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Autore: Eloise_elle91    11/03/2012    4 recensioni
Ciao a tutti! Eccomi con una nuovissima long fiction che è il continuo di Doppleganger Petrova, le origini.
Abbiamo lasciato Elena a Manhattan e Klaus che vuole costringere i nostri fratellini a uccidere la donna che amano... cosa succederà? Arriveranno nuovi personaggi forti e carichi di misteri e segreti.
Vi dico subito che la storia avrà un’impronta Delena e che ci sarà una loro storia d’amore, quindi vi prego di non offendere e di non linciare, ma anche se siete Stelena questa storia potrebbe fare per voi, perché ciò che racconto è legato anche alla storia della prima doppleganger e alla storia degli Originari. Vi auguro una buona lettura, spero che mi seguirete e che recensirete al meglio questa storia :) Vi aspetto!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Ciao a tutti! Scusate per l'enorme ritardo nell'aggiornare, ma ho avuto davvero molte cose da fare!
In questo capitolo ho dato maggiore spazio a Damon, Elena, Joey e Meredith che in questa fanfiction è una strega dagli adorabili capelli rossi e capo del circolo di Salem. Per saperne di più basta che leggiate la prima parte di questa storia "Doppleganger Petrova: Le Origini" a partire dal 15 capitolo e vi sarà tutto più chiaro! Spero mi lascerete qualche recensione e buona lettura a tutti! Ely.







                                           Capitolo 3: Mai fidarsi di una strega.

“19 settembre, caro diario, sono qui a scrivere ancora una volta i miei tormentati pensieri per il semplice fatto che non so con chi parlare, non so di COSA parlare. Le mie amiche stanno bene per fortuna; è passata una settimana da quando un nuovo ciclone ha stravolto ancora di più la mia vita già abbastanza incasinata. L’unica cosa positiva è che sono riuscita a strappare a Klaus un briciolo di umanità perduta; questo vuol dire che se ci sono riuscita una volta posso riuscirci anche una seconda. Io non ho niente da perdere. Stefan? Che cosa ti posso dire, non vuole stare con me (beh si, lo avevo capito già da un po’) ma fa così per amore o perché improvvisamente mi odia? Insomma non può aver cancellato la sua umanità solo perché è stato soggiogato da Klaus. Forse è ancora li da qualche parte che aspetta di essere salvato, ma per il momento non sa chi è, sembra in preda alla follia...
E io? Dopo tutto quello che è successo e il pensiero di poter perdere anche Jeremy, niente riesce a farmi stare bene e il fatto che Damon mi stia così addosso non migliora la mia situazione: sarei un ipocrita se negassi di provare qualcosa al solo pensiero che lui è sempre li ovunque io sia. È forse da egoista ammettere che quando c’è lui mi passa quel senso di malinconia che mi porto dietro da un anno quasi? Provo qualcosa anche per lui, ma non posso amarli entrambi, non è giusto, non è leale, non è da ME!”


Elena posò la penna sul cuscino. Era sul davanzale della propria finestra e mentre scriveva il suo diario alle 5:30 del mattino si rese conto che presto sarebbe successo qualcosa di molto grave a Mystic Falls. Era passata una settimana da quando aveva visto la persona che amava trasformata in un mostro senza cuore e da quando aveva capito che i suoi sentimenti per Damon invece di affievolirsi crescevano sempre di più. In città avevano fatto ritorno Meredith, Aris e Abril, la quale non era ben vista particolarmente da Elena visto che aveva cercato di ucciderla, ma sarebbe riuscita Elena a perdonare Meredith per averle nascosto i fini oscuri del circolo di Salem? Era davvero così necessaria la presenza di quell’abominevole di Abril?

