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Autore: Heaven_Tonight    13/03/2012    24 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due

"Principi e Pirati"



Nel dormiveglia, quando sei ancora addormentato ma con un piede nella realtà, è come se varcassi una porta invisibile, tra un mondo e l'altro. Per Lou quel confine era molto netto e ogni volta tornare alla triste realtà dopo aver vissuto avventure nel mondo onirico, era sempre un trauma.

Il mattino successivo, prima ancora di svegliarsi del tutto, Lou ebbe la sensazione di qualcuno che la osservasse, per cui aprì gli occhi rapidamente e udì la voce di Nur, che stesa accanto a lei, tratteneva una risatina divertita.

«Finalmente...»

«Nur, quando fai così sei inquietante lo sai? - disse Lou con voce impastata – che ore sono? - continuò lamentosa, guardando verso l'orologio. Le undici. - A che ora sei tornata? Non ti ho sentito rientrare... »

«Le quattro e tu dormivi alla grande. Sei andata a letto presto ieri?»

«Non ricordo, penso di essere crollata verso le due, dopo l'alzataccia e la giornata di ieri con te... Beh, allora? Com'è andata la festa? Era donna o uomo? Dimmi che quel vestito almeno è servito a qualcosa.»

«Era uomo e sì, è servito: penso che la mia richiesta verrà accettata dopotutto... ma devo dirti una cosa! Non indovinerai mai chi ho incontrato...» - sorrideva come chi avesse un segreto che non vedeva l'ora di raccontare.

«Chi? Brad Pitt che si è innamorato pazzamente di te e ha mollato la Jolie?» - chiese Lou sbadigliando.

«No. Ho incontrato il nostro vicino di casa.» - disse con occhi brillanti.

«Il signor Korhonen era alla festa della tua Compagnia Aerea?» - chiese con finto stupore, pensando al loro vicino, un simpatico vecchietto che abitava al di là della strada e con cui ogni tanto Lou scambiava qualche parola, le poche che conosceva in finlandese.

Più che altro erano sorrisi e gesti quelli che si scambiavano.

Si incontravano spesso nel supermercato in cui entrambi facevano la spesa e Lou si offriva di aiutarlo a portare sempre qualcosa. Era così che avevano stretto amicizia: lui un giorno l'aveva riconosciuta facendole capire a gesti e frasi semplici che abitava nella casa di fronte.

Lei gli aveva portato il sacchetto della spesa. Era il loro rituale.

Anche se ormai il Sig. Korhonen si era attrezzato di un carrellino da spesa con le fiammanti rotelle, facevano sempre la strada di ritorno insieme.

Le piaceva quel vecchio signore dai brillanti e vispi occhi azzurri.

Lei pensava non ci fosse nessuna signora Korhonen o perlomeno non aveva mai visto nessuno con lui, un’ipotetica moglie o altri che potessero essere figli.

Sentiva una tenerezza infinita verso il suo “amico anziano”, come lo chiamava Nur; andava pazzo per la sua pizza. Ogni volta che Lou si cimentava nel farla in casa, così come le aveva insegnato la madre, c'era sempre un'abbondante porzione che attraversava la strada per arrivare nelle fauci dentierate del Sig. Korhonen, che come per magia appariva sulla porta prima ancora che lei suonasse al cancello.

Ridendo si toccava il naso, facendole capire che aveva sentito il profumo arrivare dalla loro casa.

«Piantala di dire scemenze! Ho incontrato LUI!» - sapeva bene a chi si riferisse ma la divertiva stuzzicarla fino all'esasperazione.

«Uhm?! Lui chi?» - chiese ancora, le labbra strette per non ridere in faccia alla sua amica.

«Ti odio! Lui! Il “Principe della Torre! Ville Valo!» - sbottò esasperata!

Lou continuava a guardarla come se le avesse detto di aver incontrato il fornaio.

«E che ci faceva il tuo Principe alla festa? Era a caccia di modelle?» - domandò Lou con tono supponente, dando per scontato che nonostante la sua fama di uomo ritirato a vita privata, non fosse diverso da tutti gli altri.

