Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    12/03/2012    6 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tornare alla vita

< Michelle, davvero non ci sono problemi se esco? > chiese con premura Kelly e la guardai sorridendo e annuendo.
< Sto bene > le risposi: erano le stesse parole che ogni singolo giorno rifilavo a tutti, anche allo psicologo da cui avevo iniziato ad andare dopo il mio ritorno a Yale, e che per inciso ancora non mi aveva fatto stare meglio.
La mia amica, che si stava sistemando il vestito nero, sbuffò e abbassò la zip che si trovava sul fianco destro.
< No, dico a Jeremy che non esco >
< No! > esclamai guardandola con occhi spalancati < Sei impazzita? È la vostra serata, dovete uscire >
Jeremy e Kelly avevano finalmente deciso di dichiararsi ed io ero felice per loro, perché se lo meritavano.
< Non me ne frega niente, odio vederti ridotta così >
< Non essere ridicola, Kelly > replicai alzandomi dal letto < esci, non voglio vederti qui >
Trenta secondi dopo qualcuno bussò alla porta interrompendo il preludio del nostro litigio e Kelly la aprì.
< Sei pronta? > le domandò Jeremy sorridendole dolcemente.
< Tesoro… > sospirò Kelly guardandolo.
< Kelly, esci > le dissi guardandola freddamente.
Jeremy alternò lo sguardo tra me e lei e si appoggiò allo stipite della porta.
< Guarda che tu vieni con noi >
< Scherzi? > chiesi con gli occhi sgranati dallo stupore.
< Affatto >
< Non voglio uscire >
< Non me ne frega un emerito cavolo. Tu uscirai con noi, che ti piaccia o no >
Sospirai e mi passai una mano attorno al collo.
< Per andare dove? >
< Andiamo in un nuovo locale a conoscere gente nuova. Coraggio, vestiti >
Sbuffai e lui con me. Perché diavolo voleva farmi conoscere gente nuova? Cosa diavolo voleva dalla mia vita?
< Sono stanca, non voglio venire >
< Michelle, o alzi il tuo culo dal letto e muovi le tue gambine oppure ti prendo in braccio e ti porto fuori. A te la scelta >
< Perché diavolo vuoi che esca con voi? > sbraitai alzandomi in piedi.
< Perché sei patetica! > urlò e il suo urlo riecheggiò non solo per tutta la stanza, ma anche per il corridoio. Kelly lo guardò con gli occhi spalancati e nello stesso momento i miei si riempirono di lacrime. < Sei ridicola. Hai commesso una cazzata, forse la cazzata più grande di tutta la tua vita e non stai facendo niente per recuperare. Ti rendi conto che ormai sono passati due fottuti anni da quando vi siete lasciati e da quel giorno sembra che tu viva in un mondo tutto tuo? Robert si è rifatto una vita, esce con Kristen, cazzo! > esclamò e sentii il mio cuore andare in frantumi < Segui il consiglio del tuo psicologo, esci e innamorati di nuovo. Oppure preferisci morire sola? >
Finito il monologo di Jeremy le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
Inizialmente credevo fossero lacrime di dolore, ma ben presto mi resi conto che erano lacrime dettate dall'ira.
< Io non voglio innamorarmi, chiaro? Detesto l'amore, mi fa schifo! Non voglio innamorarmi mai più e se questo vuol dire morire sola bene, così sia! A te che cazzo te ne frega della mia fottuta vita, vivi la tua! > urlai a pieni polmoni e sia lui che Kelly mi guardarono con occhi sgranati < E ora uscite, non vi voglio tra i miei fottuti piedi da patetica >
Mi sedetti sul letto ancora tremante e dopo aver buttato l'occhio sulla mia coppia stra consumata de Il giovane Holden la presi in mano, uscii dalla stanza e mi incamminai verso la biblioteca, la quale, essendo venerdì sera, chiudeva alle undici e mezza e non a mezzanotte.
Mi sedetti in un angolino appartato e iniziai a leggere per la centesima volta il libro.
< Scusami, questa sedia è libera? > domandò un ragazzo indicando la sedia di fronte alla mia.
< Sì, certamente > replicai senza distogliere l'attenzione dal libro.
< Certo che ce n'è di gente nonostante sia venerdì sera >
Gli lanciai un'occhiata scocciata e tornai alla lettura.
