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Autore: Fenrir_23    09/03/2012    5 recensioni
(ItaSasu)
“Mi manchi da morire.”
Sasuke arrossì senza nemmeno rendersene conto, quasi maledicendosi per il modo in cui Itachi era capace di farlo sentire sempre così, riempiendogli il cuore di un affetto quasi doloroso. Come se ogni volta che si dicevano di amarsi, fosse la prima.
Non riuscì a rispondergli in modo sgarbato o freddo come faceva di solito, per nascondere i suoi veri sentimenti a causa di qualche strana forma di insicurezza.
“Anche tu mi sei mancato.”
Chiuse il computer di colpo quando lesse sullo schermo quello che aveva scritto suo fratello successivamente.
”Ti amo, Sasuke.”
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questa fiction è un puro delirio ItaSasu, l’ho scritta perché avevo voglia, come al solito, di pensare a loro due. L’idea di Itachi reporter me l’ha suggerita una persona; mi serviva un lavoro che lo tenesse lontano da Sasuke. E per  quanto riguarda il Paese in cui si reca Itachi, ho preferito non specificarlo, non mi sembrava il caso di lanciare certe frecciatine in una fiction.
Pareri molto graditi u.u … spero vi piaccia! (per chi la segue, domenica aggiornerò "Un'altra possibilità")
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi appoggiò il portatile sulle sue ginocchia,  guardando – nell’attesa che si accendesse - fuori dal finestrino dell’automobile che l’avrebbe portato alla sua successiva destinazione.
Si trovava a tanti chilometri dal Giappone  - più di dieci ore di viaggio, per la sua prima esperienza come reporter di guerra. Voleva che il mondo conoscesse la brutalità di quei conflitti, che si rendesse conto di ciò che succedeva veramente alla popolazione, dell’orrore della guerra. Per questo aveva scelto di studiare per riuscire a fare quel lavoro, un giorno.
Era da quella mattina, quando era arrivato, che non riusciva a stare calmo. Il motivo non erano né l’ansia per la situazione pericolosa in cui si trovava, né l’intontimento che avrebbe potuto procurargli il fuso orario: la vera motivazione alla base della sua preoccupazione era sua fratello. Sasuke, che era rimasto a casa da solo.
Sapeva che ormai lui non era più un ragazzino, aveva quasi compiuto vent’anni, però l’idea di lasciarlo solo per quasi una settimana non gli andava proprio a genio. Gli era già capitato di stare via di casa qualche volta, ma mai tanto lontano e in un posto così pericoloso.
Quando Sasuke aveva saputo che gli avevano assegnato quel lavoro, si era fermamente opposto alla partenza di Itachi, ma lui era stato irremovibile. Avrebbe fatto volentieri a meno di allontanarsi da suo fratello  - e di certo non se lo sarebbe portato dietro in un posto pericoloso come quello – però la verità era che Itachi voleva fare esperienza in quel campo per il quale aveva studiato per anni. Anche se sapeva, che eventualmente, in futuro, per Sasuke avrebbe anche rinunciato alla sua carriera.
E poi, soprattutto, avevano bisogno di soldi.
La vita, dal giorno in cui erano morti i lori genitori in un incidente d’auto, era diventata difficile per lui e Sasuke; suo fratello a quel tempo era ancora molto giovane, ed Itachi aveva dovuto rimboccarsi le maniche per mantenere entrambi e studiare nel frattempo.
E dopo essere rimasti soli, il loro legame, che già prima dalla morte dei loro genitori aveva cominciato a prendere una piega che non avevano più saputo controllare, era definitivamente sfociato in amore non più fraterno.
Avevano provato a far finta di niente e negarlo, dopo la prima volta che si erano amati, ma non avevano potuto ignorare i loro sentimenti, e così avevano finito per accettare il fatto di provare gli stessi sentimenti di una coppia qualsiasi: anzi, anche di più, visto che ad unirli era l’amore in tutte le sue forme.
La loro relazione non sarebbe mai potuta essere normale, e ne erano perfettamente consapevoli, ma loro erano felici così, quindi perché negarsi il sacrosanto diritto di poter stare insieme? Non facevano del male a nessuno.
Itachi aveva atteso un  momento di pausa con impazienza – erano quasi le cinque del pomeriggio – per poter raccontare al fratello come erano andate le cose e sentire se stava bene. Fino a quel momento era stato talmente occupato a raccogliere informazioni, che non aveva avuto un secondo per Sasuke.
