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Autore: _Hiromi_    10/03/2012    5 recensioni
Eccomi qua con una nuova ficcy su KHR! Spero possa piacervi!^^ pairing: 8059 *_* + 1827
Per Gokudera Hayato quella giornata si sta rivelando più pesante e difficile da sopportare di quel che pensasse: sembra che tutta la sfortuna del mondo si sia abbattuta su di lui in un sol colpo! E questa convinzione non può che aumentare quando si trova costretto ad accettare l'aiuto di quell'idiota di Yamamoto Takeshi contro la propria volontà! Secondo il dinamitardo quello è davvero uno dei giorni più sfortunati della sua vita, ma, chissà, forse si sbaglia e quella giornata gli porterà anche qualche piacevole sorpresa...
A voi scoprirlo, cari lettori!! ^o^ kisskiss!!
_Hiro_ =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!!
Dopo un bel po' di tempo ecco qui il secondo capitolo!^^ Stavolta è più lungo e la trama dovrebbe delinearsi un po' di più^^
Grazie di cuore a Hibari Kyoite, Rebychan e himeno chan per aver recensito il primo capitolo ^///^ grazie davvero! e grazie anche a chi ha letto e salvato la ficcy nelle seguite o nei preferiti ^///^
Buona lettura!

***

Gokudera e Yamamoto impiegarono quasi mezz'ora per raggiungere l'appartamento del dinamitardo, un po' perché la pioggia leggera aveva rallentato l'atleta che doveva trasportare anche l'altro, un po' perché il moro stesso non voleva giungere a destinazione: era piacevole sentire il peso del compagno e il calore del suo corpo contro la schiena, e poi lo rendeva felice poter aiutare il ragazzo che amava, lo faceva sentire utile, necessario, e la sensazione di tepore e serenità che ciò gli provocava era tanto piacevole quanto inebriante.
Un altro motivo per cui Takeshi si era impegnato nel rallentare la camminata era che non voleva separarsi da Hayato, non voleva arrivare a casa sua perché avrebbe significato lasciare lì il ragazzo e andarsene senza poterlo rivedere fino al giorno dopo...
Un sospiro rassegnato gli sfuggì dalle labbra quando intravide a pochi metri l'edificio nel quale Gokudera viveva. Quando raggiunse il portone aiutò il ragazzo a mettere i piedi per terra e lo tenne per un braccio per evitare che cadesse quando lo vide barcollare.
-Sto bene.- sbottò il ragazzo strattonando bruscamente il braccio, lo sguardo basso, il corpo scosso dai tremiti, la voce stranamente bassa. Quel rifiuto, per Yamamoto, fu come una coltellata al cuore, dolorosa e difficile da ignorare, ma si sforzò comunque di nascondere la delusione dietro un sorriso, impedendo a se stesso di fare qualche passo indietro.
Intanto Hayato frugava nella sua borsa alla ricerca delle chiavi scostandosi ogni tanto una ciocca di capelli gocciolanti dal viso con fare scocciato. Quando finalmente riuscì a sfilare il mazzo dalla tracolla afferrandolo per il portachiavi questo gli sfuggì dalle mani bagnate finendo a terra e, borbottando qualche imprecazione, fu costretto a piegarsi sulle ginocchia per raccoglierlo, ignorando totalmente lo scatto che il moro aveva fatto per aiutarlo: non aveva bisogno del suo supporto, poteva farcela benissimo anche da solo, anche con la caviglia malandata e il mal di testa pulsante che lo stava tormentando, e poi...non voleva che l'atleta lo toccasse ancora...la sua vicinanza gli faceva uno strano effetto, gli impediva di ragionare in modo lucido, gli faceva battere il cuore troppo velocemente, gli toglieva ogni capacità di raziocinio, e non capiva perché si sentisse così, e ciò non gli piaceva per niente...
