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Autore: Ronnie02    11/03/2012    4 recensioni
Edward ed Emmett condividono lo stesso appartamento e la stessa passione per la musica. Il primo suona la chitarra e il secondo ama il rock.
Una sera, grazie al loro amico Jasper, riescono ad entrare al concerto delle rockstar più famose del momento: le "Burners", band rock che ha come frontwoman la famosa Bella Swan.
Spero avervi incuriositi!
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Swan, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Mi odiate, lo so. Dopo due mesi aggiorno! Sono in ritardissimo e lo so, ma qui l'ispirazione non va e ogni volta che lo scrivevo mi sembrava sempre peggio. Quidi, per evitare di pubblicare cavolate, ho cancellato e mi sono detta : "Adesso, ti fermi, rifletti, e quando hai capito che cavolo scrivere, la finisci".
Esatto, la finisco, perchè questo, ragazzuole mie, è l'ultimo capitolo prima dell'Epilogo finale. Lo so, pensavo di farla molto più lunga, ma a me piace così come sta finendo. Non devo aggiungere altro, non voglio creare altri problemi, stanno bene così.
E almeno voi non dovrete aspettare ancora tante volte aggiornamenti così lontani.
Mi dispiace ancora e ora vi lascio al capitolo, ovviamente :)




Capitolo 27 – Ad ognuno la propria ragione  di vita
 


“Cosa?!”, urlò Emmett quando gli riferii cosa era successo con Hailey mentre passeggiavano insieme per la città. Aveva bisogno di parlare con un amico e Jasper era occupato con Alice. Sì, occupato…
 “Che gli dovevo dire? No? Non sono suo padre”, risposi mettendo le mani in tasca e guardando avanti mentre il vento mi scompigliava i capelli rossi.
“Non lo so, Edward, quello non mi piace. E se la fa soffrire?”, chiese di nuovo.
“Provvederò a spaccargli ogni singolo osso che si ritrova nel corpo, ma ora non posso fare nulla”, commentai mentre Emmett già pregustava il momento in cui l’avrei sbattuto fuori a calci. “A lei piace… prima Cherie, ora Hailey, non posso fermarle ed è giusto che facciano quello che vogliono”.
“Ma Jared è un bravo ragazzo!”.
“Jacob non ci è mai andato a genio solo perché stava con Bella, Emmett, ma non ha mai fatto niente di male. Anche io se fossi stato in lui avrei cercato di rimettermi con lei appena tornata dal tour. Di certo non l’avrei lasciata andare come alla fine ha fatto lui”, dissi, come Hailey mi aveva fatto capire.
“Ora lo ammiri anche?”, si stupì ridendo, mentre svoltavamo in una vita di negozi. Voleva fare un regalo alla sua Rose, magari qualche piatto nuovo per la batteria o un vestito carino per qualche festa
“Pensa se Rose ora ti mollasse per andare in tour e tornasse con un signor Nessuno, perché noi non eravamo niente prima, che la vuole tutta per sé. Non cercheresti di riprenderla?”.
“Ovvio. Morirei per la mia Rose”, affermò mentre notavamo in lontananza il negozio di Carmen, Irina e Kate. Sorrisi ripensando alla prima volta che eravamo entrati lì dentro e un pensiero andò a Tanya. Dov’era finita? Era ancora in prigione?
“Invece lui dopo qualche giorno ha capito che era finita e basta, che Bella sarebbe stata solo mia”, continuai pensando a quanto tempo era passato da quegli avvenimenti. Era gennaio e noi ci eravamo conosciuti il maggio precedente, ma sembravano passati anni e anni.
“Questo non vuol dire che se è stato mollato da Bella debba prendersi Hailey”, si rifiutò ancora di accettarlo, mentre io ormai ero stato costretto.
“Emmett… non spetta a noi a decidere per loro. E’ la loro vita, lasciamogliela vivere e basta”, dissi voltandomi verso un negozio di vestiti. Un abito corto, argenteo e senza spalline troneggiava in vetrina. Lo feci vedere a Emmett.
“Tu… tu sei un genio, bello mio!”, si esaltò correndo dentro a comprarlo. Risi, vedendolo così felice, e ripensai a ciò che avevamo detto. Ormai era uno di noi, Jacob, anche se non volevo, non potevo evitarlo.
Quando ebbe finito, il mio amico uscì dal negozio tutto contento ma con il portafoglio dimezzato. “Tutto per la mia dolcezza”, si giustificò ridendoci sopra. Tornammo a casa e lì trovammo tutti, come se ci fossimo dimenticati di una riunione familiare.