Quando, sulla schermata della chat, vide il nick di Sasuke:”Taka” Si sentì stringere il cuore, pensando a lui.
Dall’altra parte dello schermo, a tantissimi chilometri di distanza, anche il minore fra i due Uchiha si sentì invadere da una sensazione che conosceva bene quando vide Itachi in linea.
“Ciao otouto.”
“Ciao.”
Sasuke rispose senza  trasmettere troppo entusiasmo, quando in realtà in cuore gli batteva inspiegabilmente a mille. Era sdraiato sul letto dove dormiva di solito insieme ad Itachi – dove avevano passato tante delle loro notti – con il suo portatile personale appoggiato sulle gambe, e gli faceva uno strano effetto vedere la parte alla sua sinistra completamente vuota.
“Scusami se non mi sono fatto sentire, Sasuke.”Gli scrisse Itachi, con un’espressione più risentita del dovuto che l’altro non poteva vedere. “Ma sono stato davvero impegnato. Sono stanco morto.”
Il minore pensò un attimo a cosa rispondergli.
Era stato davvero in ansia. Pensare ad Itachi così lontano e in un posto tanto pericoloso era davvero una cosa insostenibile: tanto che quel giorno era riuscito a stento a mangiare un piatto di  pasta di riso a pranzo, dato che aveva avuto lo stomaco chiuso per la preoccupazione.
E poi anche se erano passate solo ventiquattro ore, il fratello gli era mancato moltissimo, per questo, senza badare troppo al suo solito orgoglio, invece di fare il sostenuto come al solito, per prima cosa gli chiese:
“Stai bene? Sono stato molto in pensiero.”
Itachi sentì una sensazione calda nel petto, intenerendosi al pensiero di Sasuke così preoccupato per lui.
“Si, sto bene. Non mi è successo nulla, non ti preoccupare. Ti ho promesso che non mi sarei ficcato in operazioni troppo pericolose.”
Gli scrisse.
“Com’è la situazione li, niisan?”
“Per niente bella. La popolazione è spaccata, e come se non bastasse la situazione già precaria, sono sull’orlo di una guerra civile. Il mio albergo è a cinquanta chilometri dalla zona dei conflitti, quindi non preoccuparti, di notte posso dormire tranquillo, e di giorno presterò molta attenzione.”
Nonostante le rassicurazioni Sasuke non riuscì a sentirsi più calmo. Suo fratello era in una zona di guerra, e per quanto tutelato, si trovava comunque in pericolo. Solo l’idea di poter perderlo lo faceva sentire male. Itachi era l’unico parente rimastogli e la persona che amava: semplicemente non potevano vivere separati.
“Tu come stai Sasuke?”Scrisse il maggiore.
“Stare a casa da soli  è una pacchia.” Rispose lui, fingendo. Odiava restare da solo: non era una cosa  che sapevano in molti, ma soffriva tremendamente la solitudine, ed ogni rumore della notte era sufficiente per allarmarlo. Un po’ si rammaricava di non essere per nulla indipendente, ma d’altra parte era sempre abituato ad avere accanto a sé Itachi, che senza rendersene conto lo viziava come un bambino.
Tutta la sua voglia di ribadire ad Itachi che era arrabbiato per la sua scelta di partire nonostante tutto, gli sfuggì quando lesse ciò che c’era scritto sullo schermo.
“Mi manchi da morire.”
Sasuke arrossì senza nemmeno rendersene conto, quasi maledicendosi per il modo in cui Itachi era capace di farlo sentire sempre così, riempiendogli il cuore di un affetto quasi doloroso. Come se ogni volta che si dicevano di amarsi, fosse la prima.
Non riuscì a rispondergli in modo sgarbato o freddo come faceva di solito, per nascondere i suoi veri sentimenti a causa di qualche strana forma di insicurezza.
“Anche tu mi sei mancato.”
Chiuse il computer di colpo quando lesse sullo schermo quello che aveva scritto suo fratello successivamente.
”Ti amo, Sasuke.”
Quel comportamento di Itachi era sempre in grado di metterlo tremendamente in imbarazzo.
“Scemo.”Gli rispose, una volta trovato il coraggio di guardare nuovamente lo schermo.
