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Autore: Lushia    09/03/2012    2 recensioni
Sawada Tsunayoshi è il grande, amato e stimato (e anche odiato) decimo boss dei Vongola. Lui e i suoi guardiani, grandiosi e irragiungibili agli occhi di persone che li ammirano e li amano, sono impegnati con affari interni e problemi di varia natura tipici di un potente clan mafioso.
E tralasciando le vicende in Italia la nostra attenzione va in Giappone dove si sta formando un'altra famiglia, la famiglia Vongola di undicesima generazione, capitanata dalla psicopatica figlia di Vongola Decimo, che si appresta a voler lottare a tutti i costi per realizzare i loro sogni.
Ma come andrà a finire la loro storia? Potrà essere ricca di emozionanti avventure o non riusciranno nel loro intento?
Seguiamoli assieme nel loro viaggio!
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 9 - Eh?! Voglio diventare più forte per proteggere Nozomi!

cover


Arina rimase sul ciglio della porta, osservando la sua allieva stesa sul lettino, con il respiratore attaccato al viso. Dormiva ancora, ed era probabilmente normale dopo ciò che era accaduto.
Un uomo era in piedi accanto al lettino, il suo sguardo apprensivo rivolto alla ragazzina, la mano destra stringeva quella di lei.
Lentamente si avvicinò, cercando di non disturbare, ma lui già sapeva che lei si trovasse lì.

- Uhm... cosa dicono i dottori...? - chiese la donna, preoccupata.
- Ha bisogno di molto riposo. - rispose lui, alzando lo sguardo verso di lei - Le condizioni iniziali non erano delle migliori, ma fortunatamente non c'era nulla di grave. Anche il suo amico si sta riprendendo. -
- Sì, sono passata dalla stanza di Jun poco fa. - ammise lei, preoccupata anche per il compagno di classe. - ... è la prima volta che viene ridotta così. - aggiunse poi, sospirando - Aveva ragione a dire di volere un'arma... sarebbe potuta morire... - si morse le labbra, colpevole.
- Ha cercato di proteggere il suo amico. Avrei fatto la stessa cosa. - ammise lui, lasciandosi sfuggire un sorriso. - Perchè ce l'avevano con loro? -
- Pare che siano stati gli invidiosi della volta scorsa, ma stavolta hanno chiamato i rinforzi. -
Il boss non parlò, si limitò a sospirare.
- ... Decimo, devo dirvi una cosa. E' molto importante... - iniziò lei, lanciando uno sguardo fugace alla ragazzina. L'uomo si voltò verso di lei, interessato a ciò che la donna stava per rivelare. - ... Arashi mi ha detto... che quando sono arrivati lì, e l'hanno vista in quello stato, assieme a Jun... hanno tutti notato una cosa che non avevano mai visto prima... - non sapeva nemmeno perchè stava esitando a dirlo.
Si fece coraggio, e parlò.

- ... Aveva una fiamma arancione sulla sua fronte. - disse, riportando lo sguardo sull'uomo, che invece si voltò verso la figlia assopita.
- ... Lo avevo immaginato. - affermò, severo - Solo questo poteva stremarla a tal punto, è ciò che accadde anche a me. -
La donna non sapeva cosa dire. Osservò ancora una volta la sua allieva, fortunatamente in buone mani, prima di voltarsi e di lasciare lentamente la stanza.
Prima di uscire, però, sentì un sussurro, che catturò la sua attenzione e la costrinse a voltarsi.

- E così è arrivato già il tuo momento... così presto... così presto... -

Si sentiva afflitta, riusciva a comprendere la tristezza di Decimo. Sembrava ieri il giorno in cui Nozomi era appena nata, quel quindici settembre di quindici anni prima, e adesso era già quasi un'adulta.
Si scostò dalla porta, lasciando entrare una donna dai lunghi capelli biondi, che le sorrise premurosamente per poi raggiungere il marito e la figlia nella stanza.


***

La tempesta sbatté violentemente la porta, bruciando di rabbia, si guardò attorno per cercare cosa fare e optò per buttarsi a peso morto sul letto, rimanendo ferma a fissare il soffitto.

- Lo sapevo che l'avrebbe messa nei guai! Lo sapevo!! - urlò, a sé stessa.

Sono davvero così inutile?” si chiese mentalmente, adirata per non essere riuscita a salvare la persona a cui più teneva. “Se fossi stata lì avrei evitato tutto questo...

