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Autore: Milako    12/10/2006    12 recensioni
Ciò che Tolkien non ci ha mai rivelato.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Disclaimer: i personaggi presenti in questa storia appartengono a Tolkien e a chi ne detiene i diritti. Non scrivo a scopro di lucro e nessuna violazione del copyright è intesa. Per citare/riprendere/tradurre questa storia in parte o in toto dovete avere il mio esplicito permesso.

***

Capitolo II

Di Aulë e di Yavanna

ovvero

quando due teste NON sono meglio di una.

Fra le leggi basilari che regolano l’universo, una delle più importanti stabilisce che ogni razza debba avere un nemico naturale, un avversario, una croce da sopportare, una rottura di zebedei a vita, insomma.
Che so?, i topi col gatto, i gatti col cane, la gazzella col leone, l’essere umano con la zanzara e via dicendo.
Tuttavia, per quel che riguarda le razze viventi in Arda, la natura fu molto più bastarda, giacché la loro disgrazia assunse le fattezze degli esseri più brutti, repellenti, immondi e maleodoranti che mano divina abbia mai creato: i Nani.
Esattamente come a riguardo della creazione dei Due Alberi Sacri di Valinor, fra gli Elfi girano strane voci di corridoio a proposito della nascita dei Nani. Nondimeno, riteniamo che adesso i tempi siano maturi per diffondere la verità anche riguardo a questo mistero.
***
Si è già detto, nel Valaquenta, che Aulë era profondamente odiato da tutti i popoli di Arda per aver ficcato il naso negli affari dei Noldor (i quali, se non fossero stati istruiti dal Vala nella lavorazione del metallo, magari sarebbero stati una tranquilla e paciosa fazione di Elfi).
Aulë, nel corso dei millenni, non smise mai di rammaricarsi di quella sua azione; tuttavia per il Vala rammarico ben più grande provenne da un gesto precedente… e molto, molto più infame e scellerato.
La vita a Valinor scorreva come sempre: divina, beata, pacifica e felice. Ovviamente nella particolare concezione che i Valar avevano di "felicità", che non stiamo qua a ribadire.
Accadde così che un dì Aulë cominciò a sentirsi stanco, veramente molto stanco.
Era stanco delle piantagioni illecite di sua moglie, stanco di ascoltare le vaccate di Manwë, stanco di prestare soldi che puntualmente non gli ritornavano, stanco di farsi sfruttare per i lavori di edilizia degli "amici", stanco di offrire sempre da bere a tutti, stanco… insomma, era piuttosto stanco.
Oltretutto si sentiva anche molto solo: Ilúvatar gli aveva dato la disgrazia di possedere un paio di grammi di materia grigia e così tutti i Valar non gli parlavano mai, ritenendolo un intellettuale troppo difficile da capire.