Ad Itachi, dall’altra parte dello schermo, venne da ridere immaginandosi l’espressione meravigliosa di Sasuke, un misto di sensazioni che lo rendevano sempre tenero al limite del consentito. In quelle occasioni gli veniva sempre voglia di baciarlo ed abbracciarlo per ore e ore.
Continuarono a chattare per diverso tempo, parlandosi del più e del meno, fin quando l’automobilista di Itachi, lo avvisò che stavano per arrivare.
“Ora scusa, otouto, ma devo staccare. Fra poco devo rimettermi a lavorare.”
 “Si, non preoccuparti, niisan.”Rispose lui, nascondendo il dispiacere che provava per il fatto di doverlo salutare.
“Allora stacco. Dormi bene è … da te sarà tardi. O sbaglio?”
“Sono solo le ventitré in punto.”
“ E non avere paura del buio e dei rumori. Se non riesci ad addormentarti chiamami al cellulare, ti risponderò, se avrò tempo.”Continuò Itachi.
“Non sono un bambino.” Gli scrisse Sasuke, protestando.
“Lo so, lo so.”
“Buonanotte, sciocco fratellino. E non preoccuparti per me, starò bene. E poi vedrai che passeranno in fretta questi giorni. Fai il bravo bimbo. Ah, e domani, vedi di non stare sveglio fino a tardi per aspettarmi.”
“Non chiamarmi così! E comunque, io sto sveglio fin quando voglio.”
Rimasero a cercare di salutarsi e chiudere definitivamente la conversazione per diversi minuti.
Quando finalmente riuscirono entrambi a trovare la forza di spegnere il computer, Itachi rimase a fissare lo schermo per diversi secondi, pensando al fratello a casa da solo, e a ciò che avrebbe dovuto fare nel resto della giornata.
Pensò di aver sbagliato ad andare così lontano da casa, ma quando sentì un rumore tutt’altro che rassicurante in lontananza, si ricordò del perché aveva insistito a tutti i costi per non portare suo fratello con sé.
 
Sasuke invece, si infilò sotto le coperte.
Il silenzio a cui non aveva fatto caso prima, gli mise addosso un po’ di inquietudine, e per stare più calmo, indossò uno dei pigiami di Itachi. Si rannicchiò sotto il lenzuolo avvolto nei vestiti del fratello, e si addormentò velocemente, cullato dal suo profumo appena percettibile.
 
L’indomani mattina, si alzò presto per andare a scuola, controllando come prima cosa prima di alzarsi, il cellulare, per vedere se per caso Itachi gli aveva mandato qualche messaggio. Ma nulla.
Una volta arrivato a scuola ed entrato in aula, andò a sedersi al suo solito posto, vicino al suo migliore amico, Naruto. Avevano entrambi perso un anno e frequentavano l’ultimo; Sasuke a causa della morte dei genitori, che l’aveva scosso fino al punto di stare chiuso per tre mesi interi in casa senza mettere il naso fuori dalla porta; Naruto perché era sempre stato una vera schiappa nello studio.
“Oi, Sasuke!”Lo salutò il biondo.
“Ciao, Naruto.”Rispose lui, un po’ distratto.
“Mi sembri strano.”Osservò subito il ragazzo dagli occhi azzurri.” È successo qualcosa?”
“Niente, sono solo preoccupato per Itachi.”Ammise Sasuke.”Ti ricordi che ti avevo detto che lui sarebbe partito, no?”
“Si.”Confermò l’amico.
“E ti ricordi anche per dove.”
Lui annuì in risposta, e parlò con tono rassicurante.
“Non ti preoccupare, Sas’kè. Tuo fratello è un tipo in gamba, sono sicuro che non gli potrà accadere nulla di male.”
Sasuke annuì, poco convinto.
“Gli vuoi davvero bene è?” Osservò Naruto. “Si vede.”
Suo malgrado, l’Uchiha non riuscì a impedirsi di arrossire in modo vistoso. Dire che voleva bene ad Itachi era veramente riduttivo per esprimere i suoi sentimenti. Lui era suo fratello, ma da quando erano morti i loro genitori e anche prima, si era sempre comportato un po’ anche da padre e da madre, e poi ... era diventato anche la persona che amava.
A Sasuke sarebbe piaciuto veramente non dover sempre tenere nascosta a tutti la natura del legame fra lui e Itachi. Non lo trovava giusto. Era tremendamente frustrante non poter baciarsi seduti su una panchina al parco, o tenersi per mano passeggiando per la città, o semplicemente dirsi “ti amo” senza dover fare attenzione a non essere sentiti. Perché il loro amore doveva essere diverso da quello di qualsiasi altra coppia?
