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Autore: AntoThunderbolted_    11/03/2012    5 recensioni
Talvolta la vita ci riserva delle sorprese che ci aiutano a rafforzare la nostra corazza, o meglio, non dicendo stronzate, ad indebolirci.
Poi, c'è chi riesce a superare quel baratro che cerca di travolgerlo, chi no.
Loro sono giovani e disperati. E' un dolore struggente, veemente, impetuoso, che sorride beffardo alla vista dei loro visi distorti dal dolore.
Il peggio avrà mai fine? E l'amore vince sempre, come dicono tutti? Tutto da vedere.
Dal nono capitolo:
[...]"Un urlo simile a quello che ho appena sentito aveva irrotto tutta l'aria circostante.
Era strozzato, soffocato, glaciale.
Era un lamento, contrito, angosciante.
Era la voce della disperazione.
Robert e io ci eravamo alzati di fretta, e varcata la soglia di casa, l'immagine era spasmodica e talmente violenta che avevo sentito la terra venirmi a mancare sotto i piedi, e tutto si era fatto buio." [...]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. :)
Allora, eccomi con il nuovo capitolo.
Prima che iniziate a leggerlo voglio mettere in chiaro alcune cose.
Questo capitolo è forte e pesante. L'altra volta vi avevo avvisati del fatto che avrei trattato un argomento MOLTO delicato, e bene, oggi è arrivato il momento. 
So che verrò criticata e possibilmente anche pesantemente, ma accetterò tutto e continuerò, l'importante è che non offendiate la mia persona. Con rispetto ed educazione si può dire tutto. 
Ripeto, non voglio essere superficiale e non ho mancanza di tatto, semplicemente voglio trattare quest'argomento perché penso non sia un tabù. E' vero, posso sembrare irresponsabile e pazza, ma la penso così. 
Credo che parlarne, soprattutto per sensibilizzare la gente, su quest'argomento non sia una brutta scelta. Ovviamente, potete pensarla diversamente da me, ma se non vi sta bene e non vi piace questa fan fiction non leggetela e stop.
Moltissime persone soffrono di ciò di cui in questo capitolo io parlo.
Non sono fatti vissuti sulla mia pelle, ma sono documentata, perché una persona a me cara ne è vittima. Questo lo dico solo perché potreste chiedermi come certe cose le so. Beh, alcune le immagino in base a ciò che ho letto. Non sono sadica, ma immagino solo quello che il mio personaggio possa provare. 
Niente, ci sentiamo alla fine. 
Buona lettura! -Anto.


POV Kristen.

Aprendo gli occhi, una luce accecante mi abbaglia, e non mi permette di vedere cosa c'è intorno a me, di nuovo.

Ancora una volta, ad occhi aperti, non riesco a vedere la mia vita scorrere veloce senza me.

La stanza, dove apro gli occhi, è bianca e beige, un piccolo comodino anch'esso bianco è accanto al mio letto, una finestra chiusa a metà, e un aria asfissiante.

Qui dentro sembra che tutto sia fermo, non esiste né tempo né spazio. Tutto bianco.

Cerco di alzarmi, ma qualcosa mi trattiene: un tubo trasparente è attaccato al mio braccio destro, nell'altro una flebo e nel naso un altro tubicino.

Ecco come e cosa mi sono ridotta.

In fondo, volevi questo Kristen, no? E se rispondessi si?

Quando stai male tutti si accorgono di te, anche quelli per cui hai vissuto costantemente nell'ombra.

Quando soffri, fisicamente, hai tutte le attenzioni delle gente che ti vuole bene, ti illudi di non essere poi così oscurata dagli altri, credi di avere un posto anche tu nel mondo, e invece, quando stai male dentro?

Chi c'è quando stai male psicologicamente? Nessuno.

Rimani te stessa e il tuo dolore.

E' da fottuti egoisti, non accorgersi che la vita di una persona a cui, in teoria, dovresti tenere, va a puttane e tu non te ne rendi conto fin quando non vedi colare del sangue dal suo cuore.

Pensandoci, preferisco che nessuno mi chieda "come stai?", la maggior parte delle volte non importa a nessuno, una piccolissima parte tiene a te davvero e proprio per questo non puoi rispondere come stai realmente per non fare soffrire nessun altro, e poi c'è la restante parte che lo dice per iniziare una conversazione, e tu devi rispondere con la solita e monotona frase: "Bene, grazie. Tu?" Oh, non è da bon ton rispondere "va tutto una merda” o "cazzi miei", giusto?

