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Autore: hhelyston    11/03/2012    0 recensioni
"Così vi stringevo al mio cuore come fosse l'ultima notte felice del mondo, l'ultima notte importante."
Perché di notte puoi essere chi vuoi.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi rigirai nel letto. Dio, che sonno. Molto probabilmente era già ora di alzarsi. Pensai alla serata precedente, ma non ricordavo assolutamente niente. Mmm. Dovevo andare alla festa di Tyler, molto probabilmente mi ero ubriacata. Per fortuna era sabato, il che voleva dire un padre molto meno irritato  che serviva molto se si doveva smaltire una sbronza. Ma come ci ero tornata a casa? Mi rigirai e toccai qualcosa. Ma cosa..? aprii gli occhi. oddio no, di nuovo? Quando ero ubriaca diventavo pericolosa.
-Tyleer!-
-c c cosa?- disse e si alzò di scatto. Com’era possibile? –Vera?-
-ommioddio Tyler di nuovo!- dissi sedendomi sul letto.
-oh- disse. Oh?
-oh? Senti tu devi starmi lontano quando siamo ubriachi, ti prego!-
Rise. –mm, non penso che mi convenga.- disse e mi fece l’occhiolino.
-Taay!-
-che c’è? Insomma sei una bomba, non penserai di certo che non ne approfitti!-
-che stronzo!-
Tyler ed io eravamo amici. Scherzavamo sempre, ci mettevamo nei guai insieme e poi cercavamo di uscirne. E tutto era tremendamente divertente. Ma insomma era la terza volta che succedeva una cosa del genere, e non era possibile!
-dai, lo sai che ti voglio bene!- disse.
-e per questo che non ti mando a quel paese- dissi.
-e poi così è perfetto. Com’è che si dice “scopamici?”-
-AHAHAH, come no, forse nei film. Non ho intenzione di venire a letto con te una sola volta in più!-
-dai, non dirmi che non ti diverti! Sono un leone!- disse e mi si avvicinò stendendosi su di me.
-senti Tyler, puoi avere ai tuoi piedi qualsiasi ragazza, e credimi puoi davvero, trovati un’altra “scopamica”..io ho già un sacco di problemi senza aggiungere uno “scopamico” alla lista.- dissi e poi sorrisi.
-ma sei tu la mia leonessa, e “credimi”- disse imitandomi - lo sei davvero-  disse e rise.
-in realtà non puoi saperlo! Eravamo ubriachi.- dissi.
-mmm.. riesco a ricordare bene lo stesso- disse e mi si avvicinò ancor di più.
-aah, gli ormoni!- dissi mettendogli le mani sul torace per spingerlo via. Tyler era un vero figo, e non ero l’unica a pensarlo. Alto, fisico da urlo, capelli ricci neri e occhi verdi. Eravamo diventati amici frequentando la stessa classe di spagnolo, inglese e matematica alla High School of London. Mi ero trasferita lì dall’Italia circa 2 anni prima. Eravamo amici ma c’era una certa attrazione fisica quando eravamo ubriachi a quanto pareva. Solo fisica, ovvio.
-si, gli ormoni- disse e opponendosi alla mia resistenza si avvicinò sempre di più. Ormai era ad un palmo da mio naso.
-queste cose vedi di farle con Victoria, è lei che non riesci a po..- inizia a dire ma poi Tyler si avvicinò ancora di più e mi prese il viso tra le mani.
-shhh!- disse e mi baciò. Una delle sue mani da una guancia passò scivolando fino al mio fianco. Lo allontanai.
-smettila!- dissi e riuscii finalmente ad alzarmi. –questo non succederà più!- dissi decisa e iniziai a vestirmi.
Riuscii ad infilarmi i pantaloncini ma poi mi sentii prendere per i fianchi e mi ritrovai le sue braccia attorno alla vita e poi sul letto. Risi.
-dio, se sei bella- disse e mi stampò un bacio sulla guancia.
-certo, certo, ed ora devo andare. Quindi “leone” ci vediamo oggi pomeriggio dopo danza!- dissi , mi alzai e mi infilai la maglia a giro maniche.
