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Autore: AnnaTB    13/10/2006    6 recensioni
Lui, l’olio. La densità era ciò che lo caratterizzava, la profondità, il groviglio dei suoi pensieri. Insicurezza, come la sdrucciolevole superficie di qualcosa unto con questo liquido giallo.
Lei, l’acqua. Così chiara, così giovane e trasparente. Gioventù. E, come no, imbranataggine. Come camminare sotto la pioggia tentando di scansare migliaia di pozzanghere sapendo che, presto o tardi, finirai per cadere in una di esse.
Anche se è risaputo che le differenze sono ciò che più avvicina le persone. Che i poli opposti si attraggono.
Tuttavia, Remus stava ben attento ad ignorare questo dato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao

Ciao! Sono di nuovo io, quella rompiscatole di Nymphadora.Tonks, e sono tornata, questa volta, con la traduzione di una one-shot sulla mia coppia preferita, Remus/Tonks. L’autrice  è AnnaTB, per me un vero e proprio *idolo*. Potete trovare la versione originale, in spagnolo, Como agua y aceite, qui.

Adesso vi lascio alla storia, spero vi piaccia!

 

Come acqua ed olio

 

Se qualcuno gli avesse chiesto qualche volta ciò che Ninfadora Tonks era per lui, avrebbe risposto senza dubitare un istante che era ciò che l’acqua era per l’olio.

 

Non che la ragazza non gli piacesse o gli fosse indifferente, al contrario. Non era nemmeno che non la sopportava, niente di tutto ciò. Era arrivato anche a preoccuparsi per quella ragazza dai capelli rosa.

 

Quello che, secondo il licantropo, li rendeva tanto incompatibili erano le differenze che esistevano tra di loro.

 

Lui, l’olio. La densità era ciò che lo caratterizzava, la profondità, il groviglio dei suoi pensieri.  Insicurezza, come la sdrucciolevole superficie di qualcosa unto con questo liquido giallo.

 

Lei, l’acqua. Così chiara, così giovane e trasparente. Gioventù. E, come no, imbranataggine. Come camminare sotto la pioggia tentando di scansare migliaia di pozzanghere sapendo che, presto o tardi, finirai per cadere in una di esse.

 

Anche se è risaputo che le differenze sono ciò che più avvicina le persone. Che i poli opposti si attraggono. Tuttavia, Remus stava ben attento ad ignorare questo dato.

 

Remus Lupin era sempre stato un uomo pratico e pragmatico, e aveva dato dello “sciocco sognatore” a chi aveva tentato di unirli. “L’acqua e l’olio non si mescolano, si repellono”.

 

Comunque, Remus Lupin era sempre stato un romantico, alla fin fine. Uno “sciocco sognatore” di quelli che tentavano di unire l’acqua e l’olio. In effetti, con Lily e James ci era riuscito.

 

Alcune volte, assurdamente, si trovava a comparare le due situazioni e in tali occasioni arrivava a decidere che la situazione in cui si trovava attualmente non era tanto differente. Più tardi la realtà si impossessava nuovamente di lui  e scartava gli assurdi pensieri che lo avevano portato a questa conclusione. Perché per lui non esisteva l’opportunità di farsi illusioni e la speranza non era parte del suo vocabolario. Le illusioni servivano solo a demoralizzare ancora di più quando diventava evidente che mai si sarebbero realizzate.

 

La storia di Lily e James era stata una favola che sarebbe finita bene (di fatto sarebbe continuata) se Voldemort non avesse fatto la sua “apparizione stellare”. Loro avevano tutta la vita davanti, erano giovani e innamorati. Chiaro che, opportunamente, “dimenticava” sempre che, durante la maggior parte della sua vita scolastica, le uniche parole che Lily rivolse a James furono rifiuti ed insulti.

 

Quella Lily…Quanto le costò accettare, alle fine, un appuntamento con James! Dovettero astenersi dal tirar scherzi ai Serpeverde (e in particolare a Mocciosus) per più di sette mesi.

