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Autore: Yawarakai_Kusa    12/03/2012    1 recensioni
Scritta sulle note di: "I Dare You to Move" degli Switchfoot. Ne consiglio l'ascolto.
Sofia è una di quelle persone che vivono come in un film.
Questo è il suo cliché da film.
Sofia è una di quelle persone che non dorme.
Una di quelle che ha paura di non svegliarsi più.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Dare you to move One-shot
I Dare You to Move

Welcome to the planet
Welcome to existence


Classica scena da film che vuole strappare qualche lacrima anche al più duro dei cuori. Una ragazza, costretta in un letto d'ospedale.
Ha il volto pesto, segnato da numerose cicatrici sulle guance, gli occhi gonfi, viola, di chi non dorme per paura di non svegliarsi più.
I capelli castani e lisci sono incrostati di sangue e sono stati, in parte, rasati dal chirurgo. Ha le mani legate alle sponde di plastica del letto: a causa dello shock aveva avuto delle crisi, sfociate nella violenza contro alcune infermiere. Bip bip bip , fa il suo cuore. Un rumore monotono, odioso. Come monotona e odiosa è la sua situazione.
Non può muoversi. Mai come adesso ha desiderato girarsi su un fianco e dormire.
Nessuno dei suoi amici è venuto a trovarla: dopo la notizia della sua crisi con le infermiere, tutti hanno paura di lei. Sofia la pazza, questo è il suo epiteto.
Morirà presto, lo sa. E se non dovesse succedere, sarà lei stessa ad uccidersi: una vita così non la vuole. In Paradiso potrà di nuovo muoversi.

E' ormai sera. Le tende bianche e grezze della stanza fanno filtrare la luce arancione del sole. Mamma se n'è appena andata, assieme al fratellino di Sofia.
Suo fratello le ha chiesto quando sarebbe tornata a casa, a giocare a palla con lui. "Non so. Quando posso ti farò un fischio". Gliel'aveva detto facendogli l'occhiolino, per rassicurarlo.
Ma Sofia non sa fischiare. Non riesce a spingere l'aria attraverso le labbra. Quel fischio non arriverà mai.
Chiude gli occhi pesti. Immagina la palla. Vola dalle sue mani a quelle del fratellino e ritorna, facendo quel rumore di plastica gonfia.
La porta si apre, lenta. Sofia non apre gli occhi. - Non ho fame. Se ne vada.
La porta si chiude. Sofia non apre ancora gli occhi.
- Non me ne vado, Sofi.
- Chi sei?- non vuole aprire gli occhi. Ha paura di non vedere più la palla.
- Nessuno, ma credo tu mi conosca.
Incuriosita, la ragazza dilata le palpebre. Un ragazzo dai capelli neri è seduto sul bordo del letto. La guarda con occhi dolci.
Sofia lo riconosce. Sa di chi sono quei bulbi oculari castano scuro, incassati tra le guance e la fronte. Sa a chi appartiene quel viso d'angelo.
- C... ciao... Cosa ci fai qua?
- Sono venuto a trovarti, stupidona.
Le passa l'indice della mano sinistra sul sopracciglio incrostato. - Fottuto camion.
Sofia ride. Una strana sensazione le attanaglia lo stomaco. Farfalle? No. Le sue sono tutte morte, affogate durante l'emorragia.
E' felice. Spesso si era sentita una stupida a pensare a lui. Gli piaceva. Ma ora non sarebbe più potuto funzionare.
- Sai...- fa lui, arricciando una ciocca di capelli di Sofia attorno al dito indice, - Ti ho sempre trovato carina.
Il drenaggio al cuore parve pulsare, come avrebbe fatto un cuore normale.
- Anzi... mi sei sempre piaciuta. Ma non ha mai trovato il coraggio di dichiararmi... Perdonami se lo faccio solo ora.
Si china su di lei, baciandole la punta del naso a patata. Il setto deviato scricchiola sotto la leggera pressione delle labbra del ragazzo.
Gli occhi di Sofia secernono lacrime. Non sa se sono dovute alla gioia o al fatto che sente il petto scoppiarle dal dolore.
Il ragazzo abbassa il viso, facendo scorrere le labbra socchiuse sul naso. Arriva quasi a toccare le labbra di Sofia.
Le sposta una ciocca di capelli dalla guancia umida di lacrime. - Ti piacerebbe venire con me?
- Non posso...
- Dai... andiamo a prendere un gelato. Ti prego, Sofi. Non andare!
Piange anche lui, inghiottendo grossi lacrimoni. I loro nasi si toccano leggermente, si guardao dritti negli occhi.
- Ti prego... Muoviti!
Sofia muove le braccia, strattonando le cinghie che la legano al letto. No. Non può muoversi.
Lui fa scivolare il suo viso accanto all'orecchio maciullato della ragazza. - So che ti piacciono le sfide...
Un altro disperato strattone alle cinghie. Le braccia di Sofia cercano di levarsi verso l'alto.
- Ti sfido a muoverti, Sofi!
Quanto vorrebbe abbracciarlo. Oh, quanto lo vorrebbe!
- Ci proverò. Lo prometto, Marco.
Lui sorride, chiudendo gli occhi, sollevato. - Ciao piccola. Ti aspetto in gelateria.

Sofia provò a muoversi anche quella notte.
E ci riuscì. Le cinghie si si sciolsero. Mise i piedi a terra.
Andava verso la gelateria, verso Marco.
I capelli le profumavano di fiori, il sangue era sparito. Era tornata bella come un tempo.
Sapeva di essere andata in Paradiso. Un dolce paradiso.
"Marco, per me un cono alla panna".

***

Ciao! Spero vi sia piaciuto... :-) E spero che, anche a voi, questo cliché non stancherà affatto.
Alla prossima!

Y. Kusa









  
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