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Autore: _sheiswendy    12/03/2012    0 recensioni
Romeo take me, some where we can be alone.
Non pensavo saresti riuscito ad ingannarmi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Three.

 

Scarlett's.

Non badavo a dove stavo andando, vagavo per la città senza una meta. Mi sentivo una merda, non gli avevo dato nemmeno il tempo di parlare. Mi sono comportata esattamente allo stesso modo in cui si è comportato con me, gli ho fatto capire che di lui non me ne importa niente, quando la verità è l'opposto. Andavo a sbattere contro le persone, pronunciando tanti, troppi 'mi scusi.' ero consapevole di cosa si provava nel sentirsi esclusi, non amati, e dio, non lo avrei augurato a nessuno. Ma cosa stavo facendo? Che cosa ero diventata? Entrai in casa, non facendo caso a dove buttai la borsa. Mi buttai a capofitto nel divano, atterrando supino. Schiaccia la faccia nel cuscino e cercando di soffocare il tono di voce il più possibile, urlai. Suonarono al campanello, strisciai il mio corpo straziato fino alla porta. Aprii, il cuore si bloccò, la mia mente si svuotò da ogni pensiero, rimasi lì, immobile a fissare la sagoma di quella persona che con un piede varcava la mia porta.

 

Posso entrare?” -disse quella voce che ormai credevo di conoscere a memoria.

Non dissi nulla, mi spostai di lato per farlo passare, con un gesto fluido entrò in casa.

Chiusi la porta per poi seguirlo con lo sguardo, si sedette sul divano, i suoi movimenti ispiravano timidezza e tanta, tanta insicurezza. Coi suoi occhi cercava i miei che erano intenti a fissare il pavimento.

Guardami, ho bisogno che tu mi guardi.” - non esitò a dire Justin.

Mi feci coraggio e in un attimo un brivido mi attraversò la schiena, quegli occhi riuscivano a darmi più di quanto riuscisse a darmi lui con un abbraccio, con una carezza.

so di essermi comportato male, e solo dio sa quanto sia pentito in questo momento..non volevo ferirti, credimi Scar, eri la cosa più bella. “

lo guardai, stava scherzando? Mi aveva ferita, anche se non era quello che voleva, lo aveva fatto. Ero la cosa più bella, chiaro, ora non lo ero più.

sei tu quello che mi ha lasciato così, dicendomi di avermi solo usata.” lo vidi abbassare lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, mi si strinse il cuore.

Non è stata una mia scelta, sono stato costretto.”

non capivo il senso delle sue parole, non volevo capirlo. Volevo solo vederlo felice, no no no, mi stavo innamorando di nuovo di lui, merda.

Capisco.” il nervoso si stava impossessando di me, non sapevo come comportarmi, cosa fare o cosa dire. Iniziai a battere con insistenza il piede sulla moquette rossa.

Abbracciami.” -lo sentì bisbigliare.

Le mani mi incominciarono a sudare, non mi aveva chiesto un bacio, solo un semplice abbraccio ma la mia agitazione superava tutto. Come se da un momento all'altro fossimo andati all'altare per sposarci. Esitai un'istante, per poi avvicinarmi delicatamente a lui, eravamo così vicini che potevo sentire il suo profumo, quel profumo che lasciava il segno sui vestiti. Lo abbracciai, un abbraccio sobrio e leggero, sentì la sua presa farsi più stretta, mi ritrovai con la testa poggiata sul suo petto e lui che mi stava baciando la fronte. Volevo staccarmi, ma non ci riuscivo, ero placata nelle sue braccia che sembravano quasi tenermi prigioniera. Riusciva a mandarmi a puttane la ragione. Era davvero troppo, dovevo riuscire a controllare i miei sentimenti, dovevo interrompere quello che era il modo più facile per cadere nella tentazione dell'amore. Mi staccai.

Grazie.” - quando pronunciò quelle parole, i nostri visi erano così vicini, che potevo sentire il suo respiro caldo accarezzarmi la faccia. Mi limitai a sorridere, mi scostai da quella posizione pericolosa.

Stasera ho organizzato una festa da me, poca gente, io, Chaz, Chris, Cait e la cugina di Chaz, vuoi venire?” -mi guardava con quegli occhi giganti color miele che mi stavano supplicando, come potevo dire di no?

A che ora?” - lo squadrai mentre con una mano si sistemò i capelli leggermente spettinati.

Alle 8.00 da me, puntuale mi raccomando.” ammiccò per poi sparire lasciandosi chiudere la porta alle spalle.