La paura che affliggeva Elena era che quella strega muta forme sapeva tutta la verità su Stefan e Damon. E se per vendicarsi andasse a spifferare tutto a uno di loro due? Li metterebbe uno contro l’altro!
 Elena aveva un po’ di piani per questo: voleva trovare la bara di Klea e risvegliare l’Originaria, raccontare la verità a Damon oppure nel peggiore dei casi uccidere Abril e custodire questo fardello fino alla morte. Neanche sotto tortura Elena avrebbe ceduto, mai nessuno doveva scoprire la verità, anche perché Elena non aveva ancora ben capito come fosse stata possibile un unione così forte da far nascere un bambino dal corpo di un vampiro. Questa domanda frugava nella sua testa da un bel po’ e quella mattina voleva una risposta e l’avrebbe pretesa da Joey.
È da una settimana che si allena con Joey: inizialmente anche Damon avrebbe dovuto affiancarlo, ma i continui battibecchi tra i due vampiri erano insopportabili e non facevano altro che rimproverarsi a vicenda. Per Elena era una tortura allenarsi con loro due che litigavano su come lei dovesse tenere un paletto o su come usare una balestra. Di certo Damon non è noto per la sua gentilezza con gli altri vampiri, ma la doppleganger questa volta era del parere che almeno dovesse rispettare il fatto che Joey fosse un Originario che poteva staccargli la testa in un nano secondo.

Joey è molto diverso dagli altri Originari, voglio dire quelli che ho potuto conoscere. So per certo che di lui posso fidarmi ed per questo motivo che a malincuore ho deciso di allenarmi da sola con lui, allontanandolo un po’ da Damon. Secondo me è geloso, Damon, tu che ne dici diario?
Ora devo lasciarti, alla prossima.
E.”


Elena posò la penna e chiuse il suo diario. La mente vagò per un istante a come sarebbe stata la sua vita se fosse diventata un vampiro: chi l’avrebbe aiutata a non dissanguare tutta la città? Decise di lasciare perdere subito questo pensiero visto che non aveva intenzione di diventare un vampiro, non per il momento almeno. Elena venne richiamata all’attenzione dal suono del campanello. Guardò l’orologio, erano le sei in punto, probabilmente era Joey. Scese le scale e andò ad aprire e davanti a se si ritrovò una persona che non avrebbe mai immaginato suonasse alla sua porta.

“Stefan?” disse Elena “Cosa ci fai qui?”

“Klaus mi ha chiesto di tenerti d’occhio” rispose Stefan con una spavalderia che non era tipica di lui. Anche il suo abbigliamento era cambiato, la sua espressione, il modo in cui la guardava. A Elena bastò guardarlo negli occhi per capire che tutto ciò che c’era di buono in lui era stato completamente cancellato. Tutti i pensieri di Stefan erano accessibili alla mente di Elena, aveva imparato a controllare i suoi poteri e a utilizzarli solo in caso di estrema necessità. Capire cosa frugasse nella mente di Stefan era un caso di necessità, ma tutto ciò che riusciva a sentire era un profondo senso di menefreghismo e odio, sentimento che lo avrebbero portato alla follia o peggio alla morte.

“Ah, quindi ora fai tutto ciò che ti ordina quell’ibrido guastafeste?” rispose Elena.

“Questo a te non interessa, non è che mi faccia tanto piacere tenere d’occhio una sacca di sangue vivente che potrei benissimo dissanguare io stesso”

Elena non credeva alle proprie orecchie, sacca di sangue vivente?

“Avresti davvero il coraggio di farmi questo dopo tutto quello che abbiamo passato insieme?”

“Ma quale coraggio? Ma ti senti? Sei ridicola, tu per me non esisti più Elena. L’unica cosa che voglio è riguadagnarmi la mia libertà”

“Tu sei completamente impazzito! Sei drogato di sangue umano Stefan!” disse Elena urlando “Come puoi dirmi queste cose? Cosa dovrei risponderti?”

“Chiudi la bocca Elena”

Questo era davvero troppo, Elena fece un passo avanti verso di lui e disse in tono minaccioso:
“Tu non puoi darmi degli ordini. Provaci di nuovo Stefan e te le farò pagare. Dimmi di chiudere di nuovo la bocca e ti spedisco all’inferno”.

Stefan sembrava basito dalle parole che la ragazza aveva appena pronunciato. L’aveva lasciata fragile e indifesa e ora di fronte a lei c’è una guerriera che ha avuto il coraggio di rispondere a un vampiro assetato di sangue.

“Sei cambiata” disse Stefan “ma questo non ti da il potere di avere il sopravvento con me. Potrei ucciderti in questo istante”.

