Capitolo 22
I would even wait all night, or until my heart explodes
Gerard mi chiede se sia tutto ok, io gli dico di no, lui mi propone una cena ed
un paio di birre per distrarmi, ma io gli dico di no un'altra volta. Non voglio
fare nulla. Non voglio fare assolutamente nulla. Voglio solo... Cazzo, non lo so
nemmeno io. Voglio vedere Samira, ecco cosa. Voglio vederla e dirle...
...mi sento dannatamente stupido. Scendo dall'auto di Gerard,
lo saluto dicendogli che lo chiamerò domani. Lui mi guarda come per chiedermi
che intenzioni ho, io scrollo le spalle come per dire che starò qui sotto ad
aspettare che Samira esca da questo albergo. Il resto non lo so.
SAMIRA
Van sorride, mostrandomi le innumerevoli cose che nostro padre gli ha comprato
oggi pomeriggio: dei videogiochi, una consolle portatile, cartoni in DVD, un
paio di dischi, dei fumetti, vestiti, vestiti, altri vestiti.
Ok, io sorrido annuendo e dicendo "Wow" ad ogni pezzo che mi
mostra, ma in realtà vorrei morire. E' ridicolo, mio padre riesce a ferirmi come
niente fosse. Ha riempito Van di regali, come per dire che lui può permettersi
il mondo intero, gli basta mettere una mano nel portafogli et voilà, nella
camera d'albergo si materializza un grande magazzino a sua disposizione.
«E poi, ha detto che a casa sua c'è una camera da letto grandissima, tutta per
me! E che posso scegliere il colore delle pareti, e che mi porterà a comprare
tutto quello che voglio!» aggiunge soddisfatto ed estasiato.
Questo è un colpo basso. E' come un pugno nello stomaco.
Fingere di sorridere diventa sempre più difficile. Van
continua a mostrarmi cose su cose, poi mi guarda e fa quello sguardo da
angioletto
«Posso restare a dormire qui, stasera?» chiede quasi titubante.
Ok, questo è un massacro.
Accenno un no con la testa, ma Van non mi da il tempo di dire
nulla che insiste
«Ti prego, ti prego! Mi sto divertendo tantissimo! E poi domani mattina papà ci
porta allo zoo!».
Non riesco più a fingere di essere calma, mi schiarisco la
gola, seria
«Domani mattina devi andare a scuola» dico lanciando un'occhiata a nostro padre.
Van mette il broncio e distoglie lo sguardo da me, mio padre sorride sereno
«E' solo un giorno, non succede nulla se domani salta la scuola...» dice, ed
io... cazzo, vorrei staccargli la testa. Vorrei dirgli di andarsene. Di
tornarsene a casa sua con la sua famiglia e di lasciare in pace la mia. Van
torna improvvisamente a sorridere.
Questo è un gioco scorretto. Non si corrompono i bambini. Non
si comprano. Non è giusto. Io ora devo fare la parte della stronza che vuole far
rispettare le regole a Van, mentre mio padre fa l'amichetto del cuore che gli
dice che non importa nulla se salta un giorno di scuola.
Incazzarmi ulteriormente mi farebbe perdere altri punti agli
occhi di mio fratello, così sospiro rassegnata. Infondo se è felice lui sono
felice io, no?
...no. Non in questo caso.
«Ok...» dico guardando Van, che mi salta letteralmente addosso e mi stritola in
un abbraccio ripetendomi "grazie" almeno cento volte. Poi si guarda intorno,
come per controllare che nessuno ci stia guardando, e quando nota che gli occhi
di nostro padre sono puntati su di noi mi fa abbassare e si avvicina al mio
orecchio
«Ho chiesto a papà se potrai venire anche tu, quando andrò a vivere da lui.» mi
dice. Sorride.
Io voglio piangere. Mi sento come sfinita, da tutti questi
colpi. Mi sento una lottatrice fallita che è stesa al suolo e prega solo che la
morte faccia in fretta, perché non sopporta più il dolore.
Stringo Van a me, gli stampo un bacio sulla testa
«Andrai davvero da papà?» domando. Spero che mi dica di no. Voglio che mi dica
di no.
