Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: LaniePaciock    12/03/2012    6 recensioni
Due ragazzi e una ragazza faranno la loro apparizione in casa Castle e al distretto. Una dose di guai sarà in arrivo a causa di uno scambio di persona. Oltre che un rapimento e un omicidio. E Castle e Beckett vedranno parte della loro storia interpretata davanti a loro… li aiuterà a chiarirsi?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.10 Lascia stare questo caso

Era passata una settimana. Una lunga settimana da quella duplice dichiarazione. Subito dopo che Lanie aveva visto Kate mano nella mano con lo scrittore, non l’aveva solo tempestata di domande. Prima che la detective potesse fermarla aveva anche chiamato Esposito per dargli la notizia. Ora praticamente il mondo sapeva che stavano insieme.
“Beh, dai non tutto il mondo… solo il nostro mondo” le aveva detto divertito Rick abbracciandola alla vita da dietro, quando lei glielo aveva fatto notare, sbuffando, un paio di giorni prima. Erano a casa dello scrittore quindi poteva farlo senza pericolo di ripercussioni. Se avesse provato ad abbracciarla al distretto gli avrebbe come minimo sparato. Kate aveva girato la testa e gli aveva lanciato un’occhiataccia. “Insomma per me è un bene, almeno non dovrò più preoccuparmi di qualche simil pretendente, poliziotto o dottore che sia…” continuò con un ghigno. “E poi non lo sa ancora nessuno al di fuori dei nostri amici e familiari. Pensa quando lo sapranno le mie fan. Spezzerò il cuore a migliaia di donne…” aveva sospirato con fare teatrale. A quel punto gli era arrivato un pugno sul braccio dalla detective. L’unica cosa che in realtà infastidiva davvero Kate erano le troppe battute maliziose che giravano al distretto. Il giorno prima si era talmente scocciata che aveva minacciato di rinchiudere tutti gli agenti in cella se non avessero smesso. Ma quelli che rischiarono di più furono Ryan ed Esposito. Beckett infatti li sorprese a riscuotere i soldi delle scommesse che avevano fatto da quando Castle era arrivato al distretto quattro anni prima. Rick e gli altri agenti in realtà non seppero mai cosa avesse detto la detective a quei due. La donna si era rinchiusa insieme a Ryan ed Esposito nella camera che dava sulla stanza interrogatori. Era anche quella una sala insonorizzata, quindi non avevano potuto sentire nulla. Sta di fatto che quando uscirono, quasi mezz’ora dopo, la donna aveva un ghigno malvagio stampato in volto, mentre i due detective sembravano molto più pallidi del solito, gli occhi sgranati.
“Amico, non farla mai arrabbiare. Mai!” sussurrò un Esposito ancora sconcertato a Castle. Lo scrittore deglutì e si voltò a osservare la sua musa che con tutta tranquillità si era seduta alla sua scrivania. Aveva un’aria stranamente compiaciuta e un sorrisetto in volto. Esposito le lanciò un ultimo sguardo rabbrividendo e si allontanò per farsi un caffè. Ryan invece era tornato come un automa alla sua scrivania senza dire una parola, l’aria di chi ha appena visto un fantasma.
 
Sonia si stava riprendendo abbastanza velocemente. Ora riusciva a muoversi senza troppe difficoltà e dolore, anche se doveva farlo lentamente. Il dottor Kepton aveva detto che nel giro di qualche giorno avrebbe potuto dimetterla, visto che sopportava così male gli ospedali. Ma si fece promettere che una volta uscita sarebbe dovuta stare assolutamente tranquilla. Malcolm assicurò ancora una volta che si sarebbe occupato personalmente della ‘paziente’. Da quando erano riuscititi si erano dichiarati, il ragazzo era estremamente allegro. Sonia invece era felice, ma aveva sempre un fondo di tristezza che riaffiorava chiaramente durante le poche volte in cui Mal si assentava. Kate se ne era accorta e pensava di sapere cos’era che la turbava. L’opportunità di chiederglielo senza orecchie indiscrete venne qualche giorno dopo. Al distretto avevano appena concluso un faticoso caso e il capitano Gates, in un eccesso di bontà, gli aveva dato il pomeriggio libero. I detective e lo scrittore erano andati in ospedale a trovare la ragazza. Poi Ryan, Esposito e Castle avevano convinto Mal e Cris a fare un giro per ‘soli uomini’. Inoltre il piccolo aveva bisogno di sfogarsi un po’, di tornare alla normalità, dopo tutto quello che aveva passato. Dopo qualche iniziale reticenza, i due avevano accettato, anche perché era parecchio che non facevano una passeggiata in tranquillità. Alexis invece doveva fare un po’ di compere e commissioni che aveva trascurato in quei giorni, quindi neanche lei ci sarebbe stata quel pomeriggio. Sonia fu quindi lasciata in compagnia della detective. Appena tutti se ne furono andati, Kate poté vedere la maschera di Sonia cadere miseramente. La tristezza comparì sul suo volto, anche più marcata del solito. La donna approfittò del momento di quiete per parlare un po’ del più e del meno, fino ad arrivare al punto che più le interessava.