“Puoi anche provarci, ma poi dovrai vedertela con lui” disse Elena indicando qualcuno alle spalle di Stefan: Joey era appena arrivato e aveva un paletto dalla punta affilata a pochi centimetri dalla nuca di Stefan. La scena era davvero inquietante e Stefan sembrava paralizzato.

“Adesso, giovane squartatore ti consiglio di andartene via se non vuoi che questo paletto trapassi la tua bella testolina. Porta un messaggio al tuo padrone, digli che finché ci saremo io e Damon nessuno toccherà Elena nemmeno con un dito. Hai capito?” disse Joey sussurrando queste parole all’orecchio di Stefan in tono freddo e minaccioso.
La sua capacità di mantenere sangue freddo era davvero ammirevole e non aveva limiti; lui sapeva bene chi stava minacciando, ma non gli importava, lui era consapevole di essere forte, forse più forte di quello che tutti potrebbero mai immaginare.
Stefan si voltò lentamente e fisso l’Originario negli occhi, senza dire una parola lanciò un’ultima occhiata piena di odio ad Elena e se ne andò.

“Grazie” disse Elena “Da quanto tempo eri qui?”

“Da quando ha bussato al campanello. Volevo vedere a cosa lo aveva ridotto Klaus e con profondo dolore devo ammettere che ha creato un guerriero senza pietà”

“Come hai fatto a essere così freddo? Credo che tu gli abbia messo paura”

“Non perché è un parente devo essere per forza accondiscendente. Sai quanto odio la mia condizione e vedere tutto il male che circonda la vita di quel ragazzo mi da la forza per essere duro. Credimi Elena, in questi casi bisogna essere forti e preparati a ricevere anche i colpi più brutti e dolorosi”.

“Lo so, mi ha appena dato della sacca di sangue vivente”.

“Questo è solo l’inizio. Andiamo?”

“Si” disse Elena prendendo la giacca, chiudendo la porta e con essa anche tutto ciò che la legava a Stefan; tutte le volte che lui era entrato da quella porta con un mazzo di fiori tutti per lei, la prima sera che lo conobbe, la prima volta che lo invitò ad entrate, inconsapevole di avere davanti a se un vampiro. Troppi ricordi di una vita vissuta a metà c’erano in quella casa per Elena, troppi pensieri e responsabilità per una ragazza di soli diciotto anni, ma a volte l’unica domanda da porsi e alla quale non c’è risposta è “perché a me?”.
                                                                                        
                                                                                         ***

Casa Salvatore poteva dirsi ritornata ad essere tale, Damon aveva passato la maggior parte della settimana a rimettere a posto il macello che Klaus aveva combinato quando era venuto a trovarlo amorevolmente per costringerlo ad uccidere la donna che ama. Il risultato di questo macello? Damon aveva perso Stefan per sempre e questo lo sapeva, ma lo avrebbe comunque perso nel momento in cui gli avrebbe detto del bacio sul letto di morte e delle svariate volte che ha detto ad Elena che la ama. Quanto era importante l’amore di Elena? Colmava così tanto il vuoto che aveva da sostituire il legame che aveva sempre avuto con Stefan? Damon avrebbe mai accettato che Stefan ora si trovava nel clou della situazione e che in qualunque momento potrebbe ammazzarlo? “Ma cosa pensi? Hai paura di Stefan? Siamo fratelli, non possiamo eliminarci a vicenda. Non l’abbiamo fatto per 146 anni e non lo faremo oggi per colpa di un pazzo squinternato” pensò Damon mentre sorseggiava un bicchiere di wisky.

Non si era mai trovato in una situazione del genere, neanche Katherine all’epoca era riuscita a farlo preoccupare così per la salute mentale di suo fratello, perché sapeva, in fondo, che quell’amore era solo il frutto di una imposizione. Erano entrambi soggiogati ad amarla ed è vero, avrebbe preferito morire piuttosto che essere trasformato in un mostro. Aveva odiato Stefan per tutto quello che gli aveva fatto, lo aveva odiato per averlo costretto a trasformarsi, lo aveva odiato perché dopo lo aveva costretto ad abbandonarlo per trovare la sua strada. Poi si erano miracolosamente invertiti i ruoli, Stefan era diventato il vampiro buono, che prova rimorso e che voleva provare ad essere di nuovo un umano, invece Damon si era trasformato in un mostro che non aveva pietà di nessuno, che non ha pietà di nessuno perché “Io non sono Stefan” si ripeteva Damon nella sua mente “per quanto mi sforzi quella parte di me è scomparsa, nemmeno Elena potrà farmi ritornare quello di una volta. Per me ciò che conta ora sono Elena e mio fratello. Devo proteggere Elena, perché devo e perché la amo, ma prima devo salvare mio fratello. È vero ho sempre voluto vendicarmi di lui, ma il solo pensiero di poterlo perdere...”
Damon si portò una mano al petto, doveva mantenere quella promessa fatta alla sua mamma tanti anni fa, quando era sul letto di morte:
                                                                               Flashback 1854
 