Hayato era più che deciso a fare da solo ma quando tentò di rimettersi in piedi lo colse un improvviso capogiro e la vista gli si offuscò. Barcollò in avanti alla ricerca del portone per appoggiarvisi ma non trovandolo si rassegnò ad accasciarsi al suolo. Yamamoto, che non gli staccava gli occhi di dosso, si accorse subito che c'era qualcosa che non andava e prima che il giovane toccasse terra lo afferrò per un braccio tirandolo verso di se per poi stringergli la vita facendolo poggiare contro il proprio corpo.
-Tutto bene?- chiese preoccupato mentre gli sfilava le chiavi dalle mani facendo poi qualche passo in avanti per aprire il portone.
Quando raggiunsero la porta dell'appartamento Hayato si scostò da lui tenendo lo sguardo basso e gli prese le chiavi dalle mani.
-Puoi anche andartene...- mormorò -non ho bisogno...- lasciò la frase a metà e chiuse gli occhi colto da un altro capogiro, e un secondo dopo barcollò e fu costretto ad appoggiarsi al muro. Yamamoto afferrò nuovamente le chiavi e, dopo essere entrato portando il ragazzo con sé, si diresse nella camera da letto: in quel momento ringraziò il cielo per quell'unica volta che era andato a casa dell'amico, così si sarebbe risparmiato un'inutile ricerca della stanza.
-Gokudera?- lo chiamò dopo averlo fatto sedere sulla sedia posta davanti alla scrivania e averlo liberato dalla cartella. Quando l'altro non rispose si concesse un attimo per osservarlo con attenzione: ansimava pesantemente, gli occhi erano lucidi e li teneva socchiusi, mentre la pelle del viso era arrossata e sudaticcia.
'Dannazione, gli sta salendo la febbre!', e senza rifletterci gli levò la giacca e cominciò a sbottonargli la camicia della divisa, e fu solo quando stava per togliergliela che Hayato capì cosa stava succedendo; sollevando una mano tremante gli afferrò un polso, bloccandolo.
-Cosa credi di fare? Non mi toccare...- e per la prima volta Takeshi ignorò le sue parole e non si degnò nemmeno di rispondere, continuando in quello che stava facendo.
La camicia finì a terra in pochi attimi, subito seguita dal cinto, dalle scarpe e dai calzini. Il dinamitardo si mosse appena sulla sedia, tentando di allontanarsi da quelle mani bollenti che continuavano a spogliarlo impudentemente.
-Non osare...- borbottò allarmato quando le dita dello spadaccino si posarono sulla cerniera del pantalone, ma ammutolì subito quando lo sguardo serio del moro si posò su di sé.
-Hai la febbre, sei fradicio e devi cambiarti. Zitto e lasciami fare.- e chissà come riuscì a zittire l'altro che si bloccò sul posto e abbassò lo sguardo, come sconfitto.
In pochi attimi i pantaloni andarono a far compagnia agli altri indumenti e solo allora Takeshi si accorse di quello che restava da fare: levargli la biancheria intima. Arrossì di colpo, imbarazzato e (nonostante tutto) eccitato all'idea di avere il ragazzo completamente nudo davanti agli occhi.
'Calmati Takeshi. Devi calmarti.'
Prese un profondo respiro e si alzò per aprire il cassetto del comodino e prendere dei boxer asciutti cercando poi gli asciugamani nell'armadio, tentando così di prendere tempo per calmare i battiti accelerati del suo cuore. Per un secondo pensò di lasciargli addosso i boxer, ma erano fradici perciò si rassegnò a dover togliere anche quelli. Si voltò a guardare il giovane seduto a meno di metro da sé, e si decise ad agire solo quando lo vide tremare violentemente per il freddo.
Tentando di guardarlo il meno possibile gli sfilò l'ultimo pezzo di stoffa, e un singulto strozzato sfuggì dalle labbra del malato; sollevando lo sguardo sul suo viso il moro notò che ora teneva gli occhi serrati con forza e le guance erano molto più rosse di prima, e avrebbe scommesso qualunque cosa che quel rossore non era dovuto solo alla temperatura elevata. Ignorando il viso imbarazzato e assolutamente adorabile del compagno, Yamamoto cominciò a frizionare il corpo magro con gli asciugamani e subito dopo gli infilò la biancheria asciutta. Gli frizionò ancora le braccia e le gambe nel tentativo di riscaldarlo un po', e solo quando si ritenne soddisfatto lo sollevò e dopo aver scostato le coperte lo fece sdraiare sul letto per poi coprirlo con le coltri.
