"LORD VOLDEMORT E’ STATO SCONFITTO!"
Così recitavano tutte le riviste
magiche e babbane. Come in una favola, il lupo cattivo era morto una sera di
dicembre. La candida neve aveva accolto la sua dipartita, lasciando trionfare
l’amore. Sì l’amore… Harry aveva sconfitto il suo incubo, con l’aiuto
dell’amore. Quello di Ginny, dei suoi due migliori amici, dell’ordine della
fenice e di molti maghi e non, che avevano dato il loro contributo, pagando
anche con la vita.
Di perdite ce n’erano state molte da un lato e dall’altro.
I pochi mangiamorte rimasti si erano costituiti o suicidati sul posto. Percy e
Charlie erano morti per difendere i loro genitori, dall’agguato di Bellatrix e
Nott. Hagrid dopo aver subito un centinaio di crucio e altrettanti schiantesimi,
fu ucciso dal signore oscuro in persona, davanti agli occhi attoniti di Harry,
Hermione e Ron.
Tutti i superstiti erano conciati molto male. Il San Mungo,
mezzo crollato, ospitava pazienti ovunque, compresi il prescelto, e compagni.
Desolazione e morte lasciavano posto alla speranza e alla pace.
Casa
Weasley 23 Dicembre:
La porta della tana si aprì rumorosamente come al
solito, neve e vento freddo spazzavano il cortile incolto e invaso dagli gnomi.
Sull’uscio avvolta in un logoro mantello da viaggio c’era Hermione, che da
qualche giorno era uscita dal S Mungo.
Ad accoglierla, una Signora Weasley
molto invecchiata, dagli stenti e dal dolore. Nonostante la perdita dei suoi
figli, il barlume di speranza e dolcezza, che custodiva nei suoi occhi, non si
era del tutto estinto. Le due donne si guardarono per interminabili minuti. Uno
scatto. Hermione corse in avanti e abbracciò la signora con molto affetto.
Lacrime solcarono entrambi i visi.
- Hermione Cara! Oh… santo cielo, come
stai? Non sapevo che uscissi oggi…Perché non hai avvertito? Come sei pallida,
sei sicura di stare completamente bene?Oh merlino! Ma sei magrissima! – Disse a
raffica. Nonostante tutto rimaneva sempre la dolce e apprensiva Molly
Weasley.
- Sì, sto bene! Non si preoccupi. Voi? Il signor Weasley e i
ragazzi?
- Tutti bene, mia cara. – Sorrise dolcemente, senza far a meno di
osservare il corpo quasi scheletrico della sua interlocutrice. In effetti, la
ragazza era piuttosto mal ridotta, molte ferite da incantesimi, i capelli più
ribelli che mai, la rendevano ancora più piccola e indifesa.
Uno silenzio. Un
sospiro fugace. E non ci fu più bisogno di molte parole.
- Sì Hermione, Ron è
di sopra. Ti fermi da noi per Natale vero?
Hermione arrossì, come faceva
sempre, quando si trattava di lui, e guardò con gratitudine la signora, annuendo
alla sua proposta. La ragazza sorrise, e si diresse su per le scale fino alla
porta della sua camera. Quante volte era stata lì? Milioni, miliardi… ed ogni
volta sentiva quella morsa allo stomaco, quella sensazione di vuoto tra la paura
e l’emozione.
Lentamente abbasso la maniglia. La stanza era in penombra,
adagiato sotto l’inconfondibile plaid dei Cannoni, c’era lui Ron Weasley. Il suo
migliore amico, il suo dolore, il suo amore segreto, il suo salvatore. Sì lui
l’aveva salvata almeno una decina di volte, fino a, quando uno schiantesimo in
pieno petto lo fece ruzzolare giù dalla montagna. Era più morto che
vivo.
Dopo un mese di degenza, migliorate le sue condizioni, la signora
Weasley aveva deciso di curarlo a casa.
Hermione notò solo allora quanto
tempo era passato. I piedi di Ron uscivano dieci centimetri fuori del letto, e
una leggera barba ispida ricopriva il volto, segnato dalle lotte.
Prese una
sedia e gli si mise accanto. Lo osservò lentamente. Il torace spoglio e pieno di
cicatrici. Le ricordava tutte, la maggior parte le aveva curate lei, non senza
imbarazzo. Nella sua mente ricordi d’accampamenti, pasti frugali e notti
all’addiaccio, danzavano come un incubo a occhi aperti. Una lacrima le solco il
viso. Non si era accorta di aver accarezzato delicatamente il petto del ragazzo,
che lentamente si stava svegliando.