Avevo giurato a mia madre che avrei protetto mio fratello per sempre, qualunque cosa ci accadesse. Io stravedevo per mia madre, è stata lei a insegnarmi valori come la libertà e la fede, ma soprattutto mi aveva insegnato a non fermarmi mai davanti a qualcosa di surreale perché tutto ciò che mi circondava, secondo lei, era frutto di quello che volevo io.
Quando quel giorno si ammalò io avevo dieci anni e Stefan ne aveva sette, avevano una balia all’epoca, Abril si chiamava. Lei si è presa cura di noi quando la mamma se ne è andata. Quando sei piccolo assimili il dolore più velocemente di quello che pensi, mentre Stefan aveva tutto l’appoggio di mio padre io ero escluso dal mondo. Il cielo si era portato via l’unica persona che non mi faceva mai pesare il fatto di essere il figlio maggiore, che dovevo andare in guerra e fare tutte quelle cose così ordinarie.

“Cosa fai qui tutto solo Damon?”

La sua era una voce dolce e angelica, mia madre era bellissima: aveva dei lunghi capelli neri, come i miei e degli occhi azzurri che infondevano un senso di pace in chiunque la guardasse. Indossava sempre un abito azzurro, il suo preferito...
“Mamma io voglio fare il sognatore da grande!”

“Wow è il lavoro più bello che tu potessi scegliere tesoro mio”

“Mamma perché sei sempre a letto? Perché non vieni più a fare le passeggiate con me?”

“Oh, tesoro mio, non mi sento tanto bene, in questi giorni ho avuto un po’ di febbre”

“Non mi lascerai mai vero?”

“Mai tesoro, ne te ne Stefan. Staremo sempre insieme finché potrò vi farò sempre da guida”

Sorrideva sempre anche quando non stava bene. Mia madre è morta a soli trent’anni e da quel giorno tutto ciò che ho fatto, tutta la forza per tenere testa a mio padre me la dava lei. La collana che ho regalato a Elena per il suo compleanno era la sua, mi disse che gliel’aveva portata un angelo e che quella gemma avrebbe protetto la persona che amavo di più sulla terra.”
                                                                            Fine Flashback


Basta, meglio ritornare con i piedi per terra. Ripensare al passato faceva male e questo Damon lo sapeva, per questo di era sforzato con tutto se stesso di cancellare quella parte che gli faceva provare tutte quelle sciocche e insignificanti emozioni: amore, pietà, compassione. Non doveva rimanere niente, solo la promessa fatta a sua madre. Poi è arrivata Elena e dentro di lui si è risvegliata quell’umanità che Stefan credeva di aver cancellato per sempre. Lei era arrivata in un momento della sua vita in cui più di una volta si era interrogato sul non senso della vita dannata, ma bastava un bicchierino di tequila e una bella ragazza per cancellare anche quest’altro pensiero.
Ad interrompere i pensieri di Damon ci pensò il campanello; era diventata un’abitudine troppo frequente quella di disturbare un vampiro mentre medita su come passare il resto della giornata visto che la donna che ama ha deciso di allenarsi con Bambolo Joey, l’Originario buono eccetera eccetera... bah, cosa poteva mai avere lui più di Damon?

“Avanti! Non c’è bisogno di rimanere li fuori!” disse Damon senza scomodarsi ad andare ad accogliere il nuovo ospite.

“Da quanto sei così scortese, Damon?”

“Meredith! La rossa strega psicopatica che insieme alla sua combriccola di streghe ha cercato di far fuori la mia ragazza...” disse Damon voltandosi verso di lei.

