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Autore: Carla Volturi    10/03/2012    5 recensioni
Lei, Lucilla insegnante di italiano trentanovenne, sposata con due figli; lui, Antonio, avvocato quarantenne divorziato. Tutto avviene a Vietri, città del sole, del mare e di un incontro: il loro!
ATTENZIONE: I PERSONAGGI DI QUESTO RACCONTO SONO PRESENTI NELLA MIA ULTIMA STORIA “LA STAGIONE DEL CUORE-PARTE SECONDA-”.
TUTTAVIA “SOLO PER AMORE” PUO’ ESSER LETTO INDIPENDENTEMENTE DAL RACCONTO APPENA CITATO, POICHE’ I PROTAGONISTI PRINCIPALI CAMBIANO, DUNQUE NON SI PUO’ PARLARE DI UN VERO E PROPRIO SEGUITO.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Nuovo capitolo, buon fine settiamana a tutti!
Un bacio da Carla.


CAPITOLO 15- RIVELAZIONI

Cammino per strada come una pazza squinternata. Velocemente scanso cose e persone. E ripenso a ieri sera, all’amore con Antonio, al ritorno di Adriano. Ripenso a questi due uomini, ormai presenti nella mia vita. E per un attimo vengo assalita dai dubbi, da numerose perplessità: ma che sto facendo? Cosa dovrei fare?. Mi lascio andare con il mio vicino di casa, si è vero il sentimento per mio marito è pressoché svanito, eppure Adriano esiste, è qui, come faccio a…non lo so neanche io cosa dovrei fare. Mi conoscete come una donna determinata, bene in questo periodo non lo sono per niente, sono l’essere umano piu’ insicuro della terra. Il punto è che non devo dar conto solo a me stessa, ho due figli a cui badare. Pensandoci bene mi sono comportata come Adriano, in questi giorni ho riversato tutte le mie attenzioni su me stessa, senza riflettere su una serie di punti fondamentali: come spiegherò a Marta e Luca della separazione? E Antonio…che ruolo avrà nella mia vita? Adriano?. Sono sempre stata onesta con voi, lo farò anche ora: ho immensamente paura, paura di non farcela, paura di lasciarmi sopraffare da sentimenti e circostanze difficili da gestire. Senza contare l’amore, io necessito certezze durature nel tempo, ho bisogno di qualcuno che mi capisca, qualcuno che mi aiuti in questo periodo cosi negativo. Se solo Adriano…se solo Adriano non…
Scuoto la testa e nel frattempo inizio a salire la rampa di scale che conduce a casa mia. Mi ci siedo su. Porto le ginocchia vicino il petto. Poggio la borsetta sul gradino ed inclino la testa verso il basso. Abbasso le palpebre, facendo si che le mie pupille non vedano piu’ la luce del sole, che filtra in questo angusto spazio. E nuovamente un vortice di emozioni e, chi sa, ripensamenti. Ricordi di un tempo passato, di una gioia andata via, sparita improvvisamente. La mia felicità racchiusa in tre nomi: Adriano, Marta e Luca. I nostri battibecchi, le nostre idee folli, il nostro creare qualcosa dal niente, la nostra complicità. Tutto distrutto dalle sue decisioni. Le sue, non le mie. Non mi dato neanche l’opportunità di dire “si, sono d’accordo; no, non lo sono”. Nulla di questo: mi ha messo dinanzi al fatto compiuto e li poco sono servite le mie rimostranze, quel che fatto è  fatto. Una casa vuota tutto d’ un tratto, né piu’ le sue risate, né piu’ la sua voce, né piu’ le sue urla, mentre giocava con i nostri figli. Un letto vuoto, di notte e di giorno. Una sola tazzina del caffè sul tavolo, un solo asciugamano in bagno. Uno solo, io sola e lui a Napoli, a realizzarsi in ambito professionale. Due concezioni di vita diverse le nostre, a quanto pare ho scoperto tale diversità solo dopo quindici anni di matrimonio. Io la famiglia, lui il lavoro. E il nostro amore? L’amore mio per lui? Conta, contava poco per lui…davvero poco. Ho trascorso giorni interi a torturare il mio cervello. Ho trascorso giorni a lenire le ferite del cuore e ora, Adriano, cosa diavolo sei tornato a fare? Cosa vuoi tu da me?.
Una mano calda sfiora la mia pelle. Di scatto mi desto e lo fisso, seduto accanto a me.
Tende la mano: “Hai il viso rosso. Non dovresti stare per molto tempo in questa posizione. Sai il…”.