 

Lei gli disse, una volta, che l’amore era la forza che poteva tutto…forse lui ci aveva creduto in alcuni momenti, però la vita gli aveva insegnato che l’amore non paga l’affitto né i conti della spesa. Che, per quanto ami e ti amino, serve molto più dell’amore per sopravvivere. Povera Lily…era sempre stata una sentimentale!

 

La sua situazione, finiva per decidere, distava molto, moltissimo dalla loro.

 

La sua storia poteva somigliare di più, soleva pensare, a quella di Romeo e Giulietta. Tuttavia, nel suo racconto le rivalità tra Montecchi e Capuleti non erano che i pregiudizi della società e quelli di Remus. Non occorreva essere molto intelligenti per indovinare che tutto quello portava ad un dramma degno del miglior drammaturgo!

 

E a questo punto arrivava la protagonista della storia. La persona che, senza saperlo, era diventata il (quasi) unico pensiero che occupava la mente di quel licantropo.

 

Ninfadora Tonks entrava nella cucina di Grimmauld Place più spenta e meno “Tonks” che mai. E, per quanto Remus si sforzasse di convincersi del contrario, sapeva che gran parte di tutto questo cambio (tutta, in realtà) era colpa sua.

 

I suoi capelli, sempre rosa e brillanti, erano ora del colore dell’acqua sporca. Viso pallido ed occhiaie chilometriche; camminata triste e monotona. Anche la sua imbranataggine si notava di meno!

 

-‘Giorno- salutò tutti in generale e qualcuno in particolare. Notò i suoi occhi neri inchiodati su di lui, però finse di essere molto interessato al libro che stava leggendo e che…ora se ne accorgeva, era al contrario. Bene Remus, si disse, sei definitivamente tornato all’adolescenza.

 

Sentì come Molly la riceveva calorosamente e il rumore di qualcuno che si lasciava cadere su uno sgabello. Alzò gli occhi giusto per vedere come le stavano il cappotto e la sciarpa che portava per poi scuotere la testa, in un andamento spontaneo che gli ricordò la Tonks di sempre, per liberarsi dalla neve.

 

-Prendi, cielo- disse Molly, mettendo una tazza di tè fumante davanti alla ragazza. –E’ tè caldo, ti sentirai bene- disse, davanti allo sguardo sorpreso di lei

–con quello che sta succedendo là fuori tu non arrivavi!- esplose, alla fine, senza poter più nascondere la sua indignazione e preoccupazione.

 

Anche Remus lo avrebbe fatto. Rimbeccarla, intendeva. Però Remus doveva dire e fare qualunque cosa per evitare che Tonks arrivasse a pensare che aveva un debole per lei. Non doveva darle false speranze.

 

-Solo un po’ di neve, Molly-  la tranquillizzò, pacificatrice, con la voce leggermente roca. Cosa che servì solo ad aumentare i lamenti della signora Weasley.

 

-Un poco di neve?- chiese lei, con quel tono che, se sei intelligente, ti fa capire subito cosa ti aspetta. –Alla radio magica hanno detto che i tappeti volanti stanno rimanendo tutti tesi nella stessa area.- le raccontò.

 

-Molly, sai che non ho nessun tappeto volante.- rispose lei, sorprendentemente tranquilla –Inoltre, sono proibiti, già lo sai- disse, come se quello chiudesse la questione.

 

-Dicono anche che le scope posso fermarsi in un punto morto dopo molte ore di volo o se fa molto freddo.- continuò lei, come se niente fosse.

 

-Sono venuta camminando.- rispose, vedendo che non poteva ragionare con quella donna.

 

-Potevi essere svenuta, e la neve poteva aver coperto il tuo corpo…-continuò lei con il suo monologo.

 

-Ma non è successo.- la interruppe, stavolta con meno pazienza.

 

-…e non ti avremmo trovato fino al disgelo.- terminò, con espressione d’orrore. –Merlino santo, non avevo visto nevicare tanto dal Natale in cui nacquero i gemelli…- mormorò per se stessa –Perché non ti siedi un po’ accanto al fuoco, Tonks?- le offrì, con un'altra cosa in mente –Salgo a prepararti una stanza per rimanere a passare la notte.- affermò, senza dar tempo di replicare. –e non accetterò un no come risposta, signorina.- concluse, uscendo in fretta dalla cucina.

