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Autore: Bluemoon Desire    09/03/2012    4 recensioni
In seguito ad un'interferenza spazio - temporale di natura sconosciuta, il Dottore e Rose si ritrovano catapultati nel 1882 a Portsmouth...morti misteriose e vecchi nemici da affrontare con l'aiuto di un assistente davvero fuori dal comune: Sir Arthur Conan Doyle!
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sesto
 
                                    Tick Tock Goes the Clock

 

"E' strano, sento odore di neve nell'aria" commentò ad alta voce Rose Tyler mentre, accompagnata dal giovane dottor Doyle, scendeva dall'omnibus.
Arthur le rivolse un'occhiata in tralice.
"Ti rendi conto che siamo quasi in estate, vero?" ribattè con tono divertito.
"Certo che lo so" fece lei, con una leggera smorfia "Ma ti ripeto che sento odore di neve nell'aria...non è la prima volta che mi succede, ho sempre avuto questa specie di capacità di prevedere l'arrivo della neve, fin da quando ero bambina..."
"Piuttosto insolito"
"Puoi dirlo forte..."
Si fermarono davanti alla vetrina del "Lost Paradise", il più grande emporio di fiori della città, una specie di piccolo paradiso per gli amanti degli addobbi floreali e delle piante.
Il Ballo delle Rose era ormai alle porte e alcuni membri del comitato cittadino avevano incaricato proprio Rose di scegliere gli addobbi e le decorazioni per il lieto evento.
Malgrado in quel periodo avesse ben altro in testa a cui pensare e malgrado l'idea di dover trascorrere del tempo fianco a fianco con quell'odiosa Lady Chambers le facesse salire la nausea, alla fine aveva deciso di accettare l'offerta.
Magari chissà, tenersi occupata l'avrebbe aiutata a non pensare.
"Allora..." soggiunse d'un tratto Arthur, afferrandola per un braccio e trascinandola con sé all'interno del negozio" ...ha già scelto un abito da sera per il grande evento, Lady Tyler?"
Lei lo guardò con aria sconcertata.
"Non mi starai dicendo che devo venire anche io a quella fiera?!"
Arthur scoppiò a ridere.
"Sei veramente una ragazza fuori dal comune, Rose, dico davvero" commentò visibilmente divertito "Ti hanno inserita nel comitato organizzativo cittadino, ti hanno incaricata di scegliere gli addobbi per il ballo...mi sembra chiaro che dovrai essere presente alla serata, credevo che fosse una conclusione piuttosto implicita..."
"Forse per te, per me non di certo!" fece Rose, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
"Mi sfugge quale sia il problema..." insistette Arthur fissandola con aria interrogativa.
"Oh ti sfugge il problema?" sbottò lei puntellandogli il petto con un dito" Elementare, Doyle... il problema è che non ho uno straccio di abito decente da poter indossare e in secondo luogo non ho neanche un accompagnatore...ecco qual è il mio problema!"
"Elementare, Doyle?!" ripetè lentamente Arthur, aggrottando la fronte "Cosa vorrebbe dire?"
"Spoiler" si affrettò a rispondere Rose.
Maledicendo mentalmente la sua parlantina, si voltò bruscamente dall'altra parte.
Doveva prestare maggiore attenzione a quel che diceva.
Era stata una delle raccomandazioni principali che le aveva fatto il Dottore.
Evitare qualsiasi cambiamento rilevante nella linea temporale di Arthur Conan Doyle.
Tra l'altro, l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, erano altri guai o incasinamenti temporali a cui dover porre rimedio.
"Oh questi fiori mi sembrano perfetti..." aggiunse in tono un po' più allegro, dirigendosi di corsa verso un angolo del negozio, in cui troneggiava un enorme vaso pieno di splendidi fiori d'ogni forma e colore.
Arthur riconobbe in quel gesto, un modo chiaro e semplice di metter fine alla precedente discussione, così non insistette oltre e la seguì attraverso la stanza.

 
[Intanto a casa Smith...]
 
