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Autore: rihanna_21    11/03/2012    4 recensioni
Lee Fletcher è una delle vittime della battaglia del labirinto. Rick Riordan, nel libro, ne cita solamente la morte. Ma chi è Lee? Lui ci cita solamente che è un figlio di Apollo. Com'è la sua storia? Io provo a scriverla e spero che vi piaccia. Partirò dall'arrivo di Lee al Campo Mezzosangue, scriverò delle sue gesta e delle sue amicizie, dei suoi amori e delle sue rabbie. Quando ho letto nel 4° libro che era morto ho sentito un tuffo al cuore ( lo stesso è stato per gli altri) così per "ricordarlo" scrivo questa storia. Buona lettura e spero che vi interessi
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 2*


L’indomani mattina fui svegliato da una mia sorella.
-Hei, piccoletto. E’ ora di alzarsi- e così dicendo mi arruffò i capelli. -Cosa? Perché devo alzarmi?- dissi ancora tra le braccia di Morfeo. –Inizia l’addestramento e oggi per te sarà il tuo primo giorno.- Così dicendo se ne andò. Mi sedetti sul letto e mi stropicciai gli occhi con i dorsi delle mani. Mi preparai e andai ad allenarmi con Jonathan.
-Perché dobbiamo allenarci?- chiesi a lui che rise e mi disse: - Sai che sei un bambino proprio curioso? Ma ti capisco se fai tutte queste domande: anch’io, quando sono arrivato qui per la prima volta, non capivo un bel niente. Comunque ci alleniamo perché se arrivano i cattivi, dobbiamo saperci difendere.- Annuii lo stesso, anche se mi immaginavo i cattivi simili all’uomo nero o al lupo cattivo... Comunque Jonathan mi porse una spada: era grande, forse più di me,e luccicava ai raggi del sole. La presi in mano, ma non avendo mai brandito una spada fino ad allora feci un pasticcio: l’arma sembrava posseduta e si muoveva incontrollabile. Non riuscivo a tenerla in mano; per poco non beccavo Jonathan che mi bloccò immediatamente.
-Ok, forse è meglio provare con una più piccola.- In effetti era una saggia decisione. Mi porse una spada più piccola, questa era più rifinita con dei ghirigori azzurrini sul piatto della spada. La presi in mano e questa volta rimasi fermo.
-Bene, ora che sai tenere in mano una spada, dovrai imparare ad usarla-
Passammo l’intera mattinata così e io imparai ad usare la spada. Ero contentissimo e ricordo che saltellavo allegro come un cerbiatto. Quella era la mia prima volta che brandivo una spada.
-Ciao Lee, come va?- ecco Chirone che avanzò verso di noi trottando. –Bene, signore- Gli dissi portando la mano sulla fronte come fanno i soldati. Chirone guardò Jonathan: perché ridevano? Chirone mi disse: -Figliuolo, non siamo mica in un campo militare: chiamami Chirone. Jonathan, avrei bisogno di parlarti- disse rivolgendosi al mio fratellone. Jonathan mi disse di rimanere nell’arena a fare qualche allenamento da solo. I due si allontanarono e io non sapevo bene che fare. Insomma, avevo ancora cinque anni e non ero ancora molto bravo a organizzare il mio addestramento. Presi la spada e lanciai dei fendenti a vuoto facendo volteggiare la mia spada nell’aria. Mi sentivo libero e felice.
Dopo qualche minuto Jonathan rientrò nell’arena e mi chiamò. Io mi diressi verso di lui.
-Cosa c’è? Non dobbiamo continuare ad allenarci?- chiesi e lui mi rispose –No, per oggi abbiamo finito. Ora dovrei parlarti per qualche minuto.-
Così dicendo ci dirigemmo verso il fiume delle canoe. Mi sedetti sull’erba fresca e Jonathan mi si sedette accanto.
-Vedi, piccoletto, questa sera ci sarà la caccia alla bandiera: siamo divisi in due squadre e ciascuna di essa possiede una bandiera. L’obbiettivo di ciascuna squadra è quello di rubare la bandiera alla squadra avversaria proteggendo nello stesso tempo la propria bandiera.
-Wow, sembra divertente!! Giocavo a un gioco simile con i miei amichetti del parco sotto casa mia.
-Vedi, quello che volevo dirti e che Chirone ha ritenuto opportuno che tu non partecipassi, perché a volte può risultare molto pericoloso per un ragazzo, figuriamoci per un bambino.
No! Io volevo giocare a quel bel gioco! Protestai ma Jonathan non fece una piega. Per convincermi mi disse che mi avrebbe regalato una spada. Non del tutto convinto annuii. Jonathan mi lasciò sulla riva con appuntamento a cena. Rimasi lì fermo e immobile a fissare il fondo del fiume: c’erano delle ragazze che mi salutarono con la mano. Io ricambiai il saluto.

***

Dopo cena tutti i ragazzi del campo si erano radunati per organizzarsi. Jonathan mi prese per mano e ci dirigemmo verso la casa numero sette. Uffa, io non volevo rimanere a fare la nanna in casa! Mi sedetti un po’ triste sul mio letto e misi la testa fra le mani.
-Mi dispiace piccolo Lee, quando crescerai potrai partecipare anche tu alla caccia alla bandiera. Mi raccomando non ti muovere di qui.- e così dicendo mi lasciò li da solo. Cosa potevo mai fare per passare il tempo? Presi tra le braccia il mio orsacchiotto e cominciai a parlare con lui come facevo di solito.
- Tito, siamo rimasti da soli io e te. Secondo me non è giusto che gli altri possano partecipare alla caccia e io no. Tutto questo solo perché io sono piccolo.
-Tuo fratello ha perfettamente ragione.- Per un secondo guardai Tito pensando che fosse stato lui a parlare. No, mi sbagliavo. Mi girai e mi trovai davanti un ragazzo biondo, alto con un fisico da atleta. Indossava un paio di jeans e una maglietta senza maniche. Aveva un sorriso brillante.
-Chi sei tu? Come hai fatto ad entrare?- chiesi confuso.
-Ciao Lee. Io sono Apollo: tuo padre.
-Tu sei Apollo?Mio padre? Ma sei giovanissimo. Io ti immaginavo hem... più vecchio-
Lui mi guardò e scoppiò a ridere: sembrava assatanato.
-Ma no, piccolo mio. E’ una lunga storia questa qui...
Felice, non seppi bene perché lo feci, gli saltai al collo e lo abbracciai. Lui ricambiò al gesto d’affetto inaspettato. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altro, io con la faccia triste.
- Cos’hai figliuolo? Per caso non sei contento di vedermi?
-No, no. Anzi, sono ultra contento di vederti, però io voglio partecipare alla caccia della bandiera.
Mio padre mi guardò sorridendo e mi disse - Oltre al fatto che sei piccino potresti farti male. Sai sei proprio come tua madre: lei adorava l’avventura e le sfide...
Diventò triste e tra noi calò un lungo silenzio imbarazzante.
-Mi manca molto la mia mamma.- dissi con i lacrimoni –Mi mancano i suoi biscotti al cioccolato e le sue lasagne, ma soprattutto mi manca quando mi faceva il solletico.-
Mio padre mi prese in bracciò e mi fece le coccole. All’improvviso cominciò a farmi il solletico e io risi all’infinito: era molto divertente.
-Bene Lee, mi ha fatto piacere rivederti. Ora devo andare.-
-No papà! Non andartene.- lo supplicai
-Quando sentirai la mia mancanza abbraccia il tuo Tito: sarà come abbracciare me, anche se io non sono morbidoso come lui e non sono ripieno di stoffa... Alla prossima, figliuolo e ascolta Jonathan.
Salutai il dio del sole e lui svanì in un alone di luce.

***

Finita la caccia alla bandiera i miei fratelli tornarono a casa trionfanti: avevano vinto. Jonathan venne da me –Ciao Lee, come te la sei passata? Lo so che ci tenevi a partecipare, ma l’ho fatto per il tuo bene.
-Non ti preoccupare Jonny(così lo chiamavano tutti) parteciperò quando verrà il momento e vincerò anche!
Jonathan mi batté il cinque e mi disse- Così si fa fratello! Ora andiamo a dormire che si è fatto tardi. Buonanotte casa numero sette!-
-JonnY,Jonny!- chiamai prima che le luci si spensero
-Cosa c’è piccolo?
Volevo dirgli che il nostro papà era venuto a farmi visita, ma non lo feci. Non so perché, sentivo il bisogno di non dirlo a nessuno
-Ti voglio bene!
- Anch’io-
La casa diventò buia e io mi addormentai abbracciando il mio Tito.

Angolo dell'autrice:
spero che il capitolo vi sia piaciuto. Nel punto in cui il piccolo Lee ricordava la mamma mi sono diventati gli occhi lucidi... Mi sto troppo affezionando a questa storia che la porterò avanti fino alla fine. Scusate se non aggiorno molto frequentemente, ma sono molto occupata.
rihanna_21
   
 
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