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Autore: irytvb    09/03/2012    2 recensioni
Dal testo:
Un agente della CIA alla disperata ricerca di un persona del suo passato. Una donna che forse può aiutarlo, ma che non parla, non senza che le sue condizioni vengano rispettate.
E le sue condizioni pretendono una storia, la storia dell'agente Hummel.
"Ho una proposta." Disse d' un tratto Santana. "La mia storia per la sua."
Una storia che coinvolge un ragazzo di strada, un italiano davvero singolare...
"Blaine," Disse un altro ragazzo, rivolto a quello con cui stava parlando, "cosa...?"
"Faccio amicizia, Thad. Non avevamo parlato di buone maniere?"
Risero tutti, tranne l'italiano, quello che si chiamava Blaine.
Lui continuava a fissarmi.
"Tira fuori tutti i soldi che hai. E bada che siano tutti, non mi piace che mi si prenda in giro."
Una storia d'amore nata nella confusione di un epoca che non permetteva nessun altro sentimento oltre la paura per la propria vita, in un millenovecento disseminato di stragi che la polizia sceglieva di non vedere.
"Quindi," disse Santana, quando Kurt terminò di raccontare, "è per questo? Lo stai cercando ancora?"
**
E' una storia un po' particolare, e sinceramente non so se piacerà, ma è il mio regalo di compleanno per me stessa, quindi ... :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.  Defying Gravity never put me down

Una parola muore appena detta: dice qualcuno.
Io dico che solo in quel momento comincia a vivere.
                                                                                    Emily Dickinson


"A salvarci la pelle il più in fretta possibile." Rispose Santana, gli occhi che mandavano bagliori, come sfidandolo a contraddirla.
Kurt non colse la sfida, limitandosi a cadere sullo schienale della sedia in maniera scomposta, decisamente non intimidatoria.
"Credo di capire." Disse infine, lasciando la latina a bocca aperta per lo stupore.
"Oh."
"Ma tu devi capire anche me. Io devo sapere dove si trova il quartier generale di Abrams. Dobbiamo impedire che una cosa del genere succeda ad altre ragazze-"
"Non inizi con la solita predica." Lo interruppe immediatamente Santana.
"Questo si chiama mondo," disse, indicando con il dito indice perfettamente laccato di rosso la finestra. "Qui nessuno aiuta qualcun altro senza niente in cambio, nessuno è altruista o altre cazzate del genere. Nemmeno lei."
Santana lo scrutò per un lungo istante.
"Lei, agente Hummel, fa questo lavoro per soldi e per qualcosa che ha a che fare con Blaine. Non per aiutare persone come me."
"Verissimo. Non ho mai detto il contrario, signorina Lopez. Per questo avrà la protezione testimoni ed i soldi per scappare a Puerto Rico, come avevamo stabilito.  Adesso deve indicarmi su questa cartina," Kurt estrasse un foglio dalla ventiquattrore al suo fianco e lo aprì sul lungo tavolo di rovere, " dov'è Abrams."
"Ma prima," Disse Santana, "Deve continuare a raccontare la storia..."
Gli occhi di Kurt vagarono per la stanza, come se fosse un animale in gabbia, ansioso di trovare una via d'uscita.
Ma non c'erano, il patto ormai era stabilito, e, improvvisamente, non gli sembrò una grande idea aver accettato l'accordo.
Non ora che la storia iniziava a farsi davvero personale, comunque.