Sapeva di potersi fidare di Naruto, ma ogni volta che sentiva la voglia di parlargliene, gliene mancava il coraggio. Non voleva essere giudicato male. E soprattutto non voleva che accusassero in qualche modo Itachi , dato che era lui il più grande dei due.
“Beh, non sono affari tuoi.”Gli rispose alla fine, sgarbatamente, quasi irritandosi quando Naruto, come al solito, invece di prendersela, gli sorrise.
“Oddio, arriva la professoressa Tsunade. Che noia.” Commentò il biondo, alla vista della donna che entrava nell’aula.
Quel giorno, Sasuke fu più taciturno del solito, ma anche se in apparenza attento, non ascoltò nemmeno una parola dei professori, osservando lo schermo del cellulare con ansia, di tanto in tanto.
 
Arrivata la sera, come il giorno prima, si sistemò sotto le coperte con il suo portatile.
 Aspettò Itachi per un’ora. Per due ore, sempre più impaziente e agitato. Alla terza, erano ormai quasi le due, da Itachi dovevano essere  le otto passate, si decise a chiamarlo. Il suo cellulare era spento. A quel punto piombò nel panico più completo, e passò praticamente un’ora a cercare di contattarlo, con risultati nulli.
Sapeva che l’idea che gli era passata appena per la testa non era proprio la cosa migliore da fare, eppure era talmente agitato che mai si sarebbe potuto calmare. Per questo, cercò il numero del capo di Itachi: Ibiki. Sapeva che quell’uomo come minimo l’avrebbe maledetto per essere stato disturbato a quell’ora di notte, ma non gli veniva in mente altro da fare, e semplicemente non poteva starsene li con le mani in mano ad aspettare.
“P- pronto?”Balbettò.
“S- sono … il fratello di Itachi.” Parlò in modo insicuro, intimidito dal tono evidentemente molto irritato dell’altro.
“Scusi se la disturbo a quest’ora … ma ho provato a chiamare mio fratello, e non risponde. Ha il cellulare spento. È tutto il giorno che non lo sento, e mi sono un po’ preoccupato.”
L’uomo sembrò inizialmente sul punto di insultarlo, dal borbottio che Sasuke sentì provenire dall’altra parte del cellulare, ma inaspettatamente recuperò un minimo di autocontrollo con un’abilità invidiabile, spiegando a Sasuke che anche lui, in quanto capo di Itachi, era piuttosto preoccupato perché non era stato in grado di ottenere nessuna informazione sulle sue condizioni.
“Comunque dalle prima notizie ci sono stati dei problemi con tutte le reti telefoniche ed Internet. Sai, in un paese in guerra non tutto funziona sempre alla perfezione. Stai tranquillo, se saprò qualcosa, vedrò di fartelo sapere.”
Sasuke avrebbe voluto avere la certezza che non fosse successo niente ad Itachi, ma dovette accontentarsi di quella spiegazione.
“La ringrazio, e scusi per il disturbo.”
Gli parve di sentire un: “La prossima volta evita di rompere le palle a quest’ora, la gente dorme.” ma non ci fece nemmeno caso e si buttò sul letto, restando ad osservare lo schermo del cellulare per tutta la notte, fin quando non riuscì ad addormentarsi alle prima luci dell’alba.
 
Sasuke non andò a scuola quel giorno, e per tutta la giornata non fece altro che aspettare che gli arrivasse qualche notizia di Itachi, bombardando il suo capo e i colleghi nella speranza che loro sapessero qualcosa. Accese la tv, mettendosi a guardare il telegiornale, e gli mancò un battito quando sentì la notizia che proprio nella zona in cui si trovava suo fratello, c’erano stati degli scontri piuttosto sanguinosi fra civili e forze armate.
A quel punto fu preso dal panico. Per arrivare dove si trovava Itachi gli ci sarebbero volute un sacco di ore, e non poteva permettersi di aspettare tutto quel tempo. Sapeva che l’idea che gli aveva appena attraversato la mente era praticamente folle, però non poteva starsene li con le mani in mano, per questo, dopo un ultimo giro di telefonate fra chiunque conoscesse suo fratello, decise di attuare il suo piano.
Avrebbe raggiunto Itachi.
