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Autore: Francibella    11/03/2012    3 recensioni
Anthony guardò la ragazza a lungo e si rese conto di esserne affascinato. Davvero non avrebbe saputo indicarne il motivo. Non era bella nel senso convenzionale del termine. Non era una che faceva voltare gli uomini quando entrava in una stanza. Aveva qualcosa di diverso. Sì, ecco, affascinante era il termine giusto. […] Con il tempo per lui sarebbe diventata bellissima, ma lei sarebbe rimasta per sempre ignara della propria bellezza. [Susan Bones /Anthony Goldstein]
{Questa storia partecipa al contest "Ritratto di signor..." indetto da MagenthaRigbie sul forum di EFP }
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony Goldstein, Susan Bones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Susan Bones: chi è e chi sarà.'
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Bella ovunque


 
Anthony Goldstein si passò una mano tra i capelli e finì anche il secondo boccale di BurroBirra. Pensò che avrebbe potuto prendere qualcosa di più forte per superare la serata appena passata. Gli venivano ancora i brividi a pensare che fosse stato incastrato in un appuntamento del genere. Sì, ok, aveva chiesto a Michael di recuperargli una ragazza carina. Il suo migliore amico era troppo stupido per farcela da solo e aveva dovuto chiedere aiuto a Padma Patil. Due menti e zero neuroni. Come avevano potuto pensare che gli avrebbe fatto piacere uscire con Marietta Edgecombe? Non era questione di bellezza (anzi, semmai di bruttezza), ma di carattere. Marietta era proprio insopportabile. Doveva vendicarsi. Di Michael e di Padma. Perso nelle sue elucubrazioni, non sentì Madama Rosmerta che gli parlava.
«Scusi, ero distratto.»
«Non ti preoccupare. Volevo soltanto sapere se posso portare via il bicchiere o se vuoi qualcosa d’altro.»
Prima che Anthony potesse rispondere, la porta si aprì e un’ondata di vento gelido lo colse, facendolo rabbrividire.
«Sì, un’altra BurroBirra, per favore. Magari mi scalda un po’.» Madama Rosmerta sorrise e si allontanò velocemente. Anthony la vide parlare con la ragazza appena arrivata, che si era seduta a un tavolo piuttosto distante da lui. Madama Rosmerta scosse la testa e l’altra la guardò tristemente allontanarsi verso il bancone.
Anthony guardò  la ragazza a lungo e si rese conto di esserne affascinato. Davvero non avrebbe saputo indicarne il motivo. Non era bella nel senso convenzionale del termine. Non era una che faceva voltare gli uomini quando entrava in una stanza. Aveva qualcosa di diverso.  Sì, ecco, affascinante era il termine giusto. Aveva i capelli di una strana colorazione. Ad Anthony ricordarono subito i tubi di metallo con cui lavorava suo nonno. Erano color bronzo, qualcosa a metà tra il castano scuro e il rosso. Un bel colore, pensò Anthony. Dovevano essere abbastanza lunghi, ma non sarebbe stato in grado di dirlo: erano raccolti in una crocchia leggermente sfatta, che le lasciava cadere qualche ciocca sul volto; come seguendo un ritmo noto solo a lei arrotolava queste ciocche intorno a un dito, in maniera un po’ nervosa. Anthony era affascinato anche dal movimento delle sue mani. Erano piccole e di carnagione molto chiara, come il resto della pelle. Riusciva a distinguere dello smalto sulle unghie. Nero o blu, da lontano era difficile stabilirlo. Chissà se si sentiva osservata. Probabilmente, non se n’era nemmeno accorta. In quel momento, estrasse dalla borsa uno specchietto e un burro cacao. Di nuovo, Anthony non riuscì a staccare gli occhi dal movimento delle sue labbra. Non erano perfette, affatto. Erano un po’ sproporzionate tra di loro e troppo piccole. Certo, il viso era piccolo, ma le labbra sembravano ancora più piccole, però avevano un bel colore. Un bel rosso, non troppo acceso, ma molto invitante. E nascondevano una dentatura perfetta, che Anthony poté appena scorgere, mentre la ragazza controllava le labbra. Indossava un vestito scuro, coperto dal cappotto, che non aveva ancora tolto. La sciarpa era larga e mostrava il collo, bianco anch’esso, ma anche quello, chissà per quale motivo, molto invitante. Lasciò vagare ulteriormente lo sguardo. Scese fino alle vita, ma purtroppo il cappotto pesante e il tavolo gli impedivano la visuale. Non appena Rosmerta gli ebbe portato la terza Burrobirra, Anthony si avvicinò al tavolo della ragazza misteriosa, bevendo un goccio per darsi coraggio.