“Senti Sonia, ma ci sono problemi con Malcolm? È qualche giorno che ti vedo triste, assente. Sempre quando lui non c’è, come se volessi nasconderglielo…” cominciò cauta la detective. La ragazza la guardò per un momento, si morse il labbro inferiore, ma poi e scosse la testa.
“No, no con lui va tutto bene” disse infine con un mezzo sorriso Sonia. Era sincera, lo sentiva, ma quel velo di tristezza continuava a rimanere su di lei. Kate la guardò poco convinta, alzando un sopracciglio. La ragazza cercò di non abbassare lo sguardo, ma alla fine capitolò. Fece un sospiro e indicò con un cenno la piccola tv che aveva in camera. “Hai visto gli ultimi notiziari?” chiese. Kate aggrottò le sopracciglia confusa, ma scosse la testa. Il caso che avevano avuto fra le mani fino a quella mattina li aveva tenuti fin troppo impegnati. “Intendo le notizie meteo…” continuò. La donna sgranò gli occhi, quando capì il senso della frase.
“Mi stai dicendo che la nuvola di cenere sta passando?” domandò con un sorriso. Sonia annuì, ma pareva non condividere il suo entusiasmo. “Non sei contenta di rivedere i tuoi?” le chiese a quel punto. La ragazza sorrise.
“Sì sono contenta, ma…” cominciò senza riuscire a finire, il sorriso che pian piano si riduceva. Kate le venne incontro.
“Ma non vuoi tornare a casa. O meglio vuoi tornare, ma non vuoi lasciare Mal, giusto?” domandò. Sonia si morse il labbro inferiore e annuì.
“Vorrei rivedere i miei genitori e i miei amici, ma qui… qui ho voi, ma soprattutto ho Mal. Tra un po’ ripartirò ora che la nuvola si sta diradando. Ma io non voglio lasciarlo… io… io sono innamorata di lui…” disse con voce flebile, gli occhi lucidi. Prima che potesse continuare, Kate le prese una mano e le fece un sorriso che sperò essere rassicurante.
“Ti ricordi cosa ti ho detto l’ultima volta che abbiamo parlato?” chiese. La ragazza aggrottò un momento le sopracciglia, poi alzò gli occhi su di lei in attesa. “Se è destino che stiate insieme, neanche la lontananza può dividervi… lo penso ancora, sai? Lui è molto che ti aspetta. Dubito che vorrà lasciarti ora che è riuscito a conquistarti. Ti ama. Vedrai che troverete una soluzione” disse Kate. Non sapeva da dove le venisse tutta questa speranza riposta nell’universo. Sospettava che la causa fosse la vicinanza con il suo scrittore. Oppure per il fatto che ora stavano insieme. Mi sto lasciando condurre al lato oscuro pensò internamente ridacchiando. Sonia era ancora scettica, ma sembrava che quelle poche parole l’avessero un po’ rincuorata. In fondo già una volta Kate aveva avuto ragione riguardo lei e Mal. Annuì e le fece un piccolo sorriso. Nessuna delle due poteva sapere che Mal aveva già pensato a ogni possibile soluzione, nel caso Sonia fosse partita. E in realtà ne aveva già trovata una. Per questo pareva non preoccuparsi troppo della dissoluzione della nuvola. Cambiarono discorso e arrivarono a parlare anche di Castle. Kate diceva che andava tutto a meraviglia fra loro, ma in realtà non era propriamente così. Sembrava che ora ci fosse qualcosa che bloccasse Rick. A volte lo sorprendeva a fissarla incupito oppure capitava che lo sentisse sospirare senza motivo. Inoltre nell’arco di una settimana erano arrivati più volte quasi al punto di trovarsi nudi sul letto o sul divano, ma alla fine c’era sempre qualcosa che faceva interrompere lo scrittore. A quel punto si limitava a coccolarla tra le sua braccia, ma ogni volta era sempre più difficile fermarsi. All’inizio pensava che volesse andarci cauto con lei, ma poi? Non riusciva a capirlo. Lo sapeva che voleva farla sua, ma contemporaneamente sembrava che si proibisse di farlo. La donna non poteva immaginare che Richard fosse bloccato da un altro segreto, un altro muro, un altro ostacolo. Rimaneva solo quello da abbattere ora. Lo scrittore se l’era eretto da solo, in fretta e furia, da quel giorno in ospedale. Voleva disperatamente amare Kate in ogni modo possibile, ma non voleva che ci fossero ancora segreti tra di loro. Si era imposto di dirle che ancora indagava sull’omicidio di Johanna Beckett prima di compiere il ‘passo finale’. Sperava che così facendo sarebbe stato più facile lasciarla andare nel caso non avesse più voluto avere niente a che fare con lui.