E adesso quante volte dovrò mettere su un amaro sorriso per rassicurare gli altri?

E me? Chi mi rassicura? Nessuno.

Per me, non c'è mai nessuno, se non un sentimento, una cosa astratta che mi è impossibile vedere o toccare, insomma: quel tiranno dolore.

Vorrei piangere, ma le lacrime vogliono proteggersi. Forse da me?

Quando mi volto, sul precipizio della porta una dottoressa mi sta osservando.

I suoi occhi la dicono lunga, è come se sapesse già quella che sarà la nostra conversazione, o meglio, le mie risposte.

Si avvicina, io sono immobile.
“Io sono la dottoressa Marie Foster, ma tu chiamami semplicemente Marie, probabilmente da oggi in poi staremo in contatto. Tu sei Kristen, giusto?” la sua voce è dolce, ma nasconde una nota di tenerezza.. o pena?

Ma io non voglio far pena a nessuno, cazzo. L'ho fatta per troppi anni, non ho già scontato la mia prigionia?

Guardandola, è giovane, non avrà più di 35 anni. E' alta e magra, dei capelli biondo cenere cadono sulle sue spalle, mossi.

I suoi occhi sono azzurri e cristallini come il mare, e le labbra piene e rosee sono piegate in un mezzo sorriso rassicurante. I tratti del suo viso sembrano gridare salvezza.

Ma la salvezza è destinata solo a qualche fortunato, no? Io so già che non faccio parte di coloro a cui qualcuno getterà un ancora.

La fortuna mi ha lasciata anni fa, o meglio, da me non è mai venuta.

Ehy, sei sveglia? Sei Kristen, no?” persa nei miei pensieri mi ero dimenticata di rispondere.

Provo a farlo, ma non voglio, e non so nemmeno il perché, così annuisco semplicemente.

Penso che tu abbia capito dove sei -annuisco di nuovo-, quindi adesso dovresti rispondere a un questionario, va bene?”

Va bene o no, che t'importa? Se ti dicessi che non va niente bene tu mi eviteresti questo 'questionario'? Non penso proprio. Nella vita vince chi comanda, chi è più forte, chi impone qualcosa agli altri, non è forse così? E bene, tu sei più forte di me, quindi che mi chiedi a fare se va bene?

Va bene”.

Vuoi che ti legga io le domande o vuoi rispondere sola, con carta e penna?”
Sola, voglio restare sola” -per sempre, aggiungerei.
“Oh, proprio come pensavo. Va bene, ecco tutto, io esco, sono qui fuori, quando hai finito chiamami.”

Ok..okay.”

Cosa vuol dire 'proprio come pensavo'? Chi è lei per conoscermi così bene da sapere quale sarebbe stata la mia risposta?

Non posso permettermi di farmi scoprire, non posso permettere che qualcuno oltrepassi la mia corazza. No.

Cerco di sistemarmi, per quanto possibile sia con tutti questi tubi, per cercare di scrivere, così prendo la carta e la penna appoggiata vicino le mie gambe, dove l'ha lasciati quella dottoressa.

E' solo un foglio dove dovrei rispondere semplicemente si o no, si dovrebbe anche aggiungere la frequenza.

I due monosillabi più difficili del mondo, eppure quelli più pronunciati.

Un si o un no, ti può cambiare la vita, può rendertela più bella o più difficile.

Si o no, bianco o nero, luce o buio, felicità o dolore, paradiso o inferno.

Comincio a leggere, senza realizzare cosa vogliano davvero dire quelle parole.

La paura prende il sopravvento su di me.