E così i giorni passavano, la vita continuava sempre uguale e Aulë affogava nella sua frustrazione di genio incompreso. Inoltre il suo orgoglio d’artigiano era allegramente finito alle ortiche dopo la costruzione dei Due Pali (e relativo abbattimento, anche se magari quella non era stata una gran disgrazia, a parer suo).
La sua unica speranza giaceva in quella remota profezia in cui Ilúvatar aveva annunciato la venuta degli Elfi: che si sbrigassero ad arrivare, magari avrebbe trovato qualcuno con cui fare conversazione!
…Tuttavia i giorni continuavano a passare, degli Elfi nessuna traccia, e alla fine il povero Aulë si convinse che, sì, di sicuro Ilúvatar doveva odiarlo vivamente e appassionatamente. Non c’era nessun’altra spiegazione possibile…
Fu così che, sopraffatto da un mix di disperazione, noia e follia, Aulë prese una decisione.
Con tutta probabilità, la peggiore decisione della sua esistenza.
Armatosi di creta e argilla (più altri materiali di facile intuizione, che sono stati fondamentali per conferire ai Nani il tipico aspetto che conosciamo oggi), il Vala artigiano si ritirò nelle profondità della Terra di Mezzo e cominciò a dar forma ai Nani (impresa per la quale, non esitiamo a ribadirlo, si meriterà alcuni fra i più coloriti improperi riportati sui dizionari elfici).
Lavorò instancabilmente per giorni e giorni… finché concluse la sua opera.
Prima di fornire una descrizione completa dei Nani - che sicuramente vi renderà tutti felicissimi - è opportuno specificare una cosa: Aulë era un eccellente artigiano, un lavoratore dalle enormi capacità e un abilissimo artefice… ma sicuramente non era un esteta.
I Nani erano BRUTTI. Ma non brutti di quella bruttezza a cui uno potrebbe anche abituarsi, no… facevano veramente schifo. Anche solo vederne uno di sfuggita faceva male agli occhi.
Persino una colonia di scarafaggi, che disgraziatamente al momento della genesi nanesca era presente, fu istantaneamente colta da panico e repulsione e morì sul colpo.
Ma, come si usa dire fra gli Elfi, "ogni Nano è bello a papà suo". Aulë non si curò della colossale bruttezza delle sue creature e anzi, tutto contento e gongolante, si sentì estremamente orgoglioso e pieno di sé, come una bambina circondata da orridi Cicciobello.
Stava giustappunto accingendosi ad insegnare ai pargoli la favella che aveva ideato per loro – comprensiva di rutti, pernacchie, peti e svariate emissioni corporali – quando Ilúvatar parlò.
‹‹Aulë!››.
‹‹Uh… ehr… buondì, padre…››.
‹‹Che cosa stai facendo, Aulë?››.
‹‹Uh… niente…››.
‹‹Tsè… magari fosse niente…›› la voce di Ilúvatar si riempì di nausea mentre il dio dava una veloce (velocissima) occhiata ai Nani. Aulë ne fu addolorato; afferrò un Nano e lo alzò sopra la propria testa, tendendolo verso il luogo dal quale supponeva provenisse la voce di Eru.
‹‹Come? Non li trovi teneri?››.
‹‹Eeek! Levalo! Levalo! Via!››.
Aulë riappoggiò il Nano a terra, trattenendo a fatica le lacrime. Il Nano, dal canto suo, non appena riacquistato il suolo, alzò di nascosto un dito medio contro il suo fattore e rivolse un poderoso rutto al cielo.
‹‹Aulë, ma perché mi fai questo?›› gemette Ilúvatar. ‹‹Insomma, sei l’unico Vala dignitosamente ragionevole, non dico intelligente, non sia mai, ma quantomeno dotato di buon senso… perché mi hai fatto questo? Anzi, perché hai fatto questi?››.
‹‹Padre, nella mia impazienza di vedere destarsi gli Elfi sono caduto preda della follia!››.
‹‹Zitto!››.
‹‹P-perché?››.
‹‹Perché se gli Elfi, qua, arrivano a sentire che hai cercato di rimpiazzarli con quelli, minimo minimo ti cavano gli occhi a morsi››.
‹‹Oh››.
‹‹Hai compiuto un atto scellerato, Aulë››.
‹‹Me ne rendo conto››.
‹‹No, che non te ne rendi conto: visti dall’alto i Nani sono ancora più brutti.››.
A quel punto il senso di colpa prese il sopravvento anche sull’istinto paterno di Aulë, che tentò di rimediare alla malefatta.
‹‹Che cosa farò ora io affinché tu non resti in collera con me per sempre? Come un figlio a suo padre, io ti offro queste cose, l’opera delle mani che tu hai creato››.
‹‹NO!›› urlò Ilúvatar. ‹‹Non me li offrire! Che ti ho mai fatto di male? Ammazzali, piuttosto, che è meglio sotto tanti punti di vista››.