Hailey era seduta accanto a Jacob per terra, vicino alla casa diroccata, giocato a scacchi forse, e rideva come una matta. Ad un certo punto si alzò e Jacob cominciò a rincorrerla, facendola ridere ancora di più. Afferrò la sua maglietta dei Pink Floyd e l’abbracciò svelto.
“Forse, ma solo forse, potrei dire che sono carini. Ma forse, quindi non dire che l’ho detto”, confessò Emmett guardandoli prima con un sorriso e poi con una smorfia. Ma sapevo che anche lui era felice per la mia migliore amica.
Mi voltai e notai l’altra mia piccola donna. Cherie era sulla casa sull’albero con una gamba a penzoloni e un quaderno sull’altra, mentre Jared da dietro di lei, guardandola, strimpellava una chitarra ridendo. Stavano scrivendo qualcosa per caso?
“Sì, loro sì che sono carini”, sorrise Emmett facendomi scoppiare a ridere per il tono in cui l’aveva detto.
Scossi la testa e entrai nella catapecchia, dove Charlie e Alice stavano parlando di non so cosa, mentre Rose e Bella stavano giocherellando con dei vestitini da bambino, sorridenti.
Jasper poverino era rimasto solo nella stanza della musica, e così andammo a fargli compagnia dopo che diedi un bacio a Bella e quasi Rose non strangolò Emmett dalla felicità per il regalo.
“Heilà!” lo salutò Emmett facendolo spaventare e voltare verso di noi. Sempre il solito maleducato, pff!
“Ciao Jazz, come stai?”, chiesi io cercando di non fargli prendere un altro infarto.
“Hey, gente. Tutto bene la passeggiata remunerativa?”, domandò voltandosi ma rimanendo con le spalle contro la finestra.
“Sì, abbiamo fatto un giro. Tu, tutto ok?”, replicò Emmett mettendosi a giocherellare con la chitarra di Alice, strimpellando un po’.
Ma non era capace, per niente, così Jasper gliela tolse di mano in fretta e la rimise al suo posto, quasi frettoloso di non rovinarla. Sapeva che se si fosse anche sfrisata di un millimetro, la sua ragazza avrebbe dato di matto e a quel punto per lui sarebbe stata la fine di una giornata in tranquillità.
Alice era la più protettiva di tutte per il suo strumento. Rose lo era, ma se avevamo voglia di giocare ci lasciava volentieri la sua batteria per fare finta di essere batteristi professionisti. Era una cosa divertente.
Bella dal canto suo non aveva nulla da prestarci fisicamente, ma a volte Emmett si improvvisava cantante scatenandosi con il microfono e facendo le sue stesse mosse. Il che non era molto gradevole visto che, oggettivamente, guardare il sedere della mia ragazza non era lo stesso che guardare quello di Emmett. Oggettivamente!
“Che succede?”, chiese Emmett sedendosi allora lontano dagli strumenti e guardando Jasper.
“Non lo so… mi sento strano, come se qualcosa stia per cambiare”, disse lui, quasi con lo sguardo perso e vitreo.
“Certo che sta per cambiare. Tra un po’ diventerai zio!”, scherzò lui facendomi l’occhiolino, provocandomi una risata.
“Appunto, Emmett! Guardaci! Edward ormai sta costruendo la sua vita. Nel momento giusto sposerà Bella, tra un po’ avranno un figlio, la musica li porterà lontano anche senza di noi… noi cosa stiamo facendo?”, continuò guardando l’altro mio migliore amico. “Noi stiamo prendendo ciò che viene, facendocelo andare bene. Abbiamo conosciuto le ragazze. Ok. Ci siamo trasferiti a LA. Ok. Siamo una specie di ballerini della band. Ok. Ma cosa abbiamo di solido?”.
“Oh, dai Jasper, abbiamo ventinove anni mica quaranta! Abbiamo davanti l’esistenza per pensare al futuro. Ora hai Alice, io ho Rose e va bene così”, commentò Emmett, lasciando perdere la solita melodrammaticità di Jasper. “Non credo che tu sia capace di mollarla, o lei di mollare te. E così con me e Rose. Le abbiamo trovate e, come con Edward, arriverà il momento giusto anche per noi. Dobbiamo solo aspettare, amico”.
“Sì, ma il lavoro…”.
“Se la band dovesse, per maledizione di non so cosa, sciogliersi troveremmo qualcosa d’altro. Non siamo degli sfaticati e anche se il college non era la nostra priorità non ce la caviamo male!”, ribatté svelto di nuovo Emmett.
“Ha ragione, Jasper. E poi che cambia tra me e voi?”, chiesi io, avvicinando a lui. “Sì, sto per avere un figlio, e ora con Bella è tutto ok, ma anche voi siete messi come me”.
“Già… visto Jasper? Calm down, amico”, disse Emmett venendoci ad abbracciare tutti e due.