«No, non era alla festa! – È successo dopo, quando un gruppo ristretto di noi ha deciso di continuare in un pub... e lui era lì!”- continuò concitata e infastidita, Nur.

«Quindi?! Voglio dire... com'è? - chiese Lou – È vivo? Respira?»

Nur sbuffò girandosi a pancia in su, portando le mani dietro la testa.

«È figo. Cioè se non fosse una star e non lo conoscessero anche le pietre, penso che passerebbe facilmente inosservato. Mi sono avvicinata per parlargli, ma non è stato molto... disponibile...» - continuò in tono pacato, ricordando con fastidio che il cantante era stato gentile ma distaccato quando gli si era avvicinata. Nur odiava non avere gli uomini ai suoi piedi a ogni suo battito di ciglia e lui non aveva mostrato segni di particolare interesse di fronte alla sua avvenenza, pur continuando a essere gentile. Allora lei gli aveva detto che era sua vicina.

Raccontò alla sua amica le battute che si erano rivolti.

«Davvero? - aveva chiesto lui con la sua famosa voce, bassa e roca – È strano, non mi sono mai reso conto di avere vicine di casa così carine: dove di preciso?»

Lei gli aveva spiegato che non viveva sempre lì e che era quello il motivo per cui forse non si erano mai incontrati, spiegandogli quale fosse la casa.

«Ah! Sì, ho capito di quale casa stiamo parlando... Ma pensavo fosse infestata dai fantasmi...» - aveva detto con un sorriso.

«Fantasmi?! - aveva mormorato basita Nur – No! Santo cielo no! Vivo con la mia amica Lou e lei c'è sempre a casa.»

Il principe aveva stretto gli occhi verdi.

«Uhm... quindi la donna con i lunghi capelli chiari e mossi non è un fantasma? Che peccato, pensavo apparisse solo per me...» - aveva sospirato.

Nur, vagamente imbarazzata, non era sicura se la stesse prendendo in giro o parlasse sul serio, quindi aveva deciso di uscirsene con una risatina.

«Lou un fantasma! No, è vera... ma è lei che infesta la nostra casa, questo è vero!» - aveva riso Nur.

«Fammi capire bene: "QUELLO" ha creduto che io fossi un fantasma!?» - sbottò Lou incredula.

«Sìììììì – rispose la sua amica ridendo – credo che stesse scherzando comunque! Ma non ne sono così sicura, sai? E' un uomo misterioso, strano...»

«Bah! - proruppe Lou – a parte questa sua simpatica uscita, che altro vi siete detti?»

«Oh, niente di che... mi ha chiesto che lavoro facessi, da quanto vivevo qui... le solite cose; mi ha chiesto se poteva offrirmi da bere, abbiamo chiacchierato ancora un po' e poi si è offerto di darmi un passaggio a casa... a piedi.» - lasciò cadere lei in modo misterioso.

«E?» - chiese acida Lou.

«E mi ha accompagnato fino a casa, mi ha salutato e mi ha chiesto di porgere i suoi omaggi al “fantasma”...»

«Ma.... - annaspò Lou senza parole – tutto qui!?! Niente notte di sesso sfrenato con il “principe della Torre”?»

«No... non penso sia scattata la scintilla. - disse mesta Nur – in compenso però ha salutato dicendo che potevamo vederci qualche volta, come dettano le regole del buon vicinato...»

«Ah, certo! Come no!»- rispose ridendo Lou.

Nur si mise sul fianco con un gomito puntellato e la fissò con gli occhi che brillavano.

«Infatti l'ho invitato stasera, per una cenetta... qui.» - sussurrò.

«CHE COSA?! STAI SCHERZANDO?! - Lou saltò sul letto - E CHI CUCINEREBBE?!»

«Tu OVVIAMENTE: sei una cuoca fantastica e fattelo dire, quell'uomo ha bisogno davvero di cibo!»- le disse l’amica con l'aria più angelica del mondo.

