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Autore: elyforgotten    11/03/2012    8 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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4 CAPITOLO- 2 PARTE

 

 

Ha un nome questa oscurità? Questa crudeltà… questo odio… come ci hanno trovato?

Hanno rubato le nostre vite o li abbiamo cercati e accolti tra le braccia?

Che cosa ci è successo? Quando abbiamo perso la nostra strada? Consumati dalle ombre, inghiottiti dall’oscurità più profonda.

Ha un nome questa oscurità?

E’ tuo quel nome?

 

Ylenia sentiva l’Oscurità pervaderla in tutto il corpo mentre cercava di rintracciare Finn con la magia; faceva appello a tutta la Luce di cui era disponibile ma soltanto il buio la stava perseguitando in tutti quei secoli passati in solitudine, senza nessuno accanto. La Luce l’aveva abbandonata da tempo ed era stata lei a volerlo.

Non poteva piangere per questo, perché era stata lei a scegliere di intraprendere quella strada, era stata lei ad accogliere l’oscurità tra le braccia…

Ma allora perché stava piangendo?

Quando finalmente trovò Finn le vennero in mente dei ricordi di una vita passata, che ormai non le apparteneva più: il bell’Originario dai capelli lunghi e mossi che la veniva a prendere ogni mattina a casa sua, e ogni volta lui le baciava la mano, guardandola come se fosse la persona a lui più cara, il suo tesoro più prezioso.

E lei gli sorrideva pensando che aveva tutto ciò che desiderava al mondo.

Ma quelli erano soltanto ricordi. Tutto era cambiato.

 

 

Stranamente trovò Finn proprio a casa degli Originari, forse doveva recuperare le forze o la coscienza gli era ritornata a posto, questo non lo sapeva e non le importava.

La strega si infilò dentro casa senza farsi notare e per fortuna percepì che non vi era nessuno all’interno tranne lei e lui.

Si prese la briga di togliersi il cappotto, facendo intravedere il vestito nero elegante che indossava: aveva uno spacco nella gonna e una leggera scollatura. Sorrise dentro di sé pensando a cosa le aveva richiesto Briony: far parlare Finn. Prenderlo per il verso giusto.

Difficile non notare il doppio senso visto che gli uomini alla fine erano creature piuttosto semplici e bastava così poco per farli girare la testa e rincretinirli.

Ylenia fece soltanto alcuni passi nel salotto che subito sentì una presenza inquietante alle sue spalle e non ebbe alcun dubbio di chi fosse.

“Cosa vuoi?”

La domanda risuonò apertamente minacciosa, come se le stesse dicendo che non era la benvenuta, ne lì dentro né in qualunque altro posto.

“Desideravo parlarti.” rispose lei semplicemente senza alcuna paura, girandosi verso Finn. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri, il viso era più bianco che mai.

Gli fece un sorriso audace ma lui si mostrò totalmente indifferente, tanto che non diede nemmeno una leggera occhiata al vestito che aveva indosso. Era troppo occupato a incendiarla con lo sguardo.

“Pensa a un altro desiderio allora, perché ho da fare.”

“Ah si giusto, devi uccidere tutti i tuoi fratelli.” mormorò pensierosa.

Finn fu completamente allibito da quella sua affermazione perché non si aspettava che la strega fosse venuta  a saperlo così presto, ma questo non cambiò la sua decisione.

“Non accetto alcuna predica da parte tua, puoi soltanto starti zitta perché ti si legge in faccia che sensi di colpa e i rimorsi non sai neanche dove stiano di casa. Perciò vattene, non ho nulla da dirti.” rispose lui crudele girovagando per la stanza.

Ma Ylenia non mollò l’osso e lo seguì:

“Che peccato. Perché io sì invece. Non voglio mancarti di rispetto, gradirei allora che ricambiassi il mio stesso trattamento… quindi sta calmo, raffredda i bollenti spiriti e parliamo.”

Quella sfrontataggine innata lasciò di stucco il vampiro che si sarebbe messo a ridere se non si fosse trattato di lei; ma visto che Ylenia era così determinata decise di assecondarla, almeno per il momento.

Si immobilizzò di fronte a lei per ascoltare quello che aveva da dire e la pregò di fare in fretta.

La donna scosse la testa:

“Perché? Perché vuoi uccidere i tuoi fratelli dopo aver faticato tanto per riaverli indietro? E’ per uccidere Klaus? Vuoi vendicarti di lui a qualunque costo, persino a svantaggio del resto della tua famiglia?”

Finn serrò gli occhi sentendo a gran voce ciò che la sua coscienza stava cercando di dirgli, ma che lui aveva sempre ignorato per andare avanti per la sua strada.

“A volte bisogna fare delle scelte. Tu hai fatto quella sbagliata. Io ora sto facendo quella giusta.”

“Cosa? Ammazzare la tua famiglia?!”

“Da che pulpito viene la predica!” esclamò Finn divertito, e Ylenia subito sussultò per quel rimprovero che la perseguitava in ogni attimo della sua vita, ogni minuto scoccato. Ma come sempre distolse lo sguardo e fece finta di niente pur di non impazzire.

Finn invece continuava a guardarla in modo severo e rammaricato.

“Ancora una volta tu non mi capisci, anzi facevi soltanto finta di ascoltarmi tempo fa... Io e miei fratelli siamo maledetti e nostra madre ci libererà dall’oscurità che ci perseguita da millenni e che distrugge tutto ciò che amiamo. Non è un sacrificio, è un dono.”

A sentirlo pareva tanto giusto e buono, ma la realtà era ben diversa.

“Soltanto una mente come la tua può pensarla in questo modo… ma la tua moralità non ti salverà dall’odio dei tuoi fratelli, che credimi non la pensano come te!”

Finn sospirò esasperato per le sue recriminazioni fastidiose e la trafisse con lo sguardo.

“Se sei venuta per farmi cambiare idea, stai soltanto sprecando fiato.”

La strega invece restò ferma suoi passi, non mostrandosi per nulla intimorita.

“Per una volta credimi, sto cercando di fare la cosa giusta… e la scelta giusta in questo momento è impedirti di morire. Quindi non ti lascerò andare senza che tu mi abbia detto ciò che tua madre ha in mente.” Rispose estremamente sincera.

Lui però non accennava ad abbassare la guardia, la guardava sospettoso e ogni parte del suo corpo lo incitava a non crederle.

Ma quando lei si avvicinò improvvisamente al suo viso, lui non riuscì a mandarla via e restò immobile, continuando a fissarla.

Neppure lei sapeva cosa stesse facendo, forse aveva perso il controllo per colpa di ciò che non aveva avuto il diritto di ricordare qualche minuto prima, o forse per sottomerlo al suo volere.

Ylenia anche se era molto alta dovette alzarsi in punta di piedi per appoggiare le labbra su quelle del vampiro, che diventò come un blocco di marmo sentendo dopo tutto quel tempo il suo dolce e delizioso sapore.

Dopo un attimo di indecisione, Finn assecondò il bacio mentre lei gli allacciò le braccia al collo stringendosi sempre di più al suo corpo marmoreo.

Tuttavia Finn si concesse soltanto quei pochi secondi per cedere al bacio, perché all'improvviso ricordò il motivo per cui aveva cercato di strangolarla dopo che si erano rivisti, il perché la odiasse così tanto e volesse fargliela pagare ad ogni costo.

Si scostò violentemente da lei e scacciò via le sue mani in modo brusco, fissandola con sguardo furioso, come se non tollerasse ciò che avevano appena fatto.

Ylenia fu sorpresa ancora una volta da quel gesto violento, così insolito da parte di Finn; ma forse il periodo passato dentro la tomba gli aveva raffreddato l'anima. Per colpa sua.

Ma la rabbia e la repulsione dell'Originario non erano ancora finiti che le diede infatti uno schiaffo in pieno viso, facendola tramortire per terra.

"Sei soltanto una puttana Ylenia, nulla di più."

La strega stramazzò senza un grido, gli occhi si inondarono inconsapevolmente  di lacrime, ma le scacciò via in un attimo perché non voleva dargliela vinta così:

"Non puoi trattarmi in questo modo, non te lo permetto." ribatté restando a terra.

"Scusami,  ho dimenticato le buone maniere." mormorò lui sprezzante guardandola dall' alto in basso, come se fosse compiaciuto nel vederla debole, anche se lei sorresse lo sguardo senza alcuna paura.

Passò qualche minuto in totale silenzio mentre i due continuavano a trafiggersi solamente con lo sguardo.

"Alzati". ordinò lui senza un velo di compassione.

