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Autore: The Glass Girl    11/03/2012    2 recensioni
‘Così dolce, così fragile. E se fossi io a farti cadere? In caduta libera, chi ti salverebbe?’
Socchiusi gli occhi e mi immaginai il suo sguardo fisso nel mio, le sue labbra sopra le mie, il suo corpo sul mio..
Allungai una mano e lentamente la posai sopra la sua guancia: era umida.
L’asciugai con delicatezza e presi ad accarezzarle la pelle.
La coperta le arrivava alle spalle.
Piano piano presi ad avvicinarmi sempre di più, fino a che il suo profumo di rose non mi invase le narici.
Le sue labbra stavano a pochissimi centimetri dalle mie ed io non fui in grado di fermarmi.
La baciai delicatamente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*

Tu ed io, in caduta libera.*

 






 







Rimasi sotto la pioggia, su quel ramo, davanti a quella finestra per non so quanto tempo.
Osservai ogni sua piccola mossa, quei gesti quotidiani tanto semplici che la rendevano sempre più bella ai miei occhi.
La pioggia picchiettava sui vetri ad un ritmo sempre più veloce, mano a mano che le gocce si ingrandivano e cadevano con maggiore frequenza e velocità.
Mi sentivo uno stupido.
Arrampicato su un albero a spiare una ragazza a cui avevo spezzato il cuore.
Arrampicato su un albero ad osservare la mia unica gioia che piangeva.
 La vidi spesso piangere, ma mai come quel giorno.
Non so per quanto tempo rimasi lì, ad osservarla attraverso il vetro, ma lei non si accorse mai di me, questo è certo.
Ero bravo in questo.
Sebbene avessi il cappuccio in testa, potevo sentire le gocce di pioggia invadermi il corpo; bagnarmi la fronte, i capelli, tutto.
I vestiti erano già zuppi da un pezzo, ma non mi importava più di tanto.
Le foglie degli alberi venivano mosse dal vento e frusciavano rumorosamente; era un albero robusto con una folta chioma che aveva lasciato cadere atterra tutte le sue foglie, ingiallite dall’autunno.
Ogni tanto sussultavo quando la vedevo avvicinarsi troppo ala finestra, ma niente mi convinse a lasciare la mia posizione.
Era l’unico modo per sentirmi vicino a lei, era l’unico modo per poterla osservare senza che lei si accorgesse di me … era l’unico modo che avevo per poterla amare.
Il legno dei rami era umido, impregnato d’acqua e le ultime foglie rimaste erano viscide e scivolose, ma non mi importava.
Mi importava solamente di lei.
La vidi piangere ancora … la vidi piangere troppo spesso quel giorno, la vidi piangere con troppa veemenza e sapere che la causa di quel pianto straziante ero io, mi fece stare ancora peggio.
Per la maggior parte del tempo, quel giorno, se ne stette rannicchiata a letto, con le ginocchia incollate al petto e la testa appoggiata ad esse.
I lunghi capelli ricci le ricoprivano il viso, anche se, ogni tanto, quando controllava fuori dalla finestra, non potevano sfuggirmi i suoi occhi rossi e gonfi di lacrime.
Un oceano rosso.
L’azzurro dei suoi occhi era intenso come quello dell’oceano, un blu chiaro ricco di sfumature, pieno di meravigliose particolarità.
D’un tratto il ramo sotto i miei piedi sembrò cedere, ma fortunatamente fu solamente un movimento causato dal vento.
Con il tempo avevo imparato a dosare la forza, a rimanere in equilibrio senza mai sbagliare e in quella occasione mi fu particolarmente d’aiuto.
La vidi alzarsi dal letto ed afferrare una specie di piccolo quaderno dalla copertina nera e le pagine bianche a righe; lo aprì, afferrò una penna e cominciò a scrivere.
Non so che cosa scrisse, ma so per certo che le ci volle più di un’ora prima di rimettere il tappo alla penna e riporre il tutto sulla mensola sopra la scrivania.
Quel giorno non aprì libro, non ne fu in grado.
La vidi talmente distrutta da riuscire perfino a sdraiarsi sul pavimento in legno e stare lì per non so quanto tempo.
Simili scene furono in grado di ferirmi come un pugnale dritto nella schiena.