«NUR... IO... IO... IO TI STROZZO! - urlò l'altra schizzando fuori dal letto e guardandola con gli occhi che lanciavano fiamme – Come ti è venuto in mente di invitare uno che manco conosciamo, qui in casa nostra e sbolognare a ME la cena?!Ti sei bevuta il cervello?!Almeno potevi chiedermelo prima di invitarlo! Tu sei pazza!»

Nur guardava calma e rilassata la sua amica mentre blaterava senza sosta, sbattendo roba a casaccio per la camera.

«Cioè questa mi invita un Ville Valo a casa e manco me lo dice e pretende che io cucini! Eh, certo! Ne parla come se fosse uno normale!» - sparò velocemente la tiritera in italiano, come le accadeva sempre quando era agitata.

«Ehm... Lou, se parli in italiano non capisco cosa dici... - le disse Nur cercando di reprimere una risata – Avanti... che sarà mai? È solo un uomo come un altro...»

«Eh?! Guarda che non è solo perché è un Ville Valo... avrei reagito allo stesso modo con chiunque! Sai che non mi piacciono le sorprese! E poi non ho voglia di conoscerlo, ok?» - sfuriò Lou puntandole la spazzola contro.

«Non è affatto vero: ogni volta che ti ho chiesto di cucinare per qualche mio amico, non hai mai fatto storie! Non vedo perché ora ne fai una tragedia! E come sarebbe a dire che non hai voglia di conoscerlo!? Santo cielo, Lou! È Ville Valo, non uno qualunque!»

«Hai appena detto che è un uomo come un altro.” - sibilò Lou minacciosa stringendo gli occhi a fessura.

«Sei impossibile amica mia! È ora che tu la finisca di evitare gli uomini! L'unico che frequenti con tranquillità è il Sig. Korhonen! Devi ricominciare a vivere: non puoi lasciare che un'unica storia andata male ti segni per il resto dei tuoi giorni! Sei giovane e bella e hai tantissime altre qualità che non sto qui ad elencarti! Perché ti castighi in questo modo!? Vivi la tua vita!» - Nur si alzò dal letto per andarle vicino e scuoterla.

«Che c'entra questo col fatto che non voglio cucinare per Valo e che non mi interessa conoscerlo!? Perché tiri sempre in ballo il mio passato quando non ce n'è motivo, Nur!?» - sbottò astiosa Lou.

«Perché che sia Valo o un altro tu scappi alla velocità della luce non appena un uomo sotto gli 80, ti si avvicina! Non è normale!»

«Non mi interessa conoscere uomini al momento, ok? Neanche per una semplice cena, neanche se venisse Brad Pitt in persona, ok? Perché stiamo discutendo!? - chiese all'improvviso fermandosi sfinita – Non ho voglia di discutere con te, ma non continuare con questa storia degli uomini, per cortesia!»

«Io mi preoccupo per te: sei qui da sola, non esci mai, sei sempre solitaria... vorrei vederti felice, vorrei che t’innamorassi di nuovo e vorrei che tu facessi sesso, perdinci! Hai così tanto amore da dare...»

«Nur... non sono pronta. Non insistere: non è con la filosofia del chiodo scaccia chiodo che mi sentirò pronta... ho bisogno di tempo per stare con me stessa e concentrarmi su di me, come non ho mai fatto in dieci anni. Lo capisci?»

«Lo capisco, anche se non lo condivido e lo sai... ma per favore, non chiuderti: non vuoi una storia? Ok! Ma almeno fatti nuovi amici...»

Lou la fissò in silenzio per qualche istante.

«E chi sarebbe quest’ amico? Il Valo?! Sai che figata...»

«Beh, lui figo lo è!» - disse Nur sdrammatizzando.

«Bah, non l'ho mai visto e non credo sia il mio tipo...»

«Antipatica! Allora cucinerai la tua pasta!? O Meglio la pizza: so che lui la adora...» - riprese con noncuranza tornando a stendersi sul letto.

«Ok, ti preparo la pizza ma non sarò presente alla tua cena: ho un impegno stasera!» - disse uscendo a testa alta dalla stanza.