Si rigirò su un fianco, immersa nei suoi pensieri.

... Sono tre giorni che non si riprende, cosa devo fare se va avanti così” si morse le labbra, cercando di trattenere le lacrime. “Che razza di braccio destro sono?”

Si issò rapidamente, spalancò nuovamente la porta e si diresse senza indugi verso il poligono nel seminterrato, accanto al laboratorio del fratello.
La famiglia Fukada era una famiglia abbastanza in rilievo, da generazioni prestavano servigi ad alcuni clan mafiosi, anche se diversi tra loro. Solitamente, però, si trattavano sempre di alleati o subordinati dei Vongola. Suo nonno, Ryonosuke Fukada, era molto vicino al boss della famiglia Elektrica, con cui attualmente lavoravano. Anche Masato aveva iniziato a lavorare per loro, poco dopo la scomparsa nel nulla dei loro genitori, alcuni anni prima.

La rossa entrò nella sala attraverso la porta automatica, si diresse senza indugi verso il bancone di fronte a lei, fermandosi davanti al computer per accenderlo e digitare un codice. Alcune sagome iniziarono a muoversi, raggiungendo il centro della sala, mentre la ragazzina si infilava delle cuffie ed estraeva le sue pistole gemelle, Scarlet e Raven.
Prese la mira, attendendo che si fermassero tutte al centro, quando il computer non fece partire il timer e le sagome iniziarono a muoversi rapidamente in modo casuale. La tempesta iniziò a sparare loro senza indugi, passando da una sagoma all'altra dopo un massimo di due colpi a sagoma, cercando di centrare la testa.
Nonostante si muovessero velocemente era in grado di calcolare esattamente il tempo, la velocità e lo spostamento d'aria per colpire precisamente quelli che dovevano essere i punti vitali.
Tuttavia in quel momento, forse a causa della sua ira, non riusciva a contrarsi a dovere e aveva dovuto sprecare più di un paio di colpi a sagoma, prima di centrare bene il cervello.

Dopo aver scaricato la sua ira su una cinquantina di bersagli, il timer finì e il computer spostò via le sagome colpite, facendole sparire dietro a dei pannelli in acciaio posti ai lati della sala.
La ragazzina si sedette sul bancone, riponendo le gemelle nelle sue custodie: la prima dietro la coscia destra e la seconda al polpaccio sinistro.

- Non va, è totalmente inutile. - ringhiò lei - Non sono per nulla in forma. -

Uscì dalla villa con il sole calato da poco, ancora confusa e arrabbiata, dirigendosi verso una meta non stabilita con lo sguardo perso nel vuoto.

Il cielo era ormai scuro e la luna era nascosta dalle nuvole. Le luci dei quartieri erano fioche, non c'era quasi nessuno per strada, nonostante fossero solo le dieci di sera. Al contrario, verso il centro i locali e i ristoranti erano chiassosi e per strada si potevano udire musiche e starnazzi.
Alcuni uomini e donne parlavano fuori da un locale concitatamente. Un paio di maid invitavano ad entrare per bere qualcosa, altre ragazze carine spargevano volantini del loro locale.
In un grande schermo passavano i video dei cantanti più in voga del momento, accanto una sala giochi era piena di ragazzi che ridevano a crepapelle, alcune ragazze si facevano delle foto nelle apposite macchinette, mentre un uomo cercava di prendere un peluche con l'apposita macchinetta di pesca.

La ragazzina dai capelli color fuoco percorse la strada principale controvoglia e si imbucò in un vicolo nascosto dalle luci per cercare di riflettere su sé stessa e sul suo futuro. Si era stancata di passeggiare in mezzo a tutto quel caos, con ragazzi che si divertivano spensieratamente. Non riusciva a levarsi da testa l'immagina di Nozomi ferita gravemente, che crollava per terra davanti a loro. In quel momento era in una clinica privata, sotto severa osservazione. Suo padre l'aveva affidata ad alcuni medici fidati, che si stavano attualmente occupando di lei.