Meredith era tornata a Mystic Falls e da brava strega sapeva che aveva fatto arrabbiare Damon e che non era saggio andare nella tana del vampiro dopo quello che era successo a Manhattan. Eppure eccola li, fiera nel suo essere strega e consapevole dei suoi poteri, ad affrontare un vampiro innamorato.
 “Elena non è la tua ragazza Damon”

“Per ora” disse Damon “Lei mi ama, deve solo ammetterlo a se stessa”

“E tu Damon? Ma non mi interessa una tua risposta. Io sono qui per il ciondolo e per proporti un accordo per salvare Elena”

“Uhm, sono stupito dalla tua capacità di cercare di riportarmi dalla tua parte, ma non funziona”

“Sei proprio stupido, c’è qualcuno che potrebbe voler fare del male ad Elena molto più di Klaus”

“E chi sarebbe? Tu?”

“No, ma l’ho visto in una delle mie premonizioni e se vuoi che Elena non si faccia male sul serio devi darmi il suo ciondolo”

“Quale ciondolo? La collana alla verbena? Non se ne separerà mai!”

“Non quello. Mi serve il ciondolo che le hai regalato al suo compleanno”

“Tu stai scherzando vero? Quel ciondolo era di mia madre...”

“Davvero? Non ti ha mai detto da dove lo ha preso?”

Damon restò in silenzio, non sapeva cosa lo tratteneva dal staccarle la testa in quel momento. Quella streghetta rossa stava infangando la memoria di sua madre, ma quella li era una saputella e sapeva tutto di tutto, così decise di agire giocando con i suoi stessi trucchetti.
“E se ti dicessi da dove proviene quel ciondolino, cosa ci guadagno io?”

Fu il turno di Meredith rimanere spiazzata, chiaramente non si aspettava una risposta del genere da Damon. Era furbo e lei doveva essere ancora più furba se voleva ottenere ciò che si era preposta.
“Quel ciondolino, come lo chiami tu è un cimelio magico molto importante. Quella è la gemma gialla, un cristallo potente, dai poteri leggendari, come quello di richiamare i morti dal loro cammino”.

“Tu stai bleffando”

“è la verità. Tu non hai idea dei poteri che si celano in quella gemma, poteri che uniti con quelli che ha già Elena come doppleganger potrebbero esserle fatali...”

“ZITTA!”

“Non mi credi? Quando Elena si troverà in pericolo allora perché non saprà gestire la sua magia non venire a cercare un rimedio da noi streghe, perché non ti aiuteremo”

“Se vuoi che mi fidi di te devi dirmi la verità, una sola volta e basta, senza girarci intorno. Da dove viene la gemma non lo so, ce ne sono altre in giro?”

“A precederla c’è la gemma rosa che possiede Charlotte Petrova. La gemma rosa è quella che ha permesso a Charlotte quando era ancora un’umana di controllare i suoi poteri ed è sempre grazie ad essa che è riuscita a mantenerli anche dopo la sua trasformazione. Poi c’è la gemma gialla, custodita per anni da Aremius, primo stregone di Salem e formatore di molte streghe all’epoca della prima battaglia. Come sia arrivato a tua madre è un vero mistero, ma c’è di peggio”.

“Cosa?”

“Esistono altre cinque gemme per un totale di sette. Quelle gemme una volta unite danno origine a un’altra arma che però non serve ad uccidere Klaus”

“Che genere di arma? Se non serve ad uccidere Klaus perché ne stiamo ancora discutendo?”

“Le pergamene su questo punto non sono chiare, ma la gemma gialla in particolare sente il richiamo del suo padrone. Quella gemma è stata forgiata dalla strega Originaria Skyler, questo è poco ma sicuro”.

“Ma Elena non è Skyler, non c’è nessun collegamento tra loro due, cosa significa?”

“Non lo so Damon”

“Quanto mi posso fidare di ciò che hai detto? Chi mi garantisce che questa non sia una farsa per poi pugnalarci di nuovo tutti alle spalle?”

“Damon la magia di cui ti ho parlato è forse una tra le più potenti che una strega abbia mai creato! E ciò la rende anche la più pericolosa! Se la gemma gialla sente in Elena il richiamo di Skyler dobbiamo indagare Damon” concluse Meredith, sembrava sincera.

