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Autore: darkronin    09/03/2012    5 recensioni
Sequel di "Il labirinto visto dal castello". Quindi è la mia prima -vera- fic su Labyrinth.
Sono passati esattamente dieci anni dall'avventura nell'Underground.
La vita di Sarah ha subito particolari cambiamenti ma ancora non le sono chiare molte delle cose occorse in passato, specialmente l'atteggiamento di Jareth.
Il decimo anniversario scivolerà via come una giornata tra tante o dobbiamo prepararci a una nuova avventura? Verranno chiariti i punti controversi e le incomprensioni?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tela di diamante'
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Premessa dell'autrice.
Da metà del capitolo, concedetemi la licenza poetica ovvero non fatevi troppe domande...è un fantasy quindi un po' di sano distacco dalla realtà ci sta (più che altro per giustificare situazioni complesse più avanti...e dovrete darmi buone anche quelle ù_ù) ma soprattutto è una fic e non ho pretese di realismo.
Dunque...buona lettura






8- Adattarsi all'interlocutore.





La lezione era finita e, nonostante gli studenti si alzassero in ordine sparso, il vociare e il trambusto degli spostamenti creavano l'effetto di un unico ronzio omogeneo, confuso e indistinto. La massa di oltre un centinaio di studenti si stava disperdendo tramite le due porte battenti poste alle spalle della cattedra.
Ohmmioddio!” gracchiò Jess artigliando il braccio di Matt quando furono fuori, piantandosi come uno stoccafisso. Il moro stava per scacciare l'amica in malo modo, domandandole cosa avesse dimenticato quella volta o cosa le fosse preso, quando anche lui si bloccò di colpo lasciando che la gente attorno a loro li spintonasse per procedere oltre . Gloria e Sam evitarono di travolgerli e di sbattere loro addosso le porte all'ultimo momento.
Ditemi che quest'aula ha qualche uscita secondaria!” soffiò Matt, bianco in volto: aveva bei programmi per quella sera, nonostante il dolore al ginocchio, e avrebbe gradito godersi ancora qualche anno di vita prima di finire dritto di filato in obitorio.
Qualche decina di metri davanti a loro, appoggiato mollemente gambe e braccia incrociate al muro antistante alla doppia uscita dell'aula, alle scale e alle porte dell'edificio, Mr. Tenebra stava in attesa di qualcuno.
Il gruppetto aveva la strana consapevolezza che aspettasse proprio loro nonostante lo 'spaventapasseri' tenesse lo sguardo basso, quasi si fosse addormentato in piedi e loro fossero mescolati a decine di altri studenti la cui massa si apriva, prudentemente, in due ali distinte per evitare di capitare a tiro dell'uomo. Tutt'attorno a lui c'era come una voragine: nessuno osava avvicinarsi a meno di tre metri da dove si trovava il biondo e la folla defluiva come acqua che aggira uno scoglio..
Sguardo basso...” decretò quasi subito Sam quando si fu ripreso. “Andiamo tutti a sinistra...”
Speravano di farla franca, appiattiti al muro e schermati dai compagni di corso. Loro non riuscivano a vederlo, quindi, forse, anche lui non li avrebbe visti. Riuscirono a sgattaiolare in un chiostro secondario, trafitto da palizzate metalliche che sostenevano i ponteggi di un restauro. Quel sistema di ponteggi in estate proteggeva dalla calura e in inverno offriva uno spazio coperto in cui fosse possibile fumare senza violare le norme.
Ve lo dico io...” sbottò Matt una volta che si furono accomodati ansanti, non per la corsa ma per la paura, sulle panchine di marmo sottostanti il pergolato. “Quello ce l'ha con me!” urlò prendendosi la testa tra le mani e inarcandosi, drammaticamente, all'indietro. Quando si tolse le mani dalla faccia notò che i suoi amici lo guardavano con tanto d'occhi. S'afferrò la vita in una posizione di sfida “Che è? Non mi credete? Tutto perché ho bruciato il suo nome! Quello di ieri era solo un avvertimento!”