Si trattava solo di affrontare una decina di ore di aereo, e una volta arrivato alla meta, in un paese in guerra, cercare informazioni su un certo Itachi Uchiha. Una passeggiata no? Un vero gioco da ragazzi.
Col senno di poi si sarebbe reso conto che era un’idea completamente folle, ma d’altra parte si trattava di suo fratello, e per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. L’avrebbe seguito anche in capo al mondo pur di non perderlo.
Preparò la valigia in fretta e in furia, prima di recarsi in agenzia per acquistare il primo biglietto disponibile per il volo che l’avrebbe portato da Itachi.
Mentre faceva i preparativi, ogni tanto la sensazione di star commettendo una pazzia gli balenava nella mente, ma semplicemente si limitava ad ignorarla.
Doveva raggiungere Itachi, a qualsiasi costo, e niente l’avrebbe fermato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando finalmente, sullo schermo del cellulare, comparve un magnifico:”Messaggio inviato.”
Il giorno prima, in quella zona, c’erano stati scontri piuttosto duri fra i civili e le forze dello stato stesso. Erano sull’orlo della guerra civile. A causa di quei conflitti, c’erano stati dei problemi alla rete internet, alle linee telefoniche, e perfino a luce, e gas. Non si trovava affatto in una bella situazione, ma non poteva dire di essere in pericolo di vita.
Il suo prima pensiero era stato Sasuke. Sapeva che lui certamente si sarebbe preoccupato tantissimo, non avendo sue notizie per quasi due giorni interi.
Però per fortuna, ora sembrava che fosse stato sistemato tutto, almeno per il momento. Aveva già avvisato i suoi superiori tramite messaggio, ma ora voleva concentrarsi esclusivamente su suo fratello.
Dopo diversi minuti, gli arrivò un messaggio di risposta da Sasuke:
“Dov’eri finito??!”
Immaginò bene la sua espressione rabbiosa e preoccupatissima, quasi sul punto di piangere per la frustrazione accumulata in quei giorni.
Però ora voleva parlargli sul serio.
Si trovava in macchina per tornare al suo alloggio, e aveva quanto tempo desiderava. Le linee internet ancora erano danneggiate. Poteva solo chiamarlo o mandargli messaggi.
Ma aveva voglia di sentire la sua voce.
Prese il cellulare e selezionò il numero di Sasuke dalla rubrica. Pochi secondi dopo lui rispose, con tono indecifrabile, un misto di ansia, freddezza, gioia e qualcosa di pericolosamente simile ad un’arrabbiatura.
“Otouto?”
“Niisan …”
“Oh, sono contento di sentirti.”Prima che lui potesse dire qualcosa Itachi si affrettò ad iniziare a spiegargli come erano andate le cose.
“Ti sarai preoccupato tantissimo in questi giorni, mi dispiace molto, ma ci sono stati dei problemi e –“
“Stai zitto!” Gli urlò contro Sasuke dall’altra parte del cellulare.”Tu … tu non hai idea di come io mi sia sentito! Avresti potuto farmi sapere almeno qualcosa, mi sono preoccupato tantissimo!”
“Otouto, lasciami spiegare. Ti ho appena detto che ci sono stati dei problemi e –“
“Non me ne frega niente dei tuoi problemi!”Sbraitò lui. “Potevi trovare un modo per farti sentire, io, io …”
Le sensazioni di Itachi passarono dalla tenerezza per sentirlo così preoccupato, all’irritazione per il modo in cui stava rispondendo, nel giro di pochi secondi. E subito dopo si addolcì di nuovo quando gli parve di sentire un singhiozzo.
Sospirò.
“Sasuke ... ascoltami un attimo.”
Lui tirò su con il naso.
“Si?”
“Sto bene, non preoccuparti. Ci sono stati degli scontri piuttosto violenti e qui nessuno riusciva più ad utilizzare il cellulare o altri mezzi di comunicazione per tenersi in contatto con il resto del mondo. Ma io sono tutelato e non corro pericoli, posso assicurartelo.”
Nessuna risposta.
“Non preoccuparti, Sasuke, sul serio. Tornerò a casa sano e salvo.”
“Ho avuto così tanta paura che ti fosse accaduto qualcosa …”Confessò il minore.
“Lo so, lo so.”Gli rispose Itachi. “Ma sto bene, te lo assicuro.”
