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Autore: Unbreakable_Vow    11/03/2012    5 recensioni
Spero solo che non vada a finire così male, allora.
Chi l'ha detto che il paradiso esiste?
[molti più dettagli sui generi e avvertimenti all'interno]
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questo periodo, per me, è un po' di "blocco". Inizio le storie con le migliori intenzioni, arrivo a metà e poi... bum. Non riesco più a proseguirle. E' snervante, perché ora come ora sono con una caterva di storie lasciate a metà - e non è bello, fidatevi.
Ma questo non c'entra nulla con la storia in questione, in effetti. Scusatemi, è che avevo bisogno di sfogarmi un po' xD
La dedico con tantissimo amore alle shippers-.snevans che, in questo periodo, stanno ridando luce ad un pairing trattato, troppo spesso, con una dose eccessiva di angst. In particolar modo - lo permettete, vero? - a Blankette_Girl, che con la sua Irish sta facendo davvero un ottimo lavoro.
Spero vi piaccia ^^ e si, come mio solito è roba strana. Ho messo dei link alla fine per aiutarvi un po' con l'orientamento ;)



Titolo: Questa Vita
Autore: Unbreakable_Vow
Personaggi: Severus Snape, Lily Evans
Pairing: Severus/Lily
Ambientazione: ...eh, una parola. Diciamo che sono tante.
Frase-chiave: Spero solo che non vada a finire così male, allora.
Genere: Introspettivo, Romantico, Malinconico, Drammatico, Storico, Sovrannaturale... Generale, ecco.
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot, What if?, AU, Angst, Morte di un personaggio principale, Het, Dark, Slice of "life".



 

 
"Non vi è mai stato un tempo nel quale io non fossi, né tu non fossi [...] né vi sarà mai un tempo nel quale noi cesseremo di esistere insieme"

Bhagavad-Gita, Capitolo II

 


La Natura non è sempre stata generosa e abbondante nei vostri confronti. Vi ha donato nutrimento e riparo, protezione e cura, ma è riuscita al contempo a diventare una bestia capricciosa, che rapisce e inganna a proprio piacimento.
Te ne accorgesti appieno quel giorno, quando lei ti fu strappata via dalle mani per sempre.
Prima di allora, quando raccoglievi i pesci da quell'immensa distesa d'acqua posta vicino il vostro rifugio - il dio Azzurro lo chiamava lei, accusandoti quando non lo veneravi abbastanza -  li allineavi sulla sabbia formando una lunga fila. Lei raccoglieva dei piccoli sassi da lì intorno e li depositava vicino la testa di ogni pesce, fino a quando ad ogni sasso c'era un pesce che gli corrispondeva.
Avevate imparato che era meglio raccogliere tanti sassi e tanti pesci, per poterli scambiare con qualche altra persona in cambio della carne di qualche animale e qualche pietra ben levigata. Quando terminavate quella composizione vi sorridevate a vicenda per essere stati entrambi bravi nel vostro compito. Certo, ciò che faceva lei era più semplice rispetto a quello che facevi tu, ma lei ti sembrava così tanto fragile che la sola idea di lasciarla andare verso quel blu infinito ti spaventava enormemente. Avevi paura che la inghiottisse e non te la restituisse mai più.
Comprendesti che temevi il nemico sbagliato quando la trovasti distesa al suono riversa in tantissimo liquido rosso (è qualcosa che vi scorre dentro, avevate appurato qualche tempo prima) mentre un animale mangiava il suo corpo e sentivi la tua vita cadere a pezzi.
Tu avevi raccolto i pesci, ma lei non aveva raccolto i sassi.

