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Autore: Hika86    11/03/2012    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Qualcosa non quadrava: Sho non gliela raccontava giusta. Da circa una settimana, d'improvviso, era scomparsa quella vaga sbadataggine che lo affliggeva da due o tre mesi, rimpiazzata da una pignoleria ai confini dell'assurdo. Simili cambiamenti in una persona avvengono abbastanza velocemente, ma la gente attorno non se ne accorge con altrettanta rapidità. Gli Arashi facevano eccezione perchè erano tra i pochi a vedersi quasi tutti i giorni per svariate ore, vuoi per registrare un programma o per un servizio fotografico o un'incisione. Ecco perchè Aiba se n'era accorto. Certo non subito, ma era bastato un primo scatto nervoso da parte sua per far comprendere a tutti i ragazzi che non solo era tornato lo Sho metodico e infallibile (sul lavoro) di un tempo, ma che lo era ancora più di una volta e quel cambiamento non era in meglio. "E il motivo di questo comportamento non può essere altro che un qualche sviluppo nel rapporto con Erina" pensava mentre si dirigevano dai camerini alla sala fotografica "E per nulla positivo, aggiungerei. Quindi resta da capire quanto sia grave e se sia possibile porvi rimedio, perchè ormai è chiaro che questi due sono fin troppo timorosi nell'aprirsi l'uno all'altro, finendo così per non dire mai le cose come stanno". Salutò e si inchinò allo staff, imitando i compagni e sorridendo a tutti quanti, come suo solito. "A me va tutto bene con Kokoro, quindi perchè a loro, che si conoscono anche da più tempo, non è possibile avere un po' di pace?" sbuffò per poi concentrarsi sul lavoro.
Era deciso ormai: avrebbe indagato sulla questione per vedere se avesse potuto fare qualcosa. Con questa precisa intenzione infatti, dopo che venne deciso che il primo a fare gli scatti singoli sarebbe stato Sho, Aiba si propose con slancio per essere il secondo: la cosa gli avrebbe dato circa una ventina di minuti per parlare con lui faccia a faccia, senza gli altri ad interromperli. Quando fu il suo turno infatti si impegnò al massimo e senza perdere altro tempo tornò ai camerini dove si era avviato Sho circa quindici minuti prima. «Ehi» disse entrando nella stanza
«Nh? Ehi. Finito?» domandò Sho con un sorriso, chiudendo il libro che aveva in mano
«Sì, il prossimo è Matsujun» spiegò chiudendo la porta e andando a sedersi al tavolo, davanti a lui «Che leggi?» chiese
«Sai il film che devo fare?»
«Uhm... quello che ti hanno detto in estate? Kami... qualcosa. Quello per cui devono farti la permanente, no?» cercò di ricordare
«"Kamisama no Karute". Ricordi la permanente e non il titolo?» rise «Beh, mi è arrivato il copione la settimana scorsa e comincio le riprese domani, perciò non sono affatto tranquillo»
«Hai avuto tempo per preparare il ruolo no?»
«Sì ma... sono nervoso, non so se ce la farò» ammise Sho sfogliando a caso le pagine «Sono andato a trovare l'autore del libro per parlare con lui, ho persino fatto un giro in un ospedale per imparare com'è l'ambiente, come funziona... ma sono preoccupato lo stesso»
«Ti preoccupa la parte del marito o del dottore?» ridacchiò «Perchè la prima dovresti cominciare a capirla invece». A quella velata provocazione l'amico non rispose, d'improvviso tornò a sembrare molto interessato alle pagine che aveva davanti e quella non era riservatezza: era ignorare l'argomento. Anche se magari non gli avrebbe raccontato i dettagli, normalmente un accenno ad Erina l'avrebbe fatto dato che Aiba era anche l'unico a sapere per quanti anni gli era bruciato il suo iniziale rifiuto e per quanto tempo non era cambiato niente nel suo cuore. Il silenzio che invece aveva avuto in risposta era la prova che era precisamente quello il problema. «Ehi, Sho kun» lo richiamò
«Cosa?» chiese quello distratto, leggendo alcune righe
«E' successo qualcosa?» chiese senza troppe cerimonie
«Cosa te lo fa credere?» fece ancora perso nei suoi fogli
«Non rispondermi con una domanda» storse il naso il ragazzo «Rispondi con una risposta. E' successo qualcosa?»