“sicuro sicuro?” Chiese Sasuke, in un modo infantile che Itachi trovò adorabile.
“Sicuro.”Gli rispose. Poi chiese: “Hai … pianto?”
“No!”Si affrettò a controbattere Sasuke. In verità aveva cominciato a sentire le lacrime che scendevano veloci lungo le sue guance nel momento in cui aveva sentito la voce di Itachi al telefono.
“è andato tutto bene in questi giorni, da te invece?” Chiese il maggiore.
“A parte la preoccupazione, si …”
Poi Sasuke aggiunse:”Niisan …”
“Mh?”
“Mi manchi …”
Arrossì subito dopo rendendosi conto di quello che aveva detto, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi quelle parole. E poi era stato veramente in pena per Itachi, quindi per una volta poteva ammettere di essersi preoccupato sul serio.
“Anche tu mi manchi.” Fu la risposta del fratello, che gli parlò dolcemente, guardando con la coda dell’occhio il suo autista. Non aveva detto nulla di troppo compromettente, però si rendeva conto che utilizzare quel tono di voce con il proprio fratello era al limite dell’ambiguo.
 “Ti chiamerò ogni tanto in questi giorni, quando avrò tempo, Sasuke. Ma tu non preoccuparti. Sarò di ritorno fra quattro giorni, fanno presto a passare.”
“Lo so, ma …”
“Su, non preoccuparti.”Lo rassicurò Itachi.”Non mi succederà nulla, te lo prometto.”
“Va bene …”Rispose Sasuke non tanto convinto.
“Ci sentiamo dai. Ti voglio bene, otouto.”
“A- anche io.”Brontolò Sasuke, prima di chiudere la chiamata.
Osservò la valigia pronta per partire. E improvvisamente si sentì immensamente sciocco e folle. Aveva anche già comprato il biglietto per il volo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I giorni successivi passarono lenti e monotoni. Sasuke e Itachi si sentivano molto raramente, e il maggiore aveva giusto solamente il tempo per spiegare a Sasuke che lui stava bene e chiedergli come erano andate le cose.
Solo l’indispensabile per rassicurarlo almeno un pochino.
Poi un giorno, arrivò una notizia orrenda per entrambi: Itachi doveva restare via per lavoro un'altra settimana. Sasuke si sentì fin troppo debole quando gli venne da piangere a leggere quel messaggio che Itachi gli aveva mandato, e per tutti quei giorni il suo umore fu pessimo, tanto che a stento riuscì ad andare a scuola.
E poi finalmente, arrivò il momento del ritorno di Itachi.
Sasuke non riuscì a dormire quella notte, troppo euforico per chiudere occhio. Pensò che non era affatto normale comportarsi in quel modo quasi ossessivo, però semplicemente non poteva farne a meno.
E poi comunque non gli interessava. Non gliene fregava niente del fatto che non fosse normale essere così tanto preoccupati e sentire fino a quel punto la mancanza uno dell’altro. Non amava badare ai dettagli, lui seguiva solo le sue sensazioni e basta.
 
Si presentò in aeroporto ben due ore prima dell’arrivo del volo di Itachi.
E poi finalmente lo vide fra la folla, e si sentì mancare un battito.
Aveva l’aria stanca e provata, e non era vestito in modo impeccabile e ordinato come al solito. Sasuke non ricordava di averlo mai visto così  sfinito.
Gli sembrava di non vederlo da anni.
Senza nemmeno rendersene conto iniziò a camminare velocemente verso di lui, quasi correndo.
Itachi si bloccò di colpo quando vide il fratello venirgli in contro, in quel mare di gente. Gli era mancato tremendamente, Sasuke.
Senza dire nulla, aspettò che fosse lui ad avvicinarsi.
Gli fece spazio fra le sue braccia per  stringerlo a sé, quando Sasuke gli fu abbastanza vicino da poterlo abbracciare.
Non badò al fatto che si stavano abbracciando in quel modo davanti a tutti, e nemmeno Sasuke – solitamente poco propenso a simili manifestazioni d’affetto in pubblico – ci fece più di tanto caso. Anche perché in aeroporto, riunioni commuoventi come la loro, erano quasi all’ordine del giorno.
Sasuke si strinse forte al petto di Itachi, ascoltando il battito del suo cuore. Gli era mancato tutto del fratello. La sensazione di abbracciarlo, la sua presenza, il suo odore, la sua voce, il calore del suo corpo. Il tocco rassicurante e dolce delle sue mani.