 

  1. Il cibo controlla la tua vita? Si.

  2. Hai paura d'ingrassare? Si.

  3. Quando hai fame eviti di mangiare? Si.

  4. Ti preoccupa il pensiero del cibo? Si, tanto.

  5. Controlli le calorie del cibo che mangi? Si, a volte.

  6. Ti è mai capitato di mangiare senza mai fermarti? Si, una volta.

  7. Fai il cibo a piccoli pezzi? No.

  8. Eviti di ingurgitare cibo pieno di carboidrati? Si.

  9. Vomiti mai dopo aver mangiato? Si, qualche volta.

  10. Hai stimoli di vomito dopo aver ingurgitato il cibo? Si, quasi sempre.

  11. Ti senti in colpa dopo aver mangiato? Si, ogni volta.

  12. Ti preoccupa il pensiero del grasso sul tuo corpo? Si, continuamente.

  13. Eviti i cibi con zuccheri? Si.

  14. Mangi cibi ritenuti dietetici? No.

  15. Riesci a controllare la fame? Si, lo faccio ogni giorno.

  16. Gli altri insistono per farti mangiare? Si, è insopportabile.

  17. Il cibo occupa molto tempo e pensieri? Si, ogni secondo.

  18. Ami sentirti lo stomaco vuoto? Si, è una bella sensazione.

  19. Segui qualche dieta? No, e non voglio farlo.

  20. Desideri provare cibi diversi dal solito e più elaborati? No, mai.

 

Come possono venti dannate domande farti capire in che tunnel tu sia entrata?

No, non può essere. La vita non può essere così cattiva da accanirsi solo contro me.

Ho forse fatto qualcosa di vietato?

Qualcosa di soprannaturale di cui nemmeno io sono a conoscenza?

Qualcosa per cui dovrei essere messa a tacere, per sempre?
Adesso, ditemi, se qualcuno mi sta ascoltando o sta leggendo ciò che la mia mente sta producendo: ho forse fatto un torto all'umanità?

Rispondetemi, vi prego! Perché nessuno vuole capire che non riesco più a reggere altro peso su queste spalle?

Scusate se sto pensando di poter amare o innamorarmi di qualcuno.

Scusate se ho pensato di poter regalare un po' di quella fiducia che mi è sempre stata negata.

Scusate se ho pensato di poter vivere anch'io, come la gente normale.

Scusate. Scusatemi anche per chi ha sbagliato come me, per chi ha ucciso e si è suicidato, per tutti quelli che hanno fatto la guerra e che sono finiti sui libri di storia.

Devo pagare io per tutti loro? Ditemi, almeno mi rassegno.

Ascoltatemi! Rispondetemi!

Delle lacrime scivolano lungo il mio viso, questa volta nemmeno loro riescono a trattenersi, i singhiozzi prendono un ritmo più forte, s'impossessano del mio petto, prendono in mano la mia vita.

Potrò mai farlo anch'io? Potrò un giorno sentirmi abbastanza forte da porre io una domanda senza riceverne un'altra in cambio di una risposta?

Vorrei urlare, ma non posso, un mano dentro me stringe le mie corde vocali, è possibile?

Ho delle catene che mi tengono attaccata a tutto questo.. non so cosa, come posso definire lo schifo che sento dentro?
Anche i tubi, adesso, vogliono trafiggermi la pelle? No, mi dispiace, non riesco a sopportare più.

Comincio a strappare la flebo, e poi tutti il resto, mi graffio, esce sangue, ma ostinata continuo.

Se nessuno può vedere il sangue che cola dal mio cuore, perché non devo far vedere quello si può da fuori?

Ancora dolore, e di nuovo sono io la causa di esso.
Forse sono io la masochista, la pazza, la folle.

Forse io sono malata di me stessa, perché quale altra malattia può essere peggio di quella di non trovarsi dentro? Di non trovarci in noi stessi?

Chiunque mi possa sentire, mi dica, è peggio essere malati di sé stessi o di qualcos'altro a cui può rimediare una maledetta cura?

Oh, credo la prima, sapete? Chi ci dice come curarci? Chi ci prescrive le medicine per curare l'ansia del nostro cuore? E se non lo si trova? Il cuore intendo, se non riusciamo a sentirlo battere?

Se vorremmo sentire le vene pompare adrenalina allo stato puro, ma che non sanno dove sboccare? Vomiterò parole di schifo, e mi farò sentire, ma sono sicura: tutti si tapperanno le orecchie.

Robert. Robert, dove sei?

Sei entrato nella mia vita da poco, l'hai presa anche tu, mi hai fatto tua, e non lo sai ancora.

Vorrei tanto resisterti, sai? Vorrei essere così forte da dirti di lasciarmi nella mia merda, ma non ci riesco, sono egoista. Fin troppo.