‘Lei è una brava ragazza, ed io le ho spezzato il cuore.’

Che colpa ne aveva lei?
Che colpa ne avevo io?
Perché mi ritrovavo su quell’albero, perso in una notte di inizio novembre, sotto la pioggia senza nemmeno sapere cosa stessi facendo?
Domande che ronzavano in testa, senza risposta.
Ogni tanto tentai di avvicinarmi, ma invano.
Ero a pochi metri dalla sua finestra, la luce illuminava la stanza .. ero a pochi metri da lei e avrei voluto poter sfondare quel vetro ed irrompere in camera sua, ma sarebbe stato imprudente, così rimasi immobile.
Ogni tanto osservavo il mio riflesso sul vetro.
Che razza di mostro ero?
Lei era così bella, semplice, dolce … io l’opposto.
Ancora le gocce ticchettavano sul vetro, non sentivo altro che quel maledetto ticchettio.
La vidi alzarsi un paio di volte, sfiorare la copertina di un libro e poi ancora tornare a sedersi sul letto, o a sdraiarsi per terra.
La vidi ascoltare la musica, con le cuffie alle orecchie tentare di battere qualcosa al computer.
Avrei continuato così per sempre, ad osservarla da lontano, ad osservare ogni mossa dal vetro di una finestra.
Piangeva … per me e questo era in grado di uccidermi.
Infine la vidi spogliarsi.
La sua epidermide pallida brillava quasi alla luce artificiale e, pensai che alla luce del sole doveva essere ancora più bella.
Scomparve per qualche secondo, che a me parve un’eternità, e tornò poco dopo, pronta per infilarsi sotto le coperte.
Poco dopo si spense la luce e non vidi più nulla.
Aspettai con ansia e pazienza allo stesso tempo.
Passarono i minuti e ancora non ero in grado di muovermi da quel dannato albero.
Che cosa sarebbe successo se io fossi entrato? Se avessi aperto quella finestra e le fossi andato vicino?
Che cosa sarebbe successo se io l’avessi baciata quella notte?

‘Sono un ragazzo cattivo, perché le ho spezzato il cuore.’

Le domande mi riempivano la testa e il mio cuore sembrava gonfio di incertezze.
Avrei pagato per vederla sorridere, avrei pagato per posare le mie labbra sulle sue.
Ma io ero un mostro e lei era tutt’altro: un angelo venuto a salvarmi.
Lei era mia, la mia Alice.
La mia mano destra tremava, ma riuscì piano piano ad aprire quella finestra che ci separava.
Adesso dovevo solo stare molto attento a non cadere di sotto.
Feci un bel respiro e, una volta alzata completamente la finestra, riuscì a saltare.
Mi ritrovai in camera sua senza nemmeno accorgermene, con i piedi ben ancorati al terreno.
Senza curarmene cominciai a spargere piccole goccioline d’acqua ovunque.
Mi tolsi il cappuccio e notai che i miei capelli erano più bagnati di quel che pensavo; lentamente mi avvicinai al suo letto, sentendo il suo respiro leggero … chiusi gli occhi e mi concentrai solamente su quello.
Mi muovevo cauto nell’ombra.

‘E lui si muove nell’ombra, mentre lei dorme con il cuore spezzato.’

Mi resi conto di essere stato avventato.
Mi ritrovai a pochi passi dal letto su cui dormiva: era girata su un fianco ed aveva il viso rivolto verso di me.
Sebbene fuori stesse  ancora diluviando, qualche raggio lunare riuscì a farsi strada fra le nuvole grigie e ad illuminare  di poco la stanza, lasciandomi intravedere il suo volto.
Dormiva teneramente, i muscoli rilassati, ma le gote ancora rigate di lacrime.
Abbassai lo sguardo e strizzai le palpebre.
Perché le avevo fatto tutto questo? Perché non riuscivo a comportarmi bene con l’unica persona che aveva portato un po’ di gioia nella mia vita?
La mia gioia, il mio sorriso, il mio stesso cuore … e l’avevo fatta soffrire tremendamente.
Mi abbassai, per riuscire a portare il mio volto all’altezza del suo.