«Succede sempre qualcosa, Aiba chan. Che domande fai tu, piuttosto!» ribattè stringendosi nelle spalle
«Pensi che sia tanto cretino da farmi sviare così dalle tue risposte stupide? E' successo qualcosa con Eri chan vero?». A quel punto Sho chiuse rumorosamente il copione e si alzò dalla sedia respirando profondamente «Non so a cosa ti riferisci» rispose voltandosi per rimettere i fogli nello zaino
«Lo sai perfettamente invece. Voi due siete una cosa impossibile, non ce la fate mai a parlarvi chiaro»
«Cambiamo discorso per favore» pregò l'amico chiudendo la borsa
«Non devi raccontarmi cosa è successo se non vuoi, vorrei solo che ti rendessi conto che sei diventato improvvisamente isterico e sono pronto a scommettere che sia per colpa di una cavolata, perchè tu ed Eri chan come al solito non parlate mai con chiarezza»
«Cambiamo discorso»
«Sì, sì... cambiamo discorso» sbuffò Aiba arrendendosi, forzarlo non sarebbe servito e non era nemmeno nel suo stile «Tu però datti una regolata, sei più maniacale di Matsujun ultimamente»
«Chi sarebbe maniacale?» domandò il diretto interessato che se ne stava sulla soglia, con una spalla appoggiata allo stipite e la camicia sbottonata a metà
«In senso buono» aggiunse Aiba
«Stai rimproverando Sho?» chiese il terzo con un sorrisino
«Non mi stava rimproverando, stava toccando argomenti che non ho voglia di affrontare. Adesso devo concentrarmi: ho un grosso lavoro da cominciare» specificò Sho. Non si era riseduto, era chiaro che avrebbe preferito scappare da quella stanza. «Oh stai tranquillo, non ti dirò nulla» scosse il capo Jun stravaccandosi su una sedia
«Come no!?» esclamò Aiba «Lo vedi anche tu che razza di atteggiamento ridicolo che ha, vero? Non voglio dire che non possa esser frustrato o di cattivo umore, ormai sopportiamo gli sbalzi d'umore di chiunque tra di noi, il punto è che Sho kun si sta certamente tormentando per un'idiozia e a me non sta bene vedere gli amici che si rovinano così. E che rovinano anche l'atmosfera agli altri»
«Ehi, la smettete di parlarne come se non ci fossi?» chiese il diretto interessato incrociando le braccia
«Non so immaginare quale sia il problema di Sho kun, ma devi ammettere che io non ho alcun diritto di rimproverarlo: gli ho addossato un compito che sarebbe stato mio, praticamente per lo stesso motivo. Problemi personali» concluse Jun frugando nella sua borsa e tirandone fuori una serie di pillole. La frase raggelò Aiba e anche Sho, perchè smise di protestare. Se ne rimasero in silenzio per qualche minuto mentre il ragazzo apriva una bottiglietta d'acqua, ingoiava due pillole e le buttava giù bevendo a canna. «Comunque» aggiunse questi dopo aver fatto un grosso sospiro «Ti ho ceduto solo uno dei miei compiti, quindi fai attenzione a come ti comporti: il puntiglioso rompipalle qui sono io, non tu» lo ammonì guardandolo seriamente. Il primo a mettersi a ridere fu Aiba, seguito subito dopo da Sho e poi anche da Jun stesso. «Avete ragione, avete ragione» rispose infine il più grande, tra le risate «Scusatemi, farò più attenzione. Scusa Aiba chan» e lui non potè fare a meno di scusarlo, perchè guardarlo che si divertiva in maniera così spontanea dopo quel modo carino con cui Jun aveva allentato una discorso tanto teso, era troppo bello per tornare a guastare l'atmosfera.
Dopo il lavoro ognuno aveva i suoi impegni. Aiba declinò un invito di Nino, scusandosi mille volte, ma aveva promesso a Yun-seo di accompagnarla ad un colloquio di lavoro perchè nessun altro poteva assicurarsi che non si perdesse per la città, dopodichè doveva raccogliere le sue cose dalla JH e andare verso Chiba. Si era ritagliato due giornate per stare a casa e le avrebbe dedicate alla famiglia, escludendo quella sera che invece avrebbe passata con Kokoro.
Quando arrivò alla casa azzurra sul fiume era già il tramonto. Controllò di non incrociare nessuno nell'entrare e trottò lungo il corridoio fino alla porta dell'appartamento della sua ragazza. Quando suonò gli rispose lei infatti, alzando la voce. «E' aperto!» annunciò senza presentarsi di persona sulla porta
«Permesso...» mormorò entrando e sbirciando dentro, allungando il collo. La ragazza era in piedi davanti al piccolo tavolo della cucina e aveva un coltello affilato in mano. «Sono nei guai?» domandò alternando lo sguardo dagli occhi di lei alla lama scintillante
«Mh? Che fai lì Chibimasa?» domandò quella guardando verso la porta «Sto tagliando gli udon»
«Ooooh... fai la pasta fresca?» chiese contento, oltrepassando la soglia e chiudendo la porta prima di togliersi le scarpe
«Sì. Avevo voglia di... di mettere le mani nella farina» spiegò pensierosa, arrossendo leggermente
«A me piace affondare le dita nella pasta» fece Aiba concitato, avvicinandosi al tavolo per guardare l'impasto «Quando è ancora tutta da maneggiare è morbida e ti si appiccica alle dita!»
«Sì, esatto!! Il bello degli udon è quando li impasti che sono caaaldi caaaaldi» annuì lei guardandolo con gli occhi spalancati
«Caldi e soffici» concordò Aiba «Sembriamo due maniaci» rise subito dopo e lei lo seguì a ruota. Quei momenti d'intesa non erano rari, il loro rapporto sembrava caratterizzato proprio da piccoli attimi, dettagli e cose che appassionavano entrambi e che li avvicinavano. Dalla morte della padrona Aiba si era sforzato di starle vicino il più possibile, anche facendo viaggi nel cuore della notte o all'alba pur di essere fedele anche ai suoi impegni di lavoro. Kokoro si era confidata con lui, a volte si era sfogata e altre si era distratta: non stavano insieme da molto, ma si poteva dire che gli eventi li avevano portati ad avvicinarsi molto rapidamente. Le serate passate insieme a chiacchierare, guardare un film insieme con il piccolo televisore che ogni tanto le aveva portato a casa, farsi aiutare da lei a ripassare le battute: ogni cosa aveva riempito la sua vita in quei mesi, l'aveva resa ancora più luminosa di quanto già non fosse, e non credeva fosse possibile.
La guardò, sorridendo tra sè: condivideva con quella ragazza qualcosa che non aveva mai condiviso con nessuno e questo lo rendeva felice. «Non sei passato da casa prima?» domandò lei mentre tagliava l'impasto in sottili striscioline
«No, avrei perso troppo tempo» rispose: per quanto intimi potessero essere, sarebbe stato imbarazzante ammettere di non averlo fatto per evitare di sottrarre tempo a quello già scarso che avrebbe passato con lei quella sera. «Non ti togli lo zaino?» chiese ancora notando che da quando Masaki era entrato non aveva fatto altro che raggiungerla al tavolo, ma aveva ancora addosso la giacca. «Non vuoi una mano?» domandò mentre lasciava lo zaino di fianco alla porta d'ingresso e si toglieva il giubbino in jeans
«Tranquillo, tra una decina di minuti è pronto» gli rispose Kokoro «Hai lasciato qui la tv l'altra volta, se vuoi usarla mentre aspetti...»