E, obbedendo all’ordine paterno, Aulë sollevò un grande martello onde colpire i Nani; e pianse.


I Nani, che non erano sensibili come lui ma avevano uno spiccato istinto di sopravvivenza, alla vista del martello si fecero un paio di calcoli e cominciarono a protestare in maniere più o meno diplomatiche, non escludendo alcun mezzo di dissuasione (dalle braghe calate a ribellioni sottoforma di rutti).
Incredibile per quanto possa sembrare, la difesa dei Nani sortì il suo effetto: Aulë si intenerì e lasciò cadere il martello, accogliendo le sue creature fra le braccia.
Ilúvatar osservò la scena, chiedendosi se fosse stato meglio fulminare sia il Vala che i Nani o semplicemente ritirarsi dall’incarico e lasciare la gestione dell’Universo ad un partito migliore. Tuttavia la bontà divina prevalse (e per colpa di tutta ‘sta bontà noi ci dobbiamo tenere i Nani. N.d. Popoli di Arda).
‹‹Senti… Aulë… lasciamo perdere, và. Ho capito che è destino che non mi debba mai riuscire una cosa per bene: prima ci si è messo Melkor, ora tu!›› la voce dell’Onnipotente tremò. Si ricompose e riprese. ‹‹Bah, ok, i Nani possono restare. Tanto ormai Arda è in condizioni catastrofiche, peggio di così…››.
‹‹Padre! Grazie!››.
‹‹Pazienta... non ti ho detto la clausola. Gli Elfi, dalla regia, mi dicono che non hanno intenzione di destarsi e trovarsi i Nani davanti. Dicono che  una vita non basterebbe per riprendersi da uno shock simile, e siccome sono immortali, capisci da te che...››.
‹‹E… quindi?››.
‹‹Quindi sei pregato di tenere i Nani segregati sottoterra almeno fino a che gli Elfi non saranno svegli e abbastanza forti da giocare a freccette con natiche nanesche.››.
‹‹Oh›› Aulë ponderò l’offerta. ‹‹D’accordo, va bene››.
‹‹E così sia. Yop!››.

Allora Aulë prese i Padri dei Nani e li pose a giacere in luoghi remotissimi; e fece ritorno a Valinor e attese il passaggio di lunghi anni.


Poiché erano destinati a giungere nei giorni del potere di Melkor, Aulë rese i Nani forti e resistenti. Per questo sono duri come la pietra (e simpatici altrettanto. N.d.A), testardi (un motivo come un altro per odiarli. N.d.A.), rapidi a stringere amicizia (ma con chi? N.d.A.) e a scatenare ostilità (eh beh… Comprensibile. N.d.A.), e sopportano la fatica e la fame e il dolore fisico con più fermezza di ogni altro popolo dotato di parola (se ''parola'', e non ''grugnito'', si può definire il nanico. N.d.A.); e vivono a lungo (ahimè! N.d.A.), ben più degli Uomini (che umiliazione… N.d.A.), eppure non per sempre (ah, ci consoliamo. N.d.A.).

Un tempo, fra gli Elfi della Terra di Mezzo si riteneva che, morendo, i Nani tornassero alla terra e alla pietra di cui erano fatti: successivamente si scoprì che questa leggenda non è del tutto falsa, in quanto i Nani in realtà sono di materiale biodegradabile e utile ai fini della concimazione.
I Nani creati da Aulë furono sette. I loro nomi erano Brontolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo, Cucciolo, Eolo e Dotto. In realtà esisteva anche un ottavo Nano, Silviolo, ma questo non viene più annoverato fra i racconti di Arda in quanto scappò segretamente dalle fucine di Aulë e si unì alle forze di Melkor.

Fu così che i Nani attesero dormendo (e russando come rinoceronti con la sinusite) l’avvento degli Elfi su Arda.

***

Ora, impegnato a creare i Nani, Aulë tenne nascosta la propria opera agli altri Valar; non ne fece parola nemmeno con Yavanna, la sua sposa.


