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Autore: lovemusic    10/03/2012    1 recensioni
Dal capitolo 1/
Per questo aveva lasciato Sasuke.
O meglio, più che lasciato diciamo che se n’era andata e basta.
Circa una settimana fa, di mattina presto e mentre lui ancora dormiva sul grande letto della loro camera, aveva preparato con calma la valigia con tutte le sue cose ed era andata via.
L’aveva lasciato lì, avvolto tra quelle calde coperte rosse che avevano scaldato tanto anche lei, sdraiato in quel materasso dove avevano condiviso tanti momenti indimenticabili, poggiato sul quel cuscino che lei abbracciava ogni notte che lui non c’era per via delle missioni, aspirando quel dolce odore che la faceva sentire protetta e amata.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti!! Dato che sono un pò ispirata..mentre continuo la mia prima fan fiction ho deciso di scriverne una seconda xD..una mini fanfiction avverto e sta volta è una saku/sasu :)

E' una song-fiction ispirata dalla canzone di  Rihanna- Complicated. La canzone accompagnerà il percorso della storia ed è stata proprio quella ad ispirarmi :D

E per quanto riguarda i commenti, sono sempre graditi!! 

buona lettura

lovemusic

                                                                                                               You’re not easy to love
                                                                                                                 You’re not easy to love, no-oh
                                                                                                                 

                                                                                                     Tu non sei facile da amare
                                                                                                     Non sei facile da amare, no-oh

 Ore 7.20 del mattino.

Una piccola sveglia a forma di borsetta rosa continuava a suonare incessantemente cercando probabilmente di attirare l’attenzione della sua “padrona”.

Quest’ultima, dopo diversi mugolii di disapprovazione, emerse da quel cumulo di lenzuola su cui era avvolta spegnendola.

Ancora intontita, cominciò a  guardarsi intorno con il tentativo di ricordarsi chi fosse e dove si trovasse.

Una volta ricordato tutto i suoi occhi si incupirono mentre le sue labbra lasciavano sfuggire un piccolo sospiro.

Svogliatamente scese dal letto e si incamminò con lentezza verso il bagno dopo essersi presa il cambio per la doccia.

Si chiuse la porta dietro le spalle e una volta posato il cambio sul mobiletto bianco, decise di portarsi davanti lo specchio.

Non l’avesse mai fatto! La sua pelle era così pallida da far tremare uno zombi. I suoi capelli, di un particolare color rosa confetto, erano diventati rosa pallido, quasi tendente al grigio. Ma quello che la spaventavano di più, erano i suoi occhi.

Non c’era più quel verde intenso e limpido. No.  Erano delle pozzanghere abbandonate e privi di ogni luce.

Com’era arrivata fino a quel punto?? E dire che, pur se non in maniera maniacale come Ino, aveva sempre dato una certa importanza al suo aspetto e si era sempre curata. E ora? Non era più la stessa  Sakura, impossibile.

Ormai erano mesi che si ritrovava in questo stato catatonico e per quanto avesse provato a nascondere il tutto e darsi un contegno, quell’ultima settimana aveva finito con il raggiungere il limite e scoppiare.

Ma almeno questo l’aveva aiuta finalmente a decidersi e prendere in mano le redini della sua vita. Non aveva più intenzione di stare in quello stato, di perdere la stima in se stessa e auto lesionarsi a tal punto da non riconoscersi nemmeno allo specchio.

Prese la spazzola accanto al lavandino e cominciò a spazzolarsi con forza i capelli.

Per questo aveva lasciato Sasuke.

O meglio, più che lasciato diciamo che se n’era andata e basta.

Circa una settimana fa, di mattina presto e mentre lui ancora dormiva sul grande letto della loro camera, aveva preparato con calma la valigia con tutte le sue cose ed era andata via.

L’aveva lasciato lì, avvolto tra quelle calde coperte rosse che avevano scaldato tanto anche lei, sdraiato in quel materasso dove avevano condiviso tanti momenti indimenticabili, poggiato sul quel cuscino che lei abbracciava  ogni notte che lui non c’era per via delle missioni, aspirando quel dolce odore che la faceva sentire protetta e amata.

E ora si trovava a casa di Ino, la sua migliore amica che l’aveva accolta a braccia aperte, dall’altra parte della città.

Era passata una settimana quindi da quando se n’era andata ed era passata una settimana anche dall’ultima volta che l’aveva sentito e visto.

Perché sì, lui non l’aveva cercata.