***

Cleomene di Naucrati* era un uomo giusto e pacifico, benvoluto da Amon e saggio nell'amministrazione delle ricchezze. Proveniva da una terra lontana chiamata Grecia, dove si raccontava ci fosse una distesa sconfinata d'acqua e di verde, come mai si erano viste prima di allora. Il profondo rispetto che nutrivi nei suoi confronti era cosa risaputa; forse fu proprio per questo che venisti scelto, tu fra tutti, per portare avanti il progetto della fondazione di Alessandria d'Egitto.
La creazione di quella città impiegò molto del vostro tempo ed energie, cosicché quando moriste entrambi pochi anni dopo, venne detto che la causa fu quella città, che vi aveva portato via la vita ed il senno. Che era per Alessandria che Cleomene era diventato avaro e crudele con il popolo, pretendendo contributi troppo esosi, e tu folle e sconsiderato da declamare apertamente di volerlo uccidere attraverso forti frustrate.
Ma cosa ne sapevano loro, che a rubarti il senno furono due occhi di quel verde tanto elogiato? Cosa ne sapevano loro, di quella pelle chiara che ti accendeva i sensi e rendeva impossibile la concentrazione? Cosa ne sapevano, di quanto soffrissi quando doveva tornare dalla sua famiglia d'origine in Grecia, lei, la figlia di quel finanziere che tanto amavano?
Sanno solo ciò che hanno visto: che moristi col suo nome sulle labbra, e che lei andò in sposa ad un altro uomo, un greco.

***

Quello che ricordi di quel periodo è che ti alzavi quando ancora il sole non era sorto e andavi a dormire diverso tempo dopo che il cielo si era oscurato. In quell'arco di tempo aravi, seminavi, raccoglievi, mungevi, potavi, sbucciavi, lavavi, coltivavi, nutrivi, pesavi, spazzavi, cucivi, aggiustavi. Lo sguardo del balivo** era sempre vigile e attento, controllava te e tutti gli altri, e ogni volta che i suoi occhi notavano qualcosa di sospetto correva a riferire ogni cosa al vostro Signore.
Si diceva, e anche questo ricordi, che il Signore fosse una persona estremamente crudele, sadica, meschina e solitaria. Veniva detto fra di voi - in sussurri silenziosi, per non farsi scoprire dal balivo - che puniva i suoi schiavi torturandoli con la stregoneria, e che adorasse vederli asserviti in tutti i modi più perversi che gli balenavano in mente.
Tu a quelle dicerie non ti univi, ma dentro di te sentivi il dolore. Sapevi che era tutto vero, ogni cosa, ma come confermare tutte quelle crudeltà senza che nessuno intuisse la verità e ti giudicasse indegna? Specie quando eri tu la prima a pensarlo di te stessa.
Quello che ricordi di quel periodo è che ti alzavi quando ancora il sole non era sorto e andavi a dormire diverso tempo dopo che il cielo si era oscurato. Ma ricordi anche le ore che rimanevano, quando venivi chiamata nel palazzo del Signore per recargli quel servizio che da te più di chiunque altro bramava. Ricordi il lusso della sua dimora, i pasti abbondanti, le sue mani aggressive, il suo sguardo d'odio, e quella malefica consapevolezza di poter fare ogni cosa di te. La sua voce ruvida quando diceva d'amarti e poi ti seviziava in modi che nessun essere umano capace di un simile sentimento potrebbe mai utilizzare.
Eri giovane, ma già consumata dalle lacrime e dalla fatica.