“Ok, ok, ho capito. Come al solito avete ragione”, ridacchiò. Jasper era sempre il solito che si faceva mille problemi, e noi come al solito dovevamo aiutarlo a calmarsi.
Tornammo dalle ragazze, cercando qualcosa da fare. Emmett andò con Rose in cucina a mangiare qualcosa, Jasper tolse Alice dalle grinfie di Charlie e se ne andarono di nuovo a suonare, visto che era mezzo intenzionato ad imparare chitarra, mentre io rimasi con Bella e suo padre.
“Come stai?”, chiesi poggiandomi vicino a lei.
“Bene, solo un po’ stanca”, commentò con le mani piene di vestitini. Non sembrava molto entusiasta.  “Stanno esagerando la cosa…”.
“Ti vogliono bene, vogliono prendersi cura di te”, commentò Charlie prendendone uno rosa, piccolissimo, con dei piccoli pizzi bianchi sulle manichine.
“Lo so, lo so”, sorrise Bella. “E gliene sono grata, certo. Ma a volte vorrei che questa storia riguardasse solo me, non il mondo intero”.
“E’ il prezzo di essere famosa”, commentai io.
“E’ il prezzo per avere due migliori amiche che per te si butterebbero nel fuoco”, mi corresse. “E voglio loro un mare di bene, anche se preferirei un po’ di privacy”.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene”.
“Oh, sì… tu ci voglio vedere al parto, Edward Cullen!!”, sorrise come a sfidarmi. Riprese in mano i vestitini e li rimise nella scatola.
 
E cavolo, aveva ragione.
Quella mattina del 27 aprile era più vivace del solito, sorrideva a tutti e canticchiava allegramente. Niente poteva intristirla.
Era andata a trovare Rosalie, che era incinta anche lei al secondo mese e Emmett non stava più nella pelle. Jasper si era depresso un po’ a saperlo.
E non solo lui. Alice aveva scoperto, con degli esami, che sfortunatamente non era in grado di avere figli. Furono giorni difficili e con due amiche incinte era difficile non pensarci.
Ma alla fine arrivò Charlie con un biglietto. Arrivava da Renèe, che era andata a visitare un orfanotrofio per adottare un secondo figlio con il suo secondo marito.
Bella e lei non avevano mai riappacificato, ma Charlie rimaneva il punto debole, quindi lo aveva avvisato di tutto, quando nacque. Ci rimase male, ma alla fine anche lui prese la cosa con filosofia.
Alice l’aveva guardato abbastanza male quando le aveva proposto un’adozione. Sapeva che la sua voglia materna non sarebbe mai sparita, ma era un compromesso per una mezza felicità.
Lei e Jasper avrebbero avuto una famiglia, e uno di quei bambini avrebbe vissuto una vita degna di essere chiamata tale, in una casa degna di quel nome.
Avevano così preso appuntamento a Seattle per il 19 di maggio ed erano febbricitanti da settimane.
Insomma, tutti avevano raggiunto un tale livello di felicità che anche la nostra musica fruttò a meraviglia.
Ed era per questo che Bella era andata a trovare Rose. Lei con il pancione era stanca e non ce la faceva più con le prove, così dava i nuovi testi a Rose, che li passava a Alice, e facevano loro la musica.
Avevano deciso che appena tutti i bimbi sarebbero stati in casa avrebbero debuttato di nuovo con un nuovo album, per poi aspettare ancora qualche mese, ovviamente, per il tour.
Charlie aveva accettato la cosa. Ora, con il nipotino, il suo fare paterno aveva superato di gran lunga il manager assatanato di denaro, e Bella era molto felice della cosa.
Però alla fine qualcosa in quel giorno qualcosa cambiò. Una telefonata.
“Edward!”, sentii urlare da Emmett nell’auricolare. Mi uccise il timpano, porca miseria! “Edward, ospedale. ORA! Stiamo accompagnando Bella. Sta per partorire… muoviti, cazzo!”.
O porca puttana! Non gli risposi nemmeno e buttai il telefono sul divano della casa di Bella, ormai nostra, non ricordandomi che mi sarebbe servito più tardi.
Mi fiondai in macchina e, fregandomene della velocità con cui andavo, mi fiondai all’ospedale.
Fortunatamente non incrociai nessuno, nemmeno i paparazzi si fecero vedere, e alla fine arrivai all’ospedale. Parcheggiai la macchina nel minor tempo possibile, cercando di stare nelle righe bianche, e poi mi fiondai verso l’entrata.
“Buongiorno, di cosa…”, cercò di dire l’assistente alla clientela.
“La mia ragazza è sala parto, credo. Bella Swan!”, chiesi mentre tutti si fermarono da quello che stavano facendo, a sentire quel nome.
“Lei è?”, chiese quasi annoiata, controllando il suo computer.