Ridacchiò. –se proprio insisti, vai pure! Ci vediamo!-
Gli stampai un bacio sulla guancia e uscii. Mi specchiai allo specchio delle scale del portone e aggiustai un po’ i capelli. La mia matita super-resistente aveva resistito davvero, quindi ero apposto. I miei capelli neri, lunghi fino alla vita, anche se visti avanti non sembrava dato il taglio scalato, erano rimasti lisci. Ero di statura media, forse giusto un po’ più bassa del normale, magra ma non troppo. Avevo i capelli neri, gli occhi nocciola e la pelle un po’ più scura del normale. Il normale degli inglesi ovvio. Quando ero in Italia la mia pelle era persino più chiara del normale. Uscii da portone e iniziai a camminare per la strada verso casa. Ero arrivata a Londra due anni prima lasciando amici, scuola e tutta la famiglia a parte mio padre e mia sorella. Per quanto riguarda mia madre, meglio non pensarci.
Le strade di Londra illuminate dalla luce del sole, rara lì a Londra, erano ancora più belle. Era una giornata stupenda, adoravo camminare durante giornate del genere. Presi il cellulare, erano le 9.00 ed avevo 3 chiamate perse di mia sorella. La chiamai.
-Veera ma che fine hai fatto?- rispose. Mia sorella aveva 22 anni, io 17. Era alta, capelli castani, occhi castano scuro quasi neri. Ed era bellissima.
-mah  niente, ricordi che ieri ero andata alla festa di Tyler?- dissi.
-si che ricordo! Ma che sei rimasta lì? ..senti non dirmi..- blàblàblà.
-si sono rimasta lì come faccio la maggior parte delle volte quando si fa tardi alle sue feste. Sai che papà non vuole che torno tardi a casa e preferisce che dormi da “un’amica” ..e poi ho dormito tante volte da Tyler senza che succedesse niente..- dissi.
-certo certo.- m’interruppe. - Dalla tua risposta generica presumo che quindi ieri notte qualcosa sia successo. Vabè comunque io oggi non ci sono tutta la giornata, esco con James. Oggi quindi non posso accompagnarti a danza- James era il suo ragazzo e ormai stavano insieme da quasi due anni. Era un bel tipo e anche simpatico.
-okay, no problem prenderò la metro.- dissi. Si arrivava in un batter d’occhio. Questo non mi faceva desiderare di meno la mia macchina, rotta e che si trovava dal meccanico da ormai una settimana. Detestavo dipendere dagli altri.
-perfetto.- disse. –ah, e io e te dobbiamo fare una chiacchierata- aggiunse a mo’ di saluto e staccò.
-ciao sorella- dissi al telefono, parlando da sola. Perfetto, ci mancava solo questa. Un bel discorsetto con mia sorella. Come se non mi fossi già spiegata abbastanza bene.
Intanto stavo passando avanti ad un bar, il mio bar, e decisi di fermarmi per fare colazione. Entrai.
-heeeilà!- dissi.
-Veraaa- esclamò Michel. Era il barista, un uomo quasi sui trenta, alto, muscoloso, troppo per i miei gusti, tatuaggi lungo tutto un braccio, capelli biondi, occhi castani. Quell’uomo era una cosa incredibile, una specie di strizzacervelli, sempre pronto ad aiutarti. Lo adoravo.
Attraversai la sala e mi misi seduta su uno sgabello vicino il bancone.
-allora Mike, come va?-
-eheh, Vera, sempre le solite cose, sei tu quella che ha una vita ricca di sorprese.. quindi a te come va?-
-eh, la giornata di domani non si prospetta molto piacevole. Mia sorella ha in serbo per me uno di quei suoi bei discorsetti.- dissi.
-AHAHAH, non ha capito che non sarà di certo lei a farti cambiare. Ti ci vuole solo il ragazzo giusto.-
-naah. Non ci credo in queste cose Mike. Non ci credo e basta. Insomma la maggior parte delle storie d’amore più durature o importanti finiscono col farti soffrire. Che se ne andassero lei e la sua vita perfetta, con un ragazzo perfetto, un lavoro perfetto e il resto, sono cose che non fanno per me. L’amore, nel vero senso della parola non fa per me. Magari un giorno ti innamori, passi una vita insieme ad una persona, ti ci sposi e poi poof, finisce tutto e ci rimani una merda. Non voglio fare questa fine. Non voglio fare la fine di mio padre.  E poi sono giovane, ho solo voglia di divertirmi.-
-il tuo problema è che hai avuto esempi  sbagliati. Ma credimi quando ti innamorerai sul serio, quei momenti passati con quella persona, varranno tutta la sofferenza del mondo.-
-io non m’innamoro, Mike. Io mi diverto e mi godo la vita. E le due cose non possono essere associate, almeno non per me.-  dissi.