«Ciao.» Lei alzò gli occhi. Marroni, semplici, ma profondi e… purtroppo lucidi.
«Anthony!» il ragazzo rabbrividì, si conoscevano, ma lui non aveva idea di chi fosse. Lei gli sorrise molto dolcemente, invitandolo a sedersi. In quel momento, Anthony la riconobbe, perché aveva già visto quel bellissimo sorriso.
Avevano diciassette anni, la vita era dura a Hogwarts. Piton era il Preside, i Carrow dettavano legge e i piccoli Mangiamorte in erba rendevano tutto ancora più difficile. Anthony non avrebbe mai pensato che Neville sarebbe diventato il loro leader, ma non aveva mai nemmeno pensato che qualcuno gli avrebbe fatto delle storie perché suo nonno era un Babbano. Sentiva tremendamente la mancanza dei suoi genitori, ma erano dovuti scappare, perché suo padre era un Nato Babbano e rischiava la vita. Avrebbero potuto portarlo con loro, ma sua madre sapeva che sarebbe stato più pericoloso che altro. Beccato a nascondere un Nato Babbano era molto peggio che qualsiasi punizione dei Carrow. Per questo, Anthony andava avanti a testa alta, perché sapeva che sarebbe potuto rimanere orfano in qualsiasi motivo, ma non voleva passare il tempo a piangere. Sì, si erano dovuto separare, ma avrebbe dimostrato loro che era un uomo, ormai. Un giorno, era nei corridoi da solo. Veniva da una “punizione” con la professoressa Sprite. Ovviamente, non era stata un’idea di quest’ultima, ma Alecto Carrow l’aveva sentito risponderle male e aveva letteralmente obbligato la professoressa Sprite a punirlo. «Sai, Anthony, sono io che dovrei essere punita, perché è colpa mia. Avevi ragione in classe. Quello che vi stavo mostrando è assolutamente inutile in guerra. Perché siamo in guerra, qualsiasi cosa dicano i Carrow.» Anthony l’aveva guardata negli occhi e aveva rivisto sua madre quando lo sgridava e poi si pentiva. Per un momento si era sentito a casa, ma poi era tornato al presente, dove Hogwarts era un incubo e gli alunni erano dimezzati. Mentre tornava alla Torre aveva incontrato Tiger e Goyle, gli scagnozzi di Malfoy, che a sua volta era il tuttofare dei Carrow. Anthony non li aveva nemmeno guardati e loro avevano tirato dritto. Solo quando la sua guancia sbatté contro il pavimento, si rese conto che lo avevano scagliato per terra. Lo avevano colpito alle spalle. Vigliacchi.
«Te la faremo pagare! A te e a tutti quelli dell’ES. Porteremo a termine quello che avevamo cominciato due anni fa.» Stavano per infierire ancora, ma Anthony non poteva muoversi, perché l’avevano anche immobilizzato. Era pronto per il dolore, quando sentì un rumore e vide i corpi di Tiger e Goyle volare sopra di lui e atterrare a qualche metro.
«Vigliacchi! Non si colpisce alle spalle!» Era lei. Portava ancora i capelli raccolti in una lunga treccia. Teneva la bacchetta dritta davanti a sé, determinata e sicura di sé come mai prima di allora. Poi dolcemente si era avvicinata e aveva aiutato Anthony, mostrandogli quel sorriso dolcissimo.
«Susan!» Anthony era sinceramente sconvolto. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata così!