***

Quando cammini, non girare la testa; quando parli, non aprire la bocca; quando siedi, non muovere le ginocchia; quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere forte; quando sei arrabbiata, non alzare la voce.
L'avevi imparato dall'età di quattro anni, quando tua madre aveva costretto te e le tue sorelle ad ascoltarlo ogni notte prima di addormentarvi e a recitarlo tutte le mattine quando vi svegliavate. Serviva, diceva lei, per fare in modo di non dimenticarlo mai; e funzionò, ovviamente, perché non riuscisti più a dimenticartene.
Quand'eri piccola avvertivi con un peso sempre maggiore quella che ti sembrava una prigionia, costretta a stare solo in alcune stanze della casa nell'esclusiva compagnia di altre donne. Tu eri diversa da loro: volevi vedere tuo padre, parlare con i tuoi fratelli, vivere un po' più liberamente, girare il mondo, conoscere tutto ciò che era possibile sapere. Ma niente di tutto questo ti sarebbe mai stato concesso perché eri donna, ed in quanto tale obbligata a chiudere dentro di te quel desiderio.
"Uscirai il giorno del tuo matrimonio," rispondeva la mamma alle tue lamentele, obbligandoti, subito dopo, a recitare le parole sul comportamento che si confaceva ad una donna.
Ma tutto cambiò il giorno in cui andasti in sposa a tuo marito, ad appena nove anni d'età. I piedi da poco sciolti dalla loro fasciatura a giglio d'oro*** che ti facevano male, gli occhi colmi di lacrime e i capelli raccolti strettamente attorno alla nuca; nonostante tutti quei fastidi, d'un tratto non avvertisti più alcun dolore, quando i tuoi occhi si posarono su quell'incredibile nero degli occhi di quel ragazzo.
E anche se trascorresti il resto della vita chiusa in una nuova casa, ed insegnasti alle tue bambine lo stesso mantra che ti aveva ripetuto ogni notte tua madre, fosti sempre felice e appagata, perché colmasti nella visione di quegli occhi neri la fame di conoscenza del mondo.

***

La immaginavi mentre la madre le aggiustava la crinolina e le legava il corpetto sulla schiena, facendole trattenere il respiro; fantasticavi mentre si guardava allo specchio e aggiustava i capelli nelle sue meravigliose pettinature, i boccoli rossi che le ricadevano sul viso dandole un'aria delicata e innocente. A volte, sognarla nuda sotto di te sembrava quasi un contrasto troppo forte con la fanciullezza che dimostrava di possedere.
Era la sorella più piccola di tua cognata, e a quel tempo tua madre obbligava sempre tutti voi a trascorrere pomeriggi in compagnia della famiglia della moglie di tuo fratello. Era in uno di quegli interminabili pomeriggi che l'avevi vista per la prima volta, mentre rideva e giocava con il loro piccolo Irish Terrier. La bellezza di quel volto chiaro aveva rapito i tuoi sensi come neanche quella eterea di tua moglie era mai stata capace di fare, e da quel momento non avevi fatto altro che pensare a lei.
Ovviamente, avevi fatto in modo che nessuno si accorgesse di nulla, soprattutto la ragazza. Passavate intere ore a parlare del tuo mestiere ("quello del Neviere è una delle occupazioni che mi ha sempre maggiormente affascinata," diceva con voce delicata) e tu deliziavi la tua mente con continue immagini che non combaciavano mai alla realtà.
Poi lei andò in sposa al figlio del tuo peggior nemico, e tu ricordi quel giorno come se fosse ieri. Era bella, bella come non era mai stata nemmeno nei tuoi sogni migliori, e indossava una coroncina di gigli fra i capelli e un vestito da sposa bianco come la tua neve.
Ti amava in segreto, e tu in segreto amavi lei; ma questo nessuno dei due lo seppe mai.
Moristi trent'anni dopo, consumato dalla gelosia, e lei morì il giorno dopo, piangendo sulla sua tomba. Venne chiamata coincidenza, ma la realtà era che l'uno non poteva vivere a lungo senza l'altro.