Nur balzò dal letto e le tenne dietro.

«Come sarebbe a dire che hai un impegno!? TU!?! Dove devi andare e con chi?!» - volle sapere senza fiato.

«Devo lavorare: mi ha chiamato Matleena e dobbiamo allestire una mostra.»

«Di SABATO?» - sbraitò urlando Nur troncando le parole dell'amica.

«Sì, di sabato. – rispose calma l'altra, mettendo su la sua amata moka sul gas – Deve essere tutto pronto per lunedì ed io ho dato la mia disponibilità. Inoltre voglio conoscere l'artista di persona: mi piacciono le sue istallazioni.»

«Questa è una scusa che stai usando per non essere qui a cena con me! - la accusò Nur puntandole un dito contro – Sei infima...» - sussurrò quasi con rispetto.

«Non è una scusa: Matleena mi ha chiamata ieri sera sul tardi, disperata, perché non trovava nessuno disponibile e mi ha pregata di andare; Nur è il mio lavoro e mi piace, non prenderla come un affronto personale! Avrai la tua cena e la tua pizza.»

«Me ne frego della pizza! Volevo ci fossi anche tu! - si lamentò Nur – Almeno cerca di sbrigarti velocemente, così magari quando torni lo trovi ancora...»

Ma anche no.” - pensò ghignando nella sua mente Lou, ma non lo disse.

«Farò del mio meglio.» - rispose evasiva sorseggiando voluttuosamente il caffè.

«Ti odio.» - decise Nur.

«No, mi ami. Soprattutto quando cucino per te, quindi fai la brava e metti un po' d'ordine in questo porcile... - continuò velocemente accortasi che l'altra già apriva la bocca per protestare - ...mentre io vado a fare la spesa per la TUA cena. Come avrai notato in frigo c'è ben poco e anche nella dispensa, quindi tu farai quello che ti dico...

Se vuoi fare bella figura con il tuo principe. Oppure ordina al ristorante in fondo alla strada.»

«Ti detesto. Sai che odio fare le pulizie di casa!- strillò Nur – Mi si rovinano le mani!»

Alzando gli occhi al cielo Lou la scansò senza tante cerimonie e si diresse in bagno senza risponderle.

Prima di chiudere la porta dietro di sé, lanciò un sorriso a trentadue denti alla sua amica accigliata che la osservava con odio.

«Ricordi dov'è tutto l'occorrente per la perfetta casalinga, vero?! Se vuoi ti do le coordinate...» - chiese ridendo, chiudendo di scatto la porta prima che una costosa ciabatta firmata vi si schiantasse contro.


******


Come ogni sabato Lou si recò al supermercato più vicino, dove incontrò come sempre il Sig. Korhonen che girellava per le corsie con il suo carrellino.

«Buongiorno Sig. Korhonen!» - gli disse nel suo stentato finlandese, avvicinandosi trafelata, togliendosi il capello di lana bianca e la sciarpa in tinta.

«Buongiorno mia cara! Come stai oggi?» - le rispose lui con gli occhi azzurri ridenti e luminosi.

«Sto bene, grazie; e lei?»

«Bene cara, bene!»

«Sono qui se le serve aiuto, va bene?»

«D'accordo, d'accordo!» - le disse con un gesto veloce della mano, mentre si allontanava verso il bancone del pane.

Sorridendo si girò per fare la sua spesa; prese dei pomodorini rigirandoli tra le dita con occhio scettico, che le sembravano simili ai pachino ma dei quali non voleva sapere la provenienza.


Preferiva rimanere nell'oblio dell'ignoranza.

Mozzarella. Come sopra. Verdure varie.

Olive, quelle almeno erano in barattolo...

«Ah, quanto mi manca l'Italia in questi momenti...» - pensò sospirando.

Si affrettò quando vide che il Sig. Korhonen la attendeva già all'uscita, per cui prese al volo la confezione di bagnoschiuma e shampoo che stava scegliendo e si avviò alle casse.