Damon non sapeva minimamente cosa fare, non poteva agire da solo, anche se per Elena avrebbe fatto di tutto...
“Devi parlarne con lei. Io intanto informo gli altri e vedo cosa ne pensano, nel caso ci incontreremo tutti insieme e ne parleremo. Non voglio stringere un patto con te, mi puzzi ancora di bugia sai com’è”.

Meredith annuì col capo e senza dire neanche più una parola se ne andò via. Quella rossa era una strega molto potente, nessuno sano di mente avrebbe mai osato contraddirla, ma come si dice mai fidarsi completamente di una strega, alla fine ci sono solo brutte sorprese. Damon vide Meredith avvicinarsi ad una macchina e salirci, all’interno di essa vi erano altre due persone, streghe, pensò subito il vampiro. Erano rimaste li tutto il tempo e con qualche stratagemma avranno ascoltato tutta la loro conversazione. Non c’era tempo da perdere, Damon prese il cellulare e cominciò a digitare un numero di telefono...
                                                                                             ***
 
“E’ tutta la mattinata che mi alleno, ho anche saltato la scuola per questo!”

Elena era alle prese con una enorme balestra che sparava frecce a raffica, cercando di tenere la mira quanto era più possibile, ma senza successo: la balestra non faceva per lei.

“Forse devi fare un po’ di sollevamento pesi” suggerì Joey “e cominciare con una balestra più piccola”

“Grazie tante per avermelo detto solo ora” disse Elena sorseggiando la sua bibita corretta alla verbena.

“Dov’è la collana di Skyler?”

“L’ho data a Caroline, è l’unica casa in cui Klaus non ha il permesso di entrare”

“Brava, ti fidi di lei?”

“Ovvio, è Caroline, è la mia migliore amica, mi fido di lei e di Bonnie”

“Cosa faresti se Caroline venisse soggiogata da Klaus per ucciderti?”

“No...non la conosce, non lo farebbe, insomma...”

“Caroline è una tua amica e quindi rientra nella cerchia delle persone che ami, devi stare attenta Elena”

“Dov’è Charlotte? Ormai è quasi una settimana che non si fa vedere...”

“E’ partita, non chiedermi dove, ha detto solo che doveva parlare con una persona. Ne frattempo che ne dici se dopo andassimo a parlare con Meredith?”

“No, scusami Joey, ma ancora non me la sento, soprattutto se c’è Abril insieme a lei”

“Ok, come vuoi. Allora che ne dici di un po’ di combattimento corpo a corpo?”

“Bah, va bene, più di finire stecchita...”

Joey rise “ci andrò piano, promesso”.

Era quasi mezzogiorno e quella mattina Joey aveva insistito per andare ad allenarsi giù alle rovine di Fells Church, esattamente sotto la vecchia cripta per vampiri. Era un luogo sicuro, lontano dalla luce del sole e soprattutto nessun vampiro avrebbe mai osato scendere fin laggiù senza correre il rischio di essere scaraventato da Joey in quella tomba senza possibilità di uscita.
Elena si mise le ginocchiere e si legò di nuovo i capelli, prese in mano un paletto e si voltò ad affrontare Joey. Sapeva che era solo una prova e sapeva di non essere questo grande genio del combattimento, ma aveva imparato qualche trucchetto; certo non sarebbe mai arrivata a strappare il cuore ad un vampiro, su ciò non vi erano dubbi.
Era molto difficile combattere contro Joey, una cosa era pugnalare un Originario con il supporto di un vampiro dalla propria parte, una cosa era fronteggiarlo da sola senza l’aiuto di nessuno.
“Ovviamente Elena tutto questo serve solo a te, per quando ti troverai in una situazione di pericolo e sei da sola, anche se non dovrebbe accadere per il novanta per cento delle probabilità” le diceva Joey mentre bloccava con una leggera mossa il pugno che Elena aveva sferrato con tutta le sua forza.

“Uff, ma come faccio? Se non riesco nemmeno a fare un graffio a te?”

“Guarda che non vai così male. Devi solo incanalare dentro di te tutta la tua frustrazione, puoi farcela!” disse Joey fermando gli allenamenti.