 
Quella sera stessa Kate fu invitata a cena a casa di Rick. Alexis, Cris e Mal avevano in qualche modo avuto il permesso di restare in ospedale con Sonia tutta la notte. Non sapeva come avessero convinto medico e infermieri. Nessuno era riuscito a capirlo. Neanche Sonia. Alla fine però tutti e tre avrebbero avuto una brandina su cui dormire nella stessa camera della ragazza. Martha invece era alla scuola di recitazione e ci sarebbe rimasta a lungo, probabilmente tutta la notte, perché stavano ultimando uno spettacolo ed erano in corso le prove generali. Quindi avevano l’appartamento tutto per loro, come non capitava da diverso tempo ormai. La detective si era vestita in modo semplice. Indossava un abito rosso lungo fino al ginocchio, con le maniche lunghe e uno scollo a v. Aveva dei sottili ricami dorati che avvolgevano l’intera figura del vestito. Ai piedi un paio di scarpe tacco dieci in tinta con l’abito. Al collo la catenina con l’anello della madre. Rick invece aveva optato per un paio di pantaloni blu scuro e una camicia azzurra con delle sottili righe più scure. Lo scrittore aveva preparato tutto con cura, ma quando diede un’occhiata alla tavola imbandita, mentre aspettava la sua musa, gli venne un groppo in gola. Se fosse stata una serata normale sapeva bene che sarebbero finiti in camera da letto. Senza alcun dubbio. Anche perché sentiva che ormai Kate era pronta. Glielo aveva letto negli occhi e nei gesti da come si stuzzicavano, a come si guardavano, come si toccavano, come si baciavano. All’inizio aveva usato con sé stesso la scusa che non fosse pronta per trattenersi, ma ora non reggeva più. Non sarebbe stata una serata normale. Non con quel segreto che gli pesava sempre più come un macigno. Rick spostò lo sguardo dal tavolo alla porta del suo studio, dove si trovava lo schermo con le informazioni sul caso Beckett. Quando Kate suonò alla porta qualche minuto dopo era ancora lì a fissare quella stanza, come se sperasse di trovare una soluzione nel legno della porta. Fece un sospiro e si voltò per andare ad aprire alla detective. Quando se la ritrovò davanti gli mancò per un momento il fiato. Era sempre stata così bella o era il fatto che ora stavano insieme e sapeva di poterla ammirare senza paura di una pallottola a renderla così? Doveva avere una faccia da pesce lesso, perché Kate ridacchiò e arrossì insieme.
“Ciao Rick! Posso entrare?” chiese con un sorriso. Erano ancora sulla porta. L’uomo scosse la testa per riprendersi, poi annuì e si spostò per farla entrare. Non solo era rimasto incantato dalla bellezza della donna, ma anche dal fatto che l’avesse chiamato per nome. Non ne era ancora del tutto abituato anche se gli piaceva da impazzire. Però lo chiamava così solo quando erano loro due. La detective fece appena in tempo a fare due passi all’interno dell’appartamento che Rick aveva già chiuso la porta e l’aveva abbracciata da dietro, posandole un bacio sul collo.
“Ciao mia bellissima e straordinaria musa…” mormorò lo scrittore avvicinando la bocca al suo orecchio. Ormai non aveva più paura di chiamarla così. Almeno quando erano soli. Kate sorrise e arrossì nuovamente. Il cuore che le batteva veloce. Il calore delle braccia e del corpo dello scrittore la avvolgevano. Rimasero così per qualche secondo, stretti l’uno all’altra, poi l’uomo la voltò lentamente e le diede un lungo bacio sulle labbra. Le mani di Rick, appoggiate sui fianchi della donna, la premevano contro di lui. Aveva paura che prima o poi, dopo averle detto il suo segreto, non avrebbe più potuto farlo, perciò assaporava ogni momento con lei. Quando si staccarono, anche se solo di pochi centimetri, Kate lo squadrò per un momento socchiudendo gli occhi.