-Gokudera?- lo chiamò a bassa voce, sfiorandogli il viso con il dorso della mano, notando così quando fosse caldo. -Gokudera?- lo chiamò ancora vedendo che non si decideva a guardarlo.
Hayato si mosse inquieto sul materasso, aprendo lentamente gli occhi per posare lo sguardo offuscato sul moro, ma non disse nulla, quasi si rifiutasse di parlargli dopo quello che aveva osato fare approfittando di quel suo momento di debolezza.
-Dimmi dove sono le medicine, hai la febbre alta.-
Il Guardiano della Tempesta lo fissò senza dire nulla, ma alla fine mormorò 'bagno' e richiuse gli occhi. Takeshi riempì un bicchiere d'acqua e portò le pastiglie al ragazzo, il quale, dopo averle ingoiate con difficoltà, si ranicchiò sotto le coperte mormorando che aveva ancora freddo, e il moro gli mise addosso la coperta in lana che aveva notato nell'armadio.
Per qualche minuto il silenzio regnò nella stanza mentre Yamamoto osservava attentamente il giovane steso sotto la trapunta e Gokudera pareva essersi assopito.
Guardando il viso del compagno l'atleta decise di restare lì almeno finché non fosse stato sicuro che l'altro stava meglio.
'Però devo avvisare papà... rifletté, e subito prese dalla propria cartella il cellulare; stava per uscire dalla stanza per chiamare e così non disturbare l'altro quando la voce di Hayato lo bloccò.
-Non andare...- sussurrò fissandolo con gli occhi lucidi -resta...-
Un tenero sorriso incurvò le labbra del moro mentre il suo cuore perdeva un battito e una strana e piacevole sensazione di calore lo avvolgeva.
Vuole che resti con lui, vuole che gli stia vicino!
-Non vado da nessuna parte,- lo rassicurò inginocchiandosi affianco al letto e accarezzandogli una guancia -torno subito.- e senza pensarci gli posò un bacio sulla fronte, rivolgendogli un ultimo sorriso prima di uscire dalla stanza.
Dopo aver telefonato al padre ritornò nella camera del dinamitardo e si tolse i vestiti bagnati e si asciugò con un asciugamano, e dopo indossò una vestaglia presa dall'armadio, che per fortuna era abbastanza grande da stargli decentemente: se fosse stata della taglia dell'altro probabilmente non gli sarebbe entrata o gli sarebbe stata stretta.
Una volta asciutto si sentì meglio e tornò ad inginocchiarsi vicino a Gokudera per sfiorargli la fronte: era ancora caldo, ma non tanto quanto prima.
'Uhm...forse gli ho dato la medicina prima che la temperatura aumentasse troppo...
Lasciò il ragionamento a metà quando l'altro aprì gli occhi e lo guardò.
-Credevo fossi addormentato.- Gli disse sorridendo appena.
-Ho freddo...-
Si alzò per cercare un altra coperta o qualcosa di simile ma si bloccò quando avvertì una lieve strattone sulla vestaglia: Hayato l'aveva afferrata con le dita deboli.
-Ho freddo...- mormorò ancora mentre le sue guance si imporporavano un po' di più, e fu chiaro cosa voleva quando scostò un po' le coperte e lo fissò con fare timido. Il cuore dell'atleta perse un battito, un altro ancora, e poi prese a battere più forte: voleva che si sdraiasse vicino a lui? Beh, Yamamoto non ci pensò due volte: si infilò sotto la calda trapunta e strinse il ragazzo a sé cercando di trasmettergli tutto il suo calore. Hayato si avvicinò a lui più che poté e dopo qualche minuto si addormentò tra le braccia di Yamamoto.
Stanco ed affaticato per lo sforzo fisico compiuto e un po' più tranquillo nel notare che Hayato dormiva tranquillo, anche il moro si appisolò, continuando ad abbracciarlo come se da ciò dipendesse la sua stessa serenità.