Un'altra fitta, la terza in pochi minuti.
Stavolta dovette stringere forte i denti per non gemere di dolore.
Non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo al suo corpo.
Si sentiva debole, incredibilmente debole.
Era come se improvvisamente le sue gambe non riuscissero più a sopportare il suo peso, seppur questo fosse alquanto esile. Spesso sentiva le tempie pulsare forte, ad intermittenza, e di tanto in tanto si manifestavano quelle fitte acute e dolorosissime, come tanti aghi conficcati ad uno ad uno nella sua testa.
Il dolore era talmente insopportabile, che probabilmente avrebbe sentito meno male colpendo ripetutamente e con forza l'angolo di un muro. In un primo momento, aveva dato la colpa a quel dannato virus che circolava in città, ma più i giorni passavano, più i sintomi che avvertiva si distaccavano da quelli che lui stesso aveva rilevato nei suoi pazienti. Non ne aveva fatto parola con nessuno, neppure con il suo collega di lavoro.
Qualche potente analgesico e tutto si sarebbe risolto.
Non avrebbe permesso ad un insulso virus influenzale di rovinare i suoi piani per la sera del Ballo delle Rose, non adesso che finalmente aveva l'opportunità tanto attesa di invitare Lady Chambers.
Seduto sul divano della sala da pranzo, la schiena ben ritta appoggiata contro lo schienale e le mani serrate attorno alle ginocchia, si sforzò di proseguire l'amichevole e serena conversazione con i suoi due illustri ospiti, l'affascinante Lady Chambers e Lord Chambers, suo fratello maggiore, cercando di non lasciar trasparire alcun turbamento fisico o emotivo.
Doveva solo lasciare che il dolore si spegnesse lentamente, da solo, come al solito.
"Mi ha fatto un immenso piacere leggere il suo nome in cima alla lista degli ospiti della nostra fiera..." soggiunse Lady Chambers, appoggiando delicatamente il suo calice colmo di champagne sul tavolino "...mi ha piacevolmente sorpreso, lo ammetto, non avevo idea che lei amasse gli eventi mondani..."
John Smith abbozzò un sorriso di circostanza.
"Come lei ben sa, Lady Chambers, sono un uomo di mondo" ribattè, rivolgendole un'occhiata ammaliante "Mi piace confrontarmi di persona con gli usi e i costumi delle molteplici culture di questo splendido pianeta..."
"Splendido, dice?" sibilò Lord Chambers, guardandolo con un'espressione indecifrabile "Ogni giorno che trascorro in questo dannato angolo di Universo mi sembra un giorno sprecato..."
Lady Chambers si schiarì rumorosamente la voce.
"Perdoni la sua dilagante negatività, Sir Smith" mormorò a denti stretti, fulminando suo fratello con un’occhiata di fuoco.
“Nessun problema, Milady” la rassicurò il padrone di casa “A dire il vero posso comprendere il punto di vista di Lord Chambers…”
“E come mai, se posso azzardare la domanda?”
“Ho visitato molti luoghi nel corso della mia vita” spiegò Smith “Ho sempre amato viaggiare, fin da quando ero ancora giovanissimo … penso che una vita sedentaria e abitudinaria a lungo andare trascini la mente e il corpo dritti verso il baratro dell’oblio più profondo…”
“Pensiero interessante” commentò Lord Chambers, più per cortesia che per reale concordanza.  
“La ringrazio” ribattè Smith, inchinando appena il capo in segno di rispetto.
In quel momento, un altro lampo di dolore lo attraversò con tanta veemenza da farlo quasi rabbrividire.
Istintivamente si portò una mano alla fronte, strizzando forte gli occhi.
Stavolta non si era trattato di una semplice fitta, gli era sembrato come se un fulmine fosse penetrato nel suo cranio spaccandolo in due.
“Si sente bene?”
La voce di Lady Chambers lo riportò bruscamente alla realtà.
“Sto bene, grazie” mormorò con un fil di voce, nascondendo dietro la schiena le mani, ancora tremanti “Credo di aver solo bisogno di rinfrescarmi un po’ il viso … scusatemi un istante …”