«Mi chiedo come tu abbia voglia di cucinare ancora dopo che passi tutte le tue giornate ad infornare dolci per il negozio» sospirò stiracchiandosi, mentre passava nel salottino
«Gli udon non sono dei dolci, ci mettono poco a cucinarsi e poi...» la sentì esitare e accadere uno dei fuochi della cucina, per dargli le spalle nel caso in cui lui si fosse girato «Se è per te mi fa piacere». L'aveva detto quasi a bassa voce, ma Aiba l'aveva sentita perfettamente perchè in quella casa la televisione non c'era (tranne quando la portava lui) e la musica suonava dallo stereo solo ogni tanto: l'appartamento di Kokoro era tranquillo e silenzioso, rendendo perfettamente udibile qualsiasi suo sussurro. Incassò la testa nelle spalle e si passò una mano tra i capelli, abbassando lo sguardo, sentendo che quella frase gli aveva provocato uno spasmo di felicità al cuore. Non disse nulla, si accomodò sul divano e smanettò col cellulare finchè la ragazza non lo avvisò che era pronto.
Chiacchierarono anche quella sera. Da quando l'aveva conosciuta sapeva che Kokoro era una di poche parole, ma il periodo che stava passando non era facile -con la morte della padrona, il passaggio di proprietà e il ritrovarsi sola a fare tutto- e in sua presenza aveva manifestato un bisogno di parlare che, per una silenziosa e schiva come lei, era piuttosto inusuale. Masaki l'aveva percepita così almeno, e quindi si era posto in paziente ascolto delle sue parole e dei suoi desideri. Le raccontava delle sue giornate quando glielo chiedeva e ascoltava delle sue difficoltà quando le raccontava, la incoraggiava quando si diceva spaventata e le faceva i complimenti per qualche obiettivo raggiunto. Se fino a poche settimane prima pensava che Kokoro fosse una persona indistruttibile, allegra e timida, a quel punto aveva cambiato opinione: per certi versi era una ragazza debole, ancora spaventata dalla solitudine e dai grandi cambiamenti, gli sbalzi d'umore la stancavano e aveva poca fiducia in se stessa; eppure quando qualcuno aveva bisogno di lei -Aiba per primo- sembrava che Kokoro avesse una forza infinita, pazienza e allegria a sufficienza per sostenere e aiutare chiunque ne avesse bisogno, apparentemente senza sforzo. Non riusciva a crederci, ma quel rapporto gli sembrava quanto di più vicino ci fosse alla perfezione.
«Che c'è?» domandò lei guardandolo sorpresa, bloccando a metà strada le bacchette con il boccone di udon
«Mh? Perchè?» chiese riprendendosi dai suoi pensieri
«Hai stampato in faccia un sorrisino sciocco e mi fissi senza dire nulla da un paio di minuti. Va bene che non sei tanto normale, ma fai quasi paura così» lo prese in giro rimettendosi a mangiare. Masaki non rispose, scoppiò a ridere e basta.

Si sedette sul divano mentre il suo ragazzo si occupava dei piatti canticchiando tra sè. Aprì il suo zaino per tirarne fuori un sacchetto di plastica. Ci aveva raccolto dei DVD e le aveva detto di scegliere un film da vedere insieme.
Kokoro però osservava la copertine senza attenzione. Senza Aiba davanti non doveva più fingere e poteva evitare di sorridere, avrebbe pianto magari, ma si era auto convinta a non versare nessuna lacrima, ad essere forte e ad affrontare, per una volta nella vita, una situazione difficile con uno spirito quanto più solido possibile. La verità, però, era che era confusa. Era preoccupata, stressata, oberata di lavoro e priva di energie perchè per il negozio doveva fare di tutto, e avrebbe solo voluto una spalla a cui appoggiarsi e piangere. Con Masaki si sfogava, ma non era tutto. Sentiva sua voce allegra al telefono, vedeva il suo sorriso o il suo viso stanco e non trovava il coraggio di affliggerlo con la profondità della sua paura, con il vuoto che le era rimasto dopo la morte della padrona e che non riusciva a riempire per quanto disperatamente ci provasse. La vitalità del ragazzo era un balsamo per il suo cuore e aprirsi totalmente a lui significava rischiare di far scomparire quell'allegria di cui invece aveva disperatamente bisogno. ma era giusto così? Un compagno avrebbe dovuto essere qualcuno al corrente di tutto e che l'aiutasse sempre? Sarebbe stato più d'aiuto vederlo preoccupato per lei o sentirlo fischiettare in cucina?
Ma non era tutto. Non era solo il suo stato d'animo a confonderla sulla sua vita, in generale, o sul loro rapporto. Anche l'incontro con Sumire, la modella, aveva minato la sua sicurezza. Che avesse parlato o meno delle sue angosce a Masaki, una cosa era certa: lui c'era. Dopo le parole di lei quella presenza cominciava a non essere più così sicura. La modella era stata chiara: Aiba Masaki era uno che non perdeva troppo tempo con le donne, non aspettava tanto prima di passare alla parte fisica di un rapporto; e doveva ammettere che con lui il contatto fisico era arrivato più presto del previsto, ma non avevano mai concluso nulla. Non era mai stato il momento giusto e ripensandoci in quei giorni si era resa conto che da un po' di tempo il ragazzo aveva smesso di tentare un qualsiasi tipo di approccio con lei. "Se uno per cui l'elemento sessuale del rapporto è tanto importante smette di tentare di averlo cosa significa? Significa che si è stufato di provare?" aveva pensato tutta la settimana, con angoscia. La conclusione più logica di quei pensieri è che, senza l'interesse fisico, un uomo come Masaki si sarebbe presto stufato anche di tutto il loro rapporto e l'avrebbe lasciata: ciò che lei non gli dava poteva averlo più facilmente da altre, che erano partner più accomodanti e più comprensive essendo parte del suo stesso mondo. Il discorso di Sumire le aveva fatto capire che con aveva più nemmeno la sicurezza di avere Aiba al suo fianco.
