LA DIFFUSIONE INTIMA
In questo momento mi sto' ingannando!
Cerco di convincermi che l'orbita dell'occhio di Tigno non
squadra solo i miscredenti...devo contare al solo potere della
mia fede. Non capivo un cacchio di quello che stava dicendo,
solo a volte riconoscevo la parola “Tennis” che ripeteva
spesso.
Mi fingevo angelo, con moine imbarazzanti e eccessivamente
cordiali...del resto e' chiarissimo...Avevo la sua vita nelle mie
mani. Se Tigno ascoltasse il suo soliloquio potrebbere dire
che un segreto di molte donne e' di stranamente farsela con
gli uomini che si incontrano sui treni...vale a dire, ossia........
Lo interruppi dicendo “Le racconto una cosa”. Durante le mie
considerazioni, legate a dubbi, giunse ad un tratto un
intervento esterno: era una creatura buffa e lenta, quasi un
ruminante selvatico. Si presento' a me nel momento in cui
Tigno era scomparso. Questo tizio mi disse che era stato
espulso dall'universita' per le sue idee contro il mondo, e che
dall'altra parte, mi stimava e parteggiava con il mio ideale.
Gli chiesi il suo nome da bambino...”Tiptoe”.. mi rispose un
po' stupito. Piu' mi difendeva, piu' dimostrava il suo legume,
o legame, con me, danneggiandosi ancor di piu'.
Tiptoe non assomigliava affatto ad un pellicano, ma
sopratutto ad un evento infausto. Preziose sferette erano
incollate in nascondigli del suo corpo cilindrico...ma dove?!
Il suono della sua voce era accompagnato da vellutati assoli
di Stan Getz, ma il cammino era la sua caratteristica piu'
stagliante.
Accadde quello che non sarebbe dovuto accadere. Quando
avevo visto, attraverso il sorriso dell'Informatore la sua
anima riconciliata, avevo raggiunto la meta recando disturbo
dovuto a crisi di costrizione dell'intestino fino allo sfintere.
Ed ecco che Tiptoe oggi sorride anche lui...senza motivo...
cosi' per sorridere. Ero felice di questo nuovo incontro?
“Concittadino di Terni 12” cominciai a dire, “osservo questo tuo
sorriso e vi leggo dentro un'ammirazione basata pero' sul capire
una cosa per un'altra. E' mai possibile?”.
Tiptoe non cambio' espressione, ne disse nulla; era qui
l'origine della malattia. Un coso che cammina in quel modo,
agitando freneticamente col braccio (che non aveva) teso, un
gustoso pesce di mare...e poi dicono che l'intero mondo
dell'amore sprofonda davanti a me nella fossa del disgusto!
Anche se rimasi sorpreso e colpito da questo nuovo
personaggio, fortunatamente solo di sfuggita, pare che
avessi fatto la conoscenza superficiale di uno sconosciuto al
quale potermi confidare con fiducia.
Gli feci capire che avrebbe dovuto rimanere li' ad aspettare
me per un nuovo incontro che sarebbe capitato
prossimamente. Non disse niente, mi fece solo il gesto della
vagina con le mani.
Ripresi il cammino verso casa. Arrivo nelle vicinanze, e
scruto una minima folla; erano in sei. Sei, fra i sedici e i
vent'anni. Avevano costituito una banda. Mi feci largo con
estrema paura allontanandomi da loro. Avevo le mutande
che puzzavano di piscio e scagarcia dei giorni prima; erano
mutande molto piccole con lampadine sull'elastico, e di
sghimbescio c'era un disegno di un bell'uomo in tunica
azzurra, inginocchiato. Mi ricordai, in quel momento di
timore, La Tenacia del Debole, una persona debole a tre teste
sorretta da un piccolo tenace, e sopra tutti una statuetta
emblematica del forestiero con mani di teste di serpenti.
Il tenace aveva dovuto reggere troppo peso sulle sue fragili
spalle. Aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse, ma
nessuno era un personaggio biblico. Era abbandonato col
fardello sotto il quale era caduto. Antecedemente a questo
provai una lieve vertigine, simile, forse, a quella che prova
un'innamorato quando scopre che nella donna amata non
vede un viso virile, bensi' una poco volentieri strada ripida.
Finche' riesco a trasferirmi con la fantasia nel regno delle
fiabe, saro' pieno di nobilta'; nel regno della vita quotidiana,
purtroppo, e' colma di prudenza, di sfiducia e di sospetto.
Osservai un mollusco............................................................
Nei miei ricordi, luce oscura su tutto cio' che ho vissuto in
questo periodo. Eppure in quest'ombra scintillante la figura
del Pittore si soffermava nel mio pensiero; e la stessa
sensazione d'angoscia la sento ancor oggi ripensando alla
piccola tana nel fieno dove il Pittore mi conobbe.