«Siediti, no?» Si sorrisero e conversarono un po’. Era bello parlarle, sembrava che non fossero passati sei anni da quel giorno.  Anthony cercò di ricordare se l’avesse mai più vista negli anni a seguire. Ricordava che fu Susan a tenere il discorso di saluto ai M.A.G.O. per Tassorosso. Non lo ricordava molto bene, perché era l’ultima e avevano tutti fame, ma doveva essere stato qualcosa di profondo, perché qualcuno aveva pianto. Susan lavorava al Ministero, come sua zia a suo tempo, ed era piuttosto brava. Ovviamente, lei negava, ma Anthony, pensandoci bene, aveva sentito qualcuno parlare di una Bones, che si stava già facendo notare. Nonostante stessero chiacchierando amabilmente, Anthony aveva notato che c’era qualcosa che turbava Susan. Non voleva chiederglielo, perché non erano amici, perché non erano fatti suoi, ma avrebbe voluto tanto saperlo. «Vengo da un appuntamento disastroso. Si vede, vero?» Anthony arrossì leggermente, ma Susan sorrise nuovamente. «Magari ti va di offrirmi qualcosa per tirarmi su di morale?» Questa volta anche lei arrossì leggermente e Anthony non se lo fece ripetere due volte.
 
Il difetto peggiore di Susan era sicuramente la sua estrema ed esagerata accondiscendenza. Per tutti i mesi in cui si erano frequentati come amici, Anthony aveva cercato di scontrarsi con lei. Anche per i motivi più stupidi, perché gli piaceva il confronto, perché lui e Michael facevano così, ma Susan sorrideva sempre e, alla fine, gli dava ragione. Anche quando Anthony sosteneva le cose più assurde. Non sapeva perché avesse deciso che l’accondiscendenza di Susan fosse sbagliata, gli dava fastidio. Probabilmente, questo era l’unico dei grandi difetti di Susan. Insieme a una certa reticenza per la sincerità. Anche qui, Anthony aveva cercato di tirare fuori qualcosa. Si era vestito in maniera orribile per costringere Susan a dirgli la verità, ma lei aveva resistito. Alla fine, quando si era presentato con un paio di pantaloni che suo nonno usava in fucina, Susan si era arresa e gli aveva confessato che trovava il suo modo di vestire un po’ azzardato. Anthony era così felice che l’aveva abbracciata. Poi, finalmente, aveva potuto vestirsi normalmente.
In assoluto, però, quello che l’aveva fatto innamorare di Susan era certamente la sua eleganza. Era aggraziata nei movimenti, Anthony adorava vederla muoversi nella sua cucina, sembrava che stesse danzando. La stessa eleganza caratterizzava anche il suo modo di vestirsi e di esprimersi. Confrontata alla volgarità e alla rozzezza di alcune sue ex ragazze, Susan era una campionessa di stile. E Anthony era drasticamente e rovinosamente innamorato di lei. Per la prima volta, non sapeva cosa fare e quasi gli sudavano le mani quando stavano insieme.
«Come mai sei single da così tanto tempo?» Quella domanda lo colse inaspettato, anche perché era impegnato a osservare il collo di Susan e a cercare di capire cosa rappresentasse quel mezzo tatuaggio che le usciva dalla camicetta.
«Oh.. Sai, non ho trovato la persona giusta.»
«Io ero innamorata.» Anthony non seppe come interpretare quella frase e rimase zitto. «Ero davvero molto innamorata. Quando ci siamo incontrati ai Tre Manici di Scopa, mi aveva appena rifiutata.» Susan sembrò diventare triste al solo pensiero e Anthony con lei. «Non vuoi sapere chi era lui?» Di nuovo, non le rispose, si limitò a un’alzata di spalle, ma lei parve non farci caso. «Justin.» Anthony lo conosceva bene, era a scuola con loro. Gli era sempre stato simpatico,  fino a quel momento.  «Ero così sciocca. È chiaro che eravamo solo amici.»
«Ti è… Ehm, ti è passata? Per Justin, intendo.» Susan fissò i proprio occhi in quelli di Anthony.
«Penso di sì. Solo che ora ho paura di confondere amore e amicizia. Capisci?»
«Sinceramente, no. Se amavi Justin, quello era amore. Non importa cosa pensasse lui, per te era amore.»
