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Autore: LuluXI    10/03/2012    6 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Present fear are less
than horrible imaginings
(Shakespear – Macbeth)

 
 

 
Aletto si era ripresa dopo l’uccisione e con stupore aveva visto la testa di sua madre spuntare accanto alla porta della sua stanza.
“Alla buonora Aletto…” disse Death Mask, che stava aprendo la finestra “Hai dormito parecchio. Ti facevo più resistente.”
“Pensavo di poterlo controllare…” borbottò lei in risposta “Scusa papà.”
“Questa volta sei perdonata…” rispose lui, avviandosi verso la porta “Solo perché l’hai uccisa senza troppe lamentele. E ora vestiti, Shaina ti sta aspettando.”
 
“Papà?”
“Che cazzo vuoi ancora?”
“Perché c’è la sua testa vicino alla mia porta?”
Ghignando Death Mask si girò verso di lei:
“Le anime di coloro che uccidiamo non hanno pace, Aletto: vagano per l’eternità, senza poter trovare la quiete dopo la morte.” Rispose senza smettere di ghignare. “Le loro teste rimangono sulle pareti della nostra casa, perché è qui dentro che loro continuano a vagare”.
“Quindi anche l’anima della mamma è qui?”
A quella domanda il Saint le diede le spalle.
“No” rispose secco. “L’anima di Sara è precipitata all’inferno”.
“Non è vero: io l’ho vista girare vicino alla sua tomba.”
 
“Ti sarai sbagliata.”
“Non è vero!” disse lei, balzando in piedi. “L’hai vista anche tu quando mi hai salvato.”
“Aletto non dire bugie…”
“Ma…”
“TI HO DETTO DI SMETTERLA!” disse lui, urlando, voltandosi verso di lei. “E’ caduta in quella voragine Aletto, non tornerà indietro. Non serve a niente aggrapparsi a sogni infantili che la vedono ancora a vagare per questa casa: farlo è solo segno di debolezza.”
Non aggiunse altro e rimase lì a guardarla. La bambina, nel frattempo, aveva iniziato a tremare e si mordeva convulsamente il labbro.
“Lei è ancora qui, sei tu che menti…” sussurrò appena, per poi urlare.
“Se non bisogna nascondersi dietro a false illusioni, perché hai portato qui Serena?” domandò, ma non attese risposta: mentre piangeva senza riuscire a controllarsi corse fuori dalla stanza, diretta all’arena.
 
Death Mask rimase lì sulla porta, fissando il volto sfigurato dal terrore di Christine. Sua figlia vedeva troppe cose di lui: in fondo era vero, aveva portato lì Serena solo per illudersi.
Ed era vero che nemmeno Sara era crollata in quella voragine, probabilmente se l’era sognato: aveva visto lui stesso, più di una volta, quello spirito vagare per la quarta casa.
“Smettila… Da quando le parole di quella marmocchia valgono qualcosa? E’ inutile rimanere qui a pensare alla morte: che importanza ha se il suo spirito ha pace o meno?”. Cercava di convincersi che non gli importava della pace dell’anima di Sara, anche se era vero l’esatto contrario: aveva sperato di poterle dare la pace nella morte, ma non c’era riuscito.
Ma aveva promesso a se stesso di non pensarci e così fu: ripose quei pensieri in un angolo della sua mente ed uscì dalla stanza.

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Aletto decise di non tornare a casa per il pranzo, ed andò a rifugiarsi nel bosco: qui, seppur con fatica, riuscì a catturare due scoiattoli, che legò ad un albero. Erano scoiattoli grandi uguali e che si assomigliavano molto. Poi, presa una pietra, iniziò a colpirne uno che, dopo non molto, smise di dimenarsi e rimase immobile, morto.
L’altro squittiva, terrorizzato, cercando invano di liberarsi dalla corda, ma Aletto la aveva legata in modo che non potesse liberarsi.
Così si concentrò e, dopo essersi assicurata di essere sola, lanciò il Sekishiki Meikaiha sul secondo scoiattolo.
 
Era già da qualche settimana che faceva quell’esercizio, ma non aveva mai ottenuto dei risultati, eppure non era intenzionata ad arrendersi.
Sapeva di avere più probabilità di successo in quel suo esercizio che in un normale combattimento: lei non era fatta per combattere con una spada sacra come suo zio Shura, con le rose come suo zio Aphrodite, congelando le cose come faceva Camus o iniettando veleno nel nemico come faceva Milo e lo sapeva; lei era fatta per la morte e, in un certo senso, per la vita.
 
Il secondo scoiattolo cadde al suolo, e lei vide chiaramente la sua anima allontanarsi verso la valle della morte. Si concentrò sempre di più, espandendo il suo cosmo e chiuse gli occhi; quando li riaprì si accorse che un piccolo fuoco fatuo era arrivato fino a lei e volteggiava a mezz’aria.
Con enorme sforzo Aletto si concentrò su quel piccolo spiritello e cercò di guidarlo verso il corpo del secondo scoiattolo e non appena lo toccò, la fiammella scomparve.
Trattenendo il fiato, la bambina attese per un tempo che le parve interminabile: poi, all’improvviso, lo scoiattolo riaprì gli occhi e ricominciò a muoversi davanti a lei.
Ma quel miracolo durò poco: il tempo di un paio di leggeri movimenti e lo scoiattolo ricadde a terra, morto.
Con un urlo di rabbia Aletto gettò tra la vegetazione i due cadaveri, mentre l’anima del primo scoiattolo, brutalmente ucciso, che per un istante si era legata al corpo intatto del secondo, tornava nella valle della morte.