***

Quando le porte della Sala Grande si spalancarono, sentisti per un momento il tuo cuore mancare un battito e il tuo corpo contrarsi dalla tensione.
Era lì, fra quella massa di bambini che stava percorrendo la sala verso la tua direzione. Era lì, nascosto dalla moltitudine di tuniche nere e teste variopinte che si guardavano intorno smarrite. Era lì, ed era tutto ciò che restava di lei, tutto quello che era rimasto della donna che amavi. Della donna che, da bambina, aveva percorso insieme a te quello stesso tragitto nella sala: uniti allora, e indivisibili. O almeno così credevi.
In quell'istante, tutto ciò che rimaneva di lei era un bambino, il suo bambino. Un bambino che aveva un cognome sbagliato, che da lontano ti ricordava troppo lui - lui che alla fine ce l'aveva fatta ad averla, lui che avevi odiato e che avresti odiato per il resto dei tuoi giorni.
Era un bambino che non avresti mai potuto accettare, perché non era solo suo. Era un bambino che non avresti mai potuto accettare perché avrebbe potuto essere vostro.
Gli anni successivi non fecero altro che rimarcare quell'impressione, almeno all'apparenza. In realtà, ogniqualvolta quel bambino volgeva lo sguardo verso la tua direzione, quei due profondi occhi verdi ti facevano tremare forte il cuore, il ricordo della donna che ti aveva cambiato la vita vivido più che mai.
E sono proprio quegli occhi quelli che guardasti, alla fine, congedandoti da quella vita che ti aveva strappato dalla mani l'altra metà della tua anima e l'aveva portata in un posto lontano, irraggiungibile.
Lily, sto tornando da te.

***

Ha perso il conto di quante volte si sia ripetuta quella scena, ormai.
"Lui non doveva morire!"
"Amore, è solo un film."
"Non m'importa! Lui l'amava! E lei amava lui!"
"Ma veramente..."
"L'amava! Come non si potrebbe amare uno come lui? Si sono sempre amati, e sono sicura che in cielo si sono ritrovati e che adesso vivono felici insieme da qualche parte!"
"Giada, è un personaggio di fantasia. Non esiste davvero."
"Pensa quello che vuoi, per me invece si!"
"Certo, dimenticavo la tua famosa teoria..."
"Si, proprio quella! E non dire di nuovo che è una cosa stupida!"
"Non lo dirò, come vuoi."
"Però lo pensi."
"Inutile negarlo."
"Perché non riesci a contemplare la possibilità che esistano altri mondi?"
"Perché è una cosa illogica."
"Ma non è vero! Ma scusa, pensaci un attimo."
"Ne abbiamo già parlato un sacco di volte..."
"E ogni volta non ti ci soffermi abbastanza! Rifletti: che c'è di così assurdo nel pensare che quando moriamo veniamo trasportati in un altro mondo o in un'altra epoca?"
"Che la reincarnazione è tutta una stronzata."
"Invece il paradiso non lo è?"
"Lo sai che per me si muore e basta."
"Quanto sei superficiale."
"Io direi realista."
"No, superficiale."
"Uff. Se anche fosse vero, mi spieghi che c'è di sensato nel supporre che i libri siano la descrizione di questi altri mondi?"
"Per me ha senso."
"Lo pensi solo perché sei piccola e ti piace volare con la fantasia"
"Ma non è vero!"
"Certo... quindi anche le favole esistono?"
"Da qualche parte si."
"Ma per favore..."
"Pensa, magari io e te potremmo essere Severus e Lily. Gli somigliamo pure!"
A quell'esclamazione, non riesce proprio a trattenere una risata. Come fa la sua ragazza ad avere idee così strampalate?
Uff, ma a chi vuole darla a bere: la ama anche per questo.
"Ah, bene. Spero solo non vada a finire così male allora. Non voglio che ti porti via nessun James Potter"
Un sorriso tenero le balena sul volto, rendendo il verde dei suoi occhi ancora più brillante.
"Fossi cretina, lo stesso errore non lo ripeto!"
A conferma di ciò, gli dà un bacio leggero sulle labbra.



 
*http://it.wikipedia.org/wHYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Cleomene_di_Naucrati"iki/Cleomene_di_Naucrati
**http://it.wikipedia.org/wiki/Balivo
***http://www.liceoberchet.it/ricerche/geo4d_03/Cina/donne_2liv.htm



...non guardatemi così male, ora!
   
 
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