Devo guardare fisso là in fondo. 

Devo restare immobile come se non lo avessi visto.

Ancora cinque minuti e il sipario calerà sulla scena, sul mio corpo sporco di pittura, sui miei occhi spalancati nel buio che forse illuminano il suo sguardo, sebbene mi sforzi di non guardarlo.

Devo resistere alle gambe che vogliono cedere mentre il mio personaggio deve ancora restare sulle punte, con i polpacci tesi, aspettando che cali il sipario.

Le mie braccia vorrebbero stringersi attorno al ventre, ma devono restare sospese a mezz’aria. 

Le mani vorrei premerle sul cuore che in questo silenzio rimbomberà nel teatro col fiato sospeso, ma non posso, devo tenerle aperte sul viso, come una maschera, con l’occhio sgranato che guarda lontano. 

Ma lontano laggiù c’è il tuo corpo, e io non dovrei guardarlo per non sentire una vertigine spaventosa. 

Ecco, il sipario si chiude, tu applaudi fortissimo, sento solo il tuo applauso. 

Ora posso svenire.