Appoggiò tutti i DVD in ordine sul tatami davanti a sè e fissò distrattamente il riflesso della lampada nelle loro copertine lucide. Anche davanti all'ipotesi di perderlo aveva continuato a non piangere: decisa ad affrontare tutto con serietà e determinazione. Il terrore di rimanere da sola le avvelenava i pensieri come un frutto marcio che appesta anche gli altri della cesta e per combatterlo aveva deciso di fare tutto ciò che sarebbe servito pur di non perderlo. Una voce dentro di sè le suggeriva che andare a letto con il suo ragazzo per quel motivo era sbagliato, che non avrebbe cancellato le sue incertezze, che l'avrebbe fatta stare peggio. Ma c'erano troppe voci da ascoltare, troppe paure da affrontare e quella invece le sembrava una scelta chiara, un punto fermo e saldo nella confusione che si agitava dentro di lei.
«Hai scelto?» domandò Aiba raggiungendola nel salotto e accomodandosi sul divano
«No» ammise riprendendosi dai propri pensieri e rimettendosi a sorridere «Voglio guardare qualcosa che piaccia a te» rispose temporeggiando. Deglutì a fatica. Era quello il momento, perchè stavano decidendo cosa fare quella sera, nelle successive tre ore e lei avrebbe dovuto convincerlo ad abbandonare televisore, film o altro per fare un giro in camera da letto. "Il punto è: come?" si domandò abbassando lo sguardo sentendo che stava già arrossendo e non volendo farglielo notare. "Cioè... so come. Lo so. Ma non sono tagliata per questo genere di cose, non ho lo spirito della seduttrice. Sussurrargli proposte oscene nell'orecchio è fuori discussione, spogliarmi d'improvviso pure anche perchè inizialmente sembrerei idiota persino a me stessa e a quel punto sarebbe uno spogliarello molto poco sexy" pensò sentendosi improvvisamente a disagio in presenza del ragazzo. «Ehi, mi stai ascoltando?» le domandò lui arricciando il labbro inferiore
«No... scusa, ero soprappensiero» disse arrossendo d'improvviso e senza poterlo nascondere
«Non c'è mica bisogno che reagisci così» le fece notare guardandola sorpreso «Sei rossa come un peperone. Ti senti bene?»
«Sì, sì tutto bene» rispose guardando i DVD sul tatami. "Il cliché della stanza calda come scusa per togliersi i vestiti non fa per me" pensò imbarazzata prima di indicare uno dei film «Questo» disse infine
«Non ci penso nemmeno» scosse il capo Aiba «Con te i film dell'orrore non li guardo più»
«Perchè?» gli chiese sorpresa
«Non c'è gusto! Un uomo aspetta che la donna salti di paura per poterla abbracciare e stringere: tu ti metti a ridere!» ribattè, come offeso «L'ultimo che abbiamo visto ti sei appoggiata a me solo perchè ti stavi piegando in due dalle risate e ti faceva male lo stomaco»
«Beh, ma era assurdo, per questo era divertente» spiegò aggrottando le sopracciglia, confusa
«A me un po' faceva paura» ammise in un borbottio il ragazzo. Le fece tenerezza: non si spaventava facilmente, mentre lui un po' e invece di ottenere almeno un riscontro romantico da una simile visione ne era stato umiliato, con lei che se la rideva come una scema senza calcolarlo affatto. Sembrava aver offeso il suo orgoglio maschile. «Scusa, scusa» gli sorrise divertita «Cambiamo film allora, ma non hai bisogno di trucchetti strani per abbracciarmi sai?» lo prese in giro guardando gli altri DVD
«No?» chiese
«No, quelle sono tattiche a cui ricorrono solo i ragazzi che ancora devono conquistare qualcuno» gli spiegò
«Va bene. Ah, che ne dici di questo? E' di fantascienza» le propose passandole il braccio davanti agli occhi per allungarsi a prendere una delle custodie più lontane. Kokoro osservò il suo profilo così vicino e si rese conto di aver perso un eventuale buona occasione per sviare il discorso in alti termini. Senza pensarci su gli stampò un bacio sulla guancia, presa dal panico all'idea di non trovare un modo per sedurlo. Aiba prese il DVD e tornò a sedersi composto, guardandola sorpreso. «E questo per cos'era?» domandò
«Per farti capire che non hai bisogno di trucchi» gli rispose prontamente, facendosi seria, tutta concentrata per capire cosa dire, come fare e come muoversi. Era spaventata da un eventuale fallimento quella sera, come se il giorno dopo l'avesse lasciata se non si fosse svegliato nel letto con lei la mattina successiva. «Pensi che io volessi spaventarti per avere un bacio?» ridacchiò divertito
«E cosa volevi?» domandò seriamente. Masaki la guardò confuso per qualche secondo. «Abbracciarti» fece poi
«Allora fallo» annuì. Non si sentiva una seduttrice, non lo era mai stata e aveva l'impressione di essere ridicola nel tentare di esserlo. La prova del suo fallimento era il lieve sorrisino che continuava a campeggiare sulla faccia del suo ragazzo che non pareva essersi accorto delle sue intenzioni. Aiba si spostò sul divano, tenendosi a gambe incrociate, ma rivolto verso di lei, e le passò le braccia intorno alle spalle per tirarla verso di sè. Il suo abbraccio fu affettuoso e confortante, Kokoro avrebbe voluto abbandonare il suo strampalato progetto di seduzione e lasciarsi coccolare finchè non le fosse venuto sonno, ma una parte di lei era ancora ostinatamente convinta a voler andare avanti. «Era solo questo che volevi?» domandò dopo un po'
«Mh? Ma che ti prende?» chiese lui a sua volta lasciandola andare «Sei ben strana stasera: se non stai male, significa che hai qualcosa in mentre». La ragazza lo fissò, avvilita, quindi si afflosciò sul divano «Lasciamo stare» piagnucolò
«Eh? Eh? Ci avevo visto giusto? Cos'avevi in mente?» fece incuriosito
«Niente» rispose afflitta
«Non è vero. Se una donna dice "niente" significa che c'è qualcosa» recitò Aiba stravaccandosi al suo fianco, molto vicino, e girando la testa verso di lei «Beh? Allora? Cos'era?» insistè. Kokoro storse il naso "Maledetta sia quella che ha reso partecipe il mondo del fatto che niente è sempre qualcosa" pensò irritata "Non ha mai aggiunto che niente è anche non ho voglia di parlarne quindi non chiedere?". «Quindi?» fece ancora il ragazzo con fare impiccione. Per qualche secondo ebbe la tentazione di alzarsi dal divano e fuggire, poi ebbe un'illuminazione improvvisa e girò la testa per guardarlo in faccia. La distanza tra loro era pochissima, esattamente come sperava: la azzerò in un attimo e lo baciò.