Mi dispiace deluderti ma il preavviso non è nel mio stile!” disse una voce bassa alle sue spalle, divertita. “Preferisco le entrate teatrali”
Matt sbarrò gli occhi. Le ragazze, shockate, non guardavano lui: erano rimaste paralizzate da quella presenza. Lentamente si voltò, deglutendo vistosamente, ad affrontare il suo destino e il suo aguzzino.
Jareth se ne stava beatamente in piedi alle sue spalle, un gomito appoggiato a uno dei ponteggi in una posizione rilassata ma al contempo minacciosa.
Matt si domandò da dove diavolo fosse sbucato. Quel piccolo chiostro, transennato da una recinzione verso il piccolo boschetto tutt'attorno, non aveva uscite secondarie, vi si affacciava solo un'altra aula, isolata da tutte le altre e non raggiungibile se non dal corridoio che avevano percorso loro. O li aveva sorpassati senza che se ne accorgessero o quell'uomo era dotato di poteri magici. Oppure conosceva passaggi segreti che a loro sfuggivano. Ma se li conosceva...chi diavolo era, realmente?
Accantonò velocemente tutte quelle domande, preoccupato più di salvarsi la vita che di indagare sul suo interlocutore.
Se...se ho fatto qualcosa che può averti offeso, Gareth, ti chiedo scusa....” riuscì a balbettare infine, maledicendosi per la confidenza con cui gli si era rivolto, istintivamente, in quanto compagno di studi: avrebbe dovuto usare il lei? Il voi???
Alle spalle avvertiva il sostegno morale dei suoi amici, troppo impauriti per battersela a gambe levate da quel posto.
Jareth lo guardò annoiato “Ti ho già minacciato di morte altre volte?” Quindi, sventolò una mano in aria, annoiato “Sì sì” bofonchiò “Anche se non ricordo...Sei perdonato lo stesso...” concesse “Ma solo...” precisò con un guizzò di divertimento perverso negli occhi azzurri spaiati “...se mi dici dov'è la vostra amica...”
Matt deglutì. Era evidente che cercava Sarah. “A-amica? Io non ho amiche...” blaterò terrorizzato
Ah, davvero?” disse il biondo divertito “E quelle due cosa sono?” disse indicando Jess e Gloria con un'alzata di mento “Te le porti solo a letto? Le illudi che siano qualcosa di speciale e intanto le tieni nel limbo per i tuoi porci comodi?” replicò tagliente come un rasoio.
Matt perse definitivamente ogni traccia di colorito dal volto e si sentì la schiena trafiggere da bionde occhiate assassine.
Dimmi...” disse ancora il biondo, ora più minaccioso di quanto il gruppetto avesse mai osato elucubrare nei propri incubi, staccandosi dalla parete e avanzando a passi misurati verso di lui “Ti sbatti anche Sarah?” soffiò rabbioso lasciando poco spazio all'immaginazione sulla possibile reazione violenta in caso di improbabile risposta affermativa. Sembrava conoscere la risposta meglio di tutti loro ma sembrava anche voler lanciare un avvertimento superfluo: giù le mani da ciò che è mio o non fartelo passare nemmeno per l'anticamera del cervello.
Il ragazzo avrebbe voluto scomparire seduta stante, liquefarsi e non tornare mai più in quel posto né al cospetto delle persone che aveva alle spalle: si era giocato l'amicizia di tutti in pochi minuti.
Ti rifaccio la domanda...Dov'è. La tua. Amica?” sibilò l'altro calmo e per niente irritato
Sarah?” domandò l'altro in un gemito
Precisamente...” sorrise sadicamente, compiaciuto “Lei dov'è?” chiese scandendo le parole una ad una.
Non lo sappiamo!” disse coraggiosamente Gloria alzandosi e andando ad affiancare Matt, a cui mollò un'occhiata di fuoco che lasciava intendere la minaccia poi facciamo i conti.