Ylenia serrò le labbra, offesa per quel suo tono irrispettoso ma si alzò velocemente stando ben attenta a stargli lontana.

In quel momento infatti Finn aveva una faccia tutt'altro che rassicurante e non gli ci volle molto per avvicinarsi pericolosamente a lei:

"Ti avevo già avvertita che avevo provveduto a fartela pagare sebbene io tra poco morirò, ma magari potrei approfittarne adesso  per farti passare un brutto quarto d'ora." sibilò con disprezzo, affondando il gomito del braccio sotto al suo collo e spingendola con forza contro il muro, senza alcuna galanteria.

Ylenia però non si fece impressionare dalla sua forza sovrumana e scagliò subito su di lui un potente vortice di magia, che lo fece indietreggiare di colpo e del sangue gli colò dalle labbra.

Lui rise per quel tentativo vano, portandosi una mano alla bocca.

"Credi di farmi del male così?" chiese in tono arrogante, per farle capire che non lo aveva affatto scalfito.

Ylenia allora si spostò bruscamente dalla parete e gli si fece sotto senza alcun timore:

"Oh no, tu sei soltanto interessato a fare del male a me, a punirmi! Beh allora accomodati!" esclamò aprendo le braccia e inginocchiandosi di fronte a lui.

"Se ti ho fatto SOLTANTO del male é giusto che mi ripaghi con la stessa moneta." disse infine.

A sorpresa di entrambi, Finn cambiò espressione: non aveva più lo sguardo crudele, incattivito o spietato. Si era fatto perplesso, tentennante mentre ascoltava le sue parole e continuava a fissarla dall'alto, come se si sentisse superiore e poteva dunque decidere della sua vita quando voleva.

Ma nel profondo del suo essere si sentiva debole, come lo era sempre stato e il suo desiderio di assecondare la madre lo dimostrava ampliamente.

Il profumo che Ylenia emanava era speziato, agrodolce e così invitante.. Poteva prenderla quando voleva e sentiva il desiderio montare dentro di lui ad ogni secondo che passava a guardare la delicata linea del suo collo.

Ylenia per la prima volta in vita sua restava inerme, ad affrontare le conseguenze delle sue azioni senza battere ciglio, come se ci tenesse a essere punita per ciò che aveva fatto…

Finn a sua volta desiderava tanto fargliela pagare, l’aveva sognato mille volte prediligendo il giorno in cui si sarebbe vendicato … le  sfiorò il collo, e le spalle.

Non avrebbe mai dovuto farlo. L’alzò di peso senza alcuna delicatezza e quando Ylenia incrociò i suoi occhi feroci credeva che volesse morderla e succhiare tutto il suo sangue.

Invece lui la strinse prepotentemente a sé e la baciò.

Ylenia si immobilizzò di colpo per quel gesto ma si mostrò rilassata tra le sue braccia, e non appena avvertì che il vampiro non era più indeciso e reticente come prima, ricambiò il bacio con uguale intensità.

Finn perse la ragione.

Le prese la testa fra la mani affondando con forza le dita nei suoi capelli scuri, mentre quelle di Ylenia stavano vagando impazienti sulla camicia bianca del vampiro per sbarazzarsene in fretta.

Finn la sorresse per le natiche e la condusse velocemente sopra un tavolo, al centro del salone, continuando a baciarla sul viso e poi scese sul suo collo.

Ylenia sembrava una bambola in suo possesso, assecondandolo ad ogni gesto che faceva; immerse le mani nei suoi capelli come aveva sempre fatto, mentre lui le sollevò l'orlo del vestito  e questa volta lei smise perfino di respirare.

Chiuse gli occhi estasiata e allungò il collo all'indietro, percependo le mani gelide di Finn accarezzarle freneticamente ogni parte del suo corpo.

Poi sentì un suono stridulo e secco, come qualcosa che veniva strappato ma tutti i suoi sensi erano orientati su un unico punto. Ritornò a baciarlo con passione stringendolo a sé.

"Per la miseria!!" esclamò una voce sconosciuta, facendoli sobbalzare di colpo.

Tutti presi com'erano dalla loro passione, non si erano accorti che qualcuno era entrato e li stava fissando con un sorrisetto malizioso.

Ylenia per poco non cadde giù dal tavolo per lo shock, e il cataclisma che poco prima aveva sentito svanì all'improvviso perché  ritornò alla realtà.

Finn digrignò qualcosa di incomprensibile e si voltò in direzione del disturbatore.

Kol.

"Che cosa vuoi Kol? Credevo fossi a spassartela con Klaus." mormorò Finn duramente, mettendosi a posto la camicia sbottonata.

"Lo ero. Per fortuna sono tornato a casa, non é giusto che soltanto tu te la spassi in questo modo. Ma.. i miei complimenti fratello." mormorò ironico rivolgendo un ghigno malizioso a Ylenia, che arrossì totalmente per quella situazione assurda e imbarazzante.

Poi deglutì osservando il proprio vestito... O meglio ciò che ne rimaneva. Finn gliene aveva strappato gran parte senza che lei se ne accorgesse.

"Avete rovinato il tavolo, era un pezzo d'antiquariato! Ma almeno vi siete divertiti scommetto!" il tono esagerato di Kol fece imbarazzare Ylenia ancora di più, mentre Finn gli lanciò uno sguardo gelido, segno che doveva chiudere il becco.

Il vampiro poi si voltò verso la strega, questa volta con estrema lucidità, non più con degli occhi che brillavano per la follia.

Era troppo bello per essere vero, che Finn avesse smesso nel covare rancore verso di lei, ma evidentemente non era così infatti Ylenia vide nei suoi occhi senso di colpa e disprezzo.  Disprezzo per se stesso, per aver ceduto a quella debolezza che cercava di combattere dentro di sé ma le aveva ceduto senza la minima resistenza.

Ovviamente Finn provava soltanto dei rimpianti su ciò che era appena successo e maledisse se stesso ancora una volta. Anche lui era ritornato alla realtà... Al presente. Il tempo dei ricordi era finito.

Ylenia deglutì girando il viso perché non sopportava la durezza di quello sguardo; Finn allora lasciò la stanza con passi pesanti senza degnare di uno sguardo né lei né il fratello, che continuava a sghignazzare e lanciare strani sguardi alla strega.

"Beh? Non ti ha mai insegnato la mamma che é maleducazione guardare una donna in quel modo?" ribatté poi Ylenia a Kol, prendendo il cappotto per coprirsi.

Il vampiro le sorrise beffardo e alzò le mani in segno di resa, mentre lei se la svignò il più velocemente possibile da quella casa.

Di Finn non c'era più traccia.

E Ylenia aveva la dignità seppellita sotto i piedi.

 

Briony stava lanciando continui insulti omicidi ai fratelli Salvatore dentro la macchina, sperando che qualcuno gli arrivasse veramente per ciò che avevano combinato.

Era andata a cercarli a casa loro ma nessuno le aveva aperto, aveva pure tentato di sfondare la porta ma senza successo.

Era un po’ arrugginita dopo l'incontro di wrestling avvenuto con Elena la scorse notte. Fece una risatina dentro di sé pensando che la signorina Gilbert doveva riattaccarsi i capelli con l'attack, dopo come glieli aveva strappati... Ben le stava.

Non appena aveva offeso in quel modo la memoria di John, non c'aveva visto più dalla rabbia e si era fiondata su di lei come un toro impazzito. Il suo corpo sembrava manovrato da uno forza invisibile e la sua volontà propria non era riuscita a fare niente per fermarla.

Probabilmente aveva esagerato o forse no.. fatto sta che non le era mai capitato di saltare addosso a una persona con l'intento di ammazzarla di botte… non aveva mai sentito i propri occhi bruciare in quel modo.

Ormai il sole era calato, l'oscurità era piombata su Mystic Falls e ancor più densa dentro la macchina di Briony, che pensò ad un altro argomento spinoso: il biglietto.

Quella frase breve, semplice, era bastata a terrorizzarla fin nel profondo sebbene non sapeva a cosa si riferisse o il perché. Le sembrava così priva di significato ma al tempo stesso una minaccia ben reale.

Qualunque cosa fosse.. Chiunque glielo avesse mandato… Ce l'aveva con lei.

Forse faceva presagire una catastrofe di cui Briony non era a conoscenza... un capitolo della sua esistenza che aveva sempre ignorato.

Chi era lei?