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Non aveva mai litigato con sua figlia, non in modo così serio, ma non ci pensò ed ignorò il posto vuoto lasciato da sua figlia a pranzo, fino a quando la sedia non venne occupata da Serena.
Con sguardo torvo la fissò  mentre si sedeva, ma non disse nulla.
“Perché l’hai seppellita?”
Nessuna risposta.
“Si, insomma visto come è…arredata la casa mi chiedevo come mai le avessi concesso un trattamento come quello.”
Death Mask non rispose e continuò a mangiare, fissando il suo piatto di pasta, con la mascella contratta: era nervoso ma Serena non sembrava essersene accorta.
“Lei amava il mare. Diceva sempre che…”
“Hai intenzione di andare avanti ancora per molto?”domandò infine il Saint, seccato.
“Scusa…” disse lei, abbassando il capo “Volevo capire…”
“Non c’è niente da capire” rispose lui, sbattendo la posata sul tavolo che traballò pericolosamente a causa del colpo. “Quindi taci. L’ho seppellita perché non era un mio nemico, ma una mia serva, quindi il suo posto non era sulle pareti. La sua tomba è vicina al mare perché parlava sempre del blu dell’oceano e perché era l’unico posto in cui poteva essere seppellita. E ora che hai le tue risposte, taci.”
 
Concluse, tornando a mangiare, e lei fece lo stesso.
Per un po’ non parlarono, poi lei trovò il coraggio di riprendere la parola.
“Non penso che un ambiente come questo vada bene per i bambini: si, insomma tutte quelle teste… alla bambina non fanno bene.”
Quella fu l’ultima goccia: Death Mask scattò in piedi e in breve fu dall’altra parte del tavolo. Afferrò Serena per i capelli e la sbattè contro la parete, mozzandole il fiato.
“Ora ascoltami bene: qui comando io ed educo MIA FIGLIA come dico IO!”
Lei ascoltava, terrorizzata, incapace di ribattere.
“Tu non hai voce in capitolo, devi solo stare in silenzio ed ubbidire. Al prossimo errore, stai pur certa che finirai sulle pareti. Sono stato chiaro?”
Lei, tremante, annuì e quando lui le mollò la presa sui capelli, si lasciò scivolare lungo la parete fino al pavimento, stremata.
 
“Ti p…rego… non farmi del male” trovò infine il coraggio di balbettare. “n-non r…ri-ricapiterà, giu..ro”.
Con un ghigno lui la guardò dall’altro in basso. “Lo spero per te. Ma fai attenzione a ciò che pensi che io possa farti: ricorda chei timori reali sono ben poca cosa rispetto alle più orrende fantasie.* Perciò non fantasticare troppo.”
Così dicendo le diede le spalle ed uscì dalla cucina.

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Serena non si fece vedere a cena ma, in compenso, Aletto rientrò a casa.
Era abbattuta e Death Mask se ne accorse ma, non conoscendone la causa, non disse nulla.
“Papà?”
Lui non rispose al suo richiamo, e continuò a mangiare, in attesa.
“Papà lo so che ho sbagliato questa mattina ma…” disse titubante “vorrei chiederti una cosa…”
“Dimmi…”
“Non uccidere Serena.”
Death Mask non rispose subito ma alzò lo sguardo per osservare sua figlia, che non lo stava guardando: osservava il piatto e con il cucchiaio girava la minestra; non aveva toccato cibo.
“Perché me lo chiedi?” domandò lui, inarcando un sopracciglio.
“Perché mi serve per quando sarò più forte.”
 
Lui continuò a guardarla, senza capire.
“E a cosa ti servirebbe?”
“Non te lo posso dire…” rispose lei, trovando infine il coraggio di guardarlo. “Perché non so se ce la farò…”
“Allora la ucciderò dopo cena”
“No!” esclamò lei, scattando in piedi: il movimento brusco fece oscillare il tavolo e il piatto cadde al suolo, andando in pezzi.
“Se ti arrendi ancora prima di cominciare, non riuscirai mai. Devi essere sicura, Aletto. Solo i deboli sono insicuri.”
“Ce la farò!” disse lei, continuando a guardare negli occhi il padre “Ma tu non ucciderla.”
Lui si alzò a sua volta da tavola, senza staccarle gli occhi di dosso.
“Non la ucciderò, a meno di non essere costretto. Ma tu non avere più esitazioni.”
“Non succederà, perché noi non siamo deboli.”
“E’ così che voglio sentirti parlare.”
 
 
 
NOTE:
(*) Tratta dal Macbeth di Shakespear: traduzione della frase presente in apertura del capitolo.
 
Si, lo so, vi ho fato aspettare un po’ per questo capitolo, ma non ho avuto il tempo materiale per aggiornare la storia. Questo capitolo è dedicato soprattutto alla convivenza tra Death Serena e Aletto, ma da narratrice onnisciente, vi consiglio di focalizzarvi bene sulla bambina.
In questo capitolo viene ribadito, come in altri capitoli, che Aletto non è molto forte in combattimento (infatti, ogni volta che si allenava in modo serio, riportava parecchie ferite o, addirittura, perdeva conoscenza.). Qual è dunque, il suo vero potere? Un accenno è fatto in questo capitolo, ma per ora non aggiungo altro.
Grazie ancora a tutti voi che seguite ancora questa stoira: per eventuali chiarimenti, non esitate a chiedere.

   
 
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