«Eccomi, Sig. Korhonen, sono pronta!- gli disse ridendo arrivandogli vicino - Posso aiutarla?» - si offrì, indicando il sacchetto con il pane che aveva nella mano libera.

«Faccio da solo, cara: dammi solo il braccio. Sai, con questo ghiaccio...» - sospirò.

«Certo! Ah, stasera c'è la pizza!» - gli disse con un sorrisino complice.

«Davvero? Bene, mia cara ragazza! Ti aspetto allora!» - rispose lui ridendo felice come un bimbo.

Nessuno dei due si accorse dell'uomo, con un largo cappello di lana calato sui capelli castani e mossi, che fermo vicino alle casse, li osservava incuriosito con i suoi occhi verde chiaro.


******


«Sto morendo di fame e non so se riesco a resistere fino a stasera!» - esclamò Nur gironzolando intorno a Lou che si affaccendava in cucina, beccandosi un colpo di cucchiaio sulle nocche quando allungò una mano per rubare un pezzo di pizza appena sfornata.

«Ferma lì! - la riprese Lou - Non ti azzardare a toccare la mia pizza prima del tempo!»

«Despota.»

«Bimba monella... a che ora dovrebbe venire il tuo amico? Sai, voglio farmi una doccia prima di andare in galleria e non voglio ritrovarmi uno sconosciuto ciondolare per casa mentre esco dal bagno.» - chiese Lou leccandosi le dita dal pomodoro che aveva appena tagliato a dadini.

«Gli ho detto di venire quando voleva.» - rispose Nur riuscendo a rubare un pezzo di mozzarella prima che l'altra la colpisse di nuovo sulle dita, facendole la linguaccia.

«Ah bene, anche con comodo...» - rise Lou.

«Quindi è meglio che mi affretti se voglio evita... arrivare in galleria prima che il tuo ospite arrivi...»

«Odiosa di un'acida frigida.»

Lou scoppiò in una risata allegra e dopo due secondi Nur si unì a lei.

Contemplando la mole di pizza che aveva preparato, pensò che probabilmente avrebbe sfamato il principe per il resto del mese. Ne aveva di scelta: pomodoro e basilico, mozzarella, patate e verdure varie dal momento che Nur le aveva detto che il “tizio” non mangiava carne, così si era fatta prendere la mano nello sperimentare nuove combinazioni con ogni sorta di ortaggi e verdure.

«Bene, ripetimi cosa devi fare.» – disse a Nur che la guardava attenta come una scolaretta.

«Sì, ok allora: metto la pizza nel forno, aspetto che sotto sia dorata poi aggiungo la mozzarella e aspetto che si sciolga.» - ripeté diligente la scolara.

«Perfetto. Vedi di non incendiare casa.»

«Sarà fatto, capo!» - scattò sull'attenti Nur, sbattendo i piedi e portandosi la mano alla fronte.

«Tsk! Ora vado a preparami, voglio fare una buona impressione sul gallerista e non puzzare di pizza.»

«Mettiti un vestito sexy!» - le urlò dietro Nur, quando era già in bagno.

«Devo allestire una mostra, non fare una sfilata, stupidina!» - le urlò di rimando l'altra, mentre cercava di sciogliere i muscoli delle spalle sotto il getto d'acqua calda.

«Puoi essere sexy uguale anche con un vestito comodo!» - continuò Nur.

Non sarebbe riuscita ad essere sexy neanche se avesse messo i tacchi alti quindici centimetri e uno spacco fino alla gola... pensò sospirando.

Uscì velocemente dalla doccia sette minuti dopo, si asciugò e strizzò i capelli in un asciugamano mentre cercava di essere presentabile con un po' di trucco.

Indossò una maglia nera a collo alto e un pantalone anch'esso nero, stivali e fu pronta.

Ma i capelli erano un disastro: se voleva evitare di fare tardi e di beccare il finnico in casa sua, doveva darsi una mossa, per cui optò di legarli in una crocchia stretta faticando non poco a trattenerli mentre i riccioli cercavano di sgusciare da tutte le parti.

Quando uscì, Nur fischiò con apprezzamento.