Fra moglie e marito non mettere il dito, dicono gli Uomini… tuttavia ai tempi tanta saggezza umana ancora non esisteva; così, ficcanaso del calibro di Varda ponevano regolarmente non solo il dito, ma anche la mano e tutto l'avambraccio negli affari fra moglie e marito.
Accadeva così che Varda, in quanto Regina di Arda, fosse disgraziatamente a conoscenza di tutto ciò che avveniva sul pianeta; e non appena venne a sapere che Aulë si dedicava alla creazione dei Nani corse a riferirlo alla comare Yavanna.
Essa, dal canto suo, impegnata com’era nella cura delle sue amate piantine allucinogene, da tempo dedicava ben poca cura agli affari del marito. In fin dei conti non le importava più di tanto se quel disgraziato dello sposo si era dato alla genesi personale… ma Yavanna era una Valië dal carattere ripiccoso e così, per puro dispetto, ringraziò Varda dell’informazione e corse in fretta e furia a lamentarsi da Manwë.
Quest’ultimo (un po’ come tutti noi lettori del Silmarillion…) non comprese tanto bene i motivi dell’irruzione di Yavanna nella sua reggia, tuttavia la stette ad ascoltare.
‹‹Re di Arda, è vero che Aulë ha creato un popolo tutto suo?››.
Manwë, francamente, non ne aveva idea. Tuttavia non poteva assolutamente fare la figura del disinformato: era il Re! Così scelse un compromesso e annuì con aria grave.
‹‹Ah! Lo sapevate tutti tranne io! Perché devo essere sempre l’ultima a sapere le cose?›› si lagnò Yavanna. Manwë, non sapendo bene cosa replicare, rimase in silenzio, cercando di raccapezzarsi in quella situazione della quale aveva solo un pessimo presentimento. La Valië, incurante, continuò a lamentarsi.
‹‹Ecco! In questo regno tutti fanno quello che vogliono e io non ne so mai niente! Ti pare giusto, Manwë? Come se la mia opinione non contasse nulla!››.
Il Re aveva la tentazione di risponderle "guarda, io sono il Re e la mia opinione non conta nulla lo stesso", ma si trattenne. Tentò invece di aggiustare la cosa.
‹‹Ehr… ma dimmi, Yavanna: io che c’entro?››. Yavanna esitò.
‹‹Boh… veramente non lo so. Ho pensato che venire a lamentarmi da te fosse la cosa migliore da fare, o no?›› chiese innocentemente.
Il Re maledì il momento in cui era salito il trono.
‹‹Ok, ok… ma io che posso fare per risolvere il tuo problema? Che vuoi da me?››.
‹‹Voglio fare gli Ent!››.
‹‹Eh?››.
‹‹Gli Ent… gli alberi con le gambe›› specificò Yavanna. ‹‹L’ho pure chiesto a Ilúvatar, ma Lui non mi ha mai dato ascolto…››.
Ilúvatar, dall’alto dei Cieli, tirò una testata al muro. No, di nuovo con quella storia degli alberi parlanti! Ah, se solo quando Yavanna era piccola non l’avesse lasciata tutte quelle ore davanti all’Albero Azzurro e alla Melevisione…
Manwë, non sapendo bene come comportarsi, si finse interessato.
‹‹E… emh, a cosa servirebbero questi… Ent?›› chiese. ‹‹Sono una nuova specie semovente di cannabis?››.
‹‹No!››.
‹‹Come no?››.
‹‹Che vuoi, non ci ho pensato, quando li ho inventati… ora mi scoccia modificarli››.
‹‹Ma sanno fare qualcosa?››.
‹‹Mah… camminano, parlano…››
‹‹Oh! Parlano, bene!››.
‹‹Sì, ma parlano poco, lentamente, e quando parlano dicono pure stronzate››.
‹‹Ma allora a che servono?››.
‹‹Boh! A niente, credo!›› rispose allegra Yavanna. ‹‹Ma nelle Due Torri servirà pure qualcuno che salvi Merry e Pipino da morte certa, no?››.
‹‹Ah… boh, non lo so, ma per me va bene. Fai come ti pare›› rispose Manwë, soddisfatto di aver adempito così degnamente al suo ruolo di sovrano.