Non aveva bisogno di parole a quel punto, le parole complicavano sempre tutto, ma a quel modo doveva solo agire. Masaki rimase sorpreso per qualche secondo, poi lei lo sentì piegare le labbra in un sorriso prima di aprirle e baciarla a sua volta. Bastò la dolce risposta del ragazzo, la morbida carezza della sua lingua, per farla sciogliere, e ancora una volta le sarebbe bastato quello, ma quella sera doveva essere di più. Senza interrompere quel contatto si girò su un fianco, allungando le gambe sul tatami e spazzando via alcuni dei DVD, poi sollevò una mano ad accarezzargli la guancia. Lo sentì girarsi a sua volta toccandole il fianco, mentre sentiva il suo respiro fari leggermente più rapido rispetto a pochi secondi prima. Lo prese come un buon segno e ne approfittò per spingersi verso di lui ed entrare in contatto con il suo corpo, poi dimenticò qual era il suo piano: la vicinanza con Aiba, sentire il suo petto muscoloso contro il proprio, le loro gambe che si intrecciavano, le diede un'improvvisa scarica di eccitazione che cancellò qualsiasi pensiero razionale. Da quando si erano toccati così erano passate forse due settimane, ma le sembrò di non toccarlo da molto di più. «C-chibiko...» farfugliò il ragazzo allontanando la bocca dalla sua, per qualche attimo
«Sssst» sussurrò baciandolo ripetutamente sulle labbra. Sollevò una gamba appoggiandola al suo fianco. Non c'era più spazio tra loro: il seno premeva contro il petto del ragazzo, il bacino premuto contro il suo da quell'intimo abbraccio. Lo sentì respirare profondamente e serrò le dita tanto forte sul suo fianco che temette le avrebbe lasciato il segno. Quando le accarezzò il contorno dei glutei a la gamba, Kokoro non si rese nemmeno conto di aver ottenuto quello che pianificava fin dall'inizio; preda dell'eccitazione in cui si era gettata da sola lo costrinse a tornare supino, sedendosi a cavalcioni su di lui. Aiba non ebbe più nulla da obiettare, le accarezzò i fianchi e le cosce prima di costringerla ad interrompere il bacio per lasciarlo accarezzarle il collo con le labbra. La ragazza alzò la testa per agevolarlo in quell'operazione e aprì appena gli occhi, lasciandoli socchiusi cercando di mettere a fuoco qualcosa nella stanza: attraverso il graticcio in legno che divideva la cucina dal salotto vide che uno strofinaccio era a terra, ma lo guardò come se nemmeno fosse lì.
D'improvviso alle sue orecchie arrivò chiaro e distinto il suo stesso ansimare, prese coscienza del panno caduto e anche di tutto ciò che stava accadendo. Le mani del ragazzo erano arrivate ben oltre il bordo della maglietta e Kokoro si rese conto con amarezza che l'effetto che le aveva fatto non era stato di piacere, ma di tristezza. Le sfuggì un singhiozzo, ma non ricordava di essersi messa a piangere. Masaki si era bloccato. «Kokoro?» domandò con voce roca
«Mmmh?» mugugnò a denti stretti, non fidandosi della propria voce, ma non servì: lui capì immediatamente che qualcosa non andava. Le prese per i fianchi, sollevandola, e si mise a sedere normalmente sul divano, prendendola in braccio. Quando Kokoro lo guardò in faccio aveva un'espressione di puro panico dipinta in faccia, nessuna traccia di eccitazione o lussuria come invece doveva essere stato poco prima. «Perchè piangi?» le domandò allarmato e spiazzato da quella reazione «Cosa è successo?». Aveva solo lacrimato e singhiozzato un paio di volte, non era scoppiata a piangere, ma dovette ammettere che per lui doveva essere stato uno shock e per lei era una violazione del suo stesso intento di non lasciarsi andare alle lacrime. «Non hai fatto niente, non ti spaventare» si sentì in dovere di rassicurarlo subito, mentre si passava le mani sugli occhi «Non sto piangendo per colpa tua, tranquillo»
«Tranquillo? La fai facile!» esclamò sudando freddo «Che cosa ti è preso?»
«Mi dispiace, in realtà non me la sentivo, ma volevo fare qualcosa» cercò di spiegarsi «Però non me la sento, non voglio che sia così la prima volta con te»
«Che stai dicendo? Perchè ti sei comportata così se non volevi? Potevamo guardare il film» fece passando dallo spaventato al confuso. Kokoro si rese conto di aver fatto la cosa più sbagliata di tutte. "Dovevo immaginare che piangere durante i preliminari avrebbe mandato in confusione un uomo" si disse respirando profondamente per calmarsi. «Sì, sì, potevamo guardare il film. Ma io temevo ti saresti stufato di me» cominciò a dire: ormai sarebbe stato inutile nascondere qualcosa. «Come ti salta in mente? Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò passandosi una mano sulla fronte «Ma che idee ti sei fatta?»
«Mi hanno detto che sei abituato così e dato che io mi sono sempre rifiutata ho pensato che mi avresti lasciato per un'altra»
«Ti hanno detto? Ma chi? Non devi credere a tutte le idiozie che ti dicono quei quattro»
«Non sono stati loro» si affrettò a correggerlo, non voleva che si arrabbiasse con i suoi amici per colpa sua. «Ho incontro una donna, Korenaga san».