‘Così dolce, così fragile. E se fossi io a farti cadere? In caduta libera, chi ti salverebbe?’

Socchiusi gli occhi e mi immaginai il suo sguardo fisso nel mio, le sue labbra sopra le mie, il suo corpo sul mio..
Allungai una mano e lentamente la posai sopra la sua guancia: era umida.
L’asciugai con delicatezza e presi ad accarezzarle la pelle.
La coperta le arrivava alle spalle.
Piano piano presi ad avvicinarmi sempre di più, fino a che il suo profumo di rose non mi invase le narici.
Le sue labbra stavano a pochissimi centimetri dalle mie ed io non fui in grado di fermarmi.
La baciai delicatamente.
Un bacio quasi impercettibile, che però fu in grado di svegliarla.
Non stava dormendo.
Aveva assistito a tutta la scena, ma questo fui in grado di capirlo solamente dopo.
Mi tirai su di scatto, correndo verso la finestra.
-Aspetta!-urlò lei.
Mi fermai all’istante.
Dettava legge sul mio cuore e sul mio corpo.
In pochi secondi arrivò all’altro capo della stanza, dove stavo io.
I raggi lunari si dissolsero in fretta, scomparendo del tutto e gettando la stanza nell’oscurità più totale.
Mi ripetei circa un migliaio di volte che quella era l’occasione giusta per scappare, uscire dalla finestra e tornare a casa, ma in qualche modo rimanevo intrappolato nelle sue parole, in qualche modo rimanevo immobile, pietrificato dalla sua voce.
Deglutì rumorosamente.
La sua mano aggraziata arrivò a posarsi sul  mio braccio e fui abbastanza sicuro che stesse singhiozzando.
Chiusi gli occhi e cercai di scacciare il suono del suo pianto dal mio cuore, ma non ne  fui in grado.
-David ..-sussurrò nell’ombra.

‘Caduta libera, sono in caduta libera … mi schianterò al suolo se non mi salvi.'