«Se mi capitasse di nuovo? Se mi innamorassi di qualcuno che prova per me solo una bella amicizia?»
«Oh, Susan.» Con quelle due parole, l’aveva semplicemente stretta a sé e l’aveva baciata, come avrebbe voluto fare quella sera di cinque mesi prima. Era un bacio nuovo, diverso. Lei gli aveva permesso di saggiare le sue labbra, di giocare con la sua lingua.
«Forse non è capitato di nuovo.» Era rosso in volto. Emozione? Stupore? Sorpresa? Eccitazione? Felicità? Anthony spense il cervello e la baciò, nuovamente e a lungo.
 
Ora che il corpo di Susan non aveva segreti per lui, si rese conto che l’aveva subito ben inquadrata. Ora che poteva liberamente far scorrere la mano lungo il suo corpo, notò che era tutto come lo aveva immaginato. No, forse meglio. C’era il nasino piccolo e un po’ all’insù, la bocca sproporzionata, il collo magro e sinuoso,  i capelli color bronzo sparsi sul cuscino. E poi c’era tutto quello che gli era sempre stato precluso. Il seno piccolo e invitante,la pancia non troppo piatta, il fianchi appena accennati, le gambe corte e magre. Era piccola, la sua Susie. Così piccola rispetto a lui. Un metro e cinquantacinque al massimo. Facevano un po’ ridere insieme. Perché lui era almeno quaranta centimetri in più. Ed era grosso, muscoloso. Susan era piccola e in più con la tendenza a nascondersi, a rendersi il più invisibile possibile, ma Anthony ormai la conosceva. Anche se ora il lenzuolo la copriva, lui avrebbe potuto disegnare il suo corpo. Lo aveva desiderato per così tanto tempo, che averlo lì, ora, sembrava impossibile. Lentamente, fece scivolare una mano sotto le coperte e la fece scorrere sul fianco di Susan, dall’ascella fino alle natiche. Susan mugugnò, ma non si voltò. La mano di Anthony continuò il suo tragitto, passando davanti, sulla pancia di Susan, disegnando dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico. Quando la sentì ridere, capì che era sveglia ormai da un po’. Tenendo la mano sulla sua pancia, l’attirò a sé, fino a far scontrare il proprio petto con la sua schiena. Le posò un bacio rovente sul collo e si avvicinò al suo orecchio.
«Imbrogliona! Eri sveglia.» Susan sorrise e si voltò dolcemente. Aveva ancora il viso arrossato, ma Anthony ci era abituato. Susan aveva quasi sempre le guance rosse. Quando era raffreddata, accaldata, imbarazzata o eccitata. Lo baciò, stringendosi maggiormente a lui. Il cervello di Anthony sembrò smettere di funzionare. Non poteva cedere solo per un bacio, doveva resistere. Quando si staccarono, Anthony cercò di darsi un contegno e di non far capire a Susan quanto la desiderasse ancora. «Sei insaziabile, Susan Bones.» Lei rise sommessamente e abbracciò Anthony, mentre lui le posava un bacio in testa. «Sei così bella.» Lei alzò il capo e lo guardò spaesata.
«Non sono bella.» Non sembrava una di quelle frasi che alcune ragazze dicono per essere incensate e ricoperte di complimenti. Anthony pensò che non avesse nemmeno senso tentare di farle capire quanto fosse bella.
«Oh, Susan.» Si limitò a pronunciare il suo nome così vicino al suo volto da farla rabbrividire. Poi lentamente scese a baciarle tutto il corpo. Ti mostrerò quanto tu sia bella ovunque.



Nda. Cosa dovrebbe essere? Non lo so, sinceramente. Cosa potrebbe essere? Oh, beh, qui c'è molto da dire. Potrebbe essere il seguito di "Compagni di avventura"  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=955508 o potrebbe essere il prequel di qualcosa d'altro. Potrebbe essere anche la semplice nascita di un mio nuovo OTP (l'ennesimo, direi!). Ma può essere anche qualcosa così, scritta tanto per regalare un sorriso a qualcuno.

   
 
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