-va bene, va bene-
Intanto aveva preparato il mio adorato cappuccino e il mio cornetto. Non c’era nemmeno più bisogno di chiedere.
-allora, dov’è Red? E Jane?- chiesi. Jane era la proprietaria del bar e Red suo figlio. Il suo vero nome era “Rudy” ma dati i capelli rossi, io lo chiamavo Red.
-beh, “Red” non è di turno e Jane è andata a fare una consegna.-
-Jane che fa una consegna? Wow, che mi sono persa?- chiesi. Rise.
-beh, una consegna alla Signora Cooper-
-aah, capisco- dissi e risi. La signora Cooper era una delle sue “migliori amiche”. Insieme si trasformavano in due pettegole sorprendenti.
-allora ieri sera che hai fatto?- chiese Mike. Io iniziai a sorseggiare il mio cappuccino.
-ieri sono andata ad una festa. A casa di Tyler.-
-ooh, Tyler! È da un po’ che non lo vedo mi sta simpatico quel ragazzo.-
-AHAHAH è un mio amico, dev’essere per forza simpatico- dissi scherzando.
-ah beh ovvio- disse. –e a che ora è finita?-
-beh a dire il vero non ne ho idea. Credo di essermi ubriacata. Grazie al cielo a casa di Tyler ci sono sempre dei vestiti miei.-
-aah, quindi hai dormito là?-
-già-
-dormito?- chiese e mi guardò. Non riuscivo a mentire a Mike.
-beh, non proprio.-
-Veera! ma sicuro che tu e Tyler siete solo amici? Insomma cos’è la ter..-
-no, no Mike, lo so, ma ti giuro siamo solo amici.. è l’alcool che fa strani effetti, davvero..-
-vabè..- disse e sorrise. Un sorriso malizioso.
-ma dai Mike, non farti idee, davvero. È il mio miglior amico, solo che quando siamo ubriachi, non so.. ti giuro non so.. non so quel che faccio..-
-e quel.. com’è che si chiamava quello dell’altra sera.. George?-
-George?-
-si, George.-
-ma no Mike, è successo per caso.-
-poveri ragazzi! E poi non maschi passiamo anche per gli “spacca cuori” – disse e rise.
-guarda che io non spezzo il cuore a nessuno. Io specifico sin dall’inizio la mia intenzione di divertirmi, poi se qualcuno capisce male non è colpa mia. Anzi la maggior parte non trovano questo mio “modo di fare” molto male.-
Rise. –giusto. Tu non t’innamori, ti diverti.- disse.
-esatto!- dissi. Avevo finito il mio cappuccino e cornetto. –vabè Mike, io vado che ho detto a mio padre che se si fosse fatto tardi avrei dormito a casa di Nicole, ma che sarei tornata a casa per le 11.- questo era il nostro accordo per i “party” che duravano fino a tardi. Nicole era la mia migliore amica ed era fidanzata con Peter che aveva conosciuto grazie a Red. Erano perfetti insieme anche se un po’ troppo appiccicosi per i miei gusti.
-capisco, capisco, il solito accordo. Il giorno in cui tuo padre parlerà con uno dei genitori di Nicole, sarai nei guai.-
-lo so quindi.. meglio godersi il presente, e quel che verrà verrà.- gli dissi con un gran sorriso.
Rise. –ti adoro. Ti giuro sei come un sole, sempre così sorridente e solare-
-esagerato- dissi.
-dai vai, e vedi di non cacciarti nei guai-
-ci proverò!- dissi e gli stampai un bacio sulla guancia. –ma non dimenticarti con chi stai parlando. Sono i guai che vengono da me!- dissi e attraversai la sala.
-non lo dimentico!- sentii dire Mike. Aprii la porta ed uscii.
  
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