Dopo essersi svegliato e aver visto la parte sinistra del suo letto vuota, dopo aver constatato che per casa erano sparite molte cose e aver capito che lei se n’era andata, non aveva fatto nulla.

Per quanto la rosa fosse stata decisa ormai nella sua scelta di andarsene sul serio, scoprire che lui non sarebbe venuto a cercarla l’aveva ferita più di una coltellata al petto.

Perché non era venuto da lei?? Sapeva benissimo dove si sarebbe rifugiata, ma allora perché? Cos’aveva fatto quando aveva scoperto che se n’era andata? Aveva pianto? O si era sentito sollevato? E se non era quest’ultima allora perché ora non si trovava sotto la porta di Ino ad attenderla e supplicarle di ritornare?

Forse  tutto quello che avevano fatto, tutto quello che avevano vissuto e condiviso insieme, non avevano significato niente per lui.

                                                                                                                 You’re not easy to love-
                                                                                                                 You’re not easy to love, no-oh

                                                                                                    

 

                                                                                                     Non sei facile da amare
                                                                                                     Non sei facile da amare, no-oh


 

Sentì nuovamente una stretta dolorosa al cuore, la spazzola scivolò dalle sue mani non avendo più nessuna stretta a sostenerla e cadde sul pavimento.

Fu raggiunta subito dalla rosa, che presa da fitte sempre più intense al petto, finì con l’accasciarsi per terra mentre singhiozzi sempre più violenti le scuotevano tutto il corpo.

Fiumi di lacrime scendevano lungo le sue guance e non avendo più la forza di alzarsi, decise di rimanere lì, accoccolata sotto il lavandino a sfogare in calde lacrime tutta la sua disperazione e tristezza.

Ma sembrava tutto inutile. Erano giorni che piangeva di nascosto per non farsi vedere dalla Ino, odiava essere compatita e fare la figura della piagnucolona e credeva che sfogandosi con il tempo sarebbe stata meglio. Credeva davvero di avere la forza di superare tutto e ricominciare a vivere da capo, ma si sbagliava.

Non poteva dimenticarlo, non ce la faceva. Era innamorata di lui da quando aveva 5 anni e ora, a 25 anni compiuti, il suo amore era ormai diventato solido e indistruttibile.

Rinunciare ad amarlo sarebbe come rinunciare al proprio cuore. E lei non poteva vivere senza un cuore, un organo così vitale ed essenziale.

Lo stesso non si poteva dire per Sasuke. A quanto pare la cosa  non gli faceva minimamente effetto e questo non faceva  altro aumentare il dolore della rosa.

E dire che è stata lei ad andarsene.

Rimase per una ventina di minuti buoni a piangere silenziosamente finché, stanca di sprecare lacrime per chi non ne era interessato, decise di alzarsi.

Muovendosi come se fosse un automa, dopo aver aperto il rubinetto d’acqua ed essersi spogliata del tutto andò sotto il getto d’acqua bollente e chiuse gli occhi cercando di rilassarsi.

Non c’era più niente da fare, doveva arrendersi al fatto che non sarebbero più stati insieme, e allo stesso tempo che non avrebbe mai smesso di amarlo.

Era consapevole che non avrebbe incontrato nessun’altro con cui provare gli stessi sentimenti e che non l’avrebbe mai amato e sapeva anche che doveva accettarlo.

Sarebbe andata avanti comunque.

Lottando con le unghie e con i denti ne sarebbe uscita fuori per ricominciare a vivere, nonostante si parli di una vita vuota e monotona.

Finito di lavarsi e rivestirsi tornò nella camera degli ospiti della sua amica che per il momento era diventata sua. Aprì nuovamente la valigia e prese la camicia da dottore per poi metterla in un borsone dove aggiunse altri documenti da lavoro e abiti di ricambio. E fazzoletti ovviamente. Non sia mai che le venissero altre crisi di pianto.

Una volta finito di prepararlo guardò dubbiosa la borsa. Era intenzionata a tornare a lavorare, anche perché non poteva prendersi giorni di permesso per tutta la vita, ma sarebbe stata pronta?

E non era al suo compito di medico ninja che si riferiva.

Erano gli sguardi degli altri e la possibilità di incontrare lui a preoccuparla. Sarebbe stata pronta ad affrontare tutto?

Ovviamente no.

Questo però non contava, ormai aveva deciso che sarebbe tornata ad essere la Sakura forte di prima per cui, pronta o meno doveva farlo.

 

 

  
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