Ti prego, vattene tu da me, prima che io ti possa fare del male.

Quando chiamerò quella dottoressa, vedrà le risposte e ti darà la notizia, tu.. tu cosa farai?

Non mi offendo se scapperai a gambe levate, tranquillo.

Nella vita, nulla è per sempre, capisci?

Ho ancora le tue parole in testa, ragazzo, sto impazzendo più di quanto io non lo stia già facendo.

Il tuo viso copre ogni millimetro di questa stanza nuda, ogni singolo pensiero, razionale o irrazionale che sia.

Mentre di distruggo dentro, mentre rispondevo a quel questionario, mentre prendo coscienza di ciò che sono diventata: i tuoi occhi mi tengono legata a un lembo di stoffa che non mi permette di cadere del tutto e non rialzarmi più.

Non posso sopportare l'immagine del tuo viso contorto dal dolore per ciò che tra poco ti diranno.

Oh, soffrirai, vero? Lo farai per me? Non voglio, sappilo.

Non lo meriti, perciò vattene, vattene via e non tornare più, fallo per me.

Ci distruggeremo insieme allora, e io non posso permetterlo.

Come potrei sopportare di fare del male anche a te? Dimmelo tu, uomo perfetto.

Ho una fottuta paura, come puoi avermi stregato in così poco tempo?
Stai provando lo stesso? Hai paura e voglia anche tu allo stesso tempo, come me?

Da quella porta non voglio che entri la dottoressa, entra tu, ti prego.

Voglio vedere il tuo sorriso, i tuoi occhi, e poi pregarti di andartene, prima che la cosa degeneri.

Caccio un urlo fuori, non voleva stare più dentro, voleva scappare anche lui, da tutto ciò che di brutto ci sia dentro me.

Mi alzo, guardo le mie braccia graffiate, e mi dirigo verso la finestra. La apro tutta, e una folata di vento mi scompiglia i capelli.

Non potrei essere come il vento, io?

Lui fa tutto ciò che vuole, entra quando e dove gli pare, sfinge chi lo infastidisce, e urta i cattivi. Talvolta anche i buoni, è vero, ma è il prezzo da pagare per chi, nella vita, non vuole essere un bastardo per ottenere tutto ciò che vuole.

Kristen, cos'è successo? Ti senti male?” la voce della dottoressa mi riporta alla realtà, non l'avevo sentita entrare, mi volto, ed eccola dietro me.

Osserva le mie braccia, e credo che capisca a volo la mia reazione, infatti, si volta e fissa il foglio con le mie risposte, poi si rigira verso me e si avvicina di più, quasi come a volermi abbracciare.

Mi dispiace, piccola” mi accarezza la spalla, e mi attira a se.

Mi conosce da poco, ma è come se riuscisse già a leggermi dentro, però io non voglio il dispiacere di nessuno. Comincio a darle fragili pugni in pancia, e lei lascia fare, perché non mi ferma? Perché nessuno cerca di mettermi in carreggiata?

Continuo, aumento l'intensità, ma lei non fa altro che abbracciarmi.

Non voglio far pena alla gente, perché qualcuno dovrebbe avere compassione di me?
Non sono un alieno, sono una semplice e sfortunata umana, rassegnata alla vita.

Questa volta, il pianto diventa disperato, e faccio passi indietro. Appena tocco il muro mi lascio scivolare a terra, non riesco a controllare le urla, e sinceramente, non voglio nemmeno farlo. Non ho più la forza.

Perché dovrei trattenermi? Chi lo ha mai fatto con me? Ah, si: nessuno.

 

 

POV Robert.

 

February 15, 2002.

Hei amico, ci vediamo al parco alle 7 pm, okay? Poi andiamo al pub e sbronzarci un po', eh.”

Va bene, va bene, a dopo allora!” Mi preparai, salutai mio fratello e uscì.

 

-

Tom, dove sei? Sono qui ad aspettarti da circa dieci minuti, è successa qualcosa?”
“Oh, Robert, piantala. Sono per strada, sta' tranquillo!”

Aspettai un altro quarto d'ora, poi arrivò.

Mi stavo preoccupando, Tom. Devi avvisarmi se ritardi!”

Sei paranoico, brò, lasciatelo dire, -rideva- ma tuo fratello non viene?”