«Wow! Mi hai presa in parola! Vedi che sei sexy anche senza scollacciarti? Sembri Eva Kant! Stai per andare a svaligiare una banca con Diabolik?»

«Mi hai beccata...»

Prese al volo cappotto e sciarpa, si infilò delicatamente il capello evitando di fare altri danni alla sua già indomabile chioma, mise a tracolla la sua borsa, prese le porzioni che aveva preparato per il Sig. Korhonen e filò dritta alla porta salutando Nur che la guardava sbalordita.

«Ehi, che fretta hai?! Sono solo le 19 e trenta!» - le chiese Nur con ansia.

«Devo prendere il tram e di sabato a quest'ora c'è traffico, non voglio rimanere imbottigliata e fare tardi!»- si giustificò Lou.

Era una balla. Non sapeva per quale motivo, ma non voleva correre il rischio di incontrare Valo.

Non aveva nessun motivo valido, non lo aveva mai visto se non di sfuggita in qualche programma tv, né ascoltato una sua canzone o mai visto un suo video.

Eppure era così e non si spiegava il perché.

Consegnò il suo dono al Sig. Korhonen che come sempre l'attendeva trepidante sulla porta, lo salutò augurandogli buon appetito e una buona serata e a passo veloce si diresse verso la fermata del tram.

Alle otto in punto entrò nella galleria, dove ad attenderla c'era Matleena che parlava con un uomo alto e moro che le dava la schiena.

Matleena come al solito si agitava dando ordini sulle disposizioni e quando la vide le fece un segno brusco con la testa a mo’ di saluto.

“Brutta serata...” - pensò Lou sospirando, togliendosi cappotto e cappello.

Matleena, una donna energica di cinquanta anni era una despota, come si suol dire.

Una che non si accontentava mai, che esigeva sempre la perfezione e tutto doveva essere così come lei aveva deciso.

Alta e slanciata, capelli neri lisci e portati sciolti sulle spalle, opera di qualche air stylist che doveva aver rinchiuso in qualche stanza della sua enorme villa, dal momento che erano sempre perfetti, un viso fresco e pulito, nonostante l'età; sempre elegante e raffinata, vestiti semplici ed essenziali che lei faceva risaltare con accessori spettacolari.

Quella sera indossava un completo blu scuro con pantaloni stretti, che le donavano in particolar modo, una camicia di seta bianca e la collana che Lou in assoluto preferiva tra tutte quelle che le vedeva sfoggiare da due anni, da quando Matleena l'aveva scelta tra altre ragazze e ragazzi come sua assistente e responsabile ai contatti con i clienti.

La prima volta che si erano viste le aveva fatto una cattiva impressione: ne era rimasta affascinata e terrorizzata. Per tutto la durata del colloquio non aveva sorriso una volta, né dato segni di interesse per il suo scarno curriculum, tanto meno per quello che lei le diceva.

Alla domanda secca e fredda, «Perché pensa che dovrei assumerla?», Lou era rimasta pietrificata e per qualche secondo aveva sbattuto gli occhi nel panico più totale.

Allora lei aveva risposto con sincerità e schiettezza: «Perché sono una che impara presto e non ha vincoli di orari, né fidanzati, mariti o prole a carico. Mi piace quello che faccio e un giorno voglio avere un mio spazio espositivo e magari una galleria.»

“O la va o la spacca” - si era detta convinta, stanca di quella pressione.

Matleena l'aveva guardata per la prima volta con interesse e con un mezzo sorriso gelido le aveva detto: «Perfetto. Inizia lunedì prossimo. Ora mi lasci lavorare.»- congedandola senza rivolgerle un altro sguardo.

Lou aveva sbarrato gli occhi non credendo alle sue orecchie, aveva mormorato un “grazie” e con gambe malferme era uscita dallo studio.

Col tempo aveva imparato non solo a gestire il carattere di Matleena, ma anche ad apprezzarla per le sue qualità umane.