Erano appena le tre e mezza, avevo tutto il tempo a disposizione per farmi una doccia, sistemarmi il meglio possibile e andare a casa sua.

Optai per un look sobrio, jeans attillati della please, hogan nere e un maglione di quelli larghi marroncino, tinta unica.

Prima di uscire di casa, mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, ero passabile.

Cacciai uno sguardo distratto all'orologio, come al mio solito ero in ritardo, mai una volta riuscivo ad arrivare puntuale da qualche parte.

Ad aprirmi fu una ragazza alta, i quali capelli biondi arrivavano giusto all'altezza delle orecchie. Aveva due occhi enormi blu, accompagnati da chili di trucco.

Oh, tu devi essere Scar, piacere Melanie.” - mi disse la spilungona porgendomi la mano.

Piacere mio.” -sorrisi entrando in casa, cercando famelica justin.

Lo intravidi, era lì che stava cercando di staccare Chaz e Cait che con sguardi inceneritori si lanciavo cuscini con tutta la forza che le loro gracili braccia erano in grado di accumulare. Scossi la testa divertita, niente era cambiato, tutto come un anno fa.

Un bacio sulla guancia mi colse di sorpresa, arrossì, fu una reazione del tutto involontaria.

Menomale che avevo detto di arrivare puntuale.” lo fulminai con lo sguardo. -”E quindi?”- “E quindi sei in ritardo, e non va bene.” Sorrise credendosi furbo, amavo le sue piccole illusioni, amavo lui. “Capita.” Velocemente mi allontani, andando a salutare Cait e Chaz che nel frattempo si erano dichiarati tregua. La serata si svolse nel più normale dei modi, con tutta tranquillità. I genitori di Justin non erano in casa, facevano il 25esimo anniversario di matrimonio, e probabilmente si stavano dando alla pazza gioia in qualche locale del posto. Justin, decise di farci restare tutti a dormire, il posto c'era, perché non approfittarne?

Verso mezzanotte ci trovammo tutti nel letto, io mi addormentai nel giro di qualche secondo, mentre Chris iniziò a contare silenziosamente le pecore.

Nel cuore della notte, fui svegliata da un rumore sordo che fece rimbombare le pareti. Mi guardai intorno, stavano tutti dormendo. Presa dal panico, scesi lentamente le scale, avevo la chitarra di Justin tra le mani. Nel caso l'avessi rotta, andavo tranquilla, aveva i soldi per comprarsene una nuova. Avevo l'affanno, la paura mi stava divorando, cercai di fare il più piano possibile, trattenendo più respiri potevo. Arrivai fino alla cucina quando vidi Blitz, il gatto di Pattie, con una padella capovolta di fianco. Tirai un sospiro di sollievo, portandomi la mano sinistra sul suore, i battiti tornarono ad essere regolari.

Mi sentì cingere i fianchi tutto d'un tratto, ed ecco che il mio cuore perse pericolosamente un battito. Mi voltai di scatto.

Ma sei scemo? Mi hai spaventata.” gli diedi un colpo sulla spalla che lo fece traballare un po'.

Scusa.” Ghignò lui.

Vabbe', fa nulla.” sbadigliando, camminai fino al divano.

Non ebbi il tempo di dire qualcosa, di protestare che subito mi trovai stampata in testa una cuscinata, dio, doveva cominciare a correre, ma veloce eh.

Furiosa ma allora stesso tempo divertita, presi a rincorrerlo, mentre come due cretini, facemmo il periplo completo del divano. Dopo un paio di giri, mi arresi, dovevo ammetterlo era più veloce di me.

Mi prese per una gamba trascinandomi lentamente per terra, prese un altro cuscino, si posizionò il meglio che poteva per colpirmi, il cuscino mi sfiorò appena il naso, quando io gli bloccai il braccio.

No ragazzino, non ti conviene.” -socchiusi gli occhi in senso di minaccia.

Ragazzino? Ma per piacere.” prese a farmi il solletico, conosceva a memoria ogni mio punto debole, ed io lo odiavo per questo. Il mal di pancia aumentava ad ogni mia risata, non ce la facevo più.

Ti prego, smettila.” Non avevo mai riso così tanto, accadeva solo quando stavo con lui.

Si fermò, giocando e scherzando non ci eravamo resi conto di essere arrivati in una posizione così vicina, che lui mi avrebbe potuto stampare un bacio senza fare nemmeno più di tanta fatica. Io guardavo lui, lui guardava me.

  
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