«Sumire?» domandò incredulo Aiba «Hai incontrato Sumire? Dove? Quando?».
L'eccitazione che fino a poco prima lo aveva fatto sentire leggero come una piuma e pieno di energia, al vedere quelle lacrime sembrava essersi trasformata in un macigno che gli schiacciava lo stomaco e gli rendeva doloroso qualsiasi movimento. Sapere che Kokoro aveva incontrato Sumire lo fece stare pure peggio: il sudore gli si gelò addosso. Avrebbe voluto implodere tanto era il rimorso che sentiva. Kokoro aggrottò le sopracciglia osservandolo stranita «Quando sono venuta agli studi. Mi ha detto che le hai parlato di me... è la tua ex?»
«Sì... cioè, forse. Non so» rispose impacciato «Voglio dire: non siamo mai stati insieme; uscivamo, abbiamo passato dei bei momenti, ma non è mai stata la mia ragazza». Aveva sperato di potersi portare quel segreto nella tomba. Non aveva fatto nulla di grave però si era sentito in colpa al pensiero di essere uscito ancora con la modella quando Kokoro probabilmente era già innamorata di lui. Si sentiva un po' meschino anche se al tempo non aveva ancora alcun obbligo, però così gli era sembrato di amarla meno di quanto non facesse lei. «Ma eravate intimi a sufficienza perchè lei conoscesse le tue abitudini tra le lenzuola» aggiunse la ragazza, non senza una punta di gelosia
«Sì, ma questo non significa che fosse la mia ragazza» si difese, il discorso stava prendendo una strana piega
«Significa che vai a letto con più donne anche senza amarle?» domandò
«Mi piaceva, stavo bene con lei, ma...» il ragazzo fece una pausa abbassando lo sguardo «"amore" è una parola grossa. Non la uso facilmente, quindi sì: puoi dire che vado a letto con qualcuno anche senza amarlo. Ma non "con più donne", per chi mi hai preso?» domandò offeso «E comunque questo non ha nulla a che vedere con le tue lacrime di prima. Perchè ti sei costretta a sedurmi se non volevi?»
«Te l'ho detto. Per le parole di Korenaga san»
«Eri gelosa di Sumire?»
«Non chiamarla per nome!» esclamò d'improvviso Kokoro, indispettita. Aiba non sapeva se essere arrabbiato per il suo comportamento o lusingato da quella gelosia. «Va bene. Cosa ti ha detto Korenaga san?»
«Che.. uhm... che hai certe abitudini» rispose vaga la ragazza. "Mi è saltata addosso e ora si vergogna a toccare l'argomento? Certo che me le scelgo proprio buffe io" pensò incredulo. «Non avevi bisogno di lei per sapere come mi comporto in date circostanze. Anche se non siamo mai andati fino infondo l'avrai intuito»
«Ma non ci ho mai fatto caso, insomma... non immaginavo che avessi l'abitudine di passare rapidamente ai fatti con tutte. E poi mi ha detto che avrebbe aspettato che ti fossi stufato di me»
«Avrebbe aspettato?» domandò perplesso «Pensavo avessimo chiuso. Quando l'ho incontrata quel giorno le ho detto tutto perchè per me era finita da un pezzo, mentre lei avrebbe voluto riprendere a vederci. Ho pensato meritasse di sapere perchè la respingevo e mi sembrava avesse capito»
«A quanto pare no» ribattè Kokoro con una punta d'angoscia nella voce
«E quindi cos'hai pensato? Che se mi avessi portato a letto avresti vinto?» chiese infastidito
«Non lo so, forse... il problema non credo sia lei nello specifico: io... ho paura che tu ti stia veramente stufando di me» ammise infine a fatica. Ce n'erano voluti di giri di parole per riuscire a tirarle fuori la verità! «Seguendo il tuo ragionamento... io a quel punto sarei rimasto con te per il sesso? E' questo che volevi?» le domandò Aiba con pazienza
«No!» esclamò arrossendo «Non è quello! Ma se sei un ragazzo tanto diretto e io invece ti blocco ogni volta, è normale pensare che alla lunga tu ti renda conto che non è il rapporto che fa per te, se la componente fisica è tanto importante avresti potuto pensare che allora non ero la persona giusta»
«Kokoro» sospirò Masaki stancamente «Non posso crederci. Tu stai paragonando il rapporto che ho con te, al tempo che ho piacevolmente trascorso con persone che non amavo affatto?» le domandò facendola scendere dalle proprie gambe, sentendo che cominciavano a formicolargli. I DVD erano sparsi sul pavimento così cominciò a raccoglierli. «Sai qual è la cosa più divertente di tutto questo?» domandò ridacchiando lievemente
«Quale?»
«Che io ho smesso di provarci con te non perchè mi stessi stufando, ma, al contrario, perchè mi interessi seriamente. Voglio tener conto di quello che provi e dei tuoi desideri» le spiegò alzandosi per recuperare le custodie più lontane dal divano «L'ultima volta che mi hai respinto ho riflettuto. Io tengo a te, tengo al tuo benessere: se questo periodo è duro e quello di cui hai bisogno è un solido appoggio a cui aggrapparti, che ti ascolti e che ti distragga, allora voglio esserlo anche se significa mettere da parte le mie esigenze». Ad Aiba non era mai risultato facile esprimere a parole i suoi sentimenti, a volte gli era stato più facile scriverli, altre dimostrarli con qualche gesto particolare. Fare quel discorso insomma gli costava parecchio. «L'hai fatto per me?» chiese incredula Kokoro
«Sì, e ci avevo visto giusto, perchè quando hai provato a forzare la mano tu stessa ti sei resa conto che non è quello che vuoi adesso»
«Non è che non ti voglio!» lo corresse subito «Ma ci tengo... ci tengo e non voglio legare un ricordo così importante a stati d'animo negativi come quelli che ho ultimamente»
«Quindi avevo capito bene e ho interpretato i tuoi sentimenti» sottolineò orgoglioso di se stesso «E' questa l'ironia: che io mi sia comportato così in buona fede, facendo tesoro di quello che abbiamo, e che tu l'abbia interpretato come un comportamento da menefreghista»
«Non volevo...» mormorò
«Ma l'hai fatto» le rispose con molta calma, mettendo il sacchetto dei dvd nello zaino «Mi avevi invitato stasera apposta?»