Davvero?” chiese sarcastico, senza distogliere lo sguardo dal suo primo interlocutore. Quindi rivolse alla bionda ogni attenzione, il suo solito ghigno stampato sulle labbra. Gloria arretrò di un passo, incurante di mostrarsi vulnerabile davanti a lui. Un misto di terrore e fascinazione le ribollivano nelle vene. Certo, era bello da mozzare il fiato ed era dotato di un fascino e un carisma ineguagliabili, ma avvertiva in lui anche un forte potere oscuro, rabbia, cattiveria e malizia. Alzò lo sguardo, cercando di sfidarlo e lo vide sorridere soddisfatto “Si vede che sei sua amica...me ne compiaccio ma... dimmi, Gloria, dove potrebbe essere?” chiese inclinando la testa di lato, l'espressione degli occhi leggermente addolcita.
Se sapeva anche i loro nomi era meglio dire la verità.
Non dirgli nulla Gloria!” rantolò flebile la voce di Jess.
Ma la bionda, in quel momento, non aveva proprio la minima intenzione di assecondare i capricci della sua amica. Quindi parlò, non per tradire Sarah ma per salvare se stessa. D'altronde, se lui la cercava e lei non sembrava esserne particolarmente intimidita, forse non rischiava nulla. Le avrebbe mandato subito un messaggio avvisandola dell'accaduto, sperando che lo leggesse e non si dimenticasse dell'esistenza del telefono come faceva sempre.
Tutto quello che ci ha detto è che oggi, forse, non si sarebbe fatta vedere in università...” sputò velenosa “Puoi cercarla dal professor Grimm. E' l'ultimo con cui ha avuto contatti...forse è in giro con lui!” osò frecciare, quasi a invitarlo a non disturbare i due piccioncini. Jareth non parve offendersi alle parole della ragazza che aveva messo la cresta.
Non sai dirmi nient'altro?” soffiò suadente lui, ora pericolosamente vicino.
Lei deglutì, rossa in volto. Nessuno le aveva mai fatto quell'effetto. Nemmeno Matt. Anzi, lui non le avrebbe proprio fatto più alcun effetto dopo quel giorno. “Essendo venerdì potresti trovarla alla stazione dei pullman...in teoria, rincasa il fratello, motivo per cui ci ha dato buca alla festa di Halloween. Come aveva già provato a fare l'anno scorso...”
Gloria, che cavolo gli stai raccontando?” sbraitò Matt pieno di livore
Taci, smidollato...” lo zittì Jareth senza nemmeno degnarsi di guardarlo. “Con un po' di ricerca potevo arrivarci da solo...” Matt ingollò il groppo che aveva in gola: tremava tutto per la paura e il nervosismo “E dimmi...Gloria...sai anche dove abita o devo andare a cercarmelo nei registri?” La bionda cedette al suo fascino e, in un rantolo di piacere per quella vicinanza, gli diede tutte le informazioni che voleva. “Grazie mille, mia cara...” l'apostrofò lui “Chissà come sarà contento Toby di rivedermi...” ghignò dando loro le spalle e allontanandosi senza più degnarli di uno sguardo. Li sentì confabulare immediatamente, concitati, e discutere su quell'ultimo nome appena pronunciato: nessuno sapeva il nome del fratello di Sarah, nessuno a parte Gloria che un giorno era andata a casa sua e ve l'aveva trovato. O quell'uomo sapeva leggere nella mente o si conoscevano davvero.



Jareth non era tornato per Toby: quell'incontro sarebbe stato un piacevole intermezzo. Trascurò di proposito il terminal dei pullman e si diresse deciso all'abitazione della ragazza: era lei che voleva e sperava di trovarla a casa prima dell'arrivo del fratello. Si era fatto indicare dalla portinaia dell'università, una donna grossa e sciatta, ben felice di poter rivolgere la parola a un giovane tanto aitante, la strada per l'abitazione della ragazza. Dopo mezzora, però, si era perso ed era stato costretto a chiedere aiuto, a più riprese, vergognandosene profondamente, a ogni donna che passasse per strada. Non era così sciocco da non sapere di avere un certo ascendente sulle donne, ma saperlo e sfruttarlo erano due cose ben diverse: si sentiva un maledetto imbroglione, più mascalzone di quanto non lo avesse ritenuto Sarah durante tutta la loro sfida.
