Note dell'autrice: oggi quando sono tornata dall'uni mi sentivo tanto giù e quindi ho chiesto a Failenn di darmi una parola così che potessi scrivere una drabble. Mi ha dato "empatia" e mi è venuto in mente un flash talmente cretino che non ho potuto non scriverlo e ora sono contentissima di avere scritto questa scemata (che non è una drabble, perché sono logorroica) e quindi posso andarmene a studiare felice e contenta come se anziché la cosa più idiota che mi sia mai venuta in mente avessi scritto un capolavoro *è felice con poco*
Empathy
Non appena ebbe suonato il campanello, la porta dell’appartamento di Merlin e Gwen si spalancò e si ritrovò le braccia di Merlin attorno al collo e il suo viso umido seppellito tra la spalla e la gola.
- Non andrò a New York, te lo prometto! – piagnucolò Merlin con voce rotta.
Rimase con le braccia tese lungo i fianchi, troppo perplesso per ricambiare l’abbraccio asfissiante dell’altro. New York?
- E da quando dovresti andare a New York? – domandò mettendogli le mani sui fianchi e tentando di allontanarlo leggermente da sé, senza successo.
- Non devo e prometto che se anche dovessi non ci andrò!
Okay. Era abituato alle stranezze di Merlin, ma a tutto c’era un limite. Portò le mani all’indietro per afferrargli i polsi e sciogliere l’abbraccio e lo guardò sollevando un sopracciglio. Merlin tirò su col naso e lui ebbe la conferma che stesse effettivamente piangendo. A quel punto ebbe un’illuminazione.
- Oddio, Merlin, perché ti fai convincere da Gwen a guardare quelle soap opera gay americane?
- Non è una soap opera! – lo corresse Merlin oltraggiato, - È un serial! E Justin ha lasciato Brian da solo a Pittsburgh per andare a New York! Ho googlato, ci vogliono oltre cinque ore di macchina!
Arthur si portò i polpastrelli alle tempie, sospirando. Merlin era un idiota e lui avrebbe fatto un bel discorsetto a Gwen riguardo la roba che lei e Merlin guardavano mentre lui non era presente.
Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò di nuovo a Merlin. Gli portò le mani attorno al viso e lo guardò lasciandosi sfuggire un sorriso intenerito nel vedere che aveva ancora gli occhi arrossati.
- Sei una femminuccia, - sussurrò.
- Anche Brian lo dice sempre a…
- No, fermo! – lo bloccò prima che potesse continuare, - Non voglio più sentire nominare questi Brian e Junior…
- Justin!
Roteò gli occhi.
- Non voglio più sentire i loro dannatissimi nomi, chiunque essi siano! – attese che Merlin facesse un cenno di assenso, - Quindi ora ci facciamo un tè, lo beviamo e poi andiamo a farci un giro lontani dalla tv e dalla robaccia che ti fa guardare Gwen, okay?
Merlin annuì.
- Scusa, è che sono empatico, - rispose l'altro tornando apparentemente in sé e ridacchiando. Poi si voltò, allontanandosi da lui, e si diresse verso la cucina.
- Ah, e… Merlin? – lo afferrò per un polso e lo fece girare di nuovo, - È bene che tu non debba andare da nessuna parte, ma sappi che, se dovessi averne l'occasione, ti ci spedirei a calci, - lo attirò a sé, - E poi ti seguirei!
Colse appena il sorriso accecante che gli rivolse Merlin, prima di tappargli la bocca baciandolo con tutte le intenzioni di stordirlo.
Fin.
Disclaimer finale: OVVIAMENTE il serial di cui parla Merlin è Queer as Folk, ovvero la mia nuova, amatissima droga. Non ho messo l'avviso di spoiler perché è vecchissimo e persino io sapevo come finissse ancora prima di rovinarmi la vita iniziare a vederlo.