Sbraito e corrugo la fronte: “Chi se ne frega Adriano del mio viso rosso. Dimmi piuttosto che sei venuto a fare”.
Sono venuto per te”, afferma sereno, mentre sistema la sua maglia verde, abbinata su un jeans scuro.
Riso di gusto. Porto l’indice alla tempia: “Forse è un po’ tardi non credi?”.
Pensala come vuoi”, schiarisce la voce, “ho rinunciato al mio incarico proprio per parlarti”.
Spalanco gli occhi, sorpresa e meravigliata: “Hai rinunciato alla tua brava summer-school per parlare con me? Non so se piangere o gioire”. Lo guardo dritto negli occhi. La rabbia monta sempre di piu’, è davvero tanta, forse troppa. Ancora un ulteriore sguardo e gli mollo uno schiaffo non troppo forte sulla guancia. Resta interdetto, con una mano che copre la sua pelle arrossata. Non contenta continuo, schiaffeggiando il suo corpo. Tenta di placare la mia ira, fino a fermarmi per i polsi. Non avendo piu’ la possibilità di fargli del male, mi affido alle parole, che si strozzano in gola, lasciando spazio ad un piatto isterico.
Sei uno stronzo Adriano, uno stronzo”, gli urlo in pieno viso.
Il tono della sua voce aumenta: “E cosa vuoi che ti dica? Che lo sono? Si sono uno stronzo, va bene?. Ma ora sono qui, possiamo farcela insieme”.
Lo strattono: “E’troppo tardi, potevi pensarci prima. Se fossi stata importante per te non mi avresti allontanata”.
Mi alzo. Inizio a salire le scale, avviandomi verso casa. Non ce la faccio a discutere con lui, è piu’ forte di me. Mi blocca per il braccio: “Non firmerò la separazione, non lo farò mai”.
Con occhi iniettati di sangue replico: “Posso agire ugualmente senza il tuo consenso, dovresti saperlo”.
Non può finire cosi”, afferma, balbettando.
Lo spingo via da me: “E’ già finita. Io non ti amo piu’”.
E riprendo a salire i gradini. Quei pochi gradini rimastimi per giungere a casa. Quei pochi gradini che mi porteranno a chiudere la porta dietro le mie spalle, cosi da proteggermi dalle sue parole, dalle sue richieste.
Io ti amo ancora”, grida forte con tutto il fiato che ha.
Mi volto di scatto ed utilizzando i suoi modi plateali esordisco: “Sono stata a letto con un altro”.
Arretra. Smorfie di incredulità e dolore sul suo volto. Sorride e tossisce. Le mani nei capelli folti e ricci. E la mia rivelazione, che rimbomba ancora prepotentemente nella sua mente.
Ma che cavolo dici”, scuote la testa, si piega su se stesso. Mi conosce cosi tanto sa sapere che mi è difficile dire una bugia e questa in effetti non lo è. “Ma che dici Lucilla”, ripete piu’ di una volta.
E’ la verità Adriano, ieri sera sono stata con un altro uomo”, affermo, affannando e in parte liberando la mia anima.
Nei suoi occhi tutta la delusione possibile, tutto il rammarico, tutto il dolore. Forse le immagini di ciò che è potuto esserci tra me ed Antonio. Forse immagina il mio piacere nel sentire dentro di me un corpo che non è il suo. La sua espressione mi fa comprendere quanto grande sia il macigno che ora porta sul cuore. Deglutisce a malapena. Trattiene le lacrime. Forse si colpevolizza, sa che il mio tradimento è anche opera sua. La sua lontananza non ha fatto bene a nessuno dei due. Io mi sono ritrovata sola, lui con una moglie infedele. Noi ci siamo ritrovati pieni di dolore, che in parte io sto affidando a terzi…ad Antonio. Perché Antonio ancora non sa di quanto sia accaduto ora, perché Antonio ancora non sa ciò che penso. Ma in realtà Antonio chi è per me? Ed io chi sono per lui?.
Adriano da un pugno al muro, cosi potente, cosi fragoroso. E va via, taciturno e silenzioso, lasciando me sulle scale. Ed ora mi chiedo: a chi fa piu’ male la scoperta appena fatta? A me o a lui? A me che ho tradito, forse senza pensare troppo al contesto in cui vivo, o a lui, che subisce la mia azione, alla quale ha contribuito lui stesso con le sue di decisioni?.    
  
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