Ciao! Sono di nuovo io, quella
rompiscatole di Nymphadora.Tonks, e sono tornata,
questa volta, con la traduzione di una one-shot sulla mia coppia preferita, Remus/Tonks. L’autrice è AnnaTB, per me
un vero e proprio *idolo*. Potete trovare la versione
originale, in spagnolo, Como agua y aceite, qui.
Adesso vi lascio alla storia, spero
vi piaccia!
Come acqua ed olio
Se qualcuno gli avesse chiesto qualche volta ciò che Ninfadora Tonks era per lui, avrebbe risposto senza
dubitare un istante che era ciò che l’acqua era per l’olio.
Non che la ragazza non gli piacesse o gli fosse indifferente, al
contrario. Non
era nemmeno che non la sopportava, niente di tutto ciò. Era arrivato anche a
preoccuparsi per quella ragazza dai capelli rosa.
Quello
che, secondo il licantropo, li rendeva tanto incompatibili erano le differenze
che esistevano tra di loro.
Lui,
l’olio. La densità era ciò che lo caratterizzava, la profondità, il groviglio
dei suoi pensieri. Insicurezza,
come la sdrucciolevole superficie di qualcosa unto con questo liquido giallo.
Lei,
l’acqua. Così chiara, così giovane e trasparente. Gioventù. E,
come no, imbranataggine. Come camminare sotto la pioggia tentando di scansare
migliaia di pozzanghere sapendo che, presto o tardi, finirai per cadere in una
di esse.
Anche se è risaputo che le differenze sono ciò che più avvicina le
persone. Che i poli opposti si attraggono. Tuttavia, Remus stava ben
attento ad ignorare questo dato.
Remus
Lupin era sempre stato un uomo pratico e pragmatico, e aveva dato dello
“sciocco sognatore” a chi aveva tentato di unirli. “L’acqua e l’olio non si
mescolano, si repellono”.
Comunque,
Remus Lupin era sempre stato un romantico, alla fin fine. Uno
“sciocco sognatore” di quelli che tentavano di unire l’acqua e l’olio.
In effetti, con Lily e James ci era riuscito.
Alcune
volte, assurdamente, si trovava a comparare le due situazioni e in tali
occasioni arrivava a decidere che la situazione in cui si trovava attualmente non era tanto differente. Più tardi la realtà si impossessava nuovamente di lui e scartava gli assurdi pensieri che lo
avevano portato a questa conclusione. Perché per lui non esisteva l’opportunità
di farsi illusioni e la speranza non era parte del suo
vocabolario. Le illusioni servivano solo a demoralizzare ancora di più quando diventava evidente che mai si sarebbero
realizzate.
La storia
di Lily e James era stata una favola che sarebbe finita bene (di fatto sarebbe continuata) se Voldemort non avesse fatto
la sua “apparizione stellare”. Loro avevano tutta la vita
davanti, erano giovani e innamorati. Chiaro che,
opportunamente, “dimenticava” sempre che, durante la maggior parte della sua
vita scolastica, le uniche parole che Lily rivolse a James furono rifiuti ed
insulti.
Quella
Lily…Quanto le costò accettare, alle fine, un
appuntamento con James! Dovettero astenersi dal tirar scherzi ai Serpeverde (e
in particolare a Mocciosus) per più di sette mesi.
Lei gli
disse, una volta, che l’amore era la forza che poteva tutto…forse lui ci aveva creduto in alcuni momenti, però la vita gli aveva
insegnato che l’amore non paga l’affitto né i conti della spesa. Che, per
quanto ami e ti amino, serve molto più dell’amore per
sopravvivere. Povera Lily…era sempre stata una sentimentale!
La sua
situazione, finiva per decidere, distava molto, moltissimo dalla loro.
La sua
storia poteva somigliare di più, soleva pensare, a
quella di Romeo e Giulietta. Tuttavia, nel suo racconto le rivalità tra
Montecchi e Capuleti non erano che i pregiudizi della
società e quelli di Remus. Non occorreva essere molto intelligenti per
indovinare che tutto quello portava ad un dramma degno del miglior drammaturgo!