«Sì» ammise con vergogna. Aiba sospirò passandosi le mani tra i capelli, pensieroso, quindi prese lo zaino e se lo mise in spalla. «Io vado a casa»
«Sei arrabbiato?» domandò lei afflitta. Avrebbe voluto dirle di no, abbracciarla e rassicurarla, ma non lo fece. «Sì. Ti ho lasciato sul tavolino il DVD di Totoro e ti lascio anche la televisione: domani pomeriggio guarda il film con i bambini» le spiegò con pazienza
«Sì»
«Buonanotte» salutò infine prima di dirigersi silenziosamente verso la porta, mettersi le scarpe e uscire con la giacca in mano. Si sentiva un po' a disagio e a costo di sembrare un uomo in fuga non aspettò nemmeno di essersi vestito del tutto per andarsene dall'appartamento: se l'avesse vista piangere sarebbe sicuramente tornato indietro.
Alzò lo sguardo al cielo buio, la sera gettava ombre in tutti gli angoli e i lampioni lungo la strada illuminavano la via creando un sentiero di pozze di luce. Non era arrabbiato perchè era stato un malinteso, perchè una parte di colpa l'aveva anche lui e perchè Kokoro stessa non era completamente in sè in quei giorni. Ma lei doveva capire l'errore che aveva commesso e se lui l'avesse consolata non avrebbe funzionato, non avrebbe capito che a stare con lui doveva prima di tutto fidarsi, e solo dopo ascoltare le parole degli altri. Doveva realizzare che lei era la sua ragazza, non una donna carina e simpatica con cui passare del tempo per qualche mese: Aiba aveva passato mesi di dubbi quella primavera per arrivare a capire quanto voleva rendere importante quel rapporto, per capire che era pronto ad ammettere una persona in più nel suo cuore. Se Kokoro non l'avesse capito ci sarebbero stati altri malintesi e alla lunga lui sarebbe rimasto ferito. Avendo messo in gioco i propri sentimenti non voleva correre quel rischio. «Ah, maledizione... però ci mancava tanto cosììì» sbuffò. Se sentimentalmente era a posto, il suo fisico invece non era stato granchè felice degli sbalzi di libido di quella sera.

⎨Pronto?⎬domandò una voce sottile, dall'accento straniero
«Hang san? Sono Hanayaka Kokoro» le spiegò
⎨Ah, Hanayaka san. Buona sera⎬
«Erina san è impegnata? Mi aspettavo che al suo cellulare rispondesse lei» disse Kokoro
⎨Normalmente sì. Aspetta, vedo se può rispondere perchè non sta molto bene⎬ le spiegò prima di staccare il telefono dall'orecchio e muoversi per la casa. La sentì confabulare con una seconda voce, quella dell'amica.⎨Kokoro chan?⎬fece Erina dopo un minuto
«Eri chan? Che cos'hai?» le domandò allarmata, sentendo la sua voce molto più flebile del solito
⎨Niente... niente di grave. Mi è venuta la febbre⎬
⎨Trentotto!!⎬urlò la coinquilina da lontano
«Trentotto!? Ma da quanto stai così?»
⎨Veramente è tutta la settimana che sono un po' fiacca, ma solo oggi è arrivata la febbre⎬
«Allora non importa, torna sotto le coperte» le intimò Kokoro
⎨Sono sotto le coperte⎬ribattè la malata⎨Ying, poi chiudere la porta?⎬la sentì domandare. Rumori di sottofondo, il respiro lievemente più veloce del solito di Erina, poi silenzio. «Pronto?» domandò, non capendo se fosse caduta la linea
⎨Sì, ci sono⎬rispose quella. Aveva la voce improvvisamente rotta dal pianto. «Eri chan? Stai piangendo? Cos'è successo?»
⎨Ho fatto un casino⎬rispose con voce tremante. Un fruscio le rivelò che l'altra doveva essersi messa sotto le coperte per farsi sentire il meno possibile dalla coinquilina. «Anche io» ammise con un sospiro. Lei aveva smesso di piangere poco dopo che Aiba era uscito dal suo appartamento, mezz'ora prima, cercando così di tornare a comportarsi come si era imposta i giorni precedenti.⎨E' per questo che mi hai chiamato? Ti ascolto se vuoi⎬
«Se stai piangendo direi che anche tu hai bisogno di qualcuno che ti ascolti» le fece notare con un sospiro e un sorriso lieve che però Erina non poteva vedere. Le piaceva quella ragazza: oltre ad essere una delle poche persone che potevano sapere chi era il suo fidanzato, era anche l'unica che si trovava nella sua stessa situazione e con cui si poteva confidare.⎨Allora ci ascoltiamo a vicenda?⎬
«Sì» annuì, poi cominciarono a confidarsi.
C'era poco da concludere: avevano sbagliato, entrambe. Kokoro aveva sgridato duramente Erina, non approvava affatto il suo comportamento: per quanto anche lei avesse avuto molti dubbi su quanto convenisse concedersi dei sentimenti per un idol che difficilmente l'avrebbe ricambiata, non le sarebbe mai saltato in testa di tenersi aperta una seconda possibilità lasciando in bilico un altro uomo. Ma le era chiaro ormai che le sue opinioni non erano per forza uguali a quelle delle altre persone, per esempio non comprendeva come Aiba potesse andare a letto con donne che non amava quando per lei il binomio "sesso e amore" era inscindibile. A scusante dell'amica c'era il fatto che era stata intenzionata a parlare con il secondo spasimante e a chiudere la simil relazione che aveva con lui, semplicemente Sho aveva scoperto tutto troppo presto. Nel riportarle le dure parole di Sho scoppiò a piangere e Kokoro dovette farsi ripetere le frasi due volte perchè tra i singhiozzi alcune cose non le erano risultate chiare. "E' chiaro come Aiba e Sho siano amici da più di 10 anni: con due stili diversi, ma entrambi sono stati inflessibili, decisi e rigorosi nel loro comportamento" si ritrovò a riflettere lei "Forse è comprensibile se si pensa che nella vita che conducono non c'è certo molto spazio per i sentimenti personali, quindi una volta che si concedono di averne mettono in gioco molto più di quanto non ne mettiamo noi, persone normali". Le venne in mente la modella, Kurenaga Sumire, e si chiese se non avesse ragione lei a quel punto: era più logico che i ragazzi si cercassero fidanzate nel loro ambiente? Ma ancora una volta le risposta che si sentì di dare era "no". Kokoro era convinta che non ci fossero solo elementi negativi a loro sfavore ma che in entrambi i casi, ragazze famose o ragazze qualunque, ci fossero pro e contro.