“Tutto bene?” chiese alla fine. Vedeva che c’era qualcosa che non andava. Un fondo oscuro in quegli occhi blu di solito così vivaci. Ma Rick scosse la testa e le fece un mezzo sorriso.
“Ancora non riesco a credere che tutto questo sia reale” rispose poi. Era la verità, anche se non completa. Kate sorrise di nuovo e gli diede un piccolo bacio a fior di labbra. Poi gli indicò con un cenno della testa il tavolo imbandito dietro di loro.
“Allora, vediamo cosa ha preparato il grande chef Castle? Voglio sapere se sei all’altezza delle doti culinarie di cui tanto ti vanti” disse scherzosa la detective.
Cenarono tranquilli parlando, ridendo, scherzando e stuzzicandosi. Kate aveva avuto paura che lo stare con Rick avrebbe cambiato il rapporto che c’era tra di loro, ma in poco tempo si era accorta che non sarebbe mai potuto succedere. Provocarlo ad esempio era normale come respirare e non sarebbe mai riuscita a smettere. D’altro canto Richard era comunque un eterno bambino allegro, anche se con corpo e pensieri di uomo. Finita la cena si trasferirono nel salone per vedere un film. Rick inserì il dvd e si sedette sul divano, facendo accoccolare la donna vicino a lui. La testa di Kate era appoggiata alla spalla dell’uomo, così che Rick fosse libero di far scorrere la sua mano su e giù per la schiena della detective. Lo scrittore aveva recuperato anche una coperta, che stese su entrambi. Videro però poco più di dieci minuti di film prima di ritrovarsi stesi sul divano a baciarsi. Kate era sopra di lui, le mani sul suo petto. Già i primi bottoni della camicia erano stati slacciati e le sue dita erano a contatto con la pelle di Rick. L’uomo faticava sempre più a mantenere un briciolo di ragione. Stava già approfondendo il bacio e le sue mani accarezzavano le gambe della donna, quando si bloccò.
“Aspetta…” riuscì appena a mormorare, il fiato corto. Kate fu presa alla sprovvista. Non si aspettava che anche stavolta lui si fermasse. E sinceramente non sapeva neanche se essere arrabbiata o preoccupata. Lo guardò aspettando una spiegazione, ma tutto quello che riuscì a fare fu farsi stregare dai suoi occhi blu. C’era qualcosa di più. Le sembrava di vedere indecisione, angoscia e come una richiesta di scuse. La detective aggrottò le sopracciglia e Richard prese un sospiro.
“Scusami, ma non posso farlo… Non posso andare avanti” continuò abbassando lo sguardo. Lei lo guardò incredula. “Non è per te!” si affrettò ad aggiungere lo scrittore. “Tu sei straordinaria. Sono io che…” cercò di spiegare, ma non riuscì a continuare. Sbuffò per la mancanza di parole. Kate a quel punto lo fermò.
“Rick che hai? Sono giorni che sei strano” disse la donna tirandosi su da lui e sedendosi all’altro capo del divano. Voleva vederci chiaro. Non sopportava più quel lato triste e cupo di Castle che sembrava essere venuto fuori solo dal loro incontro nello sgabuzzino dell’ospedale. Lo osservò tirarsi su anche lui e deglutire. Poi prese un respiro e chiuse gli occhi per qualche secondo.
“Devo farti vedere una cosa” esclamò quando li riaprì. Sembrava deciso, ma anche preoccupato. Non sapendo che altro fare, Kate annuì e Rick la prese per mano alzandosi dal divano. Spense il video e la condusse in silenzio verso lo studio. Aprì la porta e fece entrare la donna, poi la richiuse nuovamente. Kate iniziava seriamente a preoccuparsi per l’eccessiva serietà del suo partner. L’aveva visto ben poche volte così cupo e metà di queste volte riguardavano lei. L’altra metà era per Alexis. Rick le lasciò la mano solo quando l’ebbe portata davanti al grande schermo piatto che aveva nello studio. Poi lo accese con il telecomando. Lo schermo divenne blu e al centro di esso Kate vide una sua foto. Aggrottò le sopracciglia e fece un mezzo sorriso.
