzato. Voleva riavere il suo Rick, il suo sorriso, il suo bambinone.

Ma sapeva che non poteva essere egoista in questo momento della vita del suo scrittore. Per lui ci sarebbe sempre stata e avrebbe sopportato qualunque cosa.

 

 

 

Commento: Salve, sono in ritardo con la pubblicazione.. date colpa alla scuola, non a me! Ricordatevi che io vi voglio bene, dal prossimo capitolo… UUUUUU! non vedo l’ora di pubblicarlo! *-*

Un bacione, Madeitpossible.

  
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