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Autore: JulsBirkin    11/03/2012    3 recensioni
Questo è il mio primo capitolo spero vi piaccia abbastanza da voler vedere come continua. A tratti è molto autobiografico, forse troppo, spero non vi dispiaccia farvi un po' di cavoli miei.
Se volete recensire sarò più che felice di leggere i vostri feedbacks.
Un abbraccio,
Juls x
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo. Quel freddo che ti prende dentro, ti congela le ossa, ti fa tremare lievemente proprio lì, dove la sciarpa si è spostata lasciando una porzione del collo scoperta. Era una mattina delle tante, di un monotono lunedì, di un ancora più monotono febbraio. Julia, testarda come al solito, non curante del freddo era uscita dalla scuola per accendersi una sigaretta: una Winston blue. Dopo aver cercato l’accendino, perennemente disperso nella borsa, iniziò a fumare. Era quello il suo momento per pensare, riflettere sulla sua vita e su cosa diamine stesse combinando.
Julia aveva 18 anni, aveva deciso di mandare a fanculo il mondo e trasferendosi in Inghilterra poco lontano dal centro di Londra. Fino a 6 mesi prima viveva nella sua bolla di sapone, con mamma e papà, circondata da mille vizi e bella vita, poi tutto d’un tratto la sua vita è stata stravolta completamente. Nuova casa, nuova “famiglia”, nuova scuola, nuovo paese…Una nuova vita, in poche parole,o almeno così credeva. Il sogno remoto di un indipendenza tanto desiderata non era più un sogno, era la realtà.
Quella sigaretta quella mattina si consumava lentamente, nell’attimo in cui le sue labbra sfioravano il filtro della sigaretta un’amara consapevolezza le sfiorava la mente, ma non abbastanza da farla smettere.
Julia era una ragazza strana, in amore come in amicizia, tendeva a non esporsi troppo sentimentalmente e per questo motivo molte volte veniva presa come scorbutica o senza cuore, a tratti un po’ acida.
Nonostante i suoi 18 anni una piccola parte di lei non voleva crescere, voleva rimanere nella sua piccola innocenza senza spiegare le ali nel crudele mondo reale, voleva rimanera un po' "naïve" come direbbero gli inglesi. Un suo difetto era senza dubbio innamorarsi di persone famose, non una, ma ben due, tre, quattro forse addirittura cinque volte, e il ricordo di ogni delusione non le impediva di certo di innamorarsi follemente la volta successiva. Forse era solo un espediente per non mettersi in gioco, sapendo che era una cosa troppo impossibile per accadere davvero, proteggeva così, con questo scudo fatto di distanza, il suo piccolo e impaurito cuore. Questo strano processo di infatuazione (iniziato secoli addietro con Ken) era passato per Duncan James per finire dopo una serie di sfortunati eventi con George Craig. Ed ora? Ed ora signori e signori c’era Mr. Harry Styles.
Julia non aveva occhi altro che per questo ragazzetto della sua stessa età, che nonostante ciò dimostrava qualche anno in meno, con una folta chioma riccia e due occhi, che beh, due occhi che mozzavano il fiato.
La sigaretta non era ancora finita e improvvisamente un immagine appariva gradualmente nella sua mente, era la il viso di malizioso di Harry che inevitabilmente le fece spuntare un sorriso sulle labbra.
Di lui le piaceva tutto: la sua voce, un po’ roca, greve, a tratti quasi soffocata era solo una dei mille pregi che le facevano adorare quel ragazzo. Aveva un buon gusto nel vestire, il che per una come lei, ossessionata dalla moda, non guastava. Indossava sempre blazers, quei blazers di tweed o fresco di lana, li portava così bene e con una tale nonchalance che era un piacere per gli occhi.
Il solo fatto di vivere praticamente dietro l’angolo rispetto a dove abitava Harry, fece sì che quel sorriso appena pronunciato si espanse diventando un sorriso a trentadue denti.
Finalmente la sigaretta era finita, con la testa piena di film mentali, Julia si diresse in classe pronta per la lezione di Business. La scuola in Inghilterra era senz’altro meno impegnativa di quella italiana alla quale era abituata, e ciò le permetteva di navigare con la mente tra i pensieri più assurdi che riguardavano la sua nuova ossessione.
La vita nel sixth-form del King’s college era rilassata e la giornata trascorse più o meno come le altre tra alti e bassi ai quali ormai Julia era abituata.