< Non tutti hanno deciso di uscire a divertirsi > risposi poco dopo.
< Ad ogni modo, mi chiamo Johnny > disse sorridendomi e mi porse la mano.
< Ad ogni modo, non mi interessa > replicai senza distogliere lo sguardo da pagina quarantadue.
< Sarebbe carino se anche tu mi dicessi come ti chiami >
< Michelle >
< Lo ammetto, lo so chi sei. Ti ho vista al corso di medicina generale >
< Davvero? > chiesi stupida e per la prima volta gli prestai attenzione < Ma tu avrai trenta, trentacinque anni? Non sei un po' troppo grande per studiare? >
Johnny rise e scosse la testa.
< C'è un limite di età per stare qui? > domandò ilare < Ne ho trentuno per la cronaca e no, non sono uno studente. Sono l'assistente della professoressa Walsh > disse senza smettere di sorridere e mi stupii della sua risposta: avevo sempre assistito alle lezioni della Walsh, ma lui non l'avevo mai notato. Sapevo che aveva un assistente, ma non gli avevo mai prestato molta attenzione, senza contare che credevo fosse grasso quel tipo e questo ragazzo non lo era affatto < Dopo la chiusura vai a qualche festa? >
< No, il mio umore non è da feste > ribattei torturando la copertina del libro.
< Allora voglio fare lo sfacciato e invitarti a mangiare un gelato. Ti andrebbe? >
< A dire il vero no, ma ti ringrazio per l'invito. Sono abbastanza stanca >
< Questa è una bugia bella e buona, ma ad ogni modo voglio lasciarti il beneficio del dubbio. Però non voglio che tu torni al dormitorio da sola, non è un bel posto la sera. Ti accompagno io >
< E chi mi dice che sia al sicuro con te? > domandai scontrosa.
< Beh, se tu accettassi il mio invito per il gelato potresti imparare a conoscermi >
< Ti ho già detto che sono stanca >
< E allora ti toccherà fidarti di me >
Posai il libro sul tavolo e guardai in faccia questo ragazzo, accorgendomi solo ora di quanto fosse bello: aveva i capelli neri e spettinati, gli occhi azzurri e allegri e un sorriso contagioso. Chissà perché me lo ricordava tanto.
< Sei un tipo molto sicuro di te, Johnny >
< E ti dispiace? >
< Ancora non lo so > ammisi alzandomi in piedi < io torno nei dormitori, allora mi accompagni o no? >
Johnny sorrise e si alzò a sua volta. Alla fine mi fece mangiare quel gelato.
Era davvero un ragazzo simpatico: era nato e cresciuto in Kansas, aveva due fratelli minori e una sorella gemella e si era laureato in pediatria con il massimo dei voti, ma poi aveva deciso di restare a fare da assistente per poi intraprendere la carriera di insegnante nel corso di medicina d'infanzia.
< Ecco, ora so che sei al sicuro > mi disse dopo esserci fermati davanti all'ingresso del dormitorio.
Alzai la testa e vidi una luce provenire dalla mia stanza: era ormai l'una di notte e Kelly era sicuramente tornata.
< Ti ringrazio per la serata, mi sono divertita > gli dissi sorridendogli.
< È stato un piacere > rispose ricambiando il sorriso < ci vediamo a lezione >
Sorrise un'ennesima volta e poi scese le scale.
< Aspetta! > lo chiamai seguendolo < Ti andrebbe di uscire con me domani sera? > domandai meravigliandomi di me stessa.
< Passo a prenderti alle otto. Ti porto a cena fuori >
Col sorriso sulle labbra rientrai dentro al dormitorio e nella mia stanza.
< Dove sei stata? > domandò Jeremy soffocandomi in un abbraccio.
< In giro > risposi sorpresa.
< Eravamo preoccupati, non sapevamo dove fossi e… > intervenne Kelly, ma pochi secondi dopo si ammutolì < oh mio Dio! Io conosco quello sguardo! > esclamò saltando mentre mi veniva incontro < Come si chiama? Di che anno è? È bello? >
< Non capisco > disse Jeremy grattandosi la testa.
< La musona ha conosciuto un ragazzo >
Jeremy mi guardò sgranando gli occhi.