“Volevo parlarti” disse Elena sedendosi a terra: era distrutta, ma doveva fare assolutamente delle domande a Joey.
“Certo, dimmi”

“Come... non so da dove iniziare. Com’è nato Stefan?”

Elena decise di essere diretta nella domanda, una domanda più che lecita e assolutamente senza rancore. Era solo spinta dalla sua curiosità. Joey sorrise, un po’ impacciato mentre osservava interessato l’ingresso della cripta.
“Hai mai sentito parlare di miracoli?”

“Miracoli? Che stai cercando di dire?”

“Mia sorella Klea era una vampira con una grande capacità di autocontrollo. Non ha mai bevuto sangue umano, solo nel momento dello stato di transizione, ma dopo zero. Quando Charlotte morì, o almeno così credevamo, Klea decise di rimanere in Italia e nell’allora Regno di Napoli conobbe un giovane ricco e potente. Ricordo solo il nome, Cristiano; quando lui scoprì chi era mia sorella non fece storie, anche perché anche lui celava un segreto. Era un Nephilim”.

“Cosa significa?”

“Mezzo angelo caduto sulla terra”

“Oh no. Non è possibile, queste cose...”

“Non esistono? Beh credici. Era un angelo per metà, insomma due esseri sovrannaturali messi insieme non dava origine a nulla di buono, ma l’amore rende cieco i sentimenti qualunque sia la nostra natura”.
“Quindi Stefan è...”

“No. Quando è nato era un umano comune, un miracolo. Il primo e ultimo essere umano che ha origine da un unione del genere. Ovviamente un essere nato da tale unione non poteva che essere oggetto di desiderio di Niklaus, ma il resto della storia la sai. Chiamala magia, caso, fato, Stefan come vedi è diventato come colei che lo ha generato”.

“Wow, ma se non fosse stato trasformato da Katherine? Ora cosa sarebbe?”

“Non ne ho idea, angeli, vampiri, streghe... meglio restarne fuori. Chi altera così gli equilibri della natura paga sempre un prezzo troppo alto.”
“Capisco” disse Elena sospirando.

In realtà ci aveva capito ben poco...angeli? Ma in quale universo vivo? Pensava Elena alzando gli occhi al cielo.
“Mi stai dicendo che qualcuno ai piani alti ha deciso che doveva nascere Stefan?”
“Non lo so Elena, se lo sapessi a quest’ora avremmo tutte le risposte. Ma ora voglio chiedere io un tuo parere.”
“Ok, dimmi.”
“Che ne diresti di utilizzare questa cripta come prigione per qualcuno?”
“E chi ci vorresti mettere? Stefan squartatore?” disse Elena guardandolo sott’occhio senza smettere di pensare che Joey stesse scherzando.
“No, ma qualcuno come Klaus potrebbe andare bene” disse Joey, stavolta era lui a guardare Elena con sguardo malizioso, come se avesse un piano.
Klaus intrappolato in quella cripta? È un ibrido e per di più furbo, Joey doveva essere davvero stanco...
“Tu stai scherzando? Questa cripta serve a tenere prigionieri i vampiri, non Klaus. Lui è un ibrido!”
“Per questo ci servono Meredith e Bonnie, loro due insieme posso rafforzare l’incantesimo e poi non so, elaborare un piano tutti insieme e farlo scendere qui sotto”.
“Non abboccherà mai Joey. Klaus è sempre un passo avanti a noi. Io non credo che riusciremo a rinchiuderlo qui sotto senza che qualcuno di noi ci lasci le penne...”
“Ecco perché è fondamentale trovare gli altri miei fratelli, Elena”
“Tu vuoi risvegliare tutti gli Originari Joey? Compresi i tuoi genitori?”
“I miei genitori non esistono per me, ma liberare Klea è la nostra priorità, più di tutti gli altri. Klea è l’unica che può liberare Stefan dal soggiogamento.”
“Perché è sua madre? Quindi se ci provi tu non funziona?”
“No. Il legame che unisce una madre a un figlio è più forte di un qualunque legame, solo lei può aiutarci.”
“Credo che l’idea della cripta sia buona, ma dobbiamo lavorarci su per bene e dobbiamo fare le cose in grande per liberarci di Klaus.”
Joey incrociò per un attimo lo sguardo di Elena. Era sorprendente quanto quella ragazza riuscisse a essere forte in queste situazioni, affrontava il pericolo con coraggio e senza paura. Non le importava se Klaus le facesse del male, l’importante era tentare di fare del male a lui, provarci almeno. Joey si sbagliava, Elena non somiglia nemmeno a Charlotte da questo punto di vista, è come se fosse una persona diversa, forse perché è umana e ciò la rende consapevole di poter morire in qualunque momento. Fatto sta che questa sua consapevolezza la rendeva una vera donna che lotta per la sua sopravvivenza, lotta per le persona che ama.
“Sai Elena è ammirevole questo tuo coraggio, a volte penso che un po’ tutti dovremmo essere come te.”
“Io invece non so più chi voglio essere, so solo che ora la mia priorità è tenere mio fratello lontano da questo contesto. Gli parlerò, sarà difficile, ma deve andare via.”
“Elena...”
“Sarà una vera sofferenza perché se mando via Jeremy resterò completamente sola, senza nessun membro della mia famiglia, però non fa niente. Va bene così, trasformerò la mia solitudine in forza di volontà e cercherò di andare avanti.” Concluse la ragazza prendendo le sue cose e ritornando alla luce del sole, mentre Joey parve sentire dei singhiozzi in lontananza invadere l’intera radura.
                                                                                               ***