Dimmi che non mi abbandonerai, non tu.
Van scrolla le spalle. E' solo un bambino. Che ne sa, lui?
«Ha detto che sarà tutto bellissimo!» esclama, e sono sicura che lo sarà.
Trattengo le lacrime. Mi bruciano in gola.
«Ok... ora devo andare. E' tardi, e domani mattina ti aspetta una giornata
piena, con tutti gli animali dello zoo...» dico mollando la presa
«Ci vediamo, ok? Comportati bene, poi mi racconterai tutto...».
Van annuisce, e poi sbadiglia. Lo saluto, e faccio per
uscire. Mio padre mi segue
«Tutto bene?» mi chiede quando arrivo all'ascensore del piano.
Che domanda inutile.
Mi volto a guardarlo. Provo solo tanto, troppo odio nei suoi
confronti.
«Quando lo porterai via?» chiedo, sull'orlo di una crisi di pianto. Mio padre
scrolla le spalle. Entra nell'ascensore dopo di me
«Tra qualche giorno. Devo sistemare delle cose, trasferirlo in un'altra scuola.
Ci vorrà qualche giorno. Domani tornerà a casa da te, così starete ancora un pò
insieme e preparerete le sue cose...» dice come niente fosse. Forse sta anche
provando ad essere buono.
«Ed io?» chiedo. Non lo chiedo a lui direttamente, è più una
domanda rivolta a me stessa. Arriviamo nella Hall dell'albergo, usciamo
dall'ascensore. Mio padre sbuffa
«Tu sei grande ormai. Mi hai chiesto di aiutarti, ed io lo sto facendo. E'
meglio così per tutti, quindi comportati da persona adulta ed accetta le cose
come stanno.» dice secco.
Vaffanculo. Non ho nemmeno la forza di ribattere.
«Devo andare alla reception ad avvisare che Van dormirà qui. Ci vediamo domani»
mi saluta freddo, e poi si avvicina al bancone della Hall.
Io sento le vene bruciare, come se stessi prendendo fuoco.
FRANK
«Samira!».
La chiamo ad alta voce, appena esce dall'albergo. Ho aspettato qui non so
quanto, ed ora lei è uscita. Si volta verso di me. Mi guarda. Sembra sorpresa di
vedermi.
Non mi sorride. Corruga la fronte, avvicinandosi a me a passo
lento.
«Cosa ci fai qui?» mi domanda. La sua voce trema.
«E tu cosa ci fai qui? Dove sei stata? Con chi sei stata?» chiedo d'un fiato. Mi
guarda stranita. Forse pensa che sono pazzo, perché il tono della mia voce suona
arrabbiato, nervoso. Esattamente come mi sento.
Non risponde, allora penso che tutte le mie supposizioni
fossero vere. Suppongo che non sappia che scuse inventare.
«E' per questo che sei così distante? E' per questo che mi stai evitando?»
continuo a domandare io, ma non le do il tempo di rispondere perché devo
dirle tutto, devo svuotarmi
«E' per venire qui che hai dimenticato della nostra cena di stasera? Dio, Sam,
dimmelo e basta, ok? Dimmi solo la verità, perché io sto impazzendo!» lei
continua a guardarmi in silenzio. I suoi occhi sembrano brillare, come colmi di
lacrime, ma io continuo il mio monologo
«Dimmi cosa sta succedendo, ok? Dimmi con chi sei stata. Dimmi perché. Non ce la
faccio. Sono... saranno ore che sto qui sotto, sono ore che mi chiedo cosa stai
facendo, con chi... Non ce la faccio, ok? Non ce la faccio a stare così. Non la
sopporto questa sensazione. Mi sento preso in giro, mi sento stupido... e
non lo capisco. Credevo che stessimo bene insieme, no? Credevo che andasse tutto
bene. Credevo che non ci fossero più segreti tra noi...».
Aggrotta le sopracciglia, ma non dice nulla. Mi guarda e
basta.