 

Tonks sospirò, come se avesse avuto un gran peso sulla schiena e non avesse saputo come liberarsene. Sospirò come se avesse avuto dieci anni in più e, in un certo qual modo, sembrava così. Ed anche Remus sospirò, forse per inerzia o perché sentiva che tutti quei sospiri avevano una causa comune e sospettava che non fossero né Molly, né la neve, né il freddo.

 

La ragazza decise di seguire l’ordine di Molly e prese una sedia vicino al fuoco per sedersi. Remus approfittò del fatto che era occupata con questo per osservare i suoi movimenti, e si rese conto che sembrava un’anima in pena, da qui a là, con andare ricurvo e dando sospiri che, molto probabilmente, nemmeno si accorgeva che uscivano dalle sue labbra secche e screpolate.

 

Forse perché si sentiva osservata, oppure senza un motivo particolare, Tonks fu nuovamente protagonista di un attacco d’imbranataggine. E, se Remus non fosse stato attento, adesso un bel bernoccolo adornerebbe la testa della ragazza, giusto in fronte. Le sue stringhe slacciate si erano attorcigliate alla gamba della sedia e quasi caddero entrambe (Tonks e la sedia) di testa sul pavimento.

 

Esattamente nell’istante in cui Remus acchiappò la vita della ragazza per “salvarla” dalla caduta, un lampo di luce attraversò i suoi occhi. Però non fu un lampo, ma un capello di Tonks che, per un momento, era tornato alla fucsia normalità.

 

-Eh, Tonks.- la chiamò, una volta che la ragazza fu in piedi. –i tuoi capelli.

 

-Sono castani.- constatò, guardandosi nel riflesso di una finestra.

 

-Sì, certo, già lo so, però un momento fa…- cercò di spiegare.

 

-Un momento fa erano ugualmente castani, Remus- gli disse, molto più fredda.

 

Era di cattivo umore. Non occorreva essere un genio per notarlo. Era anche arrabbiata per aver dovuto camminare per ore sotto la neve o per aver perso le sue capacità di Metamorfomagus. Forse era questo o forse no. Fosse quel che fosse, Remus non osò domandarselo per quel “mantenere le distanze” che gli risultava tanto facile da dire ma tanto difficile da mettere in pratica.

 

-Nevica fuori, eh?- le domandò, più che altro per dire qualcosa.

 

-Davvero?- chiese lei, tremendamente sarcastica. –Da dove cazzo esce questo, Remus?- chiese, facendo uso di un più che evidente mal umore.

 

-Non so.- rispose lui, spiazzato.

 

-Ora sappiamo solo parlare del tempo? E’ questo?- chiese, facendo in modo che una fitta trafiggesse il petto di Remus.

 

Tonks non era solita parlare così. Non lo faceva. Lei era soave, dolce e divertente, e non gli rispondeva con sarcasmo se la situazione non lo permetteva. E la situazione era abbastanza tesa a prescindere dal detto sarcasmo, ma lei non evitava. Pungeva, pungeva, e lo faceva a tradimento. Lei non era così, e se era cambiata era colpa sua.

 

 -Mi…mi dispiace- balbettò una trita scusa che neanche lui sapeva da dove fosse uscita.

 

-Cos’è che ti dispiace, Remus?- chiese di nuovo lei, stanca.

 

Lui si zittì. Non sapeva più che dire, e si sentiva terribilmente imprigionato mentre Tonks gli faceva domande su domande a cui si sentiva incapace di rispondere.

 

Niente gli aveva dato tanto quanto quel bacio accidentale che si erano scambiati quando lei si era alla fine risvegliata al San Mungo dopo la battaglia al Ministero della Magia. Niente. Dopo quel bacio, Remus fece il possibile per allontanarsi dall’influenza che Tonks esercitava su di lui e Tonks assistette, perplessa, a tecniche di fuga che mai aveva visto prima.

