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Autore: Lely1441    11/03/2012    0 recensioni
Centocinque giorni alla maturità. Stavolta i principali attori di questa commedia sono Cris, lo sportivo incallito, Mela(ssa) (sempre la solita secchiona) e Vanni, fancazzista ad honorem. Ed un qualche segreto da svelare.
[Spin-off di Centosei giorni alla maturità - Diario di un lager]
Enjoy!
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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Centocinque giorni alla maturità - Cronaca di un’esperienza coercitiva



Here I stand (here I stand…),
look around around around around
(Around around around around…)
but you won’t see me (you won’t see me…).
Now I’m here (now I’m here…),
now I’m there (now I’m there...):
I’m just a, just a new man,
yes, you made me live again!
(*)
 
 
Venerdì 11 marzo 2011
 
«Ti giuro, è stato un parto. Avrei preferito alzarmi in piedi, gettare i fogli al vento, spogliarmi e correre nudo per l’aula piuttosto che scrivere un altro rigo con la Mengoni appostata davanti a me… È stata un’ora intera a fissarmi, capisci? Non sono neppure riuscito a tirar fuori mezzo bigliettino, dato che me li ero lasciati per la fine… Quella vacca».
Io e Vanni siamo fuori in cortile, sfidando il freddo che non vuole saperne di andarsene, io per fare la seconda merenda e lui per fumarsi la terza sigaretta della giornata. Giovanni Palma, al secolo Vanni, è il mio migliore amico da quando siamo all’asilo: avevamo litigato su quale dei Biker Mice fosse migliore, se Turbo o Pistone, e non venendone a capo ci eravamo lanciati contro il pranzo. Amore dal primo istante. Abbiamo frequentato le stesse scuole fino alla scelta del liceo, dato che lui si è venduto alla concorrenza scientifica, ma, poiché l’edificio è lo stesso per entrambi gli indirizzi, approfittiamo delle pause per sfogarci delle prime tre terribili ore di scuola, oppure, come in questo caso, ci diamo un orario e con una scusa usciamo per farci gli affari nostri.
«Come pensi sia andata, nonostante tutto?», gli domando, a bocca piena. Lui scrolla nervosamente le spalle e sibila un:
«Sarà tanto se prendo la sufficienza, ma niente che non possa sopportare».
La differenza tra noi due è che io, pur non riuscendo ad avere il sei sicuro in tutte le materie, bene o male non ho mai avuto un debito - questo è dovuto al fatto che sì, essere lo sportivo migliore di un liceo Classico ha ed avrà sempre i suoi vantaggi -, mentre lui è avanzato con difficoltà e non è riuscito spesso a farla franca. Solo che si tratta dell’ultimo anno, e vedo quanto questo lo agiti.
«Vedrai che andrà bene», mormoro, con convinzione. «È pur sempre la prima simulazione di terza prova, saranno sicuramente più morbidi».
Lui scrolla le spalle e si accende un’altra sigaretta. Me ne offre una, ma come sempre la rifiuto: se voglio continuare a basare il mio futuro sulla mia prestanza fisica, non posso ridurmi ad avere due polmoni raggrinziti come quelli di un ottantenne.
All’improvviso si blocca e seguo il suo sguardo fino ad intravvedere, dietro le vetrate, mia cugina che scende le scale, visibilmente seccata.
«Quella di inglese si domanda se ti stai cibando di un cinghiale, e se magari te lo sei dovuto persino procurare cacciando», esordisce, piazzandosi davanti a me a braccia incrociate. Ormai i professori non fanno neppure più finta di credermi, quando chiedo di andare in bagno e sparisco per venti minuti.
«Arrivo, arrivo», ciancico, facendo di tutto il panino un solo morso e masticando a bocca aperta. Sia lei che Vanni mi guardano disgustati.
«Sei proprio un maiale», sbotta lui, e solamente allora Mela sembra accorgersi della sua presenza.
«E tu, che ci fai qui fuori?», domanda accigliata.
«La sua classe ha un’ora buca, dopo la simulazione», spiego io, evitando sul nascere qualsivoglia litigio. Questi due non vanno affatto d’accordo, e non capisco neppure il perché. Mia cugina s’era presa una bella cotta per lui, ma avevamo dieci anni… Dovrebbe esserle passata, no?
Vanni getta il resto della sigaretta per terra e la calpesta, limitandosi ad un ringhiato: “Ci vediamo all’uscita”, e andandosene senza salutare. Mia cugina resta in silenzio, finché strilla, orripilata:
«Oh, Dio! Già la simulazione? Siamo così indietro con lo studio, e il nostro tempo sta finendo, il nostro tempo sta finendo *!»
«Mela, mancano più di due settimane, evita di fare l’isterica come tuo solito», sospiro, alzandomi dal muretto su cui mi ero seduto e guadagnandomi un’occhiata truce.
«Immagino che tu abbia l’intenzione di preparare quattro poderosi programmi di metà anno in un solo pomeriggio».
Le regalo un sorriso smagliante.
«Come hai fatto ad indovinare?», chiedo, mentre torno in classe e la lascio fumante di collera repressa. Non vedo l’ora di andare agli allenamenti di basket, così da smaltire la tensione di mia cugina. Dovrebbe correre un po’ anche lei, ma se glielo proponessi temo mi ridurrebbe in un sacco da boxe…
 
 
(*)
Sono qui in piedi (sono qui in piedi…),
guardi intorno, intorno, intorno, intorno
(intorno, intorno, intorno, intorno…)
ma non mi vedrai (non mi vedrai…).
Ora sono qui (ora sono qui…),
ora sono lì (ora sono lì…):
sono solo un, solo un uomo nuovo,
sì, tu mi hai fatto vivere ancora una volta!
 
Queen - Now I’m here
 
* And our time is running out, our time is running out
Muse - Time is running out
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 14 marzo
   
 
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