«Ti ho vista. Ti ho vista uscire dall'ascensore con un uomo...» mi viene da
piangere. Mi disgustano le immagini mentali di Sam a letto con qualcuno che non
sono io. Samira ora accenna una specie di sorriso che mi fa innervosire
ulteriormente. Che c'è da sorridere?
«Chi è? Perché lo stai facendo? Perché non sei venuta da me? Ti avrei aiutata!
Sai che lo avrei fatto... Cazzo... forse è colpa mia, no? E' colpa mia? Dovevo
accorgermi che avevi qualche problema? Dovevo chiederti se avevi bisogno di un
aiuto? Perché se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, sai che puoi
dirmelo. Non c'è bisogno che torni a fare...». No, non riesco a dirlo. Non ci
riesco.
La guardo, e non riesco a capire la sua espressione. Sembra
confusa, ma sembra anche divertita. Sembra che stia per piangere, ma non riesco
a capire... Fanculo, non capisco più nulla e basta.
Ci fissiamo per qualche secondo, in silenzio, ed io vorrei
solo che dicesse qualcosa. Sto per parlare di nuovo, ma improvvisamente lei mi
abbraccia. Posa la testa sulla mia spalla, e comincia a piangere.
Non la capisco. Mi viene istintivo ricambiare l'abbraccio, ma
non ci sto capendo più niente.
Perché piange? Perché ho ragione? Perché è stata a letto con
qualcun altro? Perché!?
«Perché stai piangendo?» le chiedo poi, cercando di guardarla in volto. Lei alza
lo sguardo e si allontana un pò. Si asciuga il viso col dorso della mano, mi
sorride.
«Ti amo, Frank».
Non riesco a parlare. Sento i battiti del mio cuore
accelerare. Mi ha detto ti amo.
«L'uomo che hai visto è mio padre...» mi dice poi.
Suo padre? Sul serio?
Forse Gerard non ha tutti i torti... avendo vissuto una
doppia vita per tutto questo tempo, forse ha imparato a mentire davvero bene, o
forse io sono un cretino, non lo so, ma Samira sembra sincera. Non sembra sia
mentendo.
«Non mi sto prostituendo. Sai che non ho alcuna intenzione di rifarlo...» dice
seria.
Si, è certo. Sono un coglione, uno stupido, un idiota.
E' colpa di Gerard. E' sempre colpa di tutte le stronzate in
grado di ficcarmi in testa. Sono un vero idiota.
«Oh... scusa...» mormoro, sentendomi colpevole. Lei sorride, sospira, mi guarda.
«Non scusarti, ok?» mi dice
«Fai parlare me, ora.».
Annuisco, sentendomi d'un tratto da un lato più leggero, perché le credo,
dall'altro... beh, mi sento stupido e basta.
Samira fa un respiro profondo
«Ok. E' arrivato in città l'altro giorno. La sera in cui sono piombata senza
avvisare a casa tua, ero venuta qui per cenare con lui e la sua famiglia.».
Mi torna in mente Gerard e la foto che ha scattato a Sam
intenta ad entrare nell'albergo.
«...e insomma, oggi ho portato qui Van, perché mio padre voleva passare del
tempo con lui. E' nella sua stanza ora. Dormirà lì. E tra qualche giorno...» fa
una lunga pausa, sembra stia per piangere di nuovo. Mi avvicino a lei. Sembra
dannatamente fragile
«...tra qualche giorno andrà via. Cioè... Van andrà a vivere con mio padre.»
dice infine, e scoppia a piangere.
L'abbraccio. La stringo a me. Non ce la faccio a vederla
così. Ed io sono un idiota.
Solleva lo sguardo ed incontra il mio.
«Grazie, Frank...» mormora poi.
Sollevo un sopracciglio, sto per chiederle cos'abbia da
ringraziarmi, ma lei riprende a parlare.
«...non avevo bisogno di altro che di sapere che qualcuno ancora si preoccupa
per me, in questo momento. E tu...» sorride, avvicinando le sue labbra alle mie
«...sei paranoico. Ma sei tutto ciò di cui ho bisogno, adesso. Tu ti preoccupi
per me.» dice infine, sussurrando, prima di baciarmi.