“Niisan.” Lo chiamò, impercettibilmente.
“Sono qui con te, e sto bene.”
Gli rispose Itachi, prendendo ad accarezzargli i capelli e posandogli un bacio sulla fronte, per poi stringerlo ancora di più a sé. In quelle due settimane aveva desiderato di poter stringere Sasuke nuovamente in quel modo e il prima possibile, più di qualsiasi altra cosa.
“Mi sei mancato, sciocco.”
Istintivamente fece per baciarlo sulle labbra, ma si ricordo subito che non si trovano in casa da soli, e che una cosa del genere in pubblico avrebbe destato fin troppo clamore.
“Torniamo a casa, Sasuke. Ho un sacco di cose da raccontarti.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi si infilò sotto le coperte, accanto a Sasuke.
Era tornato solo da poche ore: aveva disfatto la valigia, mangiato qualcosa, e prima di mettersi a letto, si era fatto la doccia. Il tutto accompagnato dalla piacevole presenza di Sasuke, che l’aveva riempito di domande fino a quel momento, poco prima di mettersi a letto.
 “Otouto.” Lo chiamò.
Si accorse che stava già dormendo.
Rimase a fissarlo per diverso tempo e – anche se per un attimo gli attraversò la mente il pensiero che non si toccavano più in quel modo da ormai due settimane – si limitò a stringerlo a sé con fare dolce e protettivo. Quanto gli era mancato, poterselo coccolare in quel modo. Strofinò la fronte con la sua, dondolandosi leggermente come se volesse cullare un bimbo piccolo.
Gli posò un leggero bacio sulle labbra, e a quel punto Sasuke aprì gli occhi, ricambiando il gesto del fratello con più trasporto. Allora non stava dormendo.
“Niisan.”Gli sussurrò, prima di baciarlo nuovamente.
“Sono ancora arrabbiato con te.”
Lui  gli prese il viso fra le mani, guardandolo dritto negli occhi.
“Scusa se ti ho fatto preoccupare così tanto, Sasuke.” Gli sorrise dolcemente. “Ma lo sai, che ti ho promesso che non ti avrei mai abbandonato.”
“Si, però …”Gli rispose il fratello, non tanto convinto, arrossendo.
“La prossima volta non metterti così a rischio …”
 “ è … il mio lavoro.”
Sasuke si girò di spalle, rabbioso.
“Ti importa solo del tuo lavoro, a me non ci pensi mai!”
Itachi lo abbracciò da dietro, appoggiando la testa contro la sua spalla. Che sciocco era il suo otouto, a pensare quelle cose.
“Lo sai che non è vero. Sarei benissimo disposto a rinunciarvi, se così facendo tu …”
“Non voglio che ci rinunci!”Gli rispose lui.”Però, però la prossima volta, non lasciarmi a casa da solo ad aspettarti.” Si tirò su il lenzuolo fin sopra la testa.
“Non considerarmi un peso …”
“Sasuke ..”Disse Itachi cercando di tirargli via il lenzuolo. Gli aveva tassativamente proibito di seguirlo, preoccupato per la sua sorte, ma ora si sentiva un po’ in colpa ad averlo fatto. Se fosse accaduto il contrario, lui avrebbe seguito Sasuke anche in mezzo ad un fiume in piena, non badando al pericolo. Era molto peggio restare ad aspettare con l’ansia di quello che sarebbe potuto succedere.
“Non  ti ho portato con me perché avevo paura che ti accadesse qualcosa.” Gli spiegò.
Sasuke si mosse in modo impercettibile.
“Anche io ho avuto paura per te …”
“Lo so. Scusa, otouto.”
Riuscì a spostare un po’ il lenzuolo, baciandolo sul collo e rabbrividendo alla sensazione della pelle di Sasuke contro le sue labbra.
Lui mugugnò qualcosa, e infine si girò nuovamente dalla parte di Itachi, avvolgendo le braccia intorno alle sue spalle.
“Prometti … che non mi lascerai mai più indietro.”
Lui avvicinò le sue labbra a quelle del fratello.
“Te lo prometto.”
“Niisan …”Lo chiamò Sasuke. “Mi sei mancato tanto.”
“Anche tu, otouto.”Rispose Itachi, prima di baciarlo.
“Mi sei mancato tanto.”
 
   
 
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