Lei era lì. Sguardo vacuo e lacrime che
imperlavano il suo piccolo viso.
Credeva di sognare. Era proprio Hermione.
Capelli crespi, occhi nocciola e bocca rosea. Quante volte aveva sognato di
baciarla, era un anno e più che provava a dichiarale il suo amore, ma la guerra,
il dolore, la morte, impedivano lo sbocciare di quel fiore.
Erano stati l’uno
accanto all’atra. Con Harry, alla morte dei suoi fratelli, dei signori Granger,
di Hagrid, e chissà di quanti altri. Le loro mani si erano cercate, intrecciate,
curate… Ron era in estasi, mentre il cuore nel suo petto aveva cominciato a
battere fortissimo. Temeva che quel sogno sparisse, per l’ennesima volta.
Lasciandogli quell’amaro in bocca, che conosceva da un mese oramai.
-
Hermione… -. Riuscì a sibilare, dopo qualche minuto. La riccia si riprese e lo
guardò, stralunata.
- Ron! – Sorriso imbarazzato di lui. Era felice che lei
fosse vera e non l’ennesimo scherzo della sua mente.
- Come stai? – Disse in
un sussurro, abbassando lo sguardo.
- Bene… credo. Emh… tu? – Lei sorrise in
un modo strano. Sospirò.
- Ron… Ron… io… - Scoppiò a piangere. Il ragazzo
allarmato, cercò di mettersi a sedere sul letto, con scarsi risultati.
-
Hermione… ti prego non piangere. – Disse allungandosi verso il viso, per
sfiorarle una guancia.
- Oh Ron!Io…io… ti ho messo in pericolo, per salvarmi,
avresti potuto morire! E’ tutta colpa mia! Ancora singhiozzi. Lo sguardo del
ragazzo s’incupì, e la mano abbandonò la sua posizione. A quel mancato contatto,
lei si voltò verso il suo "amico".
- Non dire sciocchezze, non è
assolutamente colpa tua. Credimi… ma ora sto bene! Mione, non devi preoccuparti.
– Disse serio, con le orecchie in fiamme. La mora lo guardò con occhi sbarrati.
Fu lei questa volta ad accarezzargli il viso. Il rosso avvampò socchiudendo le
palpebre, per godersi quel gesto d’affetto così insolito.
- Ron, grazie…
-
Di cosa? – Sussurrò, oramai con la mente annebbiata.
- Di avermi salvato,
protetto… ecco…sei un eroe, lo sai vero? - Lui spalancò gli occhi.
- Cosa
dici? Io non sono un eroe!
- Sì che lo sei!
- Ti dico di no! Io sono solo
un egoista!
- Ma che vai blaterando! Se non ci fossi stato tu… - Stavano
litigando.
- Il mio non è un atto eroico! Credimi! L’ho fatto per me stesso,
perché non mi sarebbe fregato nulla di perdere un braccio, una gamba… la vita,
tutto pur di saperti sana e salva! Non sarei potuto sopravvivere alla tua
scomparsa. Sono un debole Mione! Sono uno stupido, perché non so vivere senza il
tuo sorriso e senza averti al mio fianco! Non sono quello che credi… perciò non
mi chiamare eroe! Perché vuol dire che tu non hai capito nulla di me!- Gridò
d’un fiato, per poi finire in una risatina isterica. La ragazza non disse nulla.
Si limitò a chinare il capo. Ron si rese conto solo dopo qualche minuto d’averle
fatto una specie di dichiarazione urlata. Al che anche lui abbassò lo sguardo
arrossendo.
- Mione, scusami… – Lei scattò in piedi, sotto il suo sguardo
allibito.
- Non vedi Ron? Non è servito a molto… –. Non capiva.
- Questa
guerra ci ha distrutto, egoisti e non. Sono solo il fantasma di me stessa. –
Continuava a non capire.
- Abbiamo subito tanti di quegli incantesimi, che
probabilmente prenderemo pozioni per il resto della nostra vita… - Le sue mani
scivolarono sul suo inguine . Gli occhi le s’inumidirono di nuovo.
- Come
potrebbe crescere qualcosa di buono in questo corpo? Che senso ha essere
sopravvissuti! Dimmelo!– Ron comprese solo allora, la paura della ragazza.
Credeva di non poter più condurre una vita normale, di non avere una famiglia
tutta sua, di non essere mai più felice.