Allo squillare della campanella che indicava la fine delle lezioni corse a cercare Cate. Cate era la sua migliore amica, una di quelle persone speciali che pochi hanno la fortuna di incontrare. L’unico suo difetto? Ricordarle continuamente e inesorabilmente quanto fosse stupida a pensare ad Harry, buttando giù quelle poche speranze che aveva costruito durante la giornata durante le sue fantasticherie giornaliere.
Cate le voleva bene, e nonostante fosse contraria a questa sua passione incontrollata, la accompagnava sempre durante le sue “missioni di stalkeraggio”.
Era, come ho già detto, un lunedì e al weekend mancava un po’ di tempo, troppo dovendo considerare cosa sarebbe accaduto quel sabato.
Qualche giorno prima, infatti, Julia aveva deciso di porre fine alle sue pene d’amore volendo incontrare Harry, abbracciarlo, ed anche solo per un secondo annusare quel profumo sul quale tanto aveva fantasticato.
Fortunatamente vive nel 21esimo secolo dove la tecnologia fa miracoli, e quindi poteva monitorare piuttosto facilmente dove Harry si trovasse a Londra, e quel sabato sarebbe dovuto essere al Mahiki in Dover Street, locale molto posh, favorito da celebrities di ogni sorta.
Una delle cose belle dell’Inghilterra è che la gente se ne frega delle apparenze, della serie che puoi tranquillamente uscire in pigiama senza che nessuno di guardi dall’alto al basso con aria disgustata (provare per credere!). Ciò nonostante Julia era ossessionata dalla sua apparenza e non si piaceva mai. Troppa ciccia di qui, troppa cellulite di là, e finiva sempre per rifugiarsi in qualche schifezza da mangiare. Era colpa di sua madre, una donna bellissima, giovane e molto attraente. Julia non si sentiva mai alla sua altezza e non riusciva a trovare quella sicurezza in sé stessa che tanto invidiava a sua madre. Pensava che andando via di casa potesse costruirsi una nuova vita, una nuova personalità più sicura e vincente, ma purtroppo i fantasmi di casa non la lasciavano mai sola. Per questo motivo, non proprio inspiegabilmente, si ritrovava in un bagno di lacrime e singhiozzi davanti ad uno specchio che sembrava odiarla.
Come poteva piacere ad Harry Styles, se non si piaceva lei per prima? Lui che avrebbe potuto avere qualunque ragazza come avrebbe mai potuto notarla e considerarla “l’unica fra tante”. Fu con questo turbinio di pensieri, sempre uguali, sempre gli stessi che in un attimo era arrivato sabato.
La notte si sarebbe fermata a dormire da Nick, suo grande amico di infanzia, che viveva in centro così lei e Cate non avrebbero dovuto prendere il taxi per tornare. Erano appena le 2 del pomeriggio e Julia si stava già preparando per il grande evento.
In quel locale sarebbe stato facile riuscire a parlare con Harry non potendoci essere le numerose fans che solitamente si trovano nei suoi paraggi.
Mesi prima aveva già deciso cosa indossare, un vestitino nero di Lipsy, corto quanto basta, che scemava le sue forme un po’ rotondette e risaltava il prominente decolleté, ed un paio di scarpe con tacco e plateau anche queste ultime nere. Aveva deciso di lasciare cadere i capelli biondi e lunghi sulle sue spalle larghe, formate da anni di nuoto, arricciandoli lievemente sulle punte. Nella sua pochette di vernice matelassé aveva una lettera il cui contenuto non voleva ricordare; quella lettera era indirizzata ad Harry ma alla fine non gliela avrebbe mai data, troppo imbarazzante, ma mai dire mai… In un baleno erano già le 8 e sarebbe dovuta andare a raggiungere Cate per un veloce spuntino prima di dirigersi verso Mahiki. Mentre stava per uscire di casa, le vibrò il cellulare, era un messaggio di sua mamma “Cipollina, fai attenzione, divertiti e ricordati che sei sempre bellissima, ci sentiamo domani ti vogliamo tutti bene e ci manchi tantissimo. Un abbraccio mummy x” quell’sms le riscaldò il cuore e le diede un improvviso boost di energia che la fece camminare ad una velocità a dir poco incredibile considerando i centimetri di tacchi che aveva ai piedi.
[To be continued…]  
 

   
 
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