E a
questo punto arrivava la protagonista della storia. La persona che, senza
saperlo, era diventata il (quasi) unico pensiero che occupava la mente di quel
licantropo.
Ninfadora
Tonks entrava nella cucina di Grimmauld Place più spenta e meno “Tonks” che mai. E,
per quanto Remus si sforzasse di convincersi del contrario, sapeva che gran
parte di tutto questo cambio (tutta, in realtà) era colpa sua.
I suoi
capelli, sempre rosa e brillanti, erano ora del colore dell’acqua sporca. Viso
pallido ed occhiaie chilometriche; camminata triste e monotona. Anche la sua imbranataggine si notava di meno!
-‘Giorno- salutò tutti in generale e
qualcuno in particolare. Notò i suoi occhi neri inchiodati su di lui, però
finse di essere molto interessato al libro che stava
leggendo e che…ora se ne accorgeva, era al contrario. Bene Remus, si disse, sei
definitivamente tornato all’adolescenza.
Sentì come
Molly la riceveva calorosamente e il rumore di
qualcuno che si lasciava cadere su uno sgabello. Alzò gli occhi giusto per
vedere come le stavano il cappotto e la sciarpa che portava per poi scuotere la
testa, in un andamento spontaneo che gli ricordò la Tonks di sempre, per liberarsi
dalla neve.
-Prendi, cielo- disse Molly, mettendo una tazza di tè
fumante davanti alla ragazza. –E’ tè caldo, ti sentirai
bene- disse, davanti allo sguardo sorpreso di lei
–con
quello che sta succedendo là fuori tu non arrivavi!-
esplose, alla fine, senza poter più nascondere la sua indignazione e
preoccupazione.
Anche
Remus lo avrebbe fatto. Rimbeccarla, intendeva. Però
Remus doveva dire e fare qualunque cosa per evitare che Tonks arrivasse a
pensare che aveva un debole per lei. Non doveva darle false speranze.
-Solo un
po’ di neve, Molly- la tranquillizzò, pacificatrice, con
la voce leggermente roca. Cosa che servì solo ad
aumentare i lamenti della signora Weasley.
-Un poco
di neve?- chiese lei, con quel tono che, se sei intelligente, ti fa capire
subito cosa ti aspetta. –Alla radio magica hanno detto
che i tappeti volanti stanno rimanendo tutti tesi nella stessa area.- le
raccontò.
-Molly,
sai che non ho nessun tappeto volante.- rispose lei,
sorprendentemente tranquilla –Inoltre, sono proibiti, già lo sai- disse, come
se quello chiudesse la questione.
-Dicono
anche che le scope posso fermarsi in un punto morto
dopo molte ore di volo o se fa molto freddo.- continuò lei, come se niente
fosse.
-Sono venuta camminando.- rispose, vedendo che non poteva ragionare con quella
donna.
-Potevi
essere svenuta, e la neve poteva aver coperto il tuo
corpo…-continuò lei con il suo monologo.
-Ma
non è successo.- la interruppe, stavolta con meno pazienza.
-…e non ti avremmo trovato fino al disgelo.- terminò, con
espressione d’orrore. –Merlino santo, non avevo visto
nevicare tanto dal Natale in cui nacquero i gemelli…- mormorò per se stessa
–Perché non ti siedi un po’ accanto al fuoco, Tonks?- le offrì, con un'altra
cosa in mente –Salgo a prepararti una stanza per rimanere a passare la notte.-
affermò, senza dar tempo di replicare. –e non accetterò un no
come risposta, signorina.- concluse, uscendo in fretta dalla cucina.
Tonks
sospirò, come se avesse avuto un gran peso sulla schiena e non avesse saputo
come liberarsene. Sospirò come se avesse avuto dieci anni in più e, in un certo
qual modo, sembrava così. Ed anche Remus sospirò,
forse per inerzia o perché sentiva che tutti quei sospiri avevano una causa
comune e sospettava che non fossero né Molly, né la
neve, né il freddo.