“Eri tanto preoccupato che potessi scoprire che avevi una mia foto come sfondo?” chiese con un mezzo sorriso. Credevo peggio pensò la detective con un sospiro di sollievo. Ma uno sguardo di Richard le fece capire che non era quello. “Beh è un po’ strano, ovvio, però…” cominciò cercando di arrivare al problema, ma mentre parlava Rick si avvicinò allo schermo e premette un dito sulla sua foto. Quello che vide lasciò la donna a bocca aperta. Dalla sua immagine al centro erano scaturite altre foto. Foto che lei conosceva benissimo. Raglan, McAllister, Lockwood, Montgomery, sua madre… Erano tutti lì davanti a lei. Solo in un altro posto aveva visto un simile agglomerato. A casa sua dietro due ante di una finestra. Non riusciva a staccare gli occhi da quelle immagini. Era troppo confusa da quello che vedeva. Perché mai Rick dovrebbe avere una simile… Poi capì. Rick la vide irrigidirsi improvvisamente, le labbra serrate, i pugni chiusi lungo i fianchi. Sapeva che era arrivata all’unica soluzione logica possibile per poter spiegare quello che aveva davanti.
“Perché?” chiese. Fu l’unica cosa che Kate riuscì a dire. Il tono era freddo. Rick si stupì di questo. Si era aspettato di tutto, ma non questo distacco. Cercò un contatto con gli occhi della donna, ma quelli erano fissi sullo schermo davanti a lei. L’uomo si passò una mano nei capelli, sospirando, aprendo e chiudendo la bocca non sapendo cosa dire per spiegare. “Perché Castle?” domandò nuovamente la donna. Questa volta la voce leggermente incrinata. Richard si sedette sul bordo della scrivania dietro di lui, la testa leggermente inclinata in avanti, gli occhi chiusi. Non aveva la forza di stare in piedi. Decise di cominciare dall’inizio.
“Quando sei tornata, dopo lo sparo, e hai ricominciato a indagare sull’omicidio di tua madre, un uomo mi ha chiamato. Mi ha detto di avere delle informazioni sul caso che avrebbero protetto sia te che la famiglia di Montgomery. Gliele aveva spedite il capitano, ma erano arrivate solo dopo il suo funerale. Ora potevi essere al sicuro. Ma c’era una condizione: tu dovevi lasciare il caso” disse lo scrittore con voce calma, rassegnata. Kate aveva ancora gli occhi fissi sullo schermo davanti a lei. “Ti ho chiesto di frenare con le indagini e tu, per fortuna, l’hai fatto. Ma sapevo che non avresti mai smesso di pensarci. Sapevo che non avresti mai potuto essere completamente felice con questo caso ancora aperto. Te l’avevo già detto. You could be happy. You deserve to be happy. Così ho creato questo. Speravo di scoprire qualcosa, in modo che, una volta trovato, avresti potuto inchiodare quel bastardo e vivere felice. Ti ho visto di nuovo affogare in questo caso. Non avrei potuto vederti morire di nuovo tra le mie braccia…”
“Non hai mai pensato ad Alexis o a Martha?” chiese dura la detective, interrompendolo. Lui alzò la testa e la guardò confuso.
“Che c’entrano…?”
“Secondo te cosa avrebbero fatto se questi assassini avessero scoperto che stavi indagando? Io forse ho un’assicurazione sulla vita, ma la tua famiglia? Tu? Non hai mai pensato a questo?” domandò arrabbiata, voltandosi verso di lui. “Avrebbero potuto prendersela con loro. Avrebbero potuto ucciderti.” I loro occhi ora erano legati, ma lo scrittore non riuscì a sopportare quello sguardo d’accusa e abbassò la testa. “Lascia stare questo caso Rick.” L’uomo ci mise qualche secondo a capire che l’aveva chiamato per nome. Più dolcemente che rabbiosa. Alzò la testa aggrottando le sopracciglia. La faccia della donna era ancora indecifrabile, ma negli occhi vide una cosa che lo sconcertò. Non c’era rabbia. C’era comprensione. Kate ritornò a guardare lo schermo. “Ho osservato queste foto centinaia di volte per anni” iniziò con voce calma. “Più di una persona mi ha detto di fermarmi, di smettere, di rallentare. Persone come Royce, come Montgomery. Sembrava sempre che mi bloccassi, ma non è mai stato così. Anche quando hai tirato fuori il caso di mia madre la prima volta e ti dissi che era chiuso. Per me non lo era. Avevo copie dei fascicoli del caso che rileggevo spesso cercando di trovare un indizio, qualcosa che mi portasse al mandate dell’assassinio.” Rick era ipnotizzato dalla voce della detective. “Nessuno era mai riuscito a fermarmi. Nessuno. Tranne te” disse girandosi verso di lui. Lo scrittore sgranò gli occhi. “Quando qualche mese fa mi hai chiesto di rallentare, dopo lo sparo, io… io per la prima volta l’ho fatto. È da quel giorno che non riguardo le ante della mia finestra. Sono sempre state chiuse da allora” continuò facendogli un piccolo sorriso. Rick aveva la bocca spalancata per la sorpresa. “Ora ti chiedo solo questo. Lascia stare questo caso. Io ci sono letteralmente affogata, come hai detto tu, dentro per anni” disse lanciando uno sguardo triste alle immagini davanti a lei, per poi riportare gli occhi sul suo partner. “Non voglio che questo caso faccia annegare anche te.”