La stringo a me, più forte.
Certo che mi preoccupo per lei. Certo che tengo a lei. E' questo che si fa
quando...
...quando si ama qualcuno.
Mi sento fluttuare. Sento che sto volando. Interrompo il
bacio, e la guardo negli occhi. I nostri nasi si sfiorano. Il suo profumo mi
travolge. Il suo corpo, così stretto al mio, mi provoca mille scosse lungo ogni
centimetro delle mie ossa.
«Ti amo» dico, intrecciando le mie mani alle sue.
- - -
THE END.
Si, senza preavviso, senza nulla, ma doveva finire prima o poi... e prima o poi
è ora XD
Ho pensato di farla finire così, senza andare oltre, senza aggiungere
nientaltro, perché non credo ci sia altro da aggiungere. Insomma, Frank e Samira
si completano, in un modo o nell'altro. Frank è un idiota, ma le sue paranoie in
quel momento erano esattamente ciò di cui Sam aveva bisogno, perché la fanno
sentire amata, le fanno capire che ancora c'è qualcuno, lì per lei, e tanto
basta. Si amano e boh, vivranno per sempre felici e contenti u.u (o forse no?
Boh ma che ne so)...
Con il cuore in mano - o con la mano sul cuore (?) - abbandono questa FF che
devo ammettere è la mia preferita. O almeno, è una storia alla quale sono
affezionata da morire.
Ok, lo dico di ogni storia che scrivo, più o meno.
Grazie a tutti, ma sul serio, tutti tutti tutti, per averla letta, preferita,
commentata, recensita, attesa, apprezzata, per tutto. Sul serio, grazie a voi e
pure ai vostri vicini di casa (??).
Grazie mille a Foolshaded e BlackMariah, perché boh, grazie e basta.
xoxo
Ah, ogni capitolo è intitolato con delle frasi di alcune canzoni e siccome boh,
ho scritto la storia ascoltando questa musica, ho pensato di consigliarvi -anche
se magari conoscete già ma che importa- quindi ecco a voi la Playlist di
Intimacy:
1 [Praying for love in a lap dance]: Panic! At the Disco - But It's Better If
You Do
2 [There's nothing wrong with just a taste of what you've paid for]: Panic! At
the Disco - The Ballad of Mona Lisa
3 [I can't have you, no, like you have me]: The Pretty Reckless - You
4 [You make me shy and you make me proud]: The Pierces - Beautiful Thing
5 [I swore I would never fall in love with a boy in a rock'n'roll band]: The
Pierces - Boy in a Rock 'n' Roll Band
6 [Le Grand Secret]: Indochine - Le Grand Secret
7 [Why do you smile like you've been told a secret?]: The Pierces - Secret
8 [The pages are all torn and frayed]: My Chemical Romance - I'm Not Okay
9 [Paradize]: Indochine - Paradize
10 [Let me steal this moment from you, come on angel, come on]: Placebo -
Running Up That Hill
11 [There's always more to learn even if you just want to quit]: The Pierces -
It Was You
12 [I was walking in the shade... and you, the sun]: The Pierces - The Power Of
13 [I wish the voices in my head would leave my ears alone, so my eyes could
stop their waterbleeding and I could find a home]: Katy Rose - Watching The Rain
14 [This is the end of us, you will never hear my voice again]: The Pierces -
Ruin
15 [You are the only exception]: Paramore - The Only Exception
16 [You start to run just as I'm having fun and it's awfully hard to stop]: The
Pierces - Sticks & Stones
17 [What a beautiful disaster]: American Hi-Fi - Beautiful Disaster
18 [You're the closest to heaven that I'll ever be]: Goo Goo Dolls
- Iris
19 [Struggling with a fight inside...]: Lene Marlin - Unforgivable
Sinner
20 [I'm forced to fake a smile, a laugh, every day of my life]:
Kelly Clarkson - Because of You
21 [Lying is the most fun a girl can have without taking her
clothes off]: Panic! At the Disco
22 [I would even wait all night, or until my hear explodes]: My
Chemical Romance - Summertime