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Autore: Ptolemaios    11/03/2012    2 recensioni
La mia prima fanfic horror. Siate clementi ^^
Neil è un giovane in carriera, che vive ad Atlanta. Da tempo manca dalla
casa in cui è cresciuto, in campagna. Ma quando dovrà tornarci in occasione
di una tragedia, ricorderà poco a poco i motivi per cui da quella casa, è scappato.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cappotto non c’era più. Sparito, scomparso, volatilizzato. Inghiottito dal warp. Rapito dagli alieni.

Ammesso che gli alieni avessero un qualche interesse in un cappotto.

Fermo immobile dov’era, Neil cercò di fare mente locale. Dove poteva averlo messo? Eppure si ricordava perfettamente di averlo lasciato lì.

"Mah, lo avrò lasciato da un’altra parte, sicuramente. Mica avrà messo i piedi no?" Penso a voce alta Neil. Dopotutto si era anche immaginato porte che sbattevano e che vibravano.

O forse no?

Ma a prescindere da dove fosse lo stramaledetto cappotto, era suonato il campanello e doveva andare a vedere chi era.
Sicuramente saranno stati dei parenti alla porta, dato che il funerale era previsto in serata. In teoria alla funzione sarebbero dovuti essere presenti circa 20 persone.
Buona parte sarebbero stati cugini e nipoti, figli dei fratelli dei suoi genitori. Infatti a loro sarebbe importato poco e niente del funerale.

In fin dei conti a quale ragazzo importa di uno zio che non vedi mai e di cui non sai nemmeno il nome?

Le vere star della serata erano i fratelli dei genitori di Neil. I corvi che volteggiavano intorno alle ricche carcasse in decomposizione. Infatti qualcosa che la maggior parte del parentado ignorava era l’eredità in ballo.

Terreni, casa, denaro. Molto denaro.

E quanto c’era così tanto ben di Dio a disposizione vuoi che l’essere umano medio non tiri fuori dall’armadio la sua miglior grettezza e avidità?
Perché non raccontiamoci balle. L’unico veramente a pezzi per l’accaduto era Neil, tutti gli altri erano li per battere cassa. Buona proporzione, 1 a 20. Non la migliore performance ma ci andava vicino. Ovviamente l’oscar andava a quei funerali dove anche il cane era lì per i soldi. Dove tutti i presenti si guardavano in cagnesco. Giust’appunto.

Neil aprì la porta e si trovò davanti i primi due corvi: Maximilian, unico fratello maschio di suo padre e sua moglie, Monica.

Neil non aveva grandi ricordi di zio Maximilian, tranne il suo marcato accento texano e la perenne puzza di alcool che lo accompagnava. In due parole, un bovaro. La moglie lo aiutava a gestire il ranch di famiglia e il fatto che fosse arrivato per primo era indicativo dell’interessamento all’eredità. Non era un mistero in famiglia che il ranch di Maximilian stesse fallendo.

"Ciao Neil, sono… davvero addolorato per quello che è successo" Esordì l’omaccione abbracciando in modo fintissimo Neil.

"Grazie zio. Credo che nessuno se l’aspettasse. Puoi immaginare la mia reazione alla notizia..." disse Neil, giusto per non rimanere muto come un pesce.

"Fatti forza ragazzo. Oggi saremo qui tutti per ricordare Andrew e Sheila" E tentare di incassare l’eredità. Ovviamente Maximilian non lo disse, glielo si leggeva faccia. Però lo spettacolo più pietoso che era avvenuto durante quello scambio di battute era l’espressione della moglie, Monica. Un finto addolorato d’annata, degno della miglior sciacquetta dei B-Movie.

"Forza accomodatevi, poggiate i cappotti sul divano" Ammesso che non spariscano anche a voi, pensò sarcastico Neil.

"Credo che a breve arriveranno anche tutti gli altri. Vado a preparare del caffè in cucina" Disse Neil, pur di togliersi dalla vista gli zii.

"Ottima idea Neil, noi ti aspettiamo qui" Gli rispose Maximilian

Neil andò in cucina, e mise su la macchinetta del caffè. I genitori odiavano il classico caffè americano. O meglio, avevano cominciato ad odiarlo dopo una vacanza in Italia che gli regalarono lui, zio Paul (fratello di sua madre) e zia Julie (sorella di suo padre). Da allora, o era caffè espresso o niente.

E come dargli torto.

Ma nemmeno il tempo di preparare la moka (Neil aveva ovviamente dovuto imparare a fare il caffè all’italiana) e il campanello suonò di nuovo.
Col suono del campanello comparve anche qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Il cappotto di Neil, poggiato su una sedia della cucina.

E una strana voce sommessa, che arrivava dal primo piano.
  
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