La ragazza
decise di seguire l’ordine di Molly e prese una sedia
vicino al fuoco per sedersi. Remus approfittò del fatto che era occupata con
questo per osservare i suoi movimenti, e si rese conto che sembrava un’anima in
pena, da qui a là, con andare ricurvo e dando sospiri che, molto probabilmente,
nemmeno si accorgeva che uscivano dalle sue labbra secche e screpolate.
Forse
perché si sentiva osservata, oppure senza un motivo particolare, Tonks fu
nuovamente protagonista di un attacco d’imbranataggine. E,
se Remus non fosse stato attento, adesso un bel bernoccolo adornerebbe la testa
della ragazza, giusto in fronte. Le sue stringhe slacciate si erano attorcigliate
alla gamba della sedia e quasi caddero entrambe (Tonks
e la sedia) di testa sul pavimento.
Esattamente
nell’istante in cui Remus acchiappò la vita della ragazza per “salvarla” dalla
caduta, un lampo di luce attraversò i suoi occhi. Però
non fu un lampo, ma un capello di Tonks che, per un momento, era tornato alla
fucsia normalità.
-Eh, Tonks.- la chiamò, una volta che la ragazza fu in piedi. –i tuoi capelli.
-Sono castani.- constatò, guardandosi nel riflesso di una finestra.
-Sì,
certo, già lo so, però un momento fa…- cercò di
spiegare.
-Un
momento fa erano ugualmente castani, Remus- gli disse,
molto più fredda.
Era di
cattivo umore. Non occorreva essere un genio per notarlo. Era anche arrabbiata
per aver dovuto camminare per ore sotto la neve o per aver perso le sue
capacità di Metamorfomagus. Forse era questo o forse
no. Fosse quel che fosse, Remus non osò domandarselo
per quel “mantenere le distanze” che gli risultava tanto facile da dire ma
tanto difficile da mettere in pratica.
-Nevica fuori, eh?- le domandò, più che altro per dire qualcosa.
-Davvero?-
chiese lei, tremendamente sarcastica. –Da dove cazzo
esce questo, Remus?- chiese, facendo uso di un più che evidente mal umore.
-Non so.- rispose lui, spiazzato.
-Ora
sappiamo solo parlare del tempo? E’ questo?- chiese, facendo in modo che una
fitta trafiggesse il petto di Remus.
Tonks non
era solita parlare così. Non lo faceva. Lei era soave, dolce e divertente, e
non gli rispondeva con sarcasmo se la situazione non lo permetteva. E la situazione era abbastanza tesa a prescindere dal detto
sarcasmo, ma lei non evitava. Pungeva, pungeva, e lo
faceva a tradimento. Lei non era così, e se era cambiata era colpa sua.
-Mi…mi dispiace- balbettò
una trita scusa che neanche lui sapeva da dove fosse uscita.
-Cos’è
che ti dispiace, Remus?- chiese di nuovo lei, stanca.
Lui si
zittì. Non sapeva più che dire, e si sentiva terribilmente imprigionato
mentre Tonks gli faceva domande su domande a cui si sentiva incapace di
rispondere.
Niente gli
aveva dato tanto quanto quel bacio accidentale che si erano scambiati
quando lei si era alla fine risvegliata al San Mungo dopo la battaglia
al Ministero della Magia. Niente. Dopo quel bacio, Remus fece il possibile per
allontanarsi dall’influenza che Tonks esercitava su di lui e Tonks assistette,
perplessa, a tecniche di fuga che mai aveva visto prima.
Come se si aspettasse che il suo comportamento fosse solo passeggero,
Tonks non gli diede molta importanza e continuò a comportarsi come sempre. Attribuì quello strano modo di
comportarsi a tutto quello che era accaduto nella battaglia e, soprattutto,
alla morte di uno dei suoi migliori amici. Chi cambiò fu lui e, quando la
ragazza si accorse che pretendeva che lo dimenticasse, cominciò anche lei a
cambiare.