____________________________________________________________________________

Era un pomeriggio come tanti, per Kurt.
Usciva da scuola alle due, correva a casa a mangiare il pranzo preparato da Carole, e il più silenziosamente possibile usciva dalla grande casa.
Ormai era più semplice, dopo due mesi dal brutto incontro con gli amici di Blaine il padre sembrava più rilassato nel vederlo uscire al cinema con Mercedes,  a pranzo o a fare una passeggiata con lei...
Kurt cercava di ignorare il fatto che suo padre fosse convinto che fosse la sua fidanzata, come cercava di ignorare il fatto che non usciva con lei da mesi.
Era sempre con Blaine, in quella piccola palestra che aveva imparato ad amare.
Molte volte l' italiano gli insegnava come schivare pugni o come prenderli in modo che facessero meno male,  oppure si sedevano a gambe incrociate sul pavimento a parlare per ore delle vite differenti che conducevano, o di come Finn fosse imbranato, e Jeff fosse finito in prigione dopo aver tentato di derubare uno sbirro.
Naturalmente Blaine non conosceva Finn, come Kurt non aveva idea di quale fosse Jeff tra i ragazzi che lo avevano derubato, eppure si sorridevano e chiedevano come fosse finita la storia, ansiosi di strappare all'altro anche la più piccola delle informazioni.
A  volte, quando si incontravano, Blaine era di cattivo umore e non faceva altro che grugnire un saluto, lanciargli i guantoni rossi ed indicare il ring, dove l'allenamento sarebbe stato più intenso e avrebbe lasciato molti più lividi sulla pelle di Kurt rispetto alle altre volte.
E quel giorno si prospettava un allenamento massacrante, a giudicare dagli occhi quasi animaleschi di Blaine, che si era limitato ad un cenno brusco della mano, che Kurt aveva interpretato con un: "muovi il culo e vieni qui, ho una fottutissima vogli di spaccarti la faccia e voglio farlo in fretta."
Inutile dire che Kurt non ne era felice.
Come era inutile dire che quegli occhi socchiusi, arrabbiati con il mondo, avevano fatto scorrere sulla spina dorsale di Kurt brividi su brividi.
Dopo due mesi che si incontravano quasi ogni giorno nella palestra, dopo tutte le volte che le mani di Blaine avevano lasciato dei segni sulla sua pelle pallida, dopo tutte quelle notti passate ad accarezzare quei segni arrabbiati impressi nella carne pensando all'altro ragazzo, dopo tutte le volte che aveva visto Blaine ridere o discutere infervorato su qualcosa che gli stava particolarmente a cuore, Kurt poteva dire con assoluta certezza di... bhè, di essere nella merda.
Adorava il modo in cui per Blaine fosse tutto o nero o bianco, il modo in cui facesse tutto con una passione travolgente, che fosse rabbia o che fosse dedizione.
In qualche strano modo amava sentire le sue mani su di lui, amava il respiro fiacco che usciva dalle sue labbra quando Blaine tirava un pugno... Poco importava che alla fine quel pugno sarebbe entrato in collisione col suo, di corpo.
Kurt, ormai, viveva per quelle ore in palestra, per quelle poche parole che Blaine gli rivolgeva.
Lì, in quello che era diventato il loro unico luogo di incontro, smetteva di essere il figlio del senatore, il ragazzo con la strana passione per il francese e la moda.
Con Blaine lui non era niente di tutto ciò.
Era diverso, ogni volta.
A volte era l'amico, il ragazzo con il quale Blaine si vantava di un furto particolarmente ingegnoso o di come era scappato alla polizia.
A volte era semplicemente un pezzo di arredamento, quando Blaine lo ignorava e passava le ore a prendere a pugni il sacco.
Oppure lo stesso Kurt.
E, stranamente, adorava ogni secondo di quelle ore.
"Sali o no?" Chiese Blaine, interrompendo i suoi pensieri.
"Salgo." Rispose tranquillamente Kurt, nemmeno lontanamente turbato dai modi bruschi dell'altro.
Si infilò i guantoni rossi dopo aver fasciato la mano, e si arrampicò velocemente tra le corde.
"Brutta giornata?" Chiese a Blaine, che si limitò a grugnire il suo assenso.
E, senza alcun preavviso, se non lo scatto dei muscoli sotto la pelle abbronzato dell'altro,  il pugno di Blaine andò a segno, dritto sullo stomaco.
Kurt si lasciò scivolare un respiro sibilante dalle labbra, prima di stringere i denti e parare il pugno successivo, che mirava al naso.
Purtroppo, se avesse fatto più attenzione alle braccia di Blaine rispetto ai suoi occhi arrabbiati, sarebbe riuscito a parare anche il pugno successivo, che con un rumore schioccante si abbattè  sul suo zigomo.
"Alza la guardia. " Lo ammonì Blaine severamente.
Ma Kurt non stava più ascoltando.
Per quanto clichè e pericoloso fosse anche soltanto pensarlo tra sè, Kurt stava guardando l'altro ragazzo negli occhi.
Erano una cosa che lo avevano sempre incantato: il modo in cui oscillassero da un morbido color miele ad un verde foglia, passando per uno spaventoso nero, che invece di spaventarlo lo attraeva di più.
E poi, naturalmente, ad affascinare Kurt c'erano le sue labbra.
Erano di un bel rosa pallido, rosse quando aveva le labbra screpolate e non riusciva a fare a meno di passarci sopra la lingua, rendendo il tutto peggiore, perchè più bagnava le labbra e più quelle diventavano rosse e Kurt perdeva la concentrazione su qualunque cosa stesse dicendo.