< È così? > domandò e annuii.
< Si chiama Johnny ed è l'assistente della Walsh >
< Quel Johnny? > intervenne Kelly sgranando gli occhi < Johnny il fusto? >
< Lui > risposi, meravigliandomi dell'esclamazione di Kelly < domani andremo fuori a cena >
< È fantastico! > esclamò la mia amica abbracciandomi < Domani sera voglio conoscerlo >
< Non se ne parla > ribattei scuotendo la testa.
< Oh, andiamo! > esclamò imbronciandosi.
< Perché non andiamo a dormire? Non so voi, ma io sono abbastanza stanca > dissi sbadigliando e Jeremy, dopo aver baciato Kelly, venne ad abbracciarmi.
< Tu non hai idea di quanto sia bello vederti sorridere. Non smettere di farlo, ti prego >
Mi ritrovai a pensare che era la seconda persona più importante della mia vita che me l'aveva detto. La prima era stata la mia mamma.
Gli sorrisi e gli baciai la guancia.
< Ti voglio bene, Jer >
< Anche io, Michelle >
Ci lasciò sole e Kelly non perse tempo a domandarmi di tutto e di più su Johnny.
< Cosa indosserai domani? >
< Ancora non lo so > risposi mentre mi infilavo sotto le coperte.
< Lo so io! > esclamò alzandosi e prese dall'armadio un vestito lungo fino a metà coscia beige chiaro e con dei fiori disegnati sopra < e ai piedi ti metterai queste > continuò porgendomi i suoi sandali beige bassi.
< Ne parliamo domani, va bene? >
< Sei la solita rompiballe > brontolò sistemando il cuscino < Michelle? >
< Uhm? > risposi cercando di ascoltarla.
< Jeremy ha ragione, è bellissimo vederti così. Mi sei mancata >
< Mi dispiace > le dissi alzandomi dal letto e mi stesi sul suo < posso dormire con te? >
< Ma certo > replicò sorridendomi e in due quella notte dormimmo su un materasso da una piazza.
Il giorno dopo mi svegliai sentendo l'odore di cornetto al cioccolato appena sfornato. Aprii gli occhi e mi sedetti, trovando un biglietto accanto al piatto posato sul comodino.
“Caffè e cornetto li offro io, anche se non te li meriti. Avrei voluto conoscere il tuo fusto, ma Jeremy mi ha incastrata. Ci vediamo più tardi. Kel”
Sorrisi e divorai ciò che mi era stato offerto, stavo davvero morendo di fare. Dopo essermi alzata dal letto aprii la finestra e mi beai di quei raggi di sole che mi stavano scaldando la faccia: era da due anni che non mi sentivo così.
Oltretutto, per la prima volta avevo voglia di andare dal dottor Bingham. E così feci. Mi vestii, indossai una berretta, presi le chiavi della stanza e uscii. Quando mi vide davanti alla sua porta con due caffè e una confezione di ciambelle era stupito, ma mi sorrise e mi invitò ad entrare.
Per la prima volta non obiettai sullo stendermi sul suo divanetto e quel gesto sembrò colpirlo.
< Vedo che stai meglio, oggi >
Subito dopo essermi stesa mi alzai e mi misi a sedere, afferrai una ciambella e feci colazione per la seconda volta.
< Ed è così, o almeno lo credo > risposi e dopo aver addentato la ciambella lasciai che un fiume di parole uscisse dalla mia bocca: iniziai a parlare di Johnny, di come mi sentissi, di quanto volessi bene a Jeremy e di come mi avesse fatto male sentirmi definire patetica, di come avessi voglia di uscire dal guscio e di tornare a vivere e di come mi ero sentita desiderata solo poche ore prima. Era una sensazione che avevo dimenticato da quando avevo rotto con Robert e avevo scoperto che ciò mi mancava. Gli confidai inoltre che quando ero tornata al college una sera mi ero ubriacata, avevo incontrato per caso Jason e ci eravamo appartati dietro un albero a fare sesso e di come mi ero sentita quando mi ero resa conto che non era Robert. Avevo vomitato tutto il giorno spontaneamente, mentendo a quella che era diventata la mia più cara amica, raccontandole che era dovuto alla mia sbornia e da quel momento non avevo più guardato un uomo. E non perché li odiassi, ma perché mi sentivo come se lo stessi tradendo.