I suoi
capelli fucsia e brillanti cambiarono in castano spento e la sua risata lasciò
il posto a sospiri incoscienti. Il suo sguardo brillante era stato offuscato da
un velo di tristezza e la sua imbranataggine fu sostituita da un’immobilità per
lei davvero inusuale.
Esattamente
come stava adesso: immobile davanti al fuoco, con lo sguardo perso tra le
fiamme in movimento.
-Credo che
quello che ti succede è che hai paura.- proruppe, di
colpo, scuotendolo.
-Paura?-
domandò, alzando un sopracciglio. Lei non si lasciò spaventare e continuò.
-Sì,
paura.- ripeté, convinta. –Paura che un giorno mi stanchi
e ti lasci solo.- sbottò, alzando lo sguardo e vedendo che aveva fatto centro.
–A tutti noi fa male un rifiuto, Remus…-disse,
riferendosi non soltanto a lui. –Ed io ho accettato tanti tuoi rifiuti che,
sinceramente, da un’altra persona non avrei accettato.
– fece, per poi girare lo sguardo.
Gli occhi
di Remus si chiusero, con stanchezza. Era sicuro che Tonks non volesse suonare
così brusca, però la sincerità era uscita dalle sue labbra come paletti di
ghiaccio che lo avevano attraversato completamente. E
ora, in parte pentita delle proprie parole, evitava i suoi occhi.
-Allora
non accettarli- disse subito lui – non hai motivo di
trattarmi diversamente da chiunque altro…-mormorò, voltando anche lui lo
sguardo.
-Questo è
ridicolo, Remus- lo punse lei, guardandolo di nuovo –Per cominciare, tu stesso ti impegni a trattarti diversamente dagli altri.- disse,
lasciandolo senza parole. - E per continuare, non ho
mai voluto bene ad una persona quanto ne voglio a te.- terminò, alzandosi dalla
sedia ed avvicinandosi a lui.
-Tonks,
non potrai sopportarlo.- mormorò, con voce sconfitta – Finirai per stancarti di
me, sono un infermo cronico…-
-Non dire
sciocchezze, Remus- lo interruppe –Sono stanca del fatto che una delle persone
più intelligenti che io conosca non faccia altro che dire
idiozie!- mormorò, arrabbiata –io ti amo, Remus, e non ne posso più del tuo
impedirmi di amarti- dichiarò, mettendogli una mano sulla spalla.
-Non mi
ami, provi solo compassione per me.- mormorò –perché sono vecchio, povero ed
infermo.- disse, tornando al suo discorso abituale.
-Ricominciamo- sospirò lei, togliendo la mano dalla sua spalla.
Remus temette
che se ne andasse, ma presto la vide gesticolare
violentemente mentre parlava. Gli disse che non le
importava, che da tempo aveva smesso di considerarlo un problema (sempre che
qualche volta lo avesse fatto), che la cosa più importante era che gli voleva
bene e che voleva stare con lui.
E, a poco
a poco, mentre gesticolava, parlava e si lagnava, ciuffi di capelli
cominciarono a cambiare colore, da castano a fucsia, finché in un momento tutta la testa tornò del suo colore naturale.
Come
obbedendo ad un istinto, Remus si alzò dalla sedia e si mise all’altezza di una
Tonks che continuava a lamentarsi come se non avesse visto lo spostamento di
Remus. Le prese le mani, che continuavano a fare violenti movimenti ad appena
dieci centimetri dal volto dell’uomo, e le bloccò affinché non si muovesse.
Quando
Tonks fu calma, fissò i suoi occhi dorati in quelli neri di lei e, senza
pensarci un attimo, abbassò la testa, unendo le loro labbra in un timido bacio.
Poco a
poco le braccia di Tonks si rilassarono sensibilmente, lasciò i suoi polsi per
metterle le mani sulla vita mentre lei, vedendosi
liberata, pose le mani intorno al collo di Remus, avvicinandosi di più e
approfondendo il bacio.