Poi fu il suo turno e, con un po' di vergogna e a bassa voce, dovette raccontare ad Erina del suo incontro agli studi e dell'atteggiamento che era seguito da parte sua quella sera. La sua confidente era una brava amica e anche quella sera glielo dimostrò prendendola scherzosamente in giro per la sua audacia e riuscendo così a farla sentire meglio dopo quella confessione tanto difficile. Probabilmente da quel giorno in poi non avrebbe più provato vergogna nel raccontarle qualche dettaglio più intimo del rapporto che aveva con Aiba, sempre che un rapporto ci fosse ancora. ⎨Ha detto proprio così? Testuali parole?⎬domandava pensierosa
«Sì» confermò
⎨Allora non credo tu debba preoccuparti... o meglio! Hai sbagliato, ma l'hai fatto in buona fede e secondo me lui lo sa, altrimenti non ti avrebbe rivolto parole simili⎬
«Cosa vuoi dire?» chiese confusa
⎨Ma non capisci? Basta un po' di logica: lui ha detto che hai sbagliato a paragonare il vostro rapporto a quello che lui ha avuto con donne che non ama, giusto? Bene, da questo si deduce che se va a letto facilmente con donne che non ama, avrà più riguardi per quelle che invece ama. Con te si è trattenuto, no? E allora ti ama!⎬le spiegò con facilità, come se quel discorso fosse stato il più chiaro e semplice del mondo⎨Se fosse stato veramente arrabbiato e se pensasse di voler chiudere non ti avrebbe detto una cosa simile⎬
«Ma che... che modo complicato di dichiarare i propri sentimenti!» esclamò Kokoro senza parole. Quella rivelazione le stava ridando speranza e le stava alleviando la tristezza che in realtà le stritolava il cuore.⎨E' stato molto dolce invece⎬ribattè l'altra⎨Io penso ci sia rimasto male: ha fatto un grane sforzo in una direzione e tu hai pensato l'esatto opposto! Ma gli passerà, l'importante è che tu capisca cosa hai sbagliato: devi fidarti Kokoro chan, devi fidarti di lui prima di tutti gli altri. Anche prima dei ragazzi del gruppo, le parole che devono avere più importanza per te devono essere le sue. Questo rapporto richiede, dalla loro parte, una posta in gioco ben più alta della nostra⎬le spiegò, e lei sorrise notando che era proprio ciò che stava pensando poco prima⎨Non scommetterebbero tanto se non ci credessero seriamente, quindi ciò che Aiba ha puntato sulla vostra relazione dev'essere la tua certezza che ciò che dice sia la verità: non rischierebbe tanto per qualcosa a cui non tiene seriamente. Sò che normalmente sarebbe un grosso azzardo fidarsi tanto di qualcuno, ma devi ammettere che loro non rientrano nell'area del "normalmente"⎬concluse per poi concedersi un attacco di tosse. Kokoro attese che l'amica tornasse a respirare. «Hai ragione... ho ancora tanto da imparare»
⎨Avete tempo, e lui ti aiuterà. Esattamente come penso tu lo stia aiutando molto a tua volta⎬
«Io? Non credo... sto combinando solo una guaio dietro l'altro» sospirò lamentosa
⎨Non vuol dire. Se tu avessi un'idea complessiva della vita che fa Aiba chan ti renderesti conto che sei un elemento speciale. Sei una ragazza tranquilla Kokoro chan, odori di biscotti e trasmetti tranquillità a chiunque ti conosca. Anche se a lui piace il suo frenetico lavoro, non fatico a credere che possa amare alla stessa maniera la sua famiglia o te: siete un oasi di serenità, un riferimento per una vita normale; siete molto più stabili degli amici che possono andare e venire⎬si interruppe starnutendo e agitandosi sotto le coperte. Kokoro si rese conto in quel momento che la voce dell'amica, rispetto all'inizio, era ancora più debole e forse un po' insonnolita. «Eri chan, ti ringrazio. Ora dai ascolto tu a me: mettiamo giù, prendi delle medicine e riposati. Ne hai veramente bisogno» la ammonì prima di salutarla e chiudere la comunicazione.
Con un sospiro appoggiò la testa al materasso, stancamente. Mentre parlava al cellulare era rimasta tutto il tempo inginocchiata sul tatami con il braccio appoggiato al letto alla sua destra, reggendo il telefono e osservando il cielo scuro fuori dalla grande finestra della camera da letto. Dopo aver parlato con Erina si sentiva meglio: un po' perchè si era sfogata, un po' perchè quella ragazza sembrava capire alcuni atteggiamenti di Aiba meglio di lei. Probabilmente perchè erano scemi allo stesso modo, così aveva detto lui per giustificare quella mutua comprensione tra loro. Per quel che la riguardava dovevaapprendere ancora molte cose non solo di Masaki, ma anche del suo rapporto con lui. Per prima cosa, comunque, si sarebbe occupata di sistemare quel problema il prima possibile.


Sono a pezziiiii... non riesco a scrivere un commento dell'autrice decente. Sono troppo stanca T_T
Prossimo capitolo JxT + 3° spin off!

  
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