Quando si svegliò controllò subito le condizioni dell'altro carezzandogli la fronte per assicurarsi che la temperatura fosse calata.
Meno male... pensò sollevato sembra normale.
Takeshi continuò a sfiorargli il viso con leggere carezze e smise solo quando il giovane mugugnò nel sogno e si girò sul fianco, voltandosi nella sua direzione. Osservò il suo viso addormentato, rilassato e dolce, e da quel momento non riuscì più a rilassarsi e quasi si pentì di essersi sdraiato. Certo, era stato l'altro a chiederglielo (anche se non capiva perché) e lui non sarebbe mai riuscito a negarsi quel piccolo piacere, ma ora, con il corpo magro di Hayato stretto a se e senza l'aiuto dell'incoscienza del sonno, sentiva che tutti i sentimenti (in particolare il desiderio) che con difficoltà aveva celato dentro di sé premevano e si sforzavano di venire a galla, spingendolo verso l'altro quasi fosse una calamita.
Che situazione del cavolo! pensò cominciando a sentirsi a disagio: era dannatamente difficile essere quasi completamente nudo, stringere Gokudera e riuscire a trattenersi dal toccare (o anche solo guardare!) quella morbida pelle...non poteva evitarlo, continuava ad immaginare il sapore di quel corpo, di quelle labbra, fantasticando a briglia sciolta sulle cose tutt'altro che caste che desiderava condividere con lui: voleva spogliarlo lentamente, osservare ogni centimetro di quelle membra, carezzarlo e baciarlo con dolcezza per risvegliare in lui la passione, e poi andare oltre, affondare in lui fino a raggiungere il piacere...
Dannazione! Dannazione! Dannazione! L'atleta scosse il capo per allontanare quei pensieri lussuriosi; doveva pensare ad altro o la situazione sarebbe certamente degenerata!
Però, cavolo, pensò fissando il volto addormentato dell'altro è così carino...
Chiuse gli occhi per un attimo e gli sfuggì dalle labbra un sospiro triste: come poteva continuare così? Stava diventando troppo difficile stargli vicino tutti i giorni e non poter confessare i propri sentimenti, continuare a parlargli mentre in realtà moriva dietro a lui e sperava solo in un suo gesto gentile o in un suo sorriso, e sapere che le possibilità di essere ricambiato erano praticamente nulle non aiutava per niente...
-Dannazione...- sussurrò con un sorriso mesto -tra tutti...perché dovevo innamorarmi proprio di te?-
Si distrasse dai suoi tristi pensieri quando Gokudera si avvicinò ulteriormente a lui, stringendolo spasmodicamente quasi avvertisse il bisogno fisico di averlo vicino, e a quel punto lo spadaccino non resistette oltre: con una mano gli afferrò dolcemente il mento e senza aspettare un altro secondo si chinò a baciarlo sfiorandogli appena le labbra con le proprie in un tocco appena accennato, delicato e dolce.
Takeshi sapeva che era ingiusto approfittare dell'incoscienza dell'altro in quel modo. Sapeva che poi si sarebbe pentito di averlo fatto. Sapeva che dopo quel lieve ma dolcissimo contatto sarebbe stato più difficile tenere a bada il desiderio. Sapeva che, se un giorno l'altro l'avesse scoperto, non sarebbero più stati amici (e probabilmente sarebbe morto). Sapeva che si stava complicando la situazione da solo, scavandosi la fossa con le proprie mani, tuttavia non sapeva che in quel momento Hayato era sveglio.

***

Ed eccoci alla fine del secondo cappy^^
spero vi sia piaciuto almeno un pochino-pochetto ^///^ mi farebbe piacere sapere che ne pensate =) in fondo, perdere due minutini del vostro tempo per lasciare un commentuccio non costa nulla, e farete felice un'inutile autrice che vorrebbe sapere se vale la pena o meno di continuare questa ficcyna ^///^
Alla prossima!!!
Bacioni!

_Hiro_ ^o^

   
 
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