Ma con Johnny mi ero sentita diversa e stranamente la cosa mi aveva fatto piacere. Da ieri sera potevo pensare a Robert senza sentirmi attanagliare lo stomaco.
Era strano che fossi cambiata così radicalmente nel giro di pochissime ore, eppure era successo.
Due ore dopo ero uscita serena dallo studio del mio psicologo. Andai a fare una doccia e quando guardai il calendario mi ricordai che giorno fosse: il 12 giugno. Oggi Jenny compiva ventidue anni.
Sorrisi amaramente al suo ricordo. Da quando avevo lasciato Robert i nostri rapporti si erano raffreddati e di brutto, ci limitavamo a mandarci dei messaggi per le varie ricorrenze. Una volta avevo incontrato Sarah all'aeroporto di New York e mi aveva raccontato che lei e Walter avevano avuto una bambina, Melissa, e che si erano sposati. Ed io non ne sapevo niente.
Io non ero al matrimonio, ma Robert sì e si era presentato accompagnato da Kristen.
Così decisi di fare il primo passo: presi il telefono, composi il suo numero di casa sperando che non l'avesse cambiato e la chiamai.
< Siamo Jenny, Walter, John e Melissa. In questo momento non possiamo rispondervi, lasciate un messaggio dopo il bip > disse la segreteria telefonica e sospirai.
< Jenny, sono Michelle. Ecco, io ti ho chiamato per farti gli auguri di buon compleanno. Sì, ecco…buon compleanno >
Spinsi il tasto rosso e appoggiai il cellulare accanto alla mia gamba. Non sapevo più se era giusto definirla migliore amica, ma la cosa certa era che mi mancava da matti. E per quanto adorassi Kelly, sapevo che nessuno poteva prendere il posto di Jenny. Ma questo anche Kelly lo sapeva e per più volte mi aveva detto che non voleva farlo, ma che se volevo per me lei c'era sempre.
Mi vestii, presi la borsa e uscii fuori a fare una passeggiata. Destinazione: libreria. Era da una vita che non mi compravo un libro nuovo e avevo bisogno di cimentarmi in una nuova storia. Mi recai nel reparto dei libri consigliati e iniziai la mia lenta ricerca. Un libro aveva catturato subito la mia attenzione: Wide Sargasso sea. Lo sfilai dalla mensola e in copertina trovai stampata la faccia di Robert e quella di Vanessa Hudgens. Lui era davvero bello, come sempre del resto. Toccai il suo volto senza smettere di sorridere e mi avvicinai alla cassa. Una volta uscita camminai verso la facoltà, mi sedetti all'ombra sotto una quercia e incominciai a leggere, terminandolo dopo sole quattro ore: non avevo mai letto un libro così strano ma allo stesso tempo avvincente. Robert aveva ragione, la trama meritava parecchio. Forse sarei anche riuscita a vedere il film. Da quando avevamo chiuso non avevo più visto un suo film, non avevo più ascoltato una sua intervista e non ero più andata al cinema per timore di trovare un suo poster o lui stesso in un trailer. Mi ero chiusa in camera mia, facendo disperare Jeremy, Kelly e quel santo di mio cugino Liam.
Rientrai in camera e vidi la mia amica sul suo letto intenta a darsi lo smalto ai piedi.
< Dove sei stata? >
< In libreria > risposi sedendomi ai piedi del suo letto.
< Hai trovato un bel libro? >
< L'ho già finito. Ora dovrò comprarne un altro >
< Era bello? > chiese sorridendomi.
< Molto > le dissi porgendoglielo e quando vide la copertina sgranò gli occhi < ora vorrei vedere il film >
< Stai bene? >
< Sì, sto bene > risposi sorridendole < sai, dovresti leggerlo, è davvero bello >
Mi alzai dal pavimento e mi stesi sul mio letto.
< A che ora arriverà Johnny? >
< Alle otto >
< Per le sette e mezza andrò via >
< Non serve > replicai guardandola.
< Beh, io comunque devo andare via, quindi…oh, a proposito! > esclamò posando lo smalto sul comodino < C'è un messaggio per te in segreteria >
< Di chi è? > chiesi curiosa e premetti l'enorme tasto della segreteria.