“Ma io volevo renderti felice, volevo…” cercò di dire lo scrittore.
“E l’hai fatto Rick. Tu sei stato l’unica reale ancora di salvezza che io abbia mai avuto. So che questo caso lo risolveremo insieme. Ma ora ti prego, lascialo stare. Non permettere che faccia affogare anche te a causa mia... Mi hai detto che merito di essere felice. Fino a una settimana fa credevo che non avrei mai potuto esserlo davvero a causa di questo caso. Ma da una settimana, da quel giorno in ospedale, io ho scoperto che posso esserlo. E lo sono” disse avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla guancia. L’uomo chiuse gli occhi a quel tocco. “Rick guardami” mormorò la donna dolcemente. Lui aprì gli occhi. “Da una settimana so che posso essere felice. Grazie a te. Certo sono arrabbiata perché mi hai nascosto una cosa del genere” disse facendo un mezzo sbuffo, indicando lo schermo. “Ma io ora sono felice. Davvero felice. Come non lo sono stata da anni. Forse non sarà facile con il peso di questo caso, ma con te so che posso farcela.” Aveva gli occhi umidi ed era un po’ arrossita, ma il suo sguardo era sicuro. Rick aprì la bocca per parlare, ma non aveva parole da aggiungere. Così semplicemente la richiuse, avvicinò a sé a detective e la baciò. Quando si staccarono Kate gli disse in tono pressante “Rick, promettimi che lascerai stare, che metterai tutto in stand-by per un po’. Non voglio che ti accada niente. Per la tua famiglia. Per me.” L’uomo le fece un piccolo sorriso, prese il telecomando accanto a lui e spense lo schermo.
“Te lo prometto. Ma ricordati: risolveremo insieme questo caso” disse prendendole il viso fra le mani. Lei annuì e si riavvicinò per baciarlo. Il bacio divenne in poco tempo più passionale. Si cercavano come mai era successo prima. Questa volta però, nessuno dei due era intenzionato a fermarsi.
 
Dopo due settimane in ospedale, finalmente fu permesso a Sonia di tornare all’appartamento di Castle. Rick, Mal e Cris fecero diventare l’evento una festa a sorpresa, a cui si unirono Alexis, Martha, Ryan, Jenny, Esposito, Lanie e Kate. Risero e scherzarono per tutta la sera. Ma l’allegria sembrò non durare a lungo. A metà serata finalmente Sonia riuscì a dire che quella sarebbe stata anche una mezza festa d’addio. Siccome ora la nuvola di cenere era passata, entro quattro giorni lei e Cris sarebbero ripartiti. Ci fu un momento di silenzio. Forse ormai tutti speravano che quel giorno arrivasse il più tardi possibile. O forse l’avevano semplicemente dimenticato. L’unico che rimase stranamente calmo fu Malcolm, che anzi fece un sorrisetto.
“Perché fai quella faccia?” chiese scocciata la ragazza. Pensava che lui fosse felice perché non la rivedeva più, ma niente era più lontano dal vero. Con tutta tranquillità, Mal tirò fuori da una tasca dei pantaloni una busta e la sventolò con un sopracciglio alzato.
“Per questa” disse. Tutti lo guardarono confusi.
“Cos’è?” domandò alla fine la ragazza.
“Questa, mia cara, è una lettera che arriva dritta dritta dall’Italia. Sai, sentendoti parlare ho notato che in effetti forse non sono poi così bravo con l’italiano. Quindi ho pensato che la cosa migliore da fare per me al momento è un stage di sei mesi in Italia” rispose continuando a sorridere furbo. Sonia lo guardava a bocca aperta, ma con un sorriso che le stava crescendo in volto man mano che capiva il senso della frase.