Non so, non gli ho chiesto, ho pensato che volesse uscire con la sua ragazza”
“Ah, scemo. Ora gli chiamo, vedrai che ci raggiungerà”.

Fa' come vuoi, ma come viene se ho io la macchina?”

Fa niente, lo passo a prendere io, tranquillo. Aspetta, lo sto chiamando”

Ed io? Io rimango come un imbecille solo ad aspettarvi?”
“Puoi sempre passare a prendere Marcus e poi ci vediamo tutti al pub, mh?”

Va.. va bene.”

Amico, c'è qualche problema? Sembri.. teso.”

Ho ansia, Tom. E' come se stesse per succedere qualcosa di orribile. Ho un brutto presentimento, tutto qui.”

Aaaah, dai. Dopo il secondo bicchiere di birra non capirai più niente, tutte le paure andranno a farsi fottere, te lo prometto, okay?” annuì, non convinto.

Lui chiamò mio fratello, e lo andò a prendere, io mi diressi verso la casa di Marcus, a cui avevo chiamato per avvisarlo che l'avrei passato a prendere io.

 

Dieci minuti dopo, la mia vita cambiò.

Io e Marcus eravamo appena entrati nel pub in cui avevamo appuntamento con gli altri, per aspettarli, poi due squilli, ansiosi di farsi sentire.

Una chiamata e il mondo crollò.

Robeert! ROBERT! Dove sei? Cazzo, Rob. Sono Tom! Vieni, VIENI QUI! Merda!”
Quando stai aspettando che quel fatidico momento arrivi, quando sai che prima o poi succederà, sai che da quel momento niente sarà più come prima.

Il mio respirò accelerò, solo la conferma, e tutto ciò che fino a due minuti prima avevo solo temuto, si sarebbe realizzato.

To..TOM! Dove siete? Cos'è successo? Tom, mi senti? Rispondimi! Mio fratello è lì con te?!”

Il viso di Marcus preoccupato, e un pianto disperato dall'altra parte del telefono, coperto da voci in lontananza e sirene.

Abbiamo avuto un incidente, Rob. Vieni, ti prego! POI POTREBBE ESSERE TARDI! SBR.. SBRIGATI! ”

Troppo tardi? Tardi per cosa? Perché non mi spiegava tutto chiaramente?
Un incidente può succedere, no? Ma se non fosse successo niente.. tutto quella paura non ci sarebbe stata, giusto?

DOVE SIETE, TOM? DOVE DEVO VENIRE? CAAZZO!”

A..all'angolo di casa tua.”

Non ebbi il tempo di capire nulla, corsi via da quel locale, seguito da Marcus.

Salimmo sull'auto e cinque minuti dopo fummo all'angolo della strada si casa mia.

C'era tantissima gente, l'ambulanza, la macchina della polizia e tutti i miei vicini di casa, tutti attorno a un cerchio.

Mi avvicinai, e ciò che visti mi distrusse, per sempre.

Mia mamma urlava disperata, piangeva e si graffiava il viso, Tom era alzato, tremante come una foglia, tutto taceva, solo urla.

Non capì, non fin quando non mi avvicinai per scoprire che steso a terra c'era mio fratello.

Mi accasciai vicino a lui, presi la sua testa tra le braccia, lo accarezzai, e per un secondo aprì gli occhi. M'illusi che potesse farcela.

Robert, non mollare mai. Ti voglio bene.” Chiuse gli occhi, in un sonno infinito.

Mio fratello mi morì tra le braccia, e io fui un essere impotente, ero così piccolo, e la morte si era portata via ciò di più caro avevo.

NO, TAYLER, NO! NON VOGLIO MOLLARE, MA NON FARLO NEMMENO TU! NON PUOI LASCIARMI IN QUESTO FOTTUTO MONDO A COMBATTERO SOLO, OKAY?

APRI GLI OCCHI, CAZZO! APRI GLI OCCHI! TAAYLER! TI AMO, FRATELLO MIO.”

Potevo sentire ogni cosa singola cellula del mio corpo cedere, fu come morire anch'io, o assistere alla mia morte, perché io e lui eravamo un'unica persona, ci completavamo, lui era la parte migliore di me: e se n'era andata.