Soltanto una ragazza qualunque, che viveva in una cittadina qualunque, e aveva una famiglia qualunque. Almeno fino al momento in cui non aveva scoperto la verità... da quando era ritornata a Mystic Falls aveva superato sfide che mai si sarebbe sognata di affrontare,  e per uno strano scherzo del destino aveva salvato la vita ad un Originario, un vampiro, finendo per innamorarsi di lui nonostante il passato tormentato di entrambi.

Perciò, cosa c'era tanto di strano in lei?

Non si era mai considerata perfetta e mai avrebbe voluto esserlo; come tutti gli esseri umani faceva degli errori… ma aveva agito sempre col cuore. Ogni suo gesto proveniva da quello e avrebbe continuato a seguirlo, anche se faceva delle scelte sbagliate agli occhi degli altri.

Si convinse alla fine che quel biglietto, ciò che aveva visto nel bagno… non era niente. Soltanto un tentativo per farla spaventare a morte.

Qualunque cosa fosse ormai, quel biglietto minatorio non c'era più.. Era andato.. Spezzato in mille pezzi...

Se solo poteva buttare via quelle parole dalle sue mente, come avevano fatto le sue mani.

Ma ecco che all'improvviso vide proprio i fratelli Salvatore appostati nell'uscita secondaria del Grill. Situazione a dir poco sospetta.

Briony inchiodò così velocemente che per poco non fece un testa coda in mezzo alla strada, ma anche se con difficoltà riuscì a riprendere il controllo del volante e parcheggiò lì vicino, cercando il modo migliore per farsi ridare indietro il pugnale senza tante storie.

Aveva provato a chiamare Elijah e Rebekah ma i loro cellulari davano non raggiungibile e perfino Ylenia sembrava scomparsa, quindi doveva fare tutto da sola. Sapeva che stava andando incontro a un grosso guaio ma non le importava.

La sua faccia infatti mutò in un espressione super incattivita e minacciosa che avrebbe fatto scappare persino il diavolo mentre si dirigeva verso i due vampiri. Ma purtroppo ciò non fece alcun effetto su Damon che appena la vide arrivare sfoderò un sorriso a 32 denti, come se nulla fosse successo.

“Dov’è?” domandò Briony sbrigativa parandosi di fronte a loro due.

“Dov’è cosa?” chiese a sua volta Damon con una faccia immacolata.

“Lo sai benissimo cosa. Potrei denunciarvi per violazione di domicilio lo sapete? Non posso credere che proprio tu Stefan me l’abbia fatta da sotto il naso, anche se credo che l’artefice di tutto sia tuo fratello. Come sempre!” esclamò Briony adirata.

I due fratelli si guardarono incapaci di comprendere le sue parole e si voltarono poi verso di lei contemporaneamente con sguardo dubbioso.

“Hai bevuto?” domandò Damon ironico.

Questa volta Briony si scaldò inferocita per quel tono che le faceva saltare i nervi e strinse forte i pugni per non scoppiare. Avrebbe voluto seriamente appenderlo in mezzo al giardino come uno spaventapasseri e fargli saltare di nuovo i denti.

“Voi avete preso il pugnale che può uccidere un Originario, allo scopo di ucciderli tutti in un solo colpo per liberarvi di loro. Ma dovete passare sul mio cadavere prima che succeda.”

Briony seriamente…" la interruppe Stefan cercando di dimostrarsi paziente "non siamo stati noi a prendere il pugnale. E non l’abbiamo con noi ora. E come potremmo usarlo? Il pugnale uccide qualunque vampiro osi adoperarlo, te lo sei dimenticata?”

Briony rimase di stucco da quell'affermazione, perché come al solito si era dimenticata il dettaglio più importante. Loro non potevano uccidere un Originario senza rimetterci la pelle e Damon non era proprio il tipo da sacrificarsi per il bene comune.

Li fissò entrambi con sguardo scrupoloso e accigliato, ma c'era qualcosa nei loro volti che li faceva sembrare colpevoli, come se fossero stati scoperti con le mani dentro il sacco; per questo non riusciva a fidarsi delle loro parole troppo premurose, perché sembrava la stessero prendendo letteralmente in giro.

Questo la fece irritare ancora di più.

“Dovrei credere che siete innocenti come agnellini quindi? No! So che dietro c’è il vostro zampino!” gridò serrando ancora i pugni.

 Ovviamente quel piano era stato architettato da loro.  Chi altri poteva essere così diabolico?

Damon però si fece avanti con sguardo a dir poco adirato:

“Il casino l’ha creato Esther, non noi. Perciò vai a placare le tue crisi di nervi da un’altra parte perché mi hai scocciato.” sibilò a denti stretti per poi darle le spalle e cominciò a camminare lungo il vicolo.

Briony tremò dalla rabbia per non essere riuscita ad ottenere quello che voleva e per di più era stata costretta ad ascoltare le recriminazioni di Damon. Si morse il labbro fino a farlo sanguinare e si voltò a guardare Stefan, che le stava rivolgendo uno sguardo dispiaciuto.. quasi rammaricato.

Ma non poteva finire così..

Tra qualche ora si sarebbe decretata la fine degli Originari, la fine di Elijah.. e anche la sua di fine.

Perché tentare di condurre una nuova vita senza di lui le sembrava intollerabile. Non c’era niente di più insostenibile per lei.

E non poteva mollare proprio ora.. non ora che l'aveva ritrovato.

Per questo prese Stefan per le spalle, cercando di smuoverlo dai suoi intenti perché era convinta che almeno lui avrebbe fatto la scelta più giusta.

“Non me ne andrò di qui finché non mi avete detto che cosa avete in mente!” esclamò con rabbia, che faceva trapelare soltanto sofferenza e bisogno.

Stefan distolse lo sguardo non volendo rispondere alla sua domanda, ma all'improvviso Briony si sentì spintonare con forza, una mano gelida l'afferrò per il collo, spingendola contro il muro e istintivamente lei chiese gli occhi impaurita.

“E invece credo che dovrai andartene piccola rompiscatole!” disse Damon feroce stringendo di più la presa, mentre Briony cercava di scacciare via le sue mani ma la forza le venne a mancare quando non sentì più ossigeno in gola.

Damon…” lo chiamò Stefan per farlo calmare.

Il moro lo guardò imbestialito ma questa volta gli diede ascolto, e lasciò la presa sul collo di Briony che finalmente sentì l’aria ritornare ai polmoni.  Si massaggiò poi il collo per scacciare il dolore, che sembrava bruciarla come fuoco, anche se questo non le impedì di trafiggere Damon con lo sguardo.

“Comunque lei potrebbe metterci i bastoni tra le ruote.. non può restare qui.” replicò ancora Damon avvicinandosi fulmineamente a lei. Ma Briony non si fece intimidire neanche questa volta infatti disse che non si sarebbe mossa di lì neanche se l’avessero costretta con la forza.

Damon si imbestialì ancora di più, ma Stefan si mise in mezzo ai due per fermare il fratello nuovamente e gli intimò di starsi calmo.

Tuttavia il fratello maggiore non dava alcuni segni di lucidità in quel momento, e Stefan fu costretto a prendere Briony per un braccio per far calmare anche lei, visto che provocava Damon in tutti i modi, urlandogli delle atrocità in faccia, e per poco lui non le saltò addosso un’altra volta.

Ma tutto cambiò repentinamente.  

Briony con la sua debole vista da umana si accorse soltanto che Damon era all’improvviso sparito nel nulla e sentì Stefan irrigidirsi al suo fianco, come se fosse sotto shock.

Elijah era comparso dal nulla in mezzo all’oscurità e aveva scaraventato Damon contro il muro con un violenza disumana, e adesso lo stava tenendo con ferocia per il collo, facendogli mancare la terra da sotto ai piedi.

Briony sgranò gli occhi totalmente sorpresa da quella scena perché non si sarebbe mai aspettata di vedere comparire Elijah così all’improvviso; ebbe quasi pena per Damon che stava cercando di divincolarsi, ma senza successo.

“Non puoi uccidermi. Non fa parte dell’accordo!” disse Damon cercando di salvarsi la pelle e facendo leva sul senso dell’onore di Elijah. L’Originario però non sembrava mollare,  i suoi occhi erano così freddi da far gelare chiunque tentasse di guardarlo e la sua ira lo infiammò.

“Accordo annullato.” Sibilò Elijah a denti stretti. Dalla sua voce traspariva soltanto odio e crudeltà per tutto ciò che Damon aveva osato fare negli ultimi minuti e così Elijah strinse ancor di più la presa.

L’avrebbe ucciso sicuramente ma si ricordò che aveva ancora bisogno di lui e poteva tornargli utile in futuro, così anche se controvoglia lo lasciò andare con uno spintone e Damon cadde a terra esanime.