< Michelle, sono Jenny. Ti ringrazio per gli auguri, sei stata davvero gentile. Mi manchi e vorrei incontrarti. Quando hai un attimo chiamami al mio nuovo cellulare: 5554579 >
Guardai la mia compagna di stanza con occhi sgranati e l'abbracciai.
< La chiami? > chiese sorridendo.
< Di corsa! > esclamai afferrando il mio cellulare e uscii dalla stanza in direzione del giardino.
Mi sedetti sotto la quercia di prima e composi il nuovo numero. Uno squillo, due squilli, tre squilli…
< Pronto? >
< Jenny, sono Michelle >
< Michelle! > esclamò dall'altro capo del telefono < Come stai? >
< Sto bene > risposi e per la prima volta lo pensai davvero < Tu? >
< Anche io > disse e per qualche secondo nessuno delle due parlò < mi è mancata tanto la tua voce >
< E a me la tua > ammisi chiudendo gli occhi e mi appoggiai al tronco < quando possiamo vederci? >
< Oggi pomeriggio accompagno i piccoli dal pediatra, ma domani se vuoi sono libera >
< Domani mattina non ho lezione, vengo io a New York >
< Va bene, allora ci vediamo domani >
< A domani > le dissi sorridendo < e…Jenny? >
< Sì? >
< Congratulazioni per il tuo matrimonio e la tua bambina >
Sorrisi, anche se non poteva vedermi, ed ero sincera.
< Mi dispiace > disse con voce incrinata.
< Non devi, Jen, davvero >
Ci salutammo e dopo che riposi il cellulare nella tasca dei pantaloni piansi; mi era mancata davvero tanto.
< Sono lacrime di gioia quelle che vedo, vero? > domandò Jeremy sedendosi di fronte a me.
Sorrisi e annuii, mentre lo vedevo fare profondi respiri per riprendersi dalla corsa.
< Ho appena parlato con Jenny. Domani mattina andrò a New York >
< Cosa? È fantastico! > esclamò abbracciandomi.
< Sei tutto sudato > dissi allontanandolo e lui rise.
< Sei sempre la solita schizzinosa >
Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
< Mi piacerebbe poter risistemare tutto e tornare indietro nel tempo, quando ancora tutto aveva un senso > confessai senza vergognarmene e Jeremy mi strinse la mano.
< Certe volte il destino è bastardo >
< Lo so > replicai chiudendo gli occhi < ho fame. Mi porti a pranzo fuori? >
< Certo, vado a fare una doccia e poi vengo a prenderti. Mc Donald's va bene? >
< Come no! > esclamai sorridendo < Avviso Kelly >
< Oggi Kelly mangia da sola. Questa è un'uscita tra migliori amici, niente fidanzate >
< Okay…ma se lei se la prende, la colpa te la prendi tu >
Jeremy mi baciò la guancia e rientrò nel suo dormitorio, stessa cosa che feci io.
Misi piede dentro la stanza e vidi Kelly che sorrideva leggendo un messaggio, poi alzò la testa e mi guardò sorridendo.
< Non è che mi freghi il fidanzato, vero? >
Risi e mi sedetti sul letto.
< Non alla nostra prima uscita. Magari domani se usciamo insieme me lo porto a letto. A te non dispiace, vero? > le dissi prendendola in giro e mi tirò un cuscino in faccia < domani vado a New York per incontrarmi con Jenny >
< Davvero? > chiese entusiasta < Cosa vi siete dette? > continuò sedendosi sul mio stesso letto e le feci un piccolo riassunto < Sono davvero felice! > esclamò abbracciandomi: Kelly e Jenny si erano conosciute poco dopo il mio arrivo a Yale e si erano prese subito in simpatia, infatti ogni tanto Kelly ed io andavamo a trovare Jenny a New York e uscivamo tutte e tre assieme, oppure capitava che facessimo le uscite a coppie. Kelly e Jeremy, anche se non erano ufficialmente una coppia, Jenny e Walter, Robert ed io. Ma da quando era successo tutto quel casino, inevitabilmente i rapporti tra Kelly e Jenny si erano raffreddati, con mio sommo dispiacere.
Jeremy venne poco dopo a bussare alla porta e uscii dal dormitorio prendendolo a braccetto.