Non sarebbe stata in quelle condizioni se l'avesse protetta adeguatamente.
Se voleva diventare forte doveva trovare un modo per creare delle armi più potenti e per sfruttare la sua fiamma della tempesta.
Così come gli altri, sapeva di averla ma non l'aveva mai vista né aveva idea di come utilizzarla. A volte ipotizzava che Nozomi si fosse sbagliata, che in realtà non avesse alcuna fiamma. Eppure, in cuor suo, era sicura che non fosse così. La brunetta disse che riusciva chiaramente a distinguere le fiamme in loro, era qualcosa di percettivo che neanche lei comprendeva a pieno, probabilmente affinato grazie ai sogni sulla prima famiglia, o semplicemente il suo hyper intuito decisamente più sviluppato.
Ci credeva, era sicura che la sua fiamma era dentro di lei, in attesa di uscire allo scoperto. Doveva solo trovare il modo, così come gli altri membri della famiglia eccetto Shinji.
La nebbia sapeva e usava già la sua fiamma e fu proprio così che Nozomi l'aveva trovato, il mese prima. Forse lui poteva essere la soluzione al loro problema.

Diede un calcio ad un bidone e si appoggiò al muro, cercando di far sbollire la sua rabbia e di sfogare le sue frustrazioni, proprio quando un orrendo fetore di alcol passò rapidamente sotto il suo naso: due uomini barcollanti si erano avvicinati alle sue spalle, ridacchiando.

- Oh, è una ragazzina! - disse il primo, strabuzzando gli occhi - Ehi, signorina. Che ne dici di darci qualche spicciolo per prendere qualcosa da bere? -
- E dato che ci siamo, vieni anche tu con noi. Ti offriamo qualcosa. - continuò il secondo, ammiccando.

I due uomini parvero scrutare il suo corpo come se volessero strapparle i vestiti di dosso e Arashi provò un senso di disgusto totale, ampliato a causa della forte puzza.

Si voltò rapidamente senza batter ciglio, estraendo le gemelle e puntandole alla tempia dei due uomini.

- Un'altra parola e vi faccio saltare il cervello. -

I due ubriachi, sbiancati alla vista delle pistole, fuggirono urlando verso la strada principale, mentre la ragazza riponeva le armi nelle custodie e si apprestava a raggiungere il vialetto sul retro.

- Puoi evitare di fare questo trambusto? - le chiese una voce maschile, nel buio della notte.

Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per non aver avvertito che c'era qualcun altro oltre a lei.
Si guardò intorno, confusa, finchè non riuscì ad individuare un giovane con gli occhiali, steso sul muretto che incorniciava la strada dietro il pub.

- … Cloud. -

Il giovane sbadigliò rumorosamente per poi issarsi a sedere e osservare annoiato la ragazzina.

- Stavo cercando di comporre, ti pregherei di non fare rumore e di cercare un altro luogo dove sfogare la tua frustrazione. - affermò lui, con tono arrogante. Detto ciò si ristese, non curante che la rabbia della ragazzina fosse aumentata ulteriormente a causa delle sue parole.
- ...Maledetto... che razza di guardiano sei? Lo sai che il tuo boss è stato ferito gravemente? - la rossa si avvicinò al muretto e l'osservò con sguardo furioso.
- Chi, la mocciosa? Non me ne può fregar de meno. - rispose secco.
- Come sarebbe? Sei un guardiano o no? Non puoi permetterti di dire certe cose! - stava perdendo la pazienza, ma il ragazzo non sembrava calcolarla minimamente.
- Ahahah... guardiano? Non me ne frega assolutamente nulla né dei guardiani né delle conchiglie. -
- … Vongola... - precisò lei.
- Vongole, conchiglie, quel che sono. -
- Senti, che tu lo voglia o no sei un guardiano e quindi devi assumerti le tue responsabilità. - la ragazzina tentò di placare la sua ira, sapeva che Nozomi odiava che vi fossero litigi in famiglia perciò tentò il più possibile di contenersi, anche se in realtà voleva rompergli l'osso del collo.
- A me interessa solo la musica, non mi interessa la mafia e quant'altro. - spiegò lui, accendendosi una sigaretta. - Se la signorina Sawada mi pagherà come lei sa, potrei anche sdebitarmi con i miei servigi, altrimenti per me potete anche sparire. - espirò, del fumo uscì dalle sue labbra.

La rossa ebbe un brivido.
- ...”come lei sa”, cosa? - chiese, dubbiosa - Cosa diavolo stai dicendo? -

Mille pensieri vorticarono nella sua testolina, il più dei quali vedevano la bruna essere costretta a sorbirsi le richieste del ragazzo.
Non voleva nemmeno immaginare l'idea che Cloud potesse farle qualcosa di poco pudico.
Lo avrebbe smembrato in minuscoli pezzetti di carne e organi da dare in pasto ai gatti di strada.