L’Originario lo fissò privo di rimorsi e quando alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Briony, questa deglutì in preda all’ansia ed ebbe l’istinto di abbassare la testa per sfuggire a quella tensione elettrica. Aveva già visto in precedenza degli scatti d’ira di Elijah e talvolta ne era rimasta spaventata, ma in quel momento l’Originario faceva rabbrividire fino alla punta dei piedi. Come se fosse una demone che fissa la sua preda.

Elijah distolse automaticamente lo sguardo da lei e guardò Stefan, il quale anche lui deglutì terrorizzato pensando che avrebbe dato una lezione pure a lui.

Davvero strano come tutti i vampiri temessero a morte Elijah, molto più di Klaus quasi, come se lui fosse ancora più minaccioso dell’ibrido sotto quella calma gelida. E talvolta lo era davvero.

Stefan rimaneva immobile e la presa sul braccio di Briony non accennava a diminuire.

Elijah si avvicinò a lui, i suoi passi parevano così pesanti che sembrava facesse tremare la terra sotto i piedi, e aveva uno sguardo diabolico che non ammetteva repliche:

“Lasciala.” Sussurrò gelido.

Il colpo ebbe davvero effetto su Stefan che subito lasciò andare Briony, cercando di non tremare. L’Originario fissò inquietante Stefan negli occhi e quest’ultimo non riuscì a reggerne lo sguardo; pochi del resto erano in grado di sfidare lo sguardo di Elijah.

Briony nel frattempo non disse niente, guardava entrambi i vampiri con sguardo allarmato cercando di frenare quella tempesta che stava per scatenarsi su di loro. Ma se avesse parlato probabilmente avrebbe solo peggiorato le cose.

Si morse profondamente il labbro inferiore e si avvicinò timorosamente a Elijah; non sapeva perché ma non riusciva a guardare fisso gli occhi neri dell’Originario... Era come se li temesse.

Il vampiro dal canto suo restava immobile come un blocco di marmo e non la sfiorò neppure con un dito, né le disse niente.

Ma le sue minacce non erano ancora finite e quel giorno Elijah aveva parecchio odio in corpo per contenerlo in una sola persona, anche se forte come lui. Ricordò a Stefan il patto che avevano fatto e gli disse in poche parole di muoversi in fretta perché il tempo stava per scadere.

Briony vide di sfuggita Damon rialzarsi e Stefan andargli incontro e allora si convinse che era andata troppo in là con le accuse che lei aveva rivolto loro.

Quindi per uscire da quella situazione si avvicinò al fianco di Elijah, che sembrò guardarla profondamente in quel momento, ma il cielo era troppo oscurato, privo di luce per intravederlo, e Briony non riuscì a scorgere il suo viso gelido in mezzo a quell’oscurità.

Le parole le morirono in gola.

 

Ylenia era entrata al Grill per cercare di dimenticare quello che era successo con Finn quel giorno: l’umiliazione per essere stata trattata in quel modo e lasciata poi lì da sola con un vampiro che sembrava un pazzo teppista maniaco non le era stato di granché aiuto.

Forse questo per Finn era il suo modo di vendicarsi. Per punirla.

Ma Ylenia non se lo sarebbe mai aspettato… non da parte sua almeno. Per quanto grave fosse la sua colpa, Finn non era mai stato un tipo vendicativo o incline alla violenza, anzi era sempre stato gentile e pacato seppur fosse un vampiro millenario.

La strega tuttavia si era sbagliata tante volte nella vita… e questa non era un eccezione.

Andò al bancone per bere un drink quando all’improvviso fu avvicinata dall’ultima persona che voleva vedere in quel momento: Klaus.

Aveva fatto tris di Originali quel giorno: tra FinnKol e Klaus non sapeva quale fosse la compagnia più raccomandabile.

“Mio dio sembri stravolta, tesoro. Ti ho vista soltanto una volta con uno sguardo così angosciato, ma non mi è giunta voce che sia morto qualcuno a Mystic Falls nelle ultime ore.” Mormorò Klaus col suo solito tono ironico.

“Lasciami stare.” rispose subito Ylenia per tagliare la conversazione.

Klaus comunque non cedette, anzi si sistemò più vicino alla donna come se volesse farla arrabbiare di proposito.

“Devo ancora capire come mai sei sempre così maleducata nei miei riguardi.. tu sai che non sopporto la gente che mi si mette contro.” sussurrò diventando improvvisamente minaccioso.

Ylenia gli lanciò un’occhiataccia come per fargli capire che non le importava niente del suo giudizio e poteva risparmiarsi le sue minacce, visto che con lei non attaccavano.  Klaus cambiò poi radicalmente umore e tornò a guardarla con un sorrisetto ironico, chiedendole di bere qualcosa con lui.

Era incredibile quanto fosse lunatico, cambiava umore così improvvisamente che era impossibile conoscerlo per come era davvero.

Ylenia non gli diede corda neppure quando posò un drink proprio di fronte al suo naso, e infatti rifiutò senza ringraziarlo.

“Non lo vuoi? Bene, lo bevo io allora.” esclamò Klaus divertito bevendo il drink tutto ad un fiato.

“Spero ti vada di traverso.” sussurrò arrabbiata con una smorfia.

Klaus sospirò esasperato per il carattere difficile della donna e allargò le braccia:

“Sei più permalosa di quanto ricordassi. Ma forse ho capito perché tu ce l’hai con me…” sussurrò con un tono che doveva sembrare malizioso e si avvicinò di più al suo viso:

“Perché non ti ho dato la giusta attenzione da quando sono ritornato.. errore imperdonabile, ma rimedierò subito.” mormorò accattivante inclinandosi verso le sue labbra, ma Ylenia strabuzzò gli occhi all’istante e lo spinse via con forza, facendolo quasi cadere dalla sedia.

Klaus però rimase elegantemente in piedi  e rise stupefatto da quella sua reazione che lo faceva divertire ancora di più, e le puntò un dito contro:

“Ti piace giocare duro eh?”

“Ti ho detto di lasciarmi stare, ci senti o no? Hai bisogno di un trapano alle orecchie?” rispose Ylenia alzandosi, infastidita dalla sua sola presenza.

L’ibrido fece un leggere broncio ma ancora una volta non demorse, come se godesse nel vederla a disagio.

“Io penso invece che tu abbia bisogno di ricordare i bei vecchi tempi.” rispose cingendole prepotentemente i fianchi e avvicinandosi di più al suo corpo.

Ylenia sussultò spaventata pensando che se qualcuno li avessi visti in quel frangente probabilmente avrebbero intuito qualcosa… e non poteva permetterlo…

Cercò di dimenarsi dalla stretta di Klaus, guardandosi attorno spaesata, ma lui sembrava irremovibile, tanto che le afferrò saldamente un braccio, bloccandoglielo dietro la schiena e Ylenia sentì uno strano calore salirle nelle guance.

Per disfarsi di lui fu costretta a lanciargli una magia con la forza della mente, che lo fece solo indietreggiare di poco visto che Klaus era l’essere più forte esistente sulla faccia della terra, ma almeno sortì l’effetto sperato.

L’ibrido comunque rise mentre mollava la presa e tornò al bancone, restando indifferente a ciò che aveva fatto la strega.  Intanto Ylenia rimaneva in piedi e lo guardava con disprezzo ricordando le ultime parole che le aveva detto:

“I bei vecchi tempi eh? Da quanto sei piombato nella mia vita tutto è andato in pezzi, quindi scusami se non nutro bei ricordi nei tuoi confronti.” sibilò con disprezzo.

Il sorriso ironico di Klaus questa volta scomparve e prese il suo posto un’espressione infuriata e totalmente minacciosa.

“Non dovresti parlarmi così. Tu e io abbiamo un accordo… o te lo sei dimenticata?” domandò sprezzante, cercando di far capire chi comandava.

Ylenia sgranò gli occhi inorridita per ciò che aveva detto e se avesse potuto lo avrebbe preso per il colletto della giacca, scuotendolo con forza fino a farlo svenire, ma si limitò a trafiggerlo con lo sguardo:

“Accordo?? Che accordo?! Non provare a tirare fuori quella storia Klaus, non t’azzardare!” gridò per niente impaurita e diventando minacciosa quasi quanto lui. Gli puntò un dito contro: “Tu per primo sei venuto meno all’accordo quindi non venire a farneticare ora su questa faccenda. Hai capito? Non voglio saperne niente!” gridò ancora.