Giunto nella via indicata si concesse del tempo per studiare la zona. Era un quartiere riservato e curato, abbastanza appartato da dare l'illusione di essere avulsi dalla città ma non abbastanza da far temere aggressioni di malintenzionati. La strada era tratteggiata da maestosi alberi rossicci che conferivano al paesaggio un aspetto quasi orientale. Infine giunse alla cancellata che raccoglieva al suo interno una decina di condomìni, raggruppati in cerchi, tra loro attigui dove, al centro di ciascuno, sorgeva una piccola rotonda erbosa che fungeva da parco giochi per una moltitudine di ragazzini: una società utopica, autonoma, che gravitava attorno alla gioventù. Erano graziosi alloggi popolari, tutto il contrario di quelli fatiscenti che aveva visto nel suo peregrinare nel mondo umano1. Il più grande dei condòmini doveva essere di poco più grande della sua età umana. I ragazzini sembravano felici ma Jareth poteva solo immaginare la tristezza che albergava in tutti loro. Ogni cosa ha un prezzo e tutto ha un suo lato negativo. Gli sembrava di rivedere il suo castello con i suoi Goblin, piccoli bambini abbandonati e indesiderati. Si riscosse e si concentrò sul citofono: dieci colonne con una mezza dozzina di nomi ciascuno. Quando trovò ciò che cercava, premette a lungo. Ma non ottenne risposta. Forse Sarah era ancora fuori casa. Meditando su quell'eventualità, si poggiò stancamente al cancelletto d'ingresso che cedette immediatamente sotto il suo peso.
Jareth cadde a terra come un sacco di patate: era aperto. Com'era possibile che fosse aperto? Lasciavano i ragazzini liberi di venire rapiti a quel modo? Umani scriteriati!
Non fece in tempo a tirarsi in piedi che un gruppetto di bambini, abbandonati i giochi, lo aveva circondato.
Jareth non sapeva se essere spaventato o cos'altro provare davanti a quel comportamento. I bambini, dopo un attimo di silenzio, cominciarono a urlare tra loro. Alcuni lo presero per le mani e tirarono, convinti di poterlo rimettere in piedi dalla loro mastodontica statura inferiore al metro: volevano solo aiutarlo. Bontà infantile. Quanto gli era mancata. Si lasciò trascinare all'interno, maledicendo la stupidità umana, dei bambini e degli adulti: se fosse stato malintenzionato2, avrebbe potuto rapire tutti quanti in un batter d'occhio. Avrebbe potuto se...
Accantonò svelto il pensiero. Non doveva pensarci in quel momento. I bambini lo fecero accomodare sotto gli alberi spelacchiati che crescevano, contorti e rachitici, in mezzo al primo agglomerato cementizio. Erano preoccupatissimi per lui e si affaccendavano per aiutarlo, porgendogli dell'acqua e la cassetta dei medicinali (con cui avrebbe dovuto arrangiarsi, dato che, a loro, i grandi ne avevano vietato l'uso).
Ma tu, signore, cosa ci fai qui?” chiese, infine, una bimba. Era castana, i capelli raccolti in due semplici codine. Avrà avuto all'incirca cinque anni. Stringeva al petto una bambola di pezza e l'abito, che le pendeva dalla spalla, era più grande di due taglie.
Io...sono venuto per trovare Sarah...la conoscete?” domandò tastandosi ancora la testa. Scivolando a terra aveva appena sfiorato l'asfalto: nulla di grave ma lui non era abituato a certi incontri ravvicinati.
Mamma Sarah?” chiese un altro bambino
La sorella di Toby?” chiese un altro ancora
Ma no, cerca la sorella di Martha!” replicò qualcun altro
Ma la sorella di Martha è brutta e cicciona! Lui è bello! E poi è troppo piccola per lui! Mamma Sarah ha l'età giusta!” replicò indispettito un piccolo drappello di maschietti
Sì sì...Cerca Mamma Sarah!” urlarono altre due bambine
Ma tu sei il suo... fidanzato?” domandò la bimba coi codini, imbarazzata. A quella domanda la reazione dei bambini tutt'attorno gli ricordò il boato dell'inizio di una battaglia: a quella possibile alternativa, tutti si erano ringalluzziti ed esprimevano la loro opinione al riguardo. Jareth ebbe il suo bel daffare nello spiegare loro che era solo un amico in visita ai fratelli Williams.