Si alzò dal divano e, sotto lo sguardo insospettito dei suoi ospiti, sgusciò rapidamente fuori dalla stanza.
Corse su per le scale fino al pianerottolo del livello superiore, sfrecciando attraverso il lungo corridoio, fino a raggiungere il bagno.
Entrò e chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
Il dolore non era diminuito, tutt’altro, sembrava perfino aumentato in modo esponenziale.
La sua mente era offuscata a tal punto da non riuscire neppure a ragionare lucidamente.
Gemendo di dolore, appoggiò entrambe le mani sul lavandino, accasciandosi sopra di esso.  
Lanciò un’occhiata al suo riflesso nello specchio.
Sembrava uno spettro.
Era pallido, tremava come una foglia, aveva la fronte imperlata di sudore freddo e il suo battito cardiaco era insolitamente accelerato.
Avvicinò la mano destra al polso sinistro per misurarne il battito radiale, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, accadde l’impensabile.
Avvertì un’improvvisa, intensa sensazione di bruciore al petto, come se qualcuno vi avesse appoggiato contro un ferro incandescente.
Si tolse in fretta la giacca per capire da dove potesse provenire quel bruciore tanto fastidioso e fu allora che lo vide.
Il vecchio orologio da taschino di suo padre.
Era quella la fonte del calore.
Sembrava proprio che stesse andando a fuoco.
Emetteva un fascio fisso di luce gialla, accecante … calda.
Un po’ esitante, lo estrasse dal taschino appoggiandolo sul palmo della mano.
Non appena la superficie dell’arnese sfiorò la sua pelle, la sensazione di calore si spense all’istante e l’oggetto tornò freddo e inerme come sempre.  
Con il respiro affannoso e la mente annebbiata e confusa, John Smith sedette sul bordo della vasca da bagno.
Stava succedendo qualcosa di molto strano nella sua vita ma non riusciva a definirne chiaramente i contorni.
Qualcuno bussò poderosamente alla porta.
“SI SENTE BENE? HA BISOGNO D’ AIUTO?” urlò allarmata Lady Chambers dall’altra parte dell’uscio.  
Doveva averlo sentito gridare dal piano inferiore.
“No, sto bene” rispose Smith, rialzandosi in piedi a fatica per aprirle la porta “Scusatemi se vi ho fatta preoccupare, temo che qualche paziente mi abbia contagiato con il virus influenzale che sta girando in città … spero di tornare in forma almeno per il giorno del ballo …”
“Lo spero vivamente, Sir Smith” convenne Lady Chambers con un sorriso accattivante” A meno che non voglia davvero privare una nobildonna del mio calibro del suo elegante e affascinante cavaliere…”
Smith alzò di scatto lo sguardo.
“C…come prego?” balbettò, interdetto.
La donna lo fissò con un sorriso divertito, portandosi maliziosamente una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
“Non era per questo che voleva parlarmi, John?” incalzò, in tono provocatorio “Le sue intenzioni non erano queste? Invitarmi al Ballo delle Rose?”
“Beeeh ecco…io…”
“Non avevo dubbi” lo interruppe Lady Chambers, scoppiando a ridere di gusto “Con la speranza che si rimetta al più presto, le auguro una pronta guarigione…ci vediamo alla fiera…”
E continuando a ridere, si incamminò fuori dalla porta.
John la seguì con lo sguardo, come rapito, mentre si allontanava.
La conversazione con Lady Chambers l’aveva sconvolto a tal punto da far passare in secondo piano l’evidente connessione tra l’orologio e il suo malessere fisico.
Il dolore misterioso infatti, era scomparso di colpo nell’istante esatto in cui le sue dita si erano strette attorno all’orologio. 



Angolo dell'autore: Ci stiamo lentamente avvicinando al momento "X" ... il tanto atteso ballo in cui ne vedremo davvero delle belle e in cui forse il nostro vecchio amico John Smith inizierà a svegliarsi..in tutti i sensi ;) BUONA LETTURA!
   
 
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