Ron all’improvviso, si sentì
circondare il collo con le braccia. Hermione era in piedi e lo stava
abbracciando. La testa di lui sul suo petto, le mani nei suoi fulvi capelli
vagavano timide e impacciate. Un abbraccio disperato, alla ricerca di un calore
ormai lontano.
Il ragazzo dopo un secondo di spiazzamento, ricambiò, posando
le mani sui suoi fianchi, cercando di confortarla. Erano piccoli e ossuti, come
le sue braccia. Gli si strinse il cuore. Voleva solo, vederla sorridere ancora.
Come poteva fare?
Sospirò pesantemente tra le sue braccia. Una lacrima gli
sfuggi, rotolando tra la barba incolta.
- Hermione… ti prego, permettimi di
provarci. - Silenzio. La ragazza arrossì, anche se era triste.
- Che te ne
fai di una come me?
- Cosa non farei senza di te… ma come fai a non capire. –
La strinse di più,affondando il capo nel suo addome.
- Non esiste nulla di
felice senza di te. Sei l’unica che voglio.
- Ron…
- No! Permettimi di
provare… di renderti felice, di… di darti una famiglia. – Chiese imbarazzato,
era una supplica la sua. Il cuore di Hermione era combattuto, le sue parole
l’avevano toccata dentro, facendola sentire amata; ma era indecisa tra il
lasciarsi andare o tenersi tutto dentro. Si staccarono leggermente. Uno sguardo,
sciolse tutti i suoi dubbi. Gli occhi del ragazzo la guardavano sereni e limpidi
come il cielo. Non vi era ombra di dubbio o incertezza; esprimevano quel calore
che tutti e due avevano cercato e sognato in quelle notti di paura.
-
Promettimi solo una cosa…
- Tutto quello che vuoi.
- Non mi lasciare mai
più sola. – Lui sgranò gli occhi.
- Ho creduto di morire, quando hanno
recuperato il tuo corpo dal burrone, ero pronta a togliermi la vita, se tu fossi
morto. – Un brivido di terrore percosse la schiena del giovane Weasley, mentre
guardava quella ragazza, così seria in volto. Un tempo era solo una piccola
saputella, oggi si mostrava una giovane donna sopravvissuta alla più cruenta
guerra del mondo magico.
- Te lo prometto. – Giurò stringendole con vigore le
mani. Si accarezzarono con lo sguardo, sorridendosi timidamente. Erano sempre i
soliti, ed era quella la loro forza. Sarebbe potuto accadere di tutto, ma loro
sarebbero stati lì, con i loro litigi, discussioni, risate e pianti… sempre gli
stessi, e sempre perdutamente innamorati l’uno dell’altra.
Hermione lo
riabbracciò. Cominciò a baciargli i capelli, mentre lui lasciava sopra la sua
camicetta piccoli baci, fino ad arrivare al basso ventre. Sorrise contro la sua
pelle. Il desiderio bruciava nei loro corpi; si stringevano così forte, quasi a
voler unirsi in una sola entità.
Forse così avrebbero affrontato questa nuova
vita, con più coraggio, curando le ferite e imparando di nuovo a sperare. Le
mani del rosso le sfiorarono la pelle della schiena, facendola rabbrividire. Si
guardarono per un attimo.
- Ti amo Ron.
- Ti amo Hermione. – Finalmente le
loro labbra si unirono in un bacio pieno d’amore, disperato, e di una dolcezza
disarmante .
Era dannatamente giusto amarsi, unirsi, strappare la felicità
con le unghie e con i denti, succhiare la linfa di questa esistenza. Ron e
Hermione ne avevano tutti i diritti.
La luna nuova, brillava pallida e
solitaria su un cielo cobalto. La neve aveva smesso di cadere, e una coltre
bianca decorava il paesaggio in rovina, rendendola agli occhi della gente, un
piccolo scorcio di paradiso. E fu proprio quella sera che un nuovo capitolo
della storia magica fu scritto.
Calde e familiari lenzuola accolsero
l’intimità di due giovani amanti, cresciuti forse troppo in fretta, ma
consapevoli del loro urgente bisogno di appartenersi per sempre. Parole di una
storia senza fine, venivano incise in quell’istante, nel tepore muto delle
pareti che li avevano visti crescere. Ora senza guerre ne feriti, costruivano il
loro futuro di pace e serenità, ma soprattutto stavano inconsapevolmente creando
il futuro di una nuova vita. Una dolce e piccola esistenza, dai capelli rossi e
gli occhi nocciola.