Una volta superato l'iniziale gelo tra loro si era instaurato pian piano un rapporto di stima reciproca, poi di fiducia e infine di complicità. Non potevano dirsi amiche, ma Lou contava su Matleena e Matleena contava su Lou.

Insieme formavano una squadra efficiente e la loro macchina era oliata sempre alla perfezione.

Riuscivano a capirsi al volo: Lou indovinava sempre cosa voleva Matleena e come voleva che fosse fatto. Matleena le piaceva e nessuno dei suoi colleghi riusciva a capire perché loro due andassero così d'accordo.

Si avvicinò con discrezione ai due che stavano parlando, in attesa che Matleena la presentasse al loro artista.

«Julian, lei è Lou, il mio braccio destro, si occuperà di tutto quello che concerne l'organizzazione. Lou, ti presento Julian, il nostro artista.»- disse Matleena, concisa come sempre.

L'artista in questione si girò con un sorriso.

Porca vacca!” - pensò Lou arrossendo.

«Encantado, signorina...» - disse con voce suadente una bocca carnosa, occhi neri e profondi. Julian, le porse la mano e quando lei gli tese la sua, con suo enorme imbarazzo, si piegò in un elegante baciamano.

«Ehm... piacere mio.» - rispose Lou con voce bassa.

Intanto Matleena se la rideva sotto i baffi di fronte al suo imbarazzo.

Dopo le presentazioni e i convenevoli di rito, Matleena la mise subito al lavoro e lei accolse con gioia di allontanarsi dall'artista che ogni tanto le lanciava occhiate di fuoco, facendola avvampare ogni volta.

Eh, ma allora è una congiura?! Oh, piantala di arrossire come una scolaretta Lou! Sei una donna, non una bimba: che diamine!” - si ripeteva fra sé furiosa.

Cercando di concentrarsi sul suo lavoro, pena una lavata di testa di Matleena, Lou passò le successive tre ore e mezzo ad allestire secondo le direttive, le opere che Julian esponeva per la prima volta fuori dalla Spagna, suo paese d'origine.

Ammirò con stupore le opere di carta che Julian creava, maneggiandole con cura. I suoi lavori così minuziosi e geniali, che con carta, colla e creatività creava oggetti e concetti originali e dall’effetto scenico impressionante. L'opera che più la colpì fu un pugnale con la lama che altri non era che un leggera e candida piuma bianca.

Incantata da tanta fantasia e leggerezza, non si accorse che Julian le si era avvicinato alle spalle e le chiese con un sussurro cosa ne pensasse delle sue opere.

«Sono spettacolari davvero! - rispose di slancio – il “Castello delle fiabe” di carta: è stupendo!»

«Sono contento che ti piacciano... nel castello manca solo una principessa. Magari posso istallarti all'interno, saresti perfetta...» - disse con gli occhi neri ridenti.

Lou cincischiò una risposta schernendosi non riuscendo a mettere in fila un pensiero coerente.

Accidenti a me! Reagisci!” - si urlò nell'intimo.

«Possiamo provarci!» - disse lei con finta disinvoltura.

«Non mi tentare, potrei chiedere alla tua draghessa il permesso di usarti...» - disse facendo scivolare con lentezza lo sguardo di fuoco sul corpo di Lou, prima di ritornare sul viso.

“Stava parlando dell'istallazione, spero...” - pensò annaspando

«Come l'hai chiamata!?» - chiese subito dopo ridendo.

«Draghessa: colei che difende il castello della principessa di solito, da brutti ceffi poco affidabili, ma affascinanti... I principi sono sempre noiosi nelle favole, non trovi? Sempre così impeccabili e bellissimi. Sempre con gli occhi azzurri e i capelli biondi e una condotta irreprensibile.

Ogni favola finisce sempre con “E vissero felici e contenti” ma nessuno ci ha mai detto cosa succede dopo un anno.

Secondo me la principessa in questione tenta il suicidio dalla noia! Vuoi mettere se fosse scappata invece con il pirata? Di certo non si sarebbe annoiata.»

Il discorso non faceva una piega e lei rise di gusto alla breve ma decisa arringa.

Scommetto