 

Come se si aspettasse che il suo comportamento fosse solo passeggero, Tonks non gli diede molta importanza e continuò a comportarsi come sempre. Attribuì quello strano modo di comportarsi a tutto quello che era accaduto nella battaglia e, soprattutto, alla morte di uno dei suoi migliori amici. Chi cambiò fu lui e, quando la ragazza si accorse che pretendeva che lo dimenticasse, cominciò anche lei a cambiare.

 

I suoi capelli fucsia e brillanti cambiarono in castano spento e la sua risata lasciò il posto a sospiri incoscienti. Il suo sguardo brillante era stato offuscato da un velo di tristezza e la sua imbranataggine fu sostituita da un’immobilità per lei davvero inusuale.

 

Esattamente come stava adesso: immobile davanti al fuoco, con lo sguardo perso tra le fiamme in movimento.

 

-Credo che quello che ti succede è che hai paura.- proruppe, di colpo, scuotendolo.

 

-Paura?- domandò, alzando un sopracciglio. Lei non si lasciò spaventare e continuò.

 

-Sì, paura.- ripeté, convinta. –Paura che un giorno mi stanchi e ti lasci solo.- sbottò, alzando lo sguardo e vedendo che aveva fatto centro. –A tutti noi fa male un rifiuto, Remus…-disse, riferendosi non soltanto a lui. –Ed io ho accettato tanti tuoi rifiuti che, sinceramente, da un’altra persona non avrei accettato. – fece, per poi girare lo sguardo.

 

Gli occhi di Remus si chiusero, con stanchezza. Era sicuro che Tonks non volesse suonare così brusca, però la sincerità era uscita dalle sue labbra come paletti di ghiaccio che lo avevano attraversato completamente. E ora, in parte pentita delle proprie parole, evitava i suoi occhi.

 

-Allora non accettarli- disse subito lui – non hai motivo di trattarmi diversamente da chiunque altro…-mormorò, voltando anche lui lo sguardo.

 

-Questo è ridicolo, Remus- lo punse lei, guardandolo di nuovo –Per cominciare, tu stesso ti impegni a trattarti diversamente dagli altri.- disse, lasciandolo senza parole. - E per continuare, non ho mai voluto bene ad una persona quanto ne voglio a te.- terminò, alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi a lui.

 

-Tonks, non potrai sopportarlo.- mormorò, con voce sconfitta – Finirai per stancarti di me, sono un infermo cronico…-

 

-Non dire sciocchezze, Remus- lo interruppe –Sono stanca del fatto che una delle persone più intelligenti che io conosca non faccia altro che dire idiozie!- mormorò, arrabbiata –io ti amo, Remus, e non ne posso più del tuo impedirmi di amarti- dichiarò, mettendogli una mano sulla spalla.

 

-Non mi ami, provi solo compassione per me.- mormorò –perché sono vecchio, povero ed infermo.- disse, tornando al suo discorso abituale.

 

-Ricominciamo- sospirò lei, togliendo la mano dalla sua spalla.

 

Remus temette che se ne andasse, ma presto la vide gesticolare violentemente mentre parlava. Gli disse che non le importava, che da tempo aveva smesso di considerarlo un problema (sempre che qualche volta lo avesse fatto), che la cosa più importante era che gli voleva bene e che voleva stare con lui.

 

E, a poco a poco, mentre gesticolava, parlava e si lagnava, ciuffi di capelli cominciarono a cambiare colore, da castano a fucsia, finché in un momento tutta la testa tornò del suo colore naturale.

 

Come obbedendo ad un istinto, Remus si alzò dalla sedia e si mise all’altezza di una Tonks che continuava a lamentarsi come se non avesse visto lo spostamento di Remus. Le prese le mani, che continuavano a fare violenti movimenti ad appena dieci centimetri dal volto dell’uomo, e le bloccò affinché non si muovesse.

 

Quando Tonks fu calma, fissò i suoi occhi dorati in quelli neri di lei e, senza pensarci un attimo, abbassò la testa, unendo le loro labbra in un timido bacio.

 

Poco a poco le braccia di Tonks si rilassarono sensibilmente, lasciò i suoi polsi per metterle le mani sulla vita mentre lei, vedendosi liberata, pose le mani intorno al collo di Remus, avvicinandosi di più e approfondendo il bacio.