Quando Elena tornò a casa era davvero sfinita, tutti gli allenamenti con Joey erano estenuanti e la costringevano per forza ad andarsene a letto, nonostante fossero solo le 13:00. Anzi era proprio ora di pranzo, ma a casa non c’era nessuno: Rick era a lavoro e Jeremy a scuola, almeno lui. Così si preparò un panino e se lo portò di sopra. Quando aprì la porta della sua camera trovò Damon in piedi davanti alla finestra.
“Com’è andata principessa guerriera?” domandò Damon voltandosi verso Elena.
“Bene, ma sono stanca e ho una voglia matta di dormire”
“Ti fa fare i lavori forzati?”
Elena gli lanciò un’occhiataccia, ma non voleva cominciare a litigare così si limitò a dire:
“No, sono io che mi sforzo per tenere il ritmo. Tu invece cosa hai fatto?”
“Niente di che a parte il fatto che è venuta la grande rossa a farmi visita...”
“Meredith? Cosa voleva?”
“Vuole incontrarti” disse Damon sedendosi sul letto e giocherellando con il Koala di Elena “dice che c’è un pericolo più grosso di Klaus bla bla bla”
“Bla bla bla?” disse Elena sedendosi a sua volta mentre addentava al suo panino “e cosa può esserci di peggio rispetto a Klaus?”
“Non lo so, dice che la cosa non è chiara, ma tu lo sai come la penso. Non mi fido”
“Io nemmeno, ma Joey dice che è importante averla dalla nostra parte perché Bonnie da sola non ce la farà mai”
“Ma va...”
“Senti Damon devo chiederti una cosa...”
“Dimmi...”
“Ecco volevo sapere se per caso ti andava...” ma si interruppe.

Qualcuno batteva alla porta d’ingresso, così Damon ed Elena scesero all’istante e quando aprirono la porta sgranarono gli occhi: Damon non aveva parole e ad Elena stava quasi per prendere un colpo.

“Salve Elena, tutto bene?”

“Elijah”
 
Fine capitolo 3.

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Note dell'autrice:
Come sempre grazie a tutti coloro che leggono la storia, ma soprattutto grazie a tutti coloro che l'hanno messa tra i preferiti, le seguite e le ricordate.
Come vedete la storia si allontana sempre di più dal telefilm, ma ci tengo a precisare che ai personaggi cerco sempre di dare il loro carattere;
Meredith si rifà a quella dei libri ovviamente, ma ho deciso di renderla una strega dai capelli rossi come il fuoco e capo del Circolo di Salem, è pertanto soggetta a diritti d'autore, come pure Joey, Klea, Aris e Abril che vedrete molto presto.
Beh spero che mi lascerete qualche recensione che aiutano sempre a migliorare!
Un bacio e al prossimo capitolo, Ely.

 

  
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