Mi stesi accanto a lui, abbracciandolo, baciando il suo viso per l'ultima volta, e rimproverandolo di avermi lasciato a marcire all'infermo senza il mio angelo.

Colpa mia, ecco cos'era.

Dovevo ascoltare il mio istinto, non farlo uscire, e invece adesso mi ritrovavo a piangere sul suo corpo.

Ero morto tra le mie braccia, e io non stavo facendo niente.

Non riuscivo a sentire più niente, solo dei gemiti, i miei.

Volevo essere abbastanza potente da pensare che fosse solo un brutto sogno, oppure abbracciare mia madre e consolarla, ma tutto ciò di cui fui capace fu gridare dal dolore. Rivissi tutti i nostri momenti, belli e brutti.

Le risate, i pianti, i film horror sotto le coperte e le notti passate insonni, le ramanzine che ogni padre fa ai propri figli, io le subivo da lui. Lui era il mio punto di rifermento, e per sempre lo sarebbe stato. C

hiusi gli occhi con l'immagine del suo sorriso di fronte a me. Il mio fratello maggiore.

Il vuoto si aprì davanti e dentro me.

 

-

 

Robert? Robert mi senti?” Il dottore con cui avevo parlato prima mi stava schiaffeggiando il viso e la mamma di Kristen mi guardava preoccupata, come se non avesse già abbastanza a cui pensare.

Si..si, la sento dottore” un sospiro di sollievo.

Menomale, ci hai fatto preoccupare, ragazzo”

Pe..perché?”
“I tuoi occhi si sono immobilizzati su un punto fermo, inesistente e impreciso, dilatati. Ti abbiamo chiamato un paio di volte, ma non ci hai sentito, per dieci minuti è come se non avessi vita dentro te. Sembravi caduto in uno stato di trans. Poi ti abbiamo visto piangere.. così ho pensavo.. che stessi semplicemente ricordando qualcosa di spiacevole. E' così, Robert?”

Stavo piangendo? Si, e solo adesso me ne stavo accorgendo, perché continuavo a farlo e non riuscivo a smettere.

S..si, è così.” Sarebbe inutile mentire, che spiegazione razionale avrei potuto dare?

Forse è meglio che ti vada a casa tua per riposare un po', mh? Sei stanco. Qui c'è la mamma di Kristen, qualora succeda qualcosa ti avviserà.”

Dovrei riposarmi, e me ne rendo conto, ma non posso tornare a casa.

E se al mio ritorno lei non ci fosse più? Non potrei permettermi un altra perdita. Non lei, non ora, mai.

La vita mi ha già fregato una volta, perché dovrei permetterle di farglielo fare un seconda?

No, mi dispiace, questa cosa vincerò io.

Quella ragazza deve star bene, la vedrò sorridere, e qualunque cosa abbia ne uscirà, anzi, ne usciremo insieme.

No, no. Va bene così grazie.” Non so se sia il mio tono deciso e fermo a convincerlo a non insistere, ma annuisce semplicemente.

Nel frattempo, dalla stanza di Kristen esce una dottoressa, e si avvicina a tutti noi; anche il dottore, sta aspettando una notizia. Lui sa, ma vuole la conferma.

Devo avere paura?

Signori, io sono la dottoressa Foster. Con chi posso parlare?”

La mamma di Kristen si volta verso me, io non mi permetterei mai di prendere il suo posto, ma probabilmente la mia voglia di sapere è visibile a tutti, forse i miei occhi fanno ciò che di solito fa la bocca: parlano.

Con noi due, io sono la madre, lui.. un amico caro.”

Le riservo un sorriso flebile, la ringrazierò dopo aver parlato con la dottoressa Foster.

Bene, andiamo nel mio studio. Seguitemi.” Prima di voltarsi, fa cenno di si con la testa all'altro dottore, è la conferma tanto aspettata?

Lui guarda prima verso la madre di Kristen, poi verso me.

I tratti del suo viso, gli angoli della sua bocca all'ingiù, i suoi occhi, dicono tutto ciò che le parole non riescono ad esprimere.

Ho paura, il battito del mio cuore accelera, e non posso far altro che pensare alle peggiori malattie e cose che potrebbero essere successe, nell'arco di tempo in cui il viso di Kristen non si è incatenato al mio.

La dottoressa si volta e comincia a camminare, verso quello che penso sia il suo studio.