-Resta ..-concluse mentre una lacrima le solcava ancora la guancia, ma questa volta si portò la mano al viso e l’asciugò in fretta.
La sua richiesta suonò come una preghiera straziante..
-Non posso..-mentì.
Ero vulnerabile in quel momento.
Ero sempre vulnerabile quando stavo con lei e questo era il lato negativo di quell’amore ossessivo.
Perché per me lei era diventata un’ossessione.
Era tutto ciò che potessi volere.
Era lei che alimentava i miei giorni, non c’era nient’altro che mi rendesse più felice che starla a guardare per ore.
-Ti prego ..-chiese aumentando la stretta sul mio braccio.
La sentì avvicinarsi ancora di più ed il suo profumo si incollò alla mia pelle.
Non ero in grado di togliermelo di dosso quel suo buonissimo profumo, non ero in grado di dimenticarlo.
Arrivò a cingermi le spalle con un braccio e lì le mie difese crollarono all’istante.
Posai la mia mano destra sulla sua, adagiata adesso sul mio petto e la strinsi.
Riuscì a voltarmi, mentre a tentoni cercavo di non perdere l’equilibrio.
Si staccò da me, improvvisamente e mi sentì quasi spaesato anche se, e potevo sentirlo, se ne stava a pochissimi centimetri da me.
-David ..-sussurrò ancora.
-Alice ..-dissi io a bassa voce.
Allungai il braccio e le posai una mano sulla guancia, carezzandogliela lenta.
Arrivai a cingerle la vita con un braccio e l’attirai a me.
Corpo contro corpo, carne contro carne.
Il suo profumo tornò a carezzarmi il naso.
Potevo sentire i suoi capelli solleticarmi il viso, tanto i nostri volti erano vicini e le nostre fronti combaciavano.
Le punte dei nasi si sfioravano.
Azzerai del tutto la distanza e le posai un bacio leggero sulle labbra, con tutta la delicatezza che avevo in corpo.
Fu lei che, una volta staccatomi, mi prese il viso fra le mani e mi baciò ancora.
Dischiuse le labbra e lasciò che le nostre lingue prendessero a danzare lente.
Un fuoco ardeva dentro di me e mai avevo desiderato così tanto una persona.
Le mie dita si immersero nei suoi capelli lisci, appena lavati, che profumavano di miele.
Le sue labbra erano morbide, lisce, dolci.
Le assaporai lento, come del resto stava facendo anche lei con le mie, mentre le mie mani le sfioravano il collo, le spalle.
Si staccò per riprendere fiato e mi chiese ancora:
-Rimani.-
-Non posso.-risposi nuovamente, quasi supplicandola di non chiedermelo ancora.
-Si che puoi.-ribattè lei.
-Rimani.-sussurrò infine al mio orecchio, tornando poi a baciarmi.
Ci spostammo piano verso il materasso e la feci sdraiare lentamente sotto il mio corpo.
Il fuoco prese a bruciare sempre di più mentre le nostre lingue si muovevano in sincrono e le mie mani le solleticavano la pelle.
Sorrise nel bacio e, così facendo,  dipinse un debole sorriso anche sul mio volto.
La felpa bagnata le inumidì il pigiama, ma di questo sembrò non curarsene mentre lentamente ci assaggiavamo le labbra a vicenda.
Mi tolsi con delicatezza dal suo corpo, per sdraiarmi sul fianco e poterla guardare negli occhi.
L’oscurità era densa, ma io sapevo di non aver mai visto niente brillare come i suoi occhi azzurri.
Il mio pollice si muoveva avanti e indietro sulla sua guancia.
La sentì muoversi lenta e poi avvertì la sua testa sul mio petto e le sue braccia avvolgermi la vita.
Arrossì leggermente e ringraziai che in quel momento l’oscurità ci stesse avvolgendo, dopodiché, con un gesto quasi fraterno, le baciai il capo.
La strinsi forte e ringraziai di averla fra le mie braccia.
Sentirla così stretta, avvinghiata al mio corpo mi fece stare bene … mi completava in tutto e per tutto.
Il suo profumo mi mandava fuori di testa e lo assorbì completamente.
Sentivo che ogni centimetro del mio corpo era in balìa di quella ragazza che mi aveva stregato il cuore.
La strinsi ancora di più, per paura che potesse svanire, per paura che qualcuno potesse portarmela via.
Ma avrei lottato contro chiunque, anche a costo di dare la vita, io l’avrei stretta a me … sempre.
-Rimani.-sussurrò ancora, mentre la sua voce colmava il mio cuore.
-S, rimango.-risposi finalmente, completamente catturato.
Le mie difese erano crollate, adesso ero più vulnerabile che mai.
Ero in caduta libera, ma lei mi sorreggeva.
-Per sempre? Rimarrai per sempre?-chiese poi.
-Sì per sempre.-risposi senza esitazioni.
Ed era vero, l’avrei protetta per sempre, per lei ci sarei sempre stato, in qualsiasi caso.
-Me lo prometti?.-chiese infine.
-Sì. Sì Alice, te lo prometto. Non ti abbandonerò mai.-fu la mia risposta definitiva.
Le baciai ancora il capo e poi ci addormentammo, abbracciati l’un l’altro, con i corpi che combaciavano ed i cuori che battevano all’unisono.

‘Sono in caduta libera, ma con te al mio fianco non potrò mai farmi del male.'


 


Angolo Autrice.*

Ecco un'altra piccola sciocchezzuola che ho scritto.
Ancora una volta sono qui a chiedervi che cosa ne pensiate.
Sono consapevole di essere insistente, ma ho davvero davvero voglia di leggere un paio di recensioni.
Dato che è un bel pò che non ricevo nessun tipo di recensione, né apprezzamento, sto seriamente pensando di poter eliminare questo account ... 
Fatemi sapere la vostra opinione, niente di più.
A presto ...
Laura,

  
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