E poi, d'un tratto, senza che potesse reagire o provare a difendersi, Blaine gli afferrò il viso con le mani.
Era strano sentire i guantoni a contatto col suo viso senza che lo ferissero, ed era ancor più strano lo sguardo di Blaine, così denso e scuro e allo stesso tempo arrogante.
Era strano anche il cuore di Kurt, che era accellerato fino ai limiti del possibile, e non capiva come e soprattutto perchè, ed era tutto confuso e non sentiva altro che il suo cuore pompare sangue (probabilmente troppo, sangue. Probabilmente sarebbe stato pericoloso, ma davvero, quella era l'ultima cosa a cui Kurt stava pensando.)
Ma non importava.
O meglio, importava, ma per qualche assurda ragione, a Kurt non importava che non importasse, e non aveva assolutamente senso, ne era cosciente, ma-
Oh.
Dopo così tante ore a sognarle, a desiderarle, le labbra di Blaine erano sopra le sue.
Non erano morbide, erano screpolate, come il bacio che si stavano scambiando.
Non era dolce o timido o cose del genere, era più come se Blaine si fosse proposto di succhiargli via l'anima.
E se ci pensava bene, un bacio era disgustoso. Era tutto saliva, e lingua di un altra persona nella propria bocca, ma dannazione, ci si sentiva bene.
Ci si sentiva straordinariamente bene, con il petto di Blaine attacato al proprio, con le sue mani coperte dai guantoni sul viso ed il respiro che usciva dal suo naso che gli accarezzava la pelle accaldata in un ondata di brividi.
Blaine sapeva di menta, (che avesse mangiato una cicca sulla strada per la palestra?) e aveva un retrogusto di rame, di sangue probabilmente versato a causa di un pugno recente.
Kurt strinse le mani coperte dai guantoni sulla vita dell'altro, respirando col nasol'aria, e gemendo il più silenziosamente possibile, mentre ricambiava il bacio.
Blaine passò la lingua sul suo palato, in un movimento languido che fece tremare le ginocchia di Kurt, facendolo appoggiare ancora di più all'altro ragazzo, mentre le mani tremanti si stringevano sul tessuto della canottiera bianca.
Poi, quando meno se lo aspettava, Blaine ruppe il bacio.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo in assoluto silenzio, i respiri tremanti che si mischiavano tra loro e i corpi ancora intrecciati.
Blaine non sorrise, non si allontanò nè si avvicinò.
Rimasero così per attimi interminabili, prima che parlasse.
Kurt si aspettava un "cosa stiamo facendo?" o un "non dovremmo più vederci".
Non si aspettava il ringhio di Blaine, nè le parole che lo seguirono.
"Sei mio, chiaro?"
Erano così vicini che formando quelle parole le loro labbra si erano sfiorate in un qualcosa che non sapeva se doveva considerare un bacio o un causuale tocco.
"Cosa?" Chiese Kurt, confuso.
"Sei mio, Kurt." Questa volta la voce era più dolce, come se stesse spiegando una cosa ovvia ad un bambino molto piccolo. "Nessuno ti può toccare o baciare o anche soltanto guardare-"
"Blaine, in un modo molto contorto e a tratti offensivo mi stai dicendo che provi qualcosa per me?"
"Si, e giuro su Dio, se vedo qualcuno che ti tocca o anche soltanto ti guarda, io-" Blaine venne interrotto da un paio di labbra morbide che lo zittirono.
"tu scatenerai le tue terribili mosse da pugile e li picchierai?"
"Li picchierò a sangue." Puntualizzò Blaine.
"Mmmmh, interessante. Ma se fossi io a voler guardare o toccare o baciare qualcuno?"
Blaine sembrò sconvolto.
"Tu sei mio." disse di nuovo.
Kurt sorrise.
"Se questo vuol dire che non è permesso nemmeno a te baciare o guardare o toccare qualcuno, allora sono tuo."
"Perchè dovrei guardare qualcunaltro? Ho te."
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"Sexy." Commentò Santana con un sorriso. "Mi sembra parecchio sexy questo Blaine..."
Kurt le rivolse un occhiataccia, prima di indicare la cartina con un gesto della mano.
Santana prese la matita sulla scrivania e tracciò un cerchio lungo la trentatreesima. "Qui è dove c'è il nacondiglio di Abrams." Annunciò con aria annoiata.
"Magnifico. Ora, conosci una certa Susan Sylvester?"
"Si, la conosco, ma già lo sai. C'è scritto sul mio dossier, non è vero?"
"Si. Sappiamo che tu, Brittany ed un altra ragazza biond-"
"Quinn. "
Kurt si accigliò. "Quinn?"
"Si, la Fabray." Santana lo guardò incredula. "Non avete un dossier sulla Fabray? Per l'amor del cielo, non sapete nulla di lei e di Puckerman? Senza contare che è la prediletta di Sue e trasporta 'roba' di stato in stato, e- Non la conoscete?!"
Kurt la guardò sconvolto. " No, non abbiamo un dossier su di lei. Però... io la conosco. Lei sta per sposare mio fratello."


^il mio angoletto^
eccomi quii! allora, come vi è sembrato il capitolo? Sono terrorizzata all'idea di non aver reso bene Santana e- oh, tanto ormai ho pubblicato.
Non mi resta che abbandonare le paranoie e tenere le dita incrociate, giusto?
grazie alle bellissime due persone che hanno recensito: siete voi che avete fatto si che la storia continuasse :)
_ora non mi sorprenderei di trovarmi 0 recensioni in questo capitolo, ma vabbè xD_

1 baci8
iry
  
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