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Autore: Dave1994    10/03/2012    0 recensioni
Solo i più puri possono ricongiungersi a Dio.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-La prego,mi aiuti.-
La fisso negli occhi. E’ una donna molto vecchia, le rughe hanno già scavato impietosamente il suo volto da tempo, oramai.Capelli bianchi come la neve le incorniciano il volto elegantemente.
Nella mano destra stringe la foto di un uomo giovane e sorridente, dai capelli neri leggermente brizzolati.Le sue dita,avvizzite e ritorte come radici a causa dell‘artrite, assomigliano ad artigli. Con la sinistra,mi allunga una banconota da cinque euro, sgualcita e con a lato annotata un numero: 394. Un osservatore esterno avrebbe potuto pensare a un fenomeno di prostituzione, penso ridendo tra me e me.
Dopodichè, sospiro, provando vergogna. Non dovrei speculare su un talento come il mio ma, ahimé, cosa non si fa per vivere! In barba a chi ha da ridire.
Avanti, solo un’altra volta. Mostra le infinite potenzialità degli esseri umani solo per un’altra occasione. E poi dì addio a tutto questo. Un posto al caldo, con molta sabbia. Adoro il sole.
Le faccio un cenno di assenso con la testa, prendendo i soldi dalla sua mano.
Le mie mani si stendono sulle carte, animate da vita propria. Inizio a sentire quel torpore oramai così familiare lungo le braccia. Così caratteristico.
Che cali il sipario.
Chiudo la mente al mondo esterno. La sigillo a doppia mandata, come diceva sempre mia nonna. A volte,credo che debba a lei tutto ciò. Forse anche lei era in grado di  vedere. Strano che non abbia visto la macchina che la uccise, una sera di tanti anni fa. Chissà che anche a me non toccherà questa sorte.
Mischio le carte.Le sento.Sembra che vibrino,che mormorino.
- La prego,vorrei che toccasse questo mazzo con l’indice e il dito medio della sua…mano destra, per favore. -
Lo fa. La sua mano trema. Quando riprendo in mano i tarocchi, sento la sua energia, come si avverte un estraneo in casa propria. E’ malinconica e triste.
Dispongo il mazzo di carte lungo il tavolo, in un movimento che simboleggia una falce. Comincio a sentire un ronzio soffuso nelle orecchie e perdo la sensibilità della punta delle dita. Come ogni volta.
Scopro la prima carta. Sono deciso a scandagliare la sua personalità, per farmi un’idea della persona che ho davanti.
La Luna.
La guardo. Il suo sguardo tremolante non mente: il dolore l’ha sconvolta al punto da portarla al credere qualsiasi cosa.
- Che cosa significa? - chiede la donna.
- Perché è venuta da me? -
- Voglio sapere chi ha ucciso mio figlio. -
- Può rivolgersi alla polizia, per una faccenda come questa. Perché è venuta proprio da me? -
Esita a rispondere.
- Loro…ecco…Non sono riusciti ad aiutarmi. -
- E quindi lei è venuta qua, convinta che le carte siano capaci di rivelarle il nome dell’assassino? Dovrebbe sapere che non funziona così. -
Mi guarda incredula. Non ha voluto fare i conti con questa possibilità. Troppo cieca nella sua sofferenza, non che non la capisca.
- La prego, mi aiuti! -
Non vuole saperne nulla e per qualche secondo prendo seriamente in considerazione l’idea di lasciarla al suo destino. Che c’entro io, in tutto questo?
Avesse il lume della ragione, potrei provare a convincerla, ma la Luna scoperta davanti a me mi dimostra che non è così e purtroppo, l’unica soluzione che mi si prospetta è quella di metterla davanti a sé stessa, grazie alle Carte.
Ma dubito persino io stesso del risultato. Non credo che rinsavirebbe.
- Lei ha già un'idea sull'identità del colpevole. -
Trasale. L'ho colpita in pieno con le mie parole mirate solo a quello: voglio scombussolarla al punto da farla dubitare persino delle sue stesse convinzioni, credo sia l'unica via d'uscita per questo brutto pasticcio.
Come faceva quel filosofo greco, aspetta...Aristotele o Socrate? Non ricordo più, nozioni di scuola oramai abbandonate sul viale della vita. Peccato.
Lascio che il formicolio mi scenda lungo il braccio, ed estraggo una seconda carta dallo schema a falce. Questa rappresenta la sua situazione attuale. Ho un brutto presentimento: vorrei posarla immediatamente, ma non posso farlo. E’ contro le regole.
- Ah!-
Una fitta lancinante mi risale la mano. Non è una carta buona, lo sentivo già prima.