Un angolo della bocca di Klaus si inclinò in un sorriso gelido, per niente rassicurante e che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque; ma Ylenia rimaneva sui suoi passi e i suoi occhi erano fuoriusciti dalle orbite come una pazza allucinata.

“Stai attenta Ylenia.” mormorò Klaus parandosi pericolosamente di fronte a lei. “Io posso permettermi di infrangere gli accordi quando e come mi pare. Ma tu no invece.”

La strega alzò il mento in segno di sfida e non si dimostrò affatto intimorita dalla sua minaccia. “Prova a fare qualcosa contro di me… e io…

“Tu cosa?” ribatté Klaus schernendola. “Non puoi farmi niente. Nessuno può uccidermi. Ma pretendo che tu rispetta l’accordo che hai fatto con me. E non lo ripeterò una seconda volta.”

“Dovresti ripeterlo una terza invece perché non ho alcuna intenzione di assecondarti.”

Klaus inclinò la testa su un lato come se la stesse commiserando, ma poi improvvisamente l’afferrò per il collo e la sbatté contro il bancone.

“Stammi a sentire piccola puttanella..” aggiunse lui irritato a pochi centimetri dal suo viso.

<< Un’altra volta? >> pensò Ylenia visto che quello era il giorno degli insulti.

Ma Klaus non ebbe il tempo di finire la minaccia che una mano gli si appoggiò nella spalla e sentì una voce squillante fin troppo familiare.

Nik, quando ti ho detto che volevo spassarmela non intendevo che dovessi appendere una ragazza al muro. Anche se devo dire che è parecchio divertente!” affermò Kol con una risata infantile.

“Ah sei qui.” disse Klaus solamente, lasciando la presa sul collo di Ylenia e tornando a bere un drink. Come se nulla fosse successo.

“Sì scusami ma avevo trovato una cosina appetitosa dietro l’angolo!”

Ylenia scosse la testa mentre ascoltava quell’assurda discussione ma non lo fece oltre, perché prese velocemente la borsa cercando di scacciar via gli sguardi languidi che Kol continuava a lanciarle. Forse quel maniaco voleva ricevere la stessa prestazione che aveva offerto a Finn.

All'improvviso entrò nel bar anche Caroline che si parò subito di fronte ai due Originari e Klaus, ritornato al suo giusto umore, ne approfittò per offrirle da bere.

La blond-girl però rifiutò con una risposta acida, lasciando l'ibrido di stucco.

Ylenia allora pensò che la sorella di Briony era davvero strana: doveva avercela a morte con Klaus invece si divertiva ad ancheggiare di fronte a lui, come se lo stesso provocando.

Klaus non si lasciò sfuggire l'occasione e decise di inseguirla, ma prima di farlo si voltò verso Ylenia con un sorrisetto: “Non ti dispiace vero se rivolgo la mia attenzione su qualcun'altra?"

Lei lo guardò disgustata per quel suo vano tentativo di fare il carino. Non gli riusciva per niente.

"Provo soltanto pena per quella poverina." replicò in tono sarcastico.

Klaus scosse la testa e si mise all'inseguimento della biondina; ma prima di andarsene, si voltò in direzione di Ylenia e la fissò questa volta con più durezza, facendo un segno con la testa… per intimarle di ricordarsi dell’accordo…

 

Briony stava camminando al fianco di Elijah attraverso la città, ma nessuno dei due aveva detto una parola, tranne quando lei gli aveva confessato che il pugnale era improvvisamente sparito e lui l'aveva guardata freddamente impassibile, ma non aveva risposto. 

Il vampiro continuava a guardare dritto davanti a sé, senza accennare a volerla guardare in viso, come se si sentisse ferito per il fatto che lei avesse mancato alla promessa di stare lontana dai guai almeno quella sera e invece era andata dritta in un incontro kamikaze con i Salvatore.

La ragazza si morse nervosamente le labbra, sentendo che quel silenzio stava diventando ogni secondo sembra più pesante, quasi insopportabile da gestire. Deglutì fortemente e finalmente presa la parola per cercare un dialogo con lui.

“Se ho avuto quello scontro con Damon è stato per una valida ragione.. e tu non rispondevi alle mie chiamate così io..”

Ma Elijah si girò velocemente verso di lei facendola interrompere di colpo. Briony poteva intravedere i suoi occhi neri diventare più gelidi che mai, anche se un’ombra minacciosa oscurava il suo viso.

“Non devi più andare a sfidare Damon Salvatore, finirebbe soltanto per farti del male come è successo prima. Non farlo mai più. E’ chiaro?” esclamò con uno strano tono di voce che non aveva mai sentito in lui: né dolce, né protettivo, né freddo. Mentre parlava le aveva afferrato un polso, stringendolo; i suoi occhi nell’oscurità erano feroci e le sue pupille dilatate e vibranti.

In quel momento era arrabbiato con lei.

Vedendola spaventata, Elijah si calmò e sbatté le palpebre come se fosse ritornato alla realtà, risvegliato dai suoi oscuri e feroci pensieri.

Sembrava dilaniato da ciò che doveva fare quella sera e sfogava i suoi tormenti su di lei, che nonostante tutto gli era sempre stata accanto incondizionatamente.

Lasciò lentamente la presa sul suo polso.

“Scusami.” sussurrò serio.

Appariva indomito, schivo nei suoi confronti, e Briony allora lo fissò tristemente cercando in tutti i modi di comprenderlo.

Ma voleva anche lei fargli capire le sue ragioni, ciò che l’aveva spinta ad agire così pericolosamente, seppur gli avesse promesso di non cacciarsi nei guai almeno questa volta.

“Tu non puoi proteggermi da tutto.. anche io posso lottare per ciò che amo e sento di doverlo fare. Non sono una tua vittima, non devi sopportare tutto questo da solo facendoti gravare sulle spalle una colpa non tua.”

Elijah alzò il viso e tutto ad un tratto diventò pensieroso. Strinse accuratamente gli occhi mentre analizzava le parole che Briony gli aveva detto, e dalla sua espressione la ragazza temette di aver detto qualcosa di sbagliato.

 “Cosa hai sentito?” domandò lui all’improvviso.

Briony lo guardò sorpresa, ma sapeva benissimo cosa volesse dire. Elijah aveva intuito che lei aveva origliato la conversazione tra lui e le sue sorelle quella mattina… soprattutto la parte in cui Gwendolyn li definiva tutti dei mostri, che recano soltanto dolore, sofferenza e morte a coloro che amano… e che erano maledetti.

Elijah sperava e temeva allo stesso tempo che Briony dicesse le stesse identiche parole della sorella, perché se lei lo avesse fatto si sarebbe ravveduta, avrebbe guardato in faccia la realtà e si sarebbe salvata in tempo prima di sprofondare nell’abisso in cui Elijah e i suoi fratelli erano destinati a cadere.

Ma come una volta le aveva confessato, lui era una creatura essenzialmente egoista e desiderava troppo la sua presenza vicina a lui per privarsene in questo modo.

Tuttavia se lei di sua spontanea volontà avesse deciso di andarsene, lui l’avrebbe rispettata e l’avrebbe lasciata andare…  Anche se lui, in fondo al cuore che non batteva più, non lo avrebbe mai voluto. Perché gli sembrava sul serio che il cuore ritornasse a vivere stando con lei, anche se sapeva che era solo una lurida illusione.

Briony intanto distolse lo sguardo e si morse il labbro nervosamente, non volendo rispondere alla sua domanda.

Anche se non riusciva a vederlo, Briony percepì che Elijah aveva abbozzato un lieve e freddo sorriso, privo di alcuna ironia.

“Non ti biasimerei se tu te ne andassi e ti liberassi finalmente di tutto questo…” mormorò guardandosi attorno “La tua vita sarebbe molto più semplice se io non ne facessi parte.” concluse alla fine con tono cupo e glaciale.

Briony alzò improvvisamente lo sguardo, allibita da quelle parole.  Sembrava un vero vampiro salvo il fatto che nei suoi occhi splendeva una luce tremenda, ma pura.

Era più luminoso che mai nella notte…

Briony ad un tratto pensò che le cose più belle sono allo stesso tempo le più spaventose.

Distolse la mente subito da quel pensiero e si avvicinò decisa al vampiro.

“Non sarebbe la mia vita se tu non ci fossi.” disse in un sussurro, accarezzandogli lievemente la mano gelida.

Elijah rimase serio e la guardò profondamente, quasi enigmatico senza proferir parola.

Pensò che quella sera ci sarebbe stata la resa dei conti, non solo con sua madre ma anche con se stesso, perché avrebbe pagato le conseguenze delle sue atroci azioni commesse in tutti quei secoli, essendo stato consumato dall’Ombra e inghiottito da un’oscurità più profonda delle altre… diversa.