Il giovane osservò sottecchi lo sguardo omicida della ragazzina e si issò, divertito, mentre continuava a fumare con non chalance.

- Che c'è, sei gelosa o cosa? - chiese lui, sghignazzando - Non mi interessano certe cose, io amo solo la musica e sono alla ricerca di alcune opere perse nel tempo, che la signorina Conchiglia è in grado di procurarmi. - i loro sguardi si incontrarono per alcuni intensi istanti, Cloud era divertito ma Arashi bramava di decapitarlo. - E, ad ogni modo, non c'è nulla di sessualmente attraente in quella ragazzina dal sesso incerto. -

Era ovvio che si trattasse di una provocazione, Nozomi ci avrebbe riso sarcasticamente su, conoscendolo, ma la tempesta non riuscì a ingoiare quelle offese spudorate.
Ormai in preda alla rabbia tirò fuori Scarlet e Raven e iniziò a sparare all'impazzata contro il giovane, che prontamente lanciò via la sigaretta e saltellò sul muretto, scansando i proiettili e atterrando su un cassonetto dell'immondizia lì vicino.
Sapeva che fosse molto forte e non avrebbe avuto problemi a scansare i suoi colpi, ma nonostante tutto voleva realmente ferirlo.

- Ti farò rimangiare le offese fatte a Nozomi, brutto stronzo che non sei altro! - ruggì, non levandogli gli occhi di dosso.
La nuvola sospirò, nonostante tutto non sembrava volesse realmente combattere e sicuramente desiderava solo esser lasciato in pace a comporre le sue sinfonie.
Ma non aveva altra scelta, dato che la signorina tempesta continuava a trivellarlo di colpi, fermandosi ogni tanto a ricaricare le sue gemelle.

- Che armi complicate, non puoi fare pause insensate durante un combattimento. - le rimproverò lui, approfittando della pausa della ragazza per avvicinarsi a lei.

Arashi scattò all'indietro e si riparò oltre un muro, aveva individuato un pericolo e quasi non venne sfiorata da qualcosa di piccolo e veloce, che si incastrò nel muro. Fece capolino silenziosamente, osservando l'oggetto poco sopra di lei: si trattava di un Compact Disk.
Alzò un sopracciglio, perplessa.
Sapeva già che Cloud era ossessionato dalla musica e un aspirante maestro d'orchestra, ma combattere con dei CD sembrava davvero ridicolo.

- I proiettili sono insulsi, da teppistelli di poco conto. Con questo livello di forza vorresti proteggere la donna che ami? Sul serio? - la nuvola era più che mai seria e sembrava volesse bacchettarla sul suo stile di combattimento.
La rossa si gettò verso Cloud, cercando di colpirlo con una scarica veloce di proiettili, ma il giovane li evitò facilmente e balzò in aria, lanciandole addosso altri cd roteanti a mo di shuriken, che all'improvviso iniziarono a moltiplicarsi tra di loro, avvolti un una luce violacea.

...Ma che cazzo???”

Arashi non riuscì ad evitarli tutti e venne colpita da alcuni di loro, che strapparono pezzi del suo vestito, ferendola lievemente.

In quel momento non erano le ferite il suo problema principale. Era stupefatta, ferma davanti a lui, incapace di muoversi di un millimetro.
Le ci vollero alcuni secondi prima di riuscire a trasformare il suo stupore in parole.

- Non è possibile... l'attributo della nuvola?! - si guardò intorno, spaesata - Ma non ha nemmeno l'anello, come diavolo ci sei riuscito? - tremò. Anche Cloud era in grado di usare la sua fiamma, oltre Shinji?

Perchè... perchè c'è riuscito prima di me???”