La scopro.
La Torre.
Immagini di distruzione mi invadono.
Fuoco, fiamme e rovina.
- Che cos’è? - chiese la vecchia, ansiosa di sapere cosa il Destino le stesse dicendo.
- E’ la Torre,una delle carte peggiori che ci siano. Simboleggia devastazione e caos, proprio come quello in cui lei sta vivendo. Non è forse così? -
- Cerchi di capire,era mio figlio…-
- Non deve giustificarsi. La Torre lascia spazio anche al cambiamento, per quanto drammatico esso sia: è come un incendio che distrugge un'intera foresta. Un giorno, quelle piante rinasceranno più forti di prima, pur conservando le cicatrici del trauma. Poetico. -
- Continui, la prego. -
La mia mente comincia a ribellarsi. Visioni mi appaiono agli occhi: Il Futuro balla una danza impercettibile.
Non credo che potrò resistere a lungo.
Pesco due carte dall'insieme e scorgo Gli Amanti e la Forza, una combinazione potente ed efficace che mi fa pensare all'Amore come più grande potenza dell'universo. Tuttavia, la prima è rovesciata: una separazione? Se così dev'essere, la Forza mitiga comunque l'insieme. E' diritta: l'uomo che vince il leone non ha paura di un amore che si spezza.
- Era fidanzato? -
- Questo lei come fa a saperlo?! -
- Signora - inizio, ignorando il crescente malditesta - non prendiamoci in giro. Lei è venuta qua per cercare delle risposte e se le vuole proprio, con tutta sé stessa, allora stia al gioco. Non sono un ciarlatano: sono qualcuno che cerca di essere d'aiuto a chi, come lui, vive una vita travagliata da infelicità e sofferenza. Da ciò che vedo, suo figlio era in ottima salute sia fisica che mentale: viveva un amore inizialmente sincero, che poi ha iniziato ad appassire per una qualche ragione. Un amante? Può darsi. Lei cosa ne dice? -
Si torce le radici che ha come mani, facendo partire fuochi e fiamme dai suoi occhi così vecchi e stanchi.
- Non mi è mai piaciuta quella Kate! MAI! - urla all'improvviso, alzandosi in piedi: ecco cosa la scuote, la causa della sua rabbia. Lei sapeva già chi era stato a uccidere suo figlio, voleva solo la conferma.
Di chi?
Del Destino?
- Si calmi, la prego. - rispondo a quell'esplosione di ira verbale con voce debole, anche se so già che non servirà a nulla. E' cieca e anche sorda nel suo dolore.
- Voglio che prenda un'altra carta e mi dica chi è stato! Lo voglio! -
La fisso sgomento, ma le mie mani si muovono da sole: la destra vola verso l'insieme disordinato e ne estrae una con l'indice e il medio.
Luce del sole, il calore di una stretta familiare.
Mi sento a casa.
Immagini soavi e idilliche di un Eden perduto da qualche parte compaiono davanti ai miei occhi, carezzandomi con voce lieve: sento uccellini che cantano, lo sciabordare di un fiume vicino completare la meravigliosa composizione come il musicista che ritocca la sua sinfonia con le ultime note. Ecco il La e il Sol di quest'opera.
Riconosco questa carta.
La volto.
I Quattro Evangelisti circondano una corona d'alloro con una donna ed un uomo al centro. Sorrido, sapendo che lassù un ragazzo si è riunito alla Forza che permea qualunque cosa nell'Universo.
Solo chi è puro può tornare a far parte del Tutto, e lui ha vinto quest'ardua sfida. Sono felice per lui: chissà che magari un giorno spetti a me la stessa sorte. Lo spero davvero.
- Che carta è? -
Non rispondo, non faccio nulla. Sorrido e basta, troppo impegnato a godermi quel carezzevole refolo di etere che sento nel più profondo della mia anima. Mi basta un lieve contatto con l'Altrove per ritrovare il Senso della mia esistenza e d'un tratto dolore e sofferenza scompaiono.
So Chi sono, so che Cosa sono. So perchè esisto e perchè ho avuto il mio posto qua nel mondo. Non è una missione facile, ma posso farcela.
La vecchia si allunga con una velocità soprannaturale verso la carta che ho in mano e la tira verso sé, scrutandola.
- Ma che cosa vuol dire? - chiede, ansiosa e irritata.
La guardo, sorridente.
- Significa che a uccidere suo figlio, o meglio a farlo rinascere - rispondo, alzandomi dal tavolo e mettendo via le mie cose - è stato il Mondo. -
  
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