Quell’oscurità portava il suo nome.

Elijah si avvicinò improvvisamente a lei, guardando un punto indefinito sotto il suo viso, ma non ebbe tempo di dire niente che sentì il proprio cuore stringersi in una morsa letale.

La morte invase ogni fibra del suo corpo e le vene sembravano rinsecchirsi, come se il sangue non pompasse più. Briony lo guardò shockata ma l’urlo le morì gola, perché Elijah cadde su di lei e si aggrappò alle sue spalle, facendola cedere sulle ginocchia.

La vita si stava affievolendo dentro di lui, e Briony era così angosciata e sotto shock che non sapeva cosa fare... aveva il fiato corto e anche il suo cuore sembrava essersi fermato insieme a quello del vampiro.

Sentì il fiato freddo di Elijah sul collo, ma non riuscì a vederlo in viso perché la testa era appoggiata sulla sua spalla sinistra. Percepì ad un tratto la sua mano gelida sfiorarle delicatamente la guancia destra, con le ultime forze che gli erano rimaste.

Poi  la ragazza non sentì più nulla. La mano di Elijah abbandonò la guancia di Briony, e cadde.

Era morto.

Le labbra di Briony tremarono dal terrore, mentre il petto non riuscì più a sopportare lo sforzo continuo di frenare le lacrime e le urla, così le liberò.

Il grido che crebbe dentro di lei era devastante perché sbriciolò il suo cuore.

Non riuscì a reggere nemmeno il peso del vampiro che infatti finì completamente a terra con lei, che cercava nonostante tutto di sorreggerlo.

Le lacrime e il respiro insufficiente le impedirono di articolare parole connesse, perché lo shock l’aveva praticamente sovrastata e cercava disperatamente di aggrapparsi al corpo di Elijah, cercando di farlo rinvenire e di farlo tornare da lei.

Riusciva soltanto a urlare il suo nome.

Perché nessuno sentiva le sue grida?

Si trovava ancor più sola al mondo di quanto fosse stata fino a quel momento. Sentiva soltanto il freddo della morte provenire dal corpo di Elijah, e nient’altro. Come quella volta… quei momenti di puro panico che avrebbe tanto voluto dimenticare.

Il dolore venne a farle visita, la schiacciò, la ridusse a un relitto, a una creatura disperata.

Perché il suo incubo peggiore era ritornato a perseguitarla e questa volta con più violenza:  Come avrebbe fatto a vivere senza di lui? Cosa ne sarebbe stato di lei?

Elijah era quel tipo di persona dalla quale era praticamente impossibile distaccarsi, come se fosse una dipendenza dalla quale non puoi sfuggire e non puoi farne a meno.

Tutte le sue energie stavano crollando, perché la forza necessaria per andare avanti, per continuare a lottare, proveniva principalmente da lui.. era lui che le infondeva il coraggio di non mollare mai. Di non arrendersi.

I singhiozzi disperati stavano facendo esplodere i suoi polmoni, e Briony prese il viso di Elijah tra le mani in piena agonia, depositandolo contro il suo petto e stringendo tutto il suo corpo, come se non volesse staccarsi da lui.

Quell’attimo di tenerezza la sconvolse, perché era consapevole che quella era davvero la fine.

Ma ad un tratto l’incubò finì, smise di perseguitarla perché fu come se rinacque un sogno.

Elijah ritornò improvvisamente alla vita e spalancò la bocca in cerca d’aria mentre il viso cominciò a tornare lentamente normale, privo di increspature.

Briony sgranò gli occhi per la felicità immensa e istintivamente si scansò, ancora incredula.

Ma dopo un attimo di paralisi lo strinse forte a sé con un mormorio di giubilo, in modo tale da dimostrare che lui era davvero vivo e che non fosse soltanto un sogno.

“Grazie a Dio!” Esclamò felice sul suo petto.

Sentì Elijah irrigidirsi per la sorpresa, ma poi le sue braccia forti la avvolsero e l’aiutò ad alzarsi insieme a lui.

Finalmente Briony si sentì intera, tutti i tasselli spezzati del suo cuore erano ritornati al loro posto, in modo naturale. I polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle, scacciando via le lacrime, e il vuoto che aveva sentito dentro di sé si richiuse… come se la ferita si fosse rimarginata, semplicemente stando con lui.

Dio, il suo pensiero di perderlo la riduceva in un oggetto in frantumi.

Elijah però aveva una faccia devastata, tentava di dimostrarsi forte ma era ancora debole a causa di quello che aveva subìto. Briony si offrì di dargli il suo sangue per farlo stare meglio, ma lui la convinse dell’opposto perché non ne aveva assolutamente bisogno.

Il vampiro cercò di convincerla con la forza dello sguardo, che non aveva perso neanche per un attimo il suo potere, ma lei testarda com’era stava per ribattere quando Elijah all’improvviso alzò la testa e il volto gli si illuminò, diventando più minaccioso.

Lei ricambiò lo sguardo consapevole di ciò che stava pensando.

Il pugnale.

 

Raggiunsero velocemente l’uscita secondaria del Grill dove si trovavano appunto i grandi salvatori, Damon e Stefanche stavano litigando furiosamente con Klaus. Per un certo verso Briony doveva essergli grata… era merito suo se Elijah si era salvato dalla morte, perché aveva tolto il pugnale dal cuore di Kol e così facendo aveva protetto la sua famiglia.

Briony cercò tuttavia di scacciare quel pensiero perché non doveva essere grata a Klaus di nulla. In fondo era colpa sua se era successo tutto questo.. lui aveva portato il male nelle loro vite. Non bastava una buona azione a giustificare un’eternità intera passata a diffondere soltanto paura, terrore e morte.

Elijah scese gli scalini e si parò di fronte a Damon Salvatore, che questa volta non aveva via di scampo. Sembrava impossibile ma l’Originario era minaccioso quanto e più di prima.

“Ora voi mi direte dove sono le streghe altrimenti chiamo mia sorella e Elena allora morirà tra urla agognanti.” E non c'era traccia di scherzo nella sua voce.

Briony sussultò impaurita ma non disse niente.

“Mi hai detto che avevamo tempo fin dopo le nove.” replicò Damon per cercare la solita via di fuga.

“Sono sicuro che Rebekah sarà più che felice di iniziare la sua parte in anticipo.”

I fratelli Salvatore si guardarono indecisi sul da farsi mentre Klaus disse:

“Davvero ingegnoso. Avete usato la piccola e deliziosa Caroline per depistarmi ma non ha funzionato.”

All'improvviso si girò verso Briony e le rivolse un sorriso da bastardo:

“Dì a tua sorella di darsi una regolata e di non provare a fregarmi più, altrimenti gliela farò pagare.”

Briony sbottò dalla collera, difendendo in tutti i modi Caroline:

“Ehi!! Mia sorella non c’entra niente in tutta questa storia! Sei stato tu che l’hai messa in mezzo prima col tuo salvataggio da finto eroe, poi l’invito al ballo! Te lo farò pagare io stessa se non le stai lontano.”

L'ibrido rise, incurante dell'avvertimento:

“Chiunque è coinvolto in tutto questo  ne subirà le conseguenze.”

Briony allora corse verso di lui con sguardo infuriato:

“Non ci provare nemmeno, non permetterò che a mia sorella venga fatto del male soltanto perché tu stai lanciando delle accuse farneticanti e ridicole! E’ vero forse sapeva del piano visto che tutti ti vogliono morto, ma non ne avrebbe mai fatto parte a mia insaputa! Mai!”

Briony ne era davvero sicura di questo: la sorella non l'avrebbe mai ingannata un'altra volta, soprattutto in quel modo così spregevole... non dopo il chiarimento avvenuto nel giorno del suo compleanno.

Klaus comunque replicò, indifferente a ciò che Briony aveva detto:

“Se i fratelli Salvatore o Elena verranno puniti... allora dovrà toccare anche all’adorabile Caroline.. te lo dico, dispiace più a me che a te.” disse come se gli importasse veramente di Caroline.

L'ibrido guardò il fratello per avere un suo appoggio e Briony notò con sgomento che Elijah non aveva replicato alle ingiurie di Klaus e restava zitto, come se volesse assecondare il suo piano di vendetta.

D'altronde Briony sapeva bene che Elijah non tollerava in alcun modo gli inganni e i tradimenti alle sue spalle; chi aveva osato fregarlo aveva sempre fatto una brutta fine.