Lui era un bonaccione ingenuo e grossolano con un paio di
baffi fini ma imponenti. Quando lo coscei per la prima volta,
provai subito una strana angoscia seguita da stupore nel
notare che il Pittore indossava una sottana ottocentesca.
Mentre riflettevo su quella scoperta inattesa, notai un
oggetto nel fieno; erano dei pantaloncini femminili molto
corti e aderenti. La favola duro' poco. La luce penetrava da
fibre di sonde spaziali americane, e andava a centrare uno
spazio piatto nel fieno. Il Pittore ascoltava il ticchettio delle
gocce che gli colavano dal naso, aspirandone il profumo
inebriante. Io, frugando con la mano nella parete di fieno che
si levava alla sua destra, senti' qualcosa di duro sotto i
fuscelli d'erba secca. Era una valigetta...vecchia e brutta, da
poco prezzo, di fibra vulcanizzata; non so quanto a lungo il
Pittore esito' davanti al mistero. Quel che e' certo e' che
aprimmo la valigia e vi trovammo quattro vestiti da donna,
tutti nuovi e sporchi. Tutto questo avveniva nel 1951. Il
Pittore sosteneva che in qualche casetta sulla collina
tenevano la radio a tutto volume, ma i bambini ritardati
sapevano che era lei, la fata dei boschi, che camminava sui
crinali dei colli, coi capelli ricci sciolti, e cantava. Ella aveva
anche un perno infilato sulla testa, dentro, a 300 metri di
profondita'. Una notte (il racconto continua...), di sera,
avevano acceso un fuoco fuori dal paese, usando patate
prive di forma. Poi si erano messi a fissare il bosco e una
bambina ritardata aveva cominciato a gridare che vedeva la
sconosciuta guardarli dalla penombra degli alberi. Un altro
regazzino prese una zolla da terra di terra e la getto' nella
direzione indicata dalla bambina imbecille. Stranamente non
si senti' alcun grido, ma avvenne qualcosa di diverso. Tutti
gli altri idioti sgridarono il regazzetto e finirono col
picchiarlo. Peccato perche' in tutto quel trambusto la
bambina si smarri'; era forse stata l'innocente pochezza di
quei furti fin dall'inizio a ben disporre i cuori umani come da
stregone colbasto ne colla terale. Dopotutto credevano nella
fata dai capelli riccioli e col perno in testa, tanto che le
lasciavano pentolini di latte semifreddo. Ma le tolsero l'unica
cosa che a lei teneva...la sua invisibilita'................................
Ed ecco che la nonna/fata lascia il paese con un grigno
malizioso.
Mia moglie, che era una bambina di cinque anni, era
dispiaciuta che l'infernale ma innocua fata aveva preso il
volo lontano da noi; era curioso notare che allontanandosi
da terra scorgemmo non uno ma bensi' due perni...!!!
Senza la sua presenza, venivano a mancare gli sport
montani, i terremoti e i sporadici rantoli degli ubriachi nella
giungla. Fu strano pero' quando oramai lontana
nell'atmosfera, mi sembro' di sentire la voce della nonna...
“Seguitemi!”. Eppure la voce di quella chiamata giunse fino a
noi anche nel nostro mondo, se il nostro udito e' vigile.
La chiamata, certo, non ci arriva per posta come un dispaccio
raccomandato. Arriva mascherata. E raramente indossa un
costume rosa e attraente. Probabilmente un pesante cappotto
nel luogo in cui un salottino ricorda una lampada.
Questa giornata mi stava riservando sorprese molteplici, e
pensando a quello che purtroppo non era accaduto per mesi
interi, provai un senso di soddisfazione che fu interrotta da
un boato di pugni e schiaffi.
Era Fiz! Lo conobbi ai tempi dell'acciarino, in una di quelle
burrascose riunioni dove lo spavento diventa come un
biscotto dalla cialda friabile. Erano molti anni che lo vedevo,
e a dir la verita' in vita nostra ci siamo visti solo poche volte.
E' strano, perche' nelle mie fantasie incontro molto spesso
Fiz, e nei miei monologhi mi rivolgo a lui come al mio
principale avversario.
Mi ero cosi abituatao alla sua presenza incorporea che a
vederlo in carne ed ossa mi venne in mente una parolina che
sottintende una cifra imprecisata. Quando mi si avvicino',
ahime', il baratro del disaccordo interiore si spalanco' a mo'
di faccia anteriore della medaglia, o di una moneta. In effetti,
Fiz, camminando verso di me, faceva rumore di “monete in
tasca”, e non so se se ne sia mai reso conto. Mi volgeva il
viso devoto, abbandonato come i suoi simili perche' costretto
ad aver bisogno di prendersi un po' di riposo.
La testa di Fiz e' ricoperta da una sella d'asino, ricamata da
esperti sarti dell'oriente; lui si rifocilla nelle tonnare siciliane,
e dirige il comando degli uomini addetti alle operazioni di
pesca; l'incarico, in genere, viene trasmesso di padre in
figlio.