E perché chiamate Sarah, mamma?” domandò perplesso. Non gli risultava che Sarah avesse procreato così tanti marmocchi. Anzi...non gli risultava proprio che avesse vita affettiva, figurarsi di altro tipo. Quel solo, semplice pensiero, lo mandò su tutte le furie e i bambini parvero accorgersene.
Beh..” dissero nel tentativo di calmarlo “Lei ci fa da mamma...ci racconta le storie, ci spiega le cose, ci aiuta quando abbiamo bisogno...”
Non è la nostra vera mamma!” disse ridendo un'altra bambina, tremendamente perspicace, che l'aveva letto come un libro aperto.
Ma tu, che sei suo amico, cosa sai fare? Anche tu racconti storie?” chiesero in coro. Come la domanda si fu propagata di orecchio in orecchio, il brusio cessò di colpo e tutti si disposero ordinatamente davanti a lui, pronti all'ascolto.
No, no...” disse agitando una mano in preda al panico: dannati mocciosi! Ecco perché Sarah, dieci anni prima, aveva chiesto di venire esonerata dall'accudimento di uno solo di essi. “Io...” balbettò cercando qualcosa da dire loro “Faccio...sapevo fare...” si corresse “...le magie...” concluse con fare misterioso.
Un coro estasiato si levò dal suo piccolo pubblico “E perché non le sai più fare, signore?” domandò qualcuno dando voce alla perplessità degli altri
Perché...” balbettò incerto “Perché la vostra cara mamma Sarah mi ha rubato i poteri, ecco perché!” disse velenoso. Anziché spaventarli, però, ottenne l'effetto contrario e i bambini parvero apprezzare “Sarah ce lo racconta sempre...”
Racconta... cosa?” domandò il biondo accigliandosi: non sapeva se essere esterrefatto o mortalmente arrabbiato.
E' la nostra storia preferita!”
Il labirinto!”
Ha affrontato un terribile re crudele e malvagio che cercava di ingannarla con tanti trucchetti” disse un bambino alzandosi e mimando tutta l'avventura “E' stata rinchiusa nelle segrete! E anche nella Palude Puzzolente!” Jareth stava sudando freddo a sentire quel racconto: Sarah ricordava tutto, probabilmente lo odiava e aveva trovato il modo di tenere i marmocchi al riparo dall'Underground
E nella palude le è pure affogato il cavallo Artax!” strepitò un altro bambino “Ho pianto tanto quando me l'ha detto”
A quel dettaglio Jareth si ridestò come da un lungo incubo “Non c'era nessun cavallo!” replicò interdetto
Sì che c'era! L'ha detto Sarah! E poi, rimasta da sola, ha sconfitto anche il drago con la spada forgiata dagli elfi, superando un roveto che la regina delle nevi, una strega cattiva, aveva fatto crescere in cento anni” A quell'ultima puntualizzazione, il bel mago fu preso dallo scoramento: ma quale minestrone aveva mai creato Sarah nella sua testa?
Oh! Ecco Toby...” borbottò una bambina “Chiediamo a lui se non abbiamo ragione!” Un nugolo di ragazzini, urlando frasi che si andavano ad accavallare le une sulle altre, dando vita a uno schiamazzo inintelligibile, si precipitò -trascinando con sé il malcapitato Jareth- da un ragazzino biondo, sugli undici anni che, zaino in spalla e sacca in mano, stava cercando le chiavi del portone d'ingresso del proprio condominio.
Quando si trovarono faccia a faccia, il mago lo guardò ammirato: si era fatto proprio un ometto. Sperava solo che non scappasse a gambe levate, che lo riconoscesse o meno.
Ma Toby, come Sarah prima di lui, lo sorprese.
Ma noi non ci conosciamo?” domandò perplesso.
Sono venuto per tua sorella...” precisò l'adulto scatenando un coro di consenso alle sue spalle.
Vuoi aspettarla a casa?” chiese amichevole il ragazzino.
Jareth accettò di buon grado, grato di venir liberato da quello stuolo di marmocchi urlanti.
...Oh...scusa...non mi sono nemmeno presentato...Toby...” disse dandogli la mano libera dai bagagli
Jareth” rispose l'altro stringendogliela secondo il costume umano.