Io e la mamma di Kristen la seguiamo, e passiamo anche davanti la stanza di Kristen.

Il cuore ci porterebbe entrambi ad entrare. Prima, però, dobbiamo sapere.

L'ansia mi sta divorando.

Lo stomaco si contorce, e non per la fame, ma per la paura. Ogni membro del mio corpo attende una risposta, che da lì a poco arriverà.

Dovrò incassare un altro colpo? Riuscirò a cavarmela anche questa volta?

Se devo continuare a camminare lungo la strada di quest'inferno lo farò, ma metterò tutte le mie forze per non farci cadere anche quella ragazza, quell'angelo.

C'è già caduta? Può darsi, vuol dire che ci rialzeremo insieme.

Quando entriamo nello studio della dottoressa, essa ci fa segno di accomodarci di fronte la sua scrivania, e così facciamo.

L'ambiente, al contrario di tutto l'ospedale, è più rassicurante e accogliente.

Le pareti sono tutte coperte da scaffali pieni zeppi di libri, tante mensole in legno, come la scrivania.
Le luci soffuse, un grosso tappeto copre parte del pavimento, al di sopra c'è un piccolo tavolino in cristallo con attorno delle poltrone, anch'esse marroni, in pelle, e dall'aspetto confortevole.

La stanza è davvero grande, e noi siamo solo in un angolo di essa, ad aspettare di sapere la sorte di una ragazza. Di quella ragazza.

Quando mi volto per aspettare ciò che la dottoressa ha da dirci, lei ci sta già fissando, aspetta solo un segnale che possa darle il via per iniziare a parlare.

La mamma di Kristen annuisce, io non riesco a far nessun cenno, aspetto solo.

Comincia a parlare:

Un qualsiasi altro dottore non si sarebbe subito pronunciato, o forse, se l'avesse fatto non l'avrebbe detto come io sto per fare, ma sinceramente, sono sicura che prima avrebbe sottoposto la ragazza ad accertamenti contro accertamenti, diagnosi e psicologi, e sapete perché? Per arrivare alla mia stessa conclusione.

Non sto dicendo che non mi accerterò meglio, ma perché farvi aspettare ancora? Perché tenervi all'oscuro di tutto e non rendervi partecipi? In fondo, si sta parlando di una persona a voi cara, avete il diritto di sare.

E poi, perché continuare a farla soffrire?
Io non penso che Kristen sarebbe felice di restare in una camera bianca, per giorni, senza sapere cosa lei abbia davvero.”

Si ferma un secondo e sospira, tutto tace, nessuno osa muovere un dito, e lei riprende, guardandoci dentro gli occhi:

Aspettare giorni e giorni, mentre vedrete quella ragazza sgretolarsi dentro non sarà d'aiuto né a voi, né a lei, né a me con cui, se mi darete l'opportunità, lavorerò per farla guarire, fosse l'ultima cosa che faccio.

Dobbiamo prendere in mano la situazione, non lasciarci prendere dal panico e dallo sconforto, per quanto difficile sia, dobbiamo dar forza a quella ragazza.

Dobbiamo farle capire che non sia sola, che noi siamo qui per leì, e .. che ce la farà.

Ora, vi starete chiedendo cosa abbia di così grave, perché si, di qualcosa di grave stiamo parlando.

Kristen è una nuova vittima dell'anoressia nervosa.” conclude chinando il viso.

Il b a r a t r o. 



Allooooora, vi è scioccato un po'?
Nel prossimo capitolo ci saranno ulteriori chiarimenti su ciò che ha Kristen, ovviamente se sarete ancora qui a leggere. (lol)
Spero di aver reso l'idea di tutto il dolore che R/K provano dentro, almeno 1/4. 
In questo capitolo, inoltre, abbiamo anche scoperto un po' del passato di Robert. Inaspettato anche questo? Mh, almeno avete capito il perchè del suo dolore. 
Il questionario fattoa Kris l'ho preso da internet e l'ho un po' modifico, questo lo dico per correttezza.
Niente, fatemi sapere cosa ne pensate. 
Grazie ancora per tutte le recensioni e i mp, siete tutti gentilissimi, continuate così. xD  
Ah, adesso non odiatemi troppo, okay? 
Va bene dai, alla prossima. Ciaaao! :) 

Anto.
  
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