“Aspetta vuoi dire che…”
“Che verrò in Italia con te? Sì! Parto fra due settimane” disse felice. La ragazza gli si buttò praticamente addosso abbracciandolo e baciandolo, ignorando il dolore al petto, ridendo felice. Gli altri lo guardavano stupiti, ma erano davvero felici e Richard propose un brindisi per gli stage nel mondo. A quanto pareva era una settimana che aveva preparato il tutto. A un certo punto Sonia vide Kate e le si avvicinò. La ragazza le sorrise, gli occhi lucidi.
“Grazie…”
“Grazie a te” rispose la donna sorridendo in risposta e facendole l’occhiolino. “Hai visto? A volte basta credere nel destino e dare un po’ di fiducia all’universo…” disse volgendo però lo sguardo a Rick che stava ridendo con Cris ed Esposito. La ragazza annuì con un sorriso stampato in volto. Non sapeva quanto sarebbe durata tra lei e Mal, ma per il momento andava bene così. Dando un po’ di fiducia all’universo.
 
“Papà ti vuoi muovere??”
“Arrivo Alexis! Dammi solo un minuto” urlò Rick dal piano di sopra, mentre lottava con i bottoni della camicia. La ragazza al piano terra sbuffò esasperata e si voltò verso Sonia e Cris che ridacchiavano vicino a lei con le valigie pronte. Era arrivato il fatidico giorno della partenza. Il pomeriggio precedente erano passati a salutare il capitano Gates e a ringraziarla. La sera invece avevano fatto una cena insieme e avevano salutato i presenti che non avrebbero visto la mattina dopo. Lanie e Jenny avevano abbracciato fratello e sorella calorosamente, anche se con un po’ di disappunto del primo, che odiava certe effusioni. Martha sarebbe uscita prima di loro la mattina dopo, quindi anche lei li congedò. Ryan ed Esposito avevano stretto la mano al piccolo e abbracciato Sonia. Castle, Beckett, Alexis e Mal li avrebbero salutati poi in aeroporto.
“Uff, fa sempre così…” sospirò la figlia dello scrittore a mezza voce. In quel momento suonò il citofono. “Papà, Kate ci aspetta giù già da dieci minuti!” urlò verso le scale. Dopo un paio di secondi finalmente Castle scese, la giacca infilata in un braccio solo.
“Eccomi, eccomi” mugugnò.
“Basta nominare Kate che si precipita subito…” mormorò divertita Alexis a Sonia, che cercò di non scoppiare a ridere. Lo scrittore, che aveva sentito, la guardò male socchiudendo gli occhi. Poi prese parte dei bagagli dei due e uscirono per andare a raggiungere la detective che li aspettava davanti al portone. Siccome non stavano tutti in auto, Malcolm aveva deciso che li avrebbe incontrati direttamente all’aeroporto.
“Immagino che il ritardo sia opera tua” li salutò divertita la detective, rivolta allo scrittore, quando arrivarono finalmente alla sua macchina. Alexis subito annuì con un ghigno e Rick mugugnò qualcosa sul sentirsi traditi dal proprio sangue. Caricarono i bagagli e salirono in auto. Lo scrittore approfittò del fatto che i tre ragazzi erano già seduti per bloccare per un momento la donna fuori dall’abitacolo.
“Neanche un saluto stamattina?” sussurrò con un sorriso furbo avvicinandosi pericolosamente a Kate. Lei guardò per un momento quegli occhi così blu davanti a lei, senza più traccia di oscurità, e si morse il labbro inferiore. Si sporse verso di lui, ma a pochi centimetri dalle sue labbra si bloccò.