Ma non potevano vendicarsi su Caroline... lei non c’entrava niente questa volta, ne era sicura. Non l’avrebbe mai ferita dopo tutto quello che avevano passato.

Briony si avvicinò decisa all’Originario e lo prese per il braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei.

“Elijah si tratta della mia famiglia.” sussurrò debolmente.

Il vampiro sostenne impassibile il suo sguardo; era davvero inquieto e quando Briony temette il peggio, lui si voltò deciso verso Klaus e disse che dovevano occuparsi solamente di Esther.

Briony sospirò sollevata, guardando con gratitudine il vampiro; ma alla fine gli avrebbe fatto davvero credere all’innocenza di Caroline e che le sue non erano solo parole al vento. 

Kol all’improvviso si risvegliò, non perse tempo che subito si lanciò contro Damon ma Klaus lo fermò, spiegandogli quello che dovevano fare in quel momento.

Kol sgranò gli occhi allibito e imprecò qualche parolaccia, visto che voleva dedicare quella serata allo spasso totale, invece doveva occuparsi di una madre pazza.

 “Gwendolyn dov’è?” chiese poi. Elijah gli spiegò sbrigativamente il pensiero della sorella e Kol allora scoppiò a ridere.

“Ok. Nostra sorella è definitivamente rammollita. Soltanto noi tre possiamo fare qualcosa.”

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Briony poco dopo era tornata a casa e aspettava con ansia il ritorno di Elijah, accendendo un piccolo fuoco nel salone. Si raccolse con dei sospiri i capelli in una coda e si mise poi alla finestra, pensando all’ultimo sguardo che Elijah le aveva lanciato prima di andarsene nell’oscurità con i suoi fratelli.

La sua angoscia era insopportabile. Elijah era andato a sfidare Esther e lei come poteva a rimanere in attesa di buone o cattive notizie? Come poteva rimanere in piedi o seduta pigramente, facendo trascorrere quelle ore spaventose…

Scostò la tenda della finestra e ad un tratto vide nel riflesso del vetro proprio il volto bellissimo di Elijah; lei si voltò sorpresa mentre i suoi occhi brillavano dalla felicità nel vederlo vivo e incolume, al di fuori di ogni pericolo.

Sorrise estasiata e si precipitò subito verso di lui, stringendolo forte a sé mentre una piccola e lucente lacrima di felicità rigava il suo viso.

Tuttavia Elijah non ricambiò l’abbraccio perché restò fermo e duro come il marmo, come se fosse un fantasma privo di emozioni.

Briony lo avvertì subito e si scostò da lui, cercando di guardarlo in viso ma quegli occhi neri non incrociavano mai i suoi. Il viso del vampiro era gelido, misterioso, quasi inumano.

La ragazza sussultò temendo che qualcosa fosse andato storto:

“Che è successo? Qualcuno si è fatto male? Rebekah sta bene?” domandò preoccupata per avere qualche risposta.

Elijah sciolse l’abbraccio senza guardarla in faccia, e cominciò a camminare lentamente lungo la stanza; Briony restava in piedi non sopportando quel suo silenzio che avrebbe fatto gridare chiunque pur di spegnerlo.

“E’ finita, Briony.” Sussurrò lui freddamente andando verso la finestra.

La ragazza sussultò per quelle parole che facevano presagire una fine che lei non avrebbe mai voluto, ma che aveva sempre temuto che accadesse prima o poi. Strinse forte i pugni e si morse le labbra cercando di trattenere il groppo in gola, mentre Elijah le spiegava in fretta ciò che era accaduto.

Quando Briony scoprì che Esther era scappata rimase di stucco, perché le loro angosce non era ancora finite se lei era ancora in giro a sperimentare incantesimi per uccidere i suoi figli.

Il vampiro smise di sparlare e guardò un punto indefinito al di fuori della finestra. Ma il silenzio aveva molte parole, molte più di quanto la mente poteva sopportare.

Esther aveva ragione.” disse Elijah improvvisamente.

“Che vuoi dire?” chiese lei cercando di capire il motivo per il quale il vampiro fosse così scuro in volto. L’Ombra che aveva visto in lui quella sera era tornata a gravare sui suoi occhi.

“Parlo tanto di virtù… ma quando mi fa comodo uccido, mutilo e tormento.” Sussurrò mestamente staccandosi dalla finestra, e Briony percepì in lui una profonda indignazione verso ciò che aveva fatto.

Non riusciva a sopportare la sua agonia, voleva scacciare via il tormento dai suoi occhi e dalle sue parole. Lui non meritava quel gravare di colpe che non erano sue e di sopportare un disprezzo ingiusto.

“Perfino oggi ho terrorizzato un innocente…

“Smettila con queste farneticazioni assurde..” mormorò Briony tra sé e sé, scuotendo la testa nel cercare di farlo smettere di torturarsi in questo modo.

“Credimi, non c’è nulla di assurdo in questa realtà che si è imposta su di noi.” Affermò Elijah duramente, tenendo sempre lo sguardo lontano per non farsi manipolare da altri pensieri diversi. “Ho usato persino l’odio di mia sorella nei confronti di Elena per ottenere quello che volevo… l’ho usata come brandirei una spada…” mormorò lui ancora in tono colpevole.

Poi finalmente incrociò gli occhi di Briony per la prima volta in quei minuti, come se Elijah temesse di vedervi dentro una probabile repulsione verso di lui.

“Ma il peggio l’ho fatto a te.” Sussurrò indignato con se stesso.

Briony si sentì mancare il fiato e il cuore perse qualche battito nel sentire quelle parole: Elijah si prendeva di colpe che non esistevano… perché non capiva che lui le avrebbe fatto del male soltanto se l’avesse abbandonata?

“Non devi dire queste cose Elijah. Hai fatto tutto questo per proteggere la tua famiglia e non devi sentirti in colpa se hai usato dei mezzi sbagliati per arrivare a un fine giusto.” disse Briony cercando di farlo ragionare, ma le sue parole non diminuirono il tormento del vampiro, che sentiva nascere delle crepe nella sua moralità.

Elijah infatti sorrise freddamente, vuoto. I mezzi sbagliati rappresentavano la negazione stessa di un qualche fine giusto.

Briony allora gli prese il viso tra le mani, cercando di fargli capire che lui non aveva portato il male nella sua vita, tutt’altro:

“Tu sei indispensabile per la mia felicità, non posso vivere altrimenti.” Disse dolcemente per confortarlo.

“Lo credi davvero?” rispose lui duramente. Scosse la testa, facendo abbassare le mani della ragazza. “Non parlo soltanto di ferite fisiche… parlo di qualcos’altro ben più grave che prima o poi succederà Briony, anche contro la mia volontà.”

Elijah infatti aveva sfogato la sua  rabbia e frustrazione su di lei, che era l’unico essere che non lo meritava… Le aveva dato uno schiaffo, non importava se inconsciamente; l’aveva spaventata mentre le aveva afferrato con ferocia il polso, dandole continuamente degli ordini.

L’indignazione tornò sul suo volto pensando che la sua colpa ben più grave sarebbe stata trasformarla… era inutile scappare, prima o poi sarebbe successo se continuavano quella storia… l’avrebbe privata della sua vita, della sua anima, e l’avrebbe fatta diventare un mostro, proprio come lui.

E per cosa poi?

Quello era un amore distruttivo.

“Non pensare neanche un attimo a quello che stai pensando.  Se stai cercando di far allontanare chi tieni a cause di colpe passate e rimorsi presenti, non andrà a buon fine con me. Tu non sei un mostro, Elijah, io lo so.” disse Briony con tutta la sincerità che aveva in corpo.

Poichè ne era davvero convinta… Dentro la sua anima fredda di vampiro ardeva ancora una fiamma umana, e lei riusciva a vederla fino quasi a toccarla.

“E non lo dico soltanto perché ti amo, ma perché vedo quello che sei… soprattutto ora.” Gli toccò spasmodicamente il petto. “Non si può amare ciò che non si capisce, e nonostante tu ti stia rifiutando, devi darmi retta per una volta.  Tu sei l’uomo più nobile che abbia mai conosciuto, e non intendo cambiare la mia vita con te.”

Le sue parole risuonavano roche e strozzate perché aveva le lacrime agli occhi, anche se non avrebbe dovuto. Voleva dimostrarsi forte davanti a lui per confortarlo e invece si era sentita spezzare il cuore nel vederlo così distrutto.

Elijah la guardò profondamente, sentendo di non meritare né lei né le sue parole perché ormai ogni fibra del suo essere era orientata alla cruda verità che aveva affermato la madre quella sera. “Sei un’illusa, Briony.” Mormorò mestamente.