- Volevi diventare il braccio destro della Conchiglietta, ma non sai nemmeno le cose basilari? - Cloud parve basito dall'ignoranza della tempesta.
- Piantala di fare l'enigmatico e parla. - ringhiò lei, adesso invidiosa più che mai.
- Shinuki. Il tuo boss ce ne parlò, non ricordi? - chiese lui, quasi con sarcasmo - Ma a quanto pare, l'unico che si è effettivamente interessato a comprendere queste curiose “capacità latenti” sono io. - si sistemò gli occhiali con fare saccente - Pare ch'io sia più qualificato come braccio destro, rispetto ad una rammollita come te. -

Aprì la bocca con l'intento di offenderlo pesantemente, ma nessuna voce uscì da quelle labbra. Non aveva idea di cosa dirgli, dopo l'ultimo insulto verso di lei.
La sua confusione venne interrotta da una risata.
- Ovviamente era una presa in giro, non mi interessano i vostri giochetti. - affermò, mettendo in chiaro le sue intenzioni.

Tuttavia, la rossa era stata umiliata e bruciava d'invidia più che di rabbia. Era probabilmente vero che, in quel momento, Cloud sarebbe potuto essere un miglior braccio destro di lei, ma solo perchè aveva avuto la prontezza di informarsi e di studiare la fiamma di cui Nozomi aveva parlato loro. E lei stessa, che conosceva quella storia sin da quando erano più piccole, non se n'era mai interessata attivamente.

Voleva ancora colpirlo, stavolta con pugno in faccia, rompergli quegli occhiali da professorino e umiliarlo come aveva appena fatto con lei.
Tuttavia, non ebbe il tempo di muovere un passo che alcuni cd, lanciati a tutta velocità, la costrinsero ad indietreggiare.
Estrasse nuovamente le pistole e tornò a puntarle davanti a sé, nel punto in cui poco prima c'era il guardiano della nuvola, in quel momento sparito nel nulla.

- Dove cazzo...? -

Passarono alcuni secondi, Arashi era ancora confusa e, nella notte, risuonavano solo le note di una melodia proveniente dal pub.

Cloud se l'era svignata sotto il suo naso, non c'era più alcuna traccia di lui e la rossa era da sola in mezzo al vicolo, sotto la flebile luce del lampione poco più in là.
Ripose le armi nelle fodere, tremando.
Era furiosa, e distrutta. Le parole che il ragazzo le aveva detto echeggiavano nella sua testa, ancora esterrefatta per la sua abilità nel combattimento e la fiamma che aveva già imparato ad usare, senza aver bisogno di anelli.
Non poteva crederci.

Urlò, scivolando a terra e iniziando a battere ripetutamente i pugni sul terreno.

Maledetto stronzo!

Eppure, in cuor suo, sapeva che quel ragazzo aveva ragione. Le sue Beretta M9, con 15 proiettili ciascuna, erano sono pistole forti contro teppisti o nemici comuni, ma deboli contro persone in grado di sfruttare le loro fiamme.
Shinuki no honoo, erano le fiamme dell'ultima volontà che ciascun umano racchiudeva dentro di sé, ma solo in pochi imparavano ad usarle. Ognuna rappresentava un elemento diverso: lei aveva la fiamma della tempesta, Haname aveva la pioggia, Kaito aveva il sole, Luca aveva il fulmine, Shinji aveva la nebbia, Cloud aveva la nuvola e Nozomi aveva il cielo.
Non sapeva come sfruttare quelle fiamme, aveva sentito dire che per usarle servivano gli anelli o dei proiettili speciali creati appositamente. Tuttavia, Nozomi era entrata in modalità Shinuki Hyper mode solo con la sua forza di volontà, Shinji usava la sua fiamma della nebbia quando si divertiva a stupire le persone o a predire il futuro, mentre Cloud aveva utilizzato l'attributo nuvola che permetteva la moltiplicazione di cose e persone. Dopo Nozomi, adesso erano in tre a saperla usare, e due dei guardiani ci erano riusciti con facilità e prima di lei, la tempesta, il braccio destro del boss, colei che dovrebbe essere la più affidabile e potente dopo Nozomi.

Non poteva perdere, doveva studiare un modo per imparare ad usare la sua fiamma.
Come c'era riuscito Cloud? Come poteva riuscirci anche lei?
Doveva diventare più forte per proteggere il suo boss, doveva ideare qualcosa che aiutasse lei gli altri guardiani a utilizzare i loro effettivi poteri.
Non avrebbe perso, mai più, non se lo sarebbe potuto permettere.

*Shinuki: E' la parola giapponese che indica la Dying Will (Fiamma dell'ultima Volontà). Ho deciso che userò questa parola perchè è proprio il nome apposito con cui la chiamano e mi sembra il nome più semplice per indicare la fiamma.

   
 
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