 

L’aveva colta di sorpresa, però non le era costato troppo rispondergli e Tonks presto si ritrovò seduta sulle ginocchia di Remus, che aveva condotto entrambi sulla più vicina. Minuti più tardi, quando gli ansimi di entrambi si fecero più evidenti, Tonks decise di passare all’azione.

 

-Remus- mormorò, separando con sforzo le sue labbra da quelle di lui –Questo che significa?- domandò, tra i sospiri.

 

-Sì- rispose lui, impaziente di tornare a baciarla.

 

-Sì?- chiese lei, tra bacio e bacio.

 

-Che ti amo- le sussurrò all’orecchio, teneramente –e che voglio stare con te, se vuoi. – continuò, affondando il volto tra i capelli rosa di lei.

 

Ed era lì. Quel sorriso, quel visino felice che da tanto tempo non vedeva. Remus notò come il suo stomaco si liberava di un peso veramente grande e rise, con una risata che gli nacque nel petto e che revitalizzò tutti i suoi muscoli di colpo.

 

Tonks si gettò contro di lui con forza e cominciò a baciarlo bruscamente, senza misura. Con le braccia attorno al collo, lo stringeva contro il suo petto tanto forte come se temesse che potesse fuggire. Come una bambina piccola con un regalo nuovo, lo abbracciava, si separava da lui per guardarlo ancora e poi tornava ad abbracciarlo con forza.

 

In uno di questi urti, Remus non poté controllare la forza di lei e finirono entrambi al suolo; lei sopra di lui. La sedia sbatté contro la superficie con un colpo secco, ma loro continuarono a baciarsi con passione, ignorando qualunque impedimento incrociassero sul loro cammino.

 

Molly Weasley, sorridendo dalla porta, tornò a chiuderla con attenzione. Era stata ad ascoltare la conversazione e decise che ciò di cui necessitavano ora quei due era intimità cosicché si allontano su per le scale.

 

E Remus, mentre notava la mano di Tonks tra i suoi capelli, pensò di non essere più certo che fossero come l’acqua e l’olio. O sì, però ci sono cose più forti della supposta repulsione a cui erano condannati. Mentre sentiva i baci che Tonks che Tonks seminava sul suo collo, pensò che Lily aveva ragione a dire che l’amore è la forza che può tutto.

 

Da che nasceva, altrimenti, quella voglia di gridare al mondo intero la sua felicità?

 

Fine

 

***

 

Note della traduttrice: Ho cercato di essere il più fedele possibile al testo originale, ma qua e là ho dovuto apportare dei cambiamenti, anche se minimi. In particolare, ho dovuto rendere alcuni “te quiero” (letteralmente “ti voglio bene”) con dei “ti amo”. Questo perché la differenza tra “te quiero” e “te amo” è, in spagnolo, più sottile rispetto a quanto avviene nella nostra lingua, dove un “ti voglio bene” viene normalmente usato per rapporti d’amicizia, più che d’amore tra un uomo e una donna.

Inoltre in alcuni casi le frasi spagnole erano, sì, traducibili letteralmente, ma mediante costruzioni ormai non più in uso nella lingua parlata. Ho preferito, perciò, renderle il più scorrevole possibile, cercando comunque di attenermi allo stile dell’autrice. Spero di essere riuscita nel mio intento.

 

***

 

Ecco finita la traduzione, spero di non essere incappata in troppi strafalcioni.

Questa one-shot mi è piaciuta subito, e ci tenevo moltissimo a postarla, spero abbia fatto lo stesso effetto anche a voi!

I commenti, sia positivi che negativi, sono immensamente graditi sia all’autrice che alla traduttrice, spero dunque di trovarne un bel po’, anche perché così sarò spronata a tradurre anche le altre storie che ha scritto.

Ovviamente, riporterò tutte le recensioni ad AnnaTB, non preoccupatevi.

Un bacione a tutti!

 

Nymphadora.Tonks

 

P.s. questa traduzione è un regalo di compleanno per la mia cuginetta Siri che, non conoscendo lo spagnolo, non poteva gustare appieno la storia in versione originale. Auguri tesoro, spero ti sia piaciuta!

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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