“Posso andare in alto quanto voglio, ma le radici mi terranno legato alla terra. Alla mia terra.„
Lo pensava mentre stava fermo con il corpo sul sedile della metro ma con la mente e l’anima viaggiava alla velocità dei neutrini,
perché in quel periodo si pensava che i neutrini fossero più veloci della luce.
I suoi pensieri si tingevano di arcobaleno infrangendo le barriere del possibile, oltrepassando i confini dell’immaginabile e violando qualsiasi legge fisica.
Solo con la mente si sentiva libero sul serio.
Sapere di poter pensare tutto ciò che avrebbe voluto, senza che qualcuno venisse a saperlo, lo rendeva felice. Il suo mondo di bugie lo rendeva felice ‘cause he’d prefer a giant dose of bullshit any day over the truth.

Alzò lo sguardo e si rese cono di essere a Loreto. Prese pigramente lo zaino e se lo mise in spalla; era sabato mattina, la lezione di tedesco lo aspettava alla prima ora.
Sotto sotto amava alla follia quella scuola di Milano, lo ha tirato fuori dalla realtà del paesino dove abita, che lo sopprimeva. E poi gli studenti, tutti anarchici, dalla mente aperta, pronti a vivere ogni tipo di esperienza.
Salì le scale come tutte le mattine, aprì la porta dell’aula come tutte le mattine, salutò i compagni come tutte le mattine.
Era schiavo della quotidianità, lo disgustava ma non riusciva a liberarsene.
Ogni fottutissima sera sperava con tutto il cuore che la mattina dopo le cose cambiassero. Anzi sperava che ogni mattina le cose cambiassero.
Pensava che se fosse andata avanti così, la sua sarebbe stata una vita buttata nel cesso.