Allora Yavanna fu lieta e si levò alzando le braccia ai cieli, e disse: ‹‹Alti cresceranno gli alberi di Kementári, così che le Aquile del Re vi possano abitare!››.


Dopodichè si gettò a terra in ginocchio e cominciò a ridere in maniera isterica, mentre la sua tonalità di pelle passava dal verde pistacchio, al viola acceso, al giallo pallido. Fu quando cominciò a sproloquiare in dialetti scandinavi che Manwë si sentì davvero morire.
‹‹Oh, porco Melkor!›› imprecò Varda che passava di là per caso. ‹‹Ancora gli effetti delle piantine! Yavanna, lo so che ormai hai gli anticorpi pure contro l’uranio, ma dovresti andarci più piano ogni tanto, accidenti!››. Sbuffando, Varda raccattò la comare e la trascinò per un braccio fino a casa, dove trovò Aulë intento a modellare nanetti di gesso. Il Vala si voltò e osservò la sposa per circa due secondi, dopo sospirò, si grattò un orecchio e tornò ai suoi lavori.
‹‹Aulë, Aulë…›› delirò Yavanna mentre Varda la metteva a dormire ‹‹…Eru è generoso! Che i tuoi figli ora vigilino! Nelle foreste, infatti, camminerà una potenza di cui provocheranno la collera a loro rischio!››.
‹‹Sì, sì…›› rispose il marito, di spalle. Quindi, con una precisione straordinaria (acquisita dopo tanti anni di delirante matrimonio) lanciò alle proprie spalle una pesante tenaglia di bronzo. L’oggetto colpì Yavanna in mezzo alle tempie, mettendola finalmente a tacere e consentendo alla storia del mondo di proseguire in (relativa) santa pace.

***

Note:

Ciao, ragazzi!
Dopo quasi un mese di pausa, pubblico finalmente il quarto capitolo.
Sì, lo so che è molto breve e che probabilmente vi aspettavate qualcosina di più, però capitemi: sono in pieno 4° liceo, ho due debiti formativi da saldare e oltre a questo mia sorella monopolizza il pc, quindi ho davvero poco tempo per scrivere.
Però prometto che il quinto capitolo arriverà in tempi ragionevoli! ^^
Ah... spero che non ci siano fan incalliti dei Nani fra di voi: in questo capitolo non fanno decisamente una bella figura... XD. Fra l'altro non mi stanno nemmeno poi così antipatici, ma questa è una parodia, e nelle parodie i difetti vanno amplificati ^^".

E ora Passiamo ai ringraziamenti!
Innanzitutto... 13 recensioni per tre capitoli! *__* Vi giuro che nemmeno nelle mie più rosee previsioni aspiravo a tanto!
Sono contentissima che vi divertiate a leggere la mia fanfic quanto io mi diverto a scriverla! ^*^
Noto che soprattutto Melkor sta spopolando fra i fan... XD Beh, in questa parodia piace molto anche a me, del resto!
In particolare, fra i miei recensori vorrei ringraziare lemonade (e il suo fratellino... mi dispiace che in questo capitolo non ci sia il vostro beneamato Signore Oscuro!); Cil; jesus_of_suburbia (mi fa piacere che ti piaccia questa fic, però i complimenti mi vanno rivolti al femminile... sono una ragazza ;D) e Pussy (la tua recensione mi ha davvero dato la carica! ^^).
Inutile dirvi che sono commossa, vero?

Un bacione a tutti, a presto (spero!)

Milako

   
 
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