Sicuro che non ci siamo già visti?” domandò salendo i pochi gradini che separavano dall'ingresso “Non so perché ma mi sembra di conoscerti da sempre...Jareth...non mi sembra un nome nuovo...” commentò pensieroso “Non è che mia sorella mi ha parlato di te? Per caso sei il mio futuro cognato?” domandò candido facendo sobbalzare l'interlocutore. Perché tutti i più piccoli dovevano vederli come una coppia fatta e finita? Il loro legame era così evidente?
Il biondino, imperterrito, continuò a esporre ad alta voce le sue riflessioni “Non mi dispiacerebbe: ho l'impressione che potremo andare d'accordo. E che tu sia una brava persona. Soprattutto...che tu sia in grado di tener testa a mia sorella” disse ridendo e varcando la soglia dell'appartamento lasciando Jareth totalmente disorientato. Quell'affarino aveva davvero solo undici anni? Certo, aveva la perspicacia dei bambini e quasi la maturità degli adulti. Undici anni...non erano nemmeno poi così pochi...
Sorrise al pensiero che Toby non solo si ricordava di lui, ma ne aveva pure un'impressione positiva. Il sorriso si estese pensando che ormai aveva varcato la soglia della casa di Sarah Williams. La sua Sarah. E da lì non poteva tornare indietro a mani vuote.




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Bene... dopo un capitolo interamente dedicato a Jay, d'ora in poi si parlerà solo al plurale... 9.9
Cmq volevo dirvi una cosa..Ve ne accorgerete senz'altro, ma ve lo dico lo stesso. Per il carattere e le movenze di Jareth, mi son resa conto (in un secondo momento) di aver preso qualcosa anche da Capitan Jack Sparrow che di per sé è un buffone ma...vabbè, volevo solo avvisarvi che io ci vedo questi riferimenti...
:( Spero la cosa non rovini troppo il personaggio. D'altronde, problema che abbiamo tutte, il repertorio che abbiamo a disposizione è un po' limitato e l'ho allargato come ho potuto. Il mio Jareth non se ne starà svaccato sul trono tutto il tempo né parlerà a monosillabi criptici né sarà così cattivo come vorrei (pur rimanendo, per me, IC non è così tagliente, ecco): va per i fatti suoi, non riesco a raddrizzarlo...come vorrei...spero possa piacervi lo stesso.
Qua e là, inoltre, ho utilizzato come modelli anche Usui e Kurosaki, protagonisti maschili rispettivamente degli shojo manga Maid-Sama. La doppia vita di Misaki e Elettroshock Daisy che col carattere di Jay non c'entrano proprio nulla ma alcune situazioni me l'hanno ricordato (e sempre di biondi bonazzi alle prese con more cretine si tratta).
E detto questo...vado!
A presto!








1 Per darvi un'idea di cosa avevo in testa...sia esteticamente che concettualmente: mi rifaccio al pensiero di Gropius che aveva progettato una serie di condomini in modo che fossero dei piccoli mondi autosufficienti. Il tetto delle abitazioni, che erano un blocco unico (come vedrete nelle immagini), fungeva da parco giochi, piscina etc tutto per i bambini. Nei complessi erano compresi anche negozi, scuole e farmacie. Ecco..io mi sono immaginata il complesso simile a questo ma con sezioni al suo interno (come i condomini che noi tutti conosciamo) non in blocchi così massicci ...la seconda foto, al posto di un blocco unico io la vedo come 2 condomini: eliminerei la parte in testa, grigia, e a seguire, uno si uno no, i piani sfalsati (guardate i balconi)
http://www.galinsky.com/buildings/gropiusinterbau/gropius_04.jpg
http://1.bp.blogspot.com/_3NtvfFUqqLQ/SIlRj3l-rBI/AAAAAAAABls/l1okD9hLFS8/s400/Condominio%2BInterbau%2Ben%2BBerl%C3%ADn.%2B1957..jpg

2Ovviamente lui si autoesclude dal gruppo: lui li rapisce su ordinazione e ne è il “benefattore”. Comunque non torce loro un capello.

   
 
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