L’aveva
colta di sorpresa, però non le era costato troppo rispondergli e Tonks presto
si ritrovò seduta sulle ginocchia di Remus, che aveva
condotto entrambi sulla più vicina. Minuti più tardi, quando gli ansimi di
entrambi si fecero più evidenti, Tonks decise di
passare all’azione.
-Remus-
mormorò, separando con sforzo le sue labbra da quelle di lui –Questo che significa?- domandò, tra i sospiri.
-Sì-
rispose lui, impaziente di tornare a baciarla.
-Sì?-
chiese lei, tra bacio e bacio.
-Che ti amo- le sussurrò all’orecchio, teneramente –e che voglio
stare con te, se vuoi. – continuò, affondando il volto tra i capelli rosa di
lei.
Ed era
lì. Quel sorriso, quel visino felice che da tanto tempo non
vedeva. Remus notò come il suo stomaco si liberava di un peso veramente
grande e rise, con una risata che gli nacque nel petto e che revitalizzò tutti
i suoi muscoli di colpo.
Tonks si
gettò contro di lui con forza e cominciò a baciarlo bruscamente, senza misura.
Con le braccia attorno al collo, lo stringeva contro il suo petto tanto forte come se temesse che potesse fuggire. Come una bambina
piccola con un regalo nuovo, lo abbracciava, si separava da lui per guardarlo
ancora e poi tornava ad abbracciarlo con forza.
In uno di
questi urti, Remus non poté controllare la forza di lei
e finirono entrambi al suolo; lei sopra di lui. La sedia sbatté contro la superficie
con un colpo secco, ma loro continuarono a baciarsi con passione, ignorando
qualunque impedimento incrociassero sul loro cammino.
Molly Weasley, sorridendo dalla porta, tornò a chiuderla con
attenzione. Era stata ad ascoltare la conversazione e decise che ciò di cui necessitavano ora quei due era intimità cosicché si
allontano su per le scale.
E
Remus, mentre notava la mano di Tonks tra i suoi capelli, pensò di non essere
più certo che fossero come l’acqua e l’olio. O sì,
però ci sono cose più forti della supposta repulsione a cui erano condannati.
Mentre sentiva i baci che Tonks che Tonks seminava sul suo collo, pensò che
Lily aveva ragione a dire che l’amore è la forza che
può tutto.
Da che
nasceva, altrimenti, quella voglia di gridare al mondo intero la sua felicità?
Fine
***
Note della traduttrice: Ho cercato
di essere il più fedele possibile al testo originale, ma qua e là ho dovuto
apportare dei cambiamenti, anche se minimi. In particolare, ho dovuto rendere
alcuni “te quiero” (letteralmente “ti voglio bene”)
con dei “ti amo”. Questo perché la differenza tra “te quiero” e “te amo” è, in
spagnolo, più sottile rispetto a quanto avviene nella nostra lingua, dove un
“ti voglio bene” viene normalmente usato per rapporti
d’amicizia, più che d’amore tra un uomo e una donna.
Inoltre in alcuni casi le frasi
spagnole erano, sì, traducibili letteralmente, ma mediante costruzioni ormai
non più in uso nella lingua parlata. Ho preferito, perciò, renderle il più
scorrevole possibile, cercando comunque di attenermi
allo stile dell’autrice. Spero di essere riuscita nel mio intento.
***
Ecco finita la traduzione, spero di
non essere incappata in troppi strafalcioni.
Questa one-shot
mi è piaciuta subito, e ci tenevo moltissimo a
postarla, spero abbia fatto lo stesso effetto anche a voi!
I commenti, sia positivi
che negativi, sono immensamente graditi sia all’autrice che alla traduttrice,
spero dunque di trovarne un bel po’, anche perché così sarò spronata a tradurre
anche le altre storie che ha scritto.
Ovviamente, riporterò tutte le
recensioni ad AnnaTB, non preoccupatevi.
Un bacione
a tutti!
Nymphadora.Tonks
P.s. questa traduzione è un regalo di compleanno per la
mia cuginetta Siri che, non conoscendo lo spagnolo, non poteva gustare
appieno la storia in versione originale. Auguri tesoro, spero ti sia piaciuta!