Ancora non mi capacitavo di come fosse passato veloce il tempo. Eppure era così. Erano le otto ed io stavo aspettando Johnny davanti alla porta principale del dormitorio Kennedy, vestita come se fossi una bambolina da Kelly.
< Ehm, scusami? > mi chiamò una voce, Johhny < Sto cercando una ragazza, una certa Michelle. Per caso sai in che dormitorio sta? >
Risi e mi alzai in piedi.
< Troppo? > chiesi alludendo al vestito.
< Sei bellissima > ribatté porgendomi il braccio, che afferrai senza esitazione < sei mai andata a mangiare al Florence? È un ristorante italiano molto carino, è qui nei dintorni >
< Mai >
< Bene, perché ho prenotato lì > disse e risi alla sua risposta.
Da vero galantuomo mi aprì la porta e mi fece entrare per prima nel ristorante.
< Salve > disse una cameriera venendoci incontro.
< Salve. Wilson, per due >
< Certamente, mi segua >
Voltai lo sguardo e lo guardai sogghignando.
< Come Luke Wilson > risposi e lui sospirò.
< Anche tu ora mi dirai che gli assomiglio? >
< No, tranquillo > replicai muovendo la mano < stai parlando con una Waldorf. Posso capirti >
< Quante cose abbiamo in comune > disse prendendo in mano l'aperitivo che ci era stato offerto < allora voglio brindare ai nostri cognomi >
< Salute > replicai sorridendo e bevvi il drink.
< Cos'altro mi racconti di te? > domandò guardandomi.
< Tu cosa sai di me? >
< Che di cognome fai Waldorf >
Risi e mi sistemai le pieghe del vestito.
< Beh, non c'è molto da dire. Sono nata e cresciuta a Los Angeles, ho studiato a Santa Monica e dopo il diploma sono venuta qui a Yale >
< E i tuoi genitori? >
< Mio babbo vive a Newark con la sua nuova famiglia >
< E tua madre? >
Abbassai lo sguardo e mi incupii.
< È morta due anni e mezzo fa >
Johnny posò una sua mano sulla mia e mi guardò.
< Mi dispiace >
< Figurati > replicai sorridendo.
< Cosa vuoi fare dopo? >
< Mi affascina la chirurgia > ammisi sorridendo e mentalmente lo ringraziai per aver cambiato discorso.
Al Florence la loro specialità era il pesce ed entrambi optammo per un menu completo di pesce: antipasti, primi, secondi e dolce. Non avevo mai mangiato così bene in un ristorante in tutta la mia vita. Dopo cena uscimmo per fare una passeggiata e a mezzanotte inoltrata mi riportò davanti al dormitorio.
< Non voglio sembrare sfacciato, ma che ne diresti di darmi il tuo numero? >
Risi e gli sfilai di mano il telefono, scrivendo il mio numero e salvandolo sotto il nome di “Michelle W. ;)”
< Risulto sfacciata se ti chiedo un altro appuntamento? > domandai sorridendogli.
< Domani? >
< Domani mattina vado a trovare la mia migliore amica a New York e al pomeriggio ho lezione >
< Bene, ci vediamo domani pomeriggio allora > ribatté facendomi l'occhiolino.
Gli sorrisi e attesi con trepidazione che incollasse le sua labbra alle mie; quando lo fece sentii il mio cuore galoppare come non mi capitava da tempo. Ricambiai il bacio con passione, ma improvvisamente si allontanò dalle mie labbra e lo guardai contrariata.
< Meglio fermarsi qui. A domani >
Mi baciò la guancia e se ne andò.
Entrai nel dormitorio e corsi fino alla mia stanza, aprendola di scatto e facendo spaventare Kelly, che mi guardò stranita.
< E se ti dicessi che mi ha baciata? > le dissi rossa in viso.






Avrei voluto leggere il capitolo per trovare eventuali errori, ma sono troppo devastata.
Oggi sono ricominciate le lezioni all'università e sono stanca morta, quindi perdonatemi per gli erroracci!
Spero stiate bene e mi scuso per aver impegato 1234567 anni per postare.
Grazie perché continuate a seguire questa storia, che ormai è agli sgoccioli; vi adoro tutte <3

Giulls
   
 
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