“Illusa? Tutto quello che abbiamo passato e che ho visto quindi me lo sono solo immaginato?!” replicò lei adirata in mezzo al dolore che sentiva.

Ma Elijah, nelle crepe del suo onore non volle udire altro, perché già stava udendo altre parole mentre scuoteva la testa: parole che gli rimbombavano nella mente, come lame affilate che gli laceravano l’anima maledetta da tempo: “Per mille anni sono stata costretta a guardarvi, a sentire il dolore di ogni vittima, a soffrire per il sangue che versavate. Persino tu Elijah che affermi di essere superiore non sei meglio di loro. Tutti quanti voi siete una maledizione in terra che si protrae da generazioni.

Dopo di che Esther aveva fatto una pausa per far soppesare quelle parole ai suoi figli, ma Klaus e Kol ne erano rimasti completamente indifferenti mentre nel cuore di Elijah avevano lasciato il segno.

Non contenta di ciò che aveva detto, Esther aveva deciso di indurire ancor di più il suo disprezzo verso i figli dicendo delle cose terribili…

Fu come se avesse scagliato un ennesima maledizione sulla sua famiglia, temendo di non avere il potere necessario di ucciderli quella sera:

“Nulla di ciò che farete si rivolterà verso il bene; anzi diventerà solo fonte di male, sciagura e disperazione per voi e per chi vi sta accanto. La vostra oscurità getterà nella tenebra e nella disperazione tutti coloro che amate. Qualsiasi cosa facciate si rivolterà contro di voi.”

Elijah chiuse duramente gli occhi, ripensando a quelle parole che lo stavano logorando, perché temeva che un giorno si sarebbero avverate.

Briony lo fissò attentamente come se riuscisse a vedere al di sotto delle sue palpebre chiuse il suo tormento interiore, e quella lacerazione d’animo schiacciò anche lei.

Così in quel momento lei non riuscì a negargli un suo abbraccio, offrendogli così un caldo conforto.

Ma quando tentò di farlo, lui la scansò indifferente, fissandola poi con occhi gelidi che avrebbero fatto allontanare chiunque. Perché lui voleva allontanare.

Briony tuttavia non demorse e lo prese almeno per il braccio, chiamandolo per farsi ascoltare. Lui rispose col suo nome stretto tra i denti per farla smettere, ma lei questa volta combattè con tutte le sue forze. Non fuggì da lui, non pianse più, e lo prese per lo spalle:

“Guardami.” Sussurrò decisa “Tua madre mente, è lei il mostro, è lei che vi sta facendo soffrire ed è lei che deve essere punita, non tu! Non puoi cedere Elijah, non devi mollare ciò che sei, perché io sono qui… con te… e giuro che non lascerò che questa Oscurità ti distrugga. Non… non farti spezzare. Non tu.”

Elijah dopo le sue parole l’aveva guardata duramente poi fissata intensamente, rapito da ogni suo gesto, e qualcosa parve cambiare in lui.

Percepiva l’orrore che tentava di afferrarlo e l’abisso spalancato, che aveva intravisto quel giorno, farsi sempre più vicino.

Ma lei era l’unico appiglio che non gli faceva cedere al vuoto, alla mancanza di sentimenti... che lo riportava su un’altra strada, quella umana, che aveva abbandonato tempo prima.

Mentre fissava il suo bellissimo viso e i suoi occhi verdi ricolmi di una dolcezza unica, il vampiro pensò di aver trovato quel poco di pace che tutti cercano, ma che solo pochi raggiungono.

Forse non se la meritava ma Elijah finalmente scacciò quell’Ombra dalla sua mente, tutto quel male che era successo quella sera per riportare sollievo al suo essere. E infine toccò Briony sul suo viso in una carezza molto delicata e, sviando lo sguardo con un lieve sospiro, la raccolse contro il suo petto, in un abbraccio sentito.

Seppur fosse stato un gesto garbato per Briony fu così improvviso che le mancò il respiro, e le sue mani rimasero intrecciate sul petto dell’Originario.

Elijah le fece scivolare una mano intorno alla vita e abbassò il viso verso il suo, sussurrando il suo nome in maniera diversa dalle volte precedenti. Come può stare così a diretto contatto con la ragazza che amava e convincersi che era giusto andarsene?

Ma finalmente Elijah fece qualcosa per se stesso, per assaporare la pace tanto attesa, e scacciò definitivamente - o in parte - i dubbi e l'oscurità su di lui. E quando Briony, senza alcuna paura o timore, gli sussurrò contro le sue labbra "Sono qui." lui non la lasciò fuggire questa volta.

Premette le labbra sulle sue in una forte pressione, ma poi non riuscendo a resistere cominciò a baciarla con più foga, come se lei fosse l’aria e lui stesse soffocando.

E lei dimenticò ogni cosa: tutto tranne loro due.

Si strinsero forte tra le braccia, non lasciandosi mai più andare, mentre la testa di Briony girava vertiginosamente perché il cuore aveva cominciato a battere impazzito e temeva le fuoriuscisse dal petto per colpa della potenza di quel bacio, un bacio che li riportava a unirsi.

Elijah rafforzò il bacio, premendo una mano sulla sua coda di cavallo, e Briony fu costretta ad aggrapparsi alle sue spalle per non farsi cedere le ginocchia.

Si allontanò da lui soltanto per respirare di nuovo se non voleva rischiare di avere sul serio un cedimento.

Doveva solo riprendere fiato, prima che lui glielo togliesse di nuovo.

Dopo di che, Briony appoggiò dolcemente la testa sul suo petto e gli sussurrò timorosamente: “Te ne andrai?”

Temeva quella risposta perché aveva percepito l’urgenza di Elijah di allontanarsi da tutto, portando con sé il rimorso per quello che aveva fatto.

“Credi che ti lascerei nel pericolo?” domandò lui in tono affascinante cingendole la schiena.

Ma Briony replicò subito perché non voleva sentirsi un peso:

“Se lo fai soltanto perché ti senti obbligato o perché hai paura per me allora…

Elijah tuttavia non la fece finire e le alzò il mento con le dita fredde:

Briony, non sono né un sadico e nemmeno un martire. Se intendo restare è perché lo voglio. Oltretutto sei l'influenza migliore che potrei mai desiderare.” rispose profondamente con un sorriso affascinante, sciogliendo ogni possibile dubbio.

Briony si riconobbe nei suoi occhi e percepì quanto lui l’amasse; gli sorrise felice dandogli un fugace bacio.

“Non devi più dire quelle cose, mai più.” disse poi restandogli vicina.

Lei infatti era consapevole che Elijah trattenesse l’oscurità nel suo cuore da troppi secoli, ma lei davvero sperava di riuscire a cancellarla…

Il vampiro si fece poi serio e le accarezzò i capelli senza dire niente; poi si voltò istintivamente verso il fuoco.

Qualcosa attirò la sua attenzione… sembrava come se in mezzo alle fiamme comparisse il volto della madre quando pronunciava quelle parole che avevano lacerato l’anima del vampiro:

“Nulla di ciò che farete si rivolterà verso il bene; anzi diventerà solo fonte di male, sciagura e disperazione per voi e per chi vi sta accanto. La vostra oscurità getterà nella tenebra e nella disperazione tutti coloro che amate. Qualsiasi cosa facciate si rivolterà contro di voi.”

Elijah si irrigidì.

Avrebbe combattuto con ogni mezzo perche ciò non avvenisse. Non intendeva permetterlo.

Ma quella tremenda maledizione avrebbe segnato Elijah e i suoi fratelli per il resto della vita…

 

FINE CAPITOLO!!

Scusate ancora per questo capitolo chilometrico in stile Divina Commedia XD prometto che i prossimi saranno più corti, lo so che lo dico sempre ma non lo faccio mai, comunque spero di moderarmi XD

Che dire, vi è piaciuto il capitolo? Troppo melenso? Troppo triste? Troppo romantico?

Spero di ricevere dei vostri commenti! Vi avverto che questo è l’ultimo capitolo in cui mi baso sul telefilm, adesso prenderò un percorso mio che spero vi piacerà :--)

Ne approfitto per suggerirvi un’altra mia fanfic che sto scrivendo con Buffy46 che si chiama “Cuori in tempesta” e si trova nel suo profilo.. anche questa riguarda Elijah e non solo!

Grazie a tutti!! ^^

Ovviamente dedico questo capitolo a One Tree Hill, dal quale proviene la prefazione del capitolo e che ho interpretato a modo mio durante la scrittura!

 

   
 
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