“No!” esclamò. “Sei in ritardo e non abbiamo tempo. La prossima volta sbrigati” disse divertita sgusciando via dalla sua presa, infilandosi in auto e lasciando Rick immobile e con la bocca spalancata. Grazie all’abile guida della detective, raggiunsero l’aeroporto in meno tempo del previsto. Scaricarono i bagagli e si diressero verso il check-in. Era il punto di ritrovo con l’interprete che infatti videro a pochi metri di distanza. Erano arrivati in anticipo per aver modo di salutarsi in tranquillità. Iniziarono però a parlare e dopo venti minuti fu chiamato il volo per l’Italia. Era il momento. Sonia abbracciò Alexis, Kate e Rick. Promise di tornare, ma gli disse che se avessero voluto farsi un giro in Italia, gli avrebbe fatto volentieri da guida. Poi si allontanò di qualche passo con Mal per scambiare con lui gli ultimi saluti, mentre Cris salutava i presenti. Il piccolo non riuscì a evitare un abbraccio di Alexis, mentre con sollievo strinse la mano alla detective e allo scrittore. Fortunatamente sembrava che il rapimento e la ferita della sorella non avesse avuto troppe ripercussioni su Cris. I primi giorni dopo l’‘incubo’ era molto taciturno, ma ora pareva essere tornato il ragazzino che era al suo arrivo in America. Anche se a detta della sorella di tanto in tanto aveva degli incubi. Quando Sonia e Mal si riavvicinarono, Cris strinse la mano anche a lui. Lo avrebbero rivisto in pochi giorni. Ormai era già tutto pronto per il suo stage last-minute. A quel punto Cris e Sonia presero i bagagli e si avviarono verso il controllo passeggeri. Salutarono ancora una volta con la mano e sparirono verso il gate. Alexis e Mal si erano avvicinati di qualche passo ai controlli, mentre fratello e sorella erano ispezionati. Rick e Kate invece erano rimasti un po’ più indietro. Un braccio dell’uomo attorno alla vita della donna.
“Sai, mi mancheranno…” mormorò Kate, gli occhi appena lucidi rivolti verso il punto in cui erano spariti fratello e sorella. Rick annuì.
“Anche a me” disse lo scrittore, appoggiando appena la testa a quella della donna.
“Anche se forse non lo sanno, hanno fatto molto per noi” continuò la detective. Rick annuì di nuovo.
“Credo che prima o poi dovremo andare a trovarli…” mormorò lo scrittore a un orecchio di Kate. Lei si girò a guardarlo interrogativa. “Dici che un viaggio in Italia è troppo come prima vacanza insieme?” disse con un mezzo sorriso. Gli occhi di Kate si illuminarono e scosse la testa.
“Direi che va più che bene. Oh, a proposito non ti ho ancora salutato stamattina a causa del tuo ritardo…” sussurrò la detective avvicinando il proprio volto a quello dello scrittore. Lui fece un ghigno felice e colmò gli ultimi centimetri fra le loro labbra, baciandola. Rick si appuntò mentalmente di ringraziare di nuovo Sonia e Mal per avergli dato la giusta scossa ad agire. Gli serviva solo quello. Perché in fondo musa e scrittore lo sapevano bene da anni… It’s not about the books anymore.
 
FINE

--------------------
Xiao!!!!! :D
E questo è l'ultimo capitolo... Kate e Rick si sono chiariti, Sonia e Mal sono riusciti in qualche modo a trovare un modo per stare insieme... Insomma sono la solita da Happy Endings! X)
Spero vi piaccia come alla fine ho fatto chiarire i due testoni! Ho preferito far uscire il lato preoccupato di Kate piuttosto che il rabbioso lo ammetto... Ma in fondo ora stanno insieme, no? :D 
Per Sonia e Mal... beh non so dirvi quanto durerà la loro storia, ma spero che l'universo trovi qualche altra soluzione per farli stare insieme perché io ho finito le idee... X)
A proposito non so se ci credete ma sono arrivata a 72 pagine word! O.O Non credo di aver mai scritto tanto... XD
Beh credo di aver detto tutto anche se non è molto... Ah no non è vero!! Ci sono ancora 3 cose! (lo so le cose mi vengono in mente sempre all'ultimo... -.-)
Primo: GRAZIE a tutte quelle che hanno recensito e/o messo tra le seguite/ricordate/preferite (*.*) questa storia!!! :D:D Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate del finale!!!!!! :D:D:D
Secondo: so che ora vi metterete le mani nei capelli per la disperazione, ma avrei già in mente un'altra fanfictionuccia (si fa per dire)... Ora però tranquille perché non credo di avere tempo per scriverla! X) Al momento, quando riesco, penso mi limiterò a qualche one-shot che ho in mente...
Terzo: se posso, vorrei dedicare questa storia alla mia migliore amica... E' da lei che è arrivata l'idea per l'interprete (visto che studia russo) e dello stage... Lo so che hai capito che sei tu e se sei arrivata fino a qui allora vuol dire che hai (e hai avuto) davvero tutta la pazienza del mondo per sopportarmi mentre parlo ancora di Castle! Grazie! <3
Ok ora ho davvero finito... Beh a presto!! :)
Lanie
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: LaniePaciock