“Un dannato ragazzo che vuole sapere di suo figlio!”, urlai facendola saltare in aria. “A lei non deve fregare un cazzo di chi sono io. Mi dica dove si trova Bella Swan!”.
“Reparto 12, secondo piano, a destra. Aspetti in sala d’attesa e dica alle infermiere che è lì per lei”, mi rispose alla fine, tutta impaurita.
“Grazie mille”, sbottai. “Alleluia!”.
Lasciando perdere tutti gli sguardi, i risolini o le parole sussurrate dalle gente al mio fianco mi precipitai al secondo piano, entrai nel reparto 12 e in fondo ad un corridoio notai Emmett, che camminava avanti e indietro nervoso. Rose non c’era.
“Emmett, dov’è Bella? E Rosalie?”, chiesi mentre lui si fermava e mi veniva incontro.
“Sono tutte e due dentro, ma adesso non puoi seguirle. Tranquilla, andrà tutto bene, me l’hanno assicurato”, mi calmò portandomi verso le sedie. “Ora… dobbiamo solo aspettare”.
“Quanto?”, chiesi. Ma lui alzò le spalle e cominciò a battere i piedi per terra, nervoso.
E passarono secondi. Passarono minuti.
Passarono ore.
“Emmett cazzo, quanto ci vuole?!”, urlai all’improvviso, con la testa che mi scoppiava. Non sapevamo ancora niente, ero nervoso peggio di quando ero arrivato e il tempo non finiva più.
“Edward, calmati”, mi disse, indicando un’infermiera che era uscita dalla sala parto. Scattai in  piedi, per chiederle informazioni.
“Oh, lei è il padre?”, chiese come se stesse parlando ad un orsacchiotto.
“Sì, perché?”, domandai quasi rozzo, ma capì che era per il nervosismo perché aprii la porta della sala parto.
“Senta qui”, disse subito dopo. E dopo quale secondo…
Ueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, fu l’unico rumore che sentii. Il rumore che, ne ero certo, avrei sentito fino ad averne la nausea per le alzate notturne. Ma era lui… o lei. ed era bellissimo.
“Bè, direi che può entrare”, sorrise lei, andando a chiamare qualcuno, mentre Emmett fu subito al mio fianco.
Un dottore ci fece entrare, Emmett filò dritto da Rosalie, un po’ impaurita per il suo futuro parto ma con uno sguardo dolce. E guardavano Bella.
“Edward”, mi chiamò stanca, con voce roca. La fissai anche io e mi venne da ridere, per un istante.
Aveva la faccia rossastra, per la stanchezza, i capelli legati in una treccia ormai distrutta, con delle ciocche di ciuffo che le coprivano il viso, la bocca gonfia, segno che si era morsa le labbra, e la pelle imperlata di sudore.
“Signori Cullen… auguri, per la vostra piccolina”, ritornò il dottore che aveva fatto entrare me e Emmett, con un fagotto in braccio. Rose stava per dire qualcosa a proposito del cognome ma lasciò perdere, lasciando che Bella prendesse in mano la piccola.
“Allora è una Vicky? Vicky Cullen?”, chiese sorridente lasciando intendere che lo sapeva da una vita. Maledetta.
“Nah”, fece una smorfia Bella, sorprendendo tutti. “Ve l’ho detto, non mi piace anticipare e non ha la faccia da Vicky”.
“Cosa?! Stai scherzando?”, chiese Emmett, segno che avevano fatto delle scritte con il nome Vicky, ci avrei giurato l’anima.
“Allora come la vuoi chiamare?”, domandai io ridendo.
“Io ve l’avevo detto”, li prese in giro Bella. “E vorrei chiamarla… Destiny, perché è grazie a lei che il destino ci ha fatto riappacificare”.
“Des… Destiny?!”, balbettarono i nostri amici.
Io e Bella ridemmo, guardando la piccola con gli occhi verdi e i capelli marroni. Era nostra, ed aveva un po’ di me e un po’ di lei. “Sì, proprio Destiny”.
“Benvenuta in famiglia Destiny Cullen”.
 


....
Note Dell'Autrice:
Avete visto? Niente Vicky xD
Sì, la bambina non si chiama Renesmee, non perchè non mi piaccia il nome ma perchè 1. questa è un OCC 2. Bella e Renèe non vanno d'accordo come dovrebbero per fare in modo che Bella voglia chiamare sua figlia con metà del suo nome
E anche l'aspetto è diverso, si perchè amo gli occhi verdi e volevo che li avesse presi dal suo paparino.

Vi aspetto per l'epilogo, donzelle. Vi giuro che mi ci metto d'impegno e aggiorno presto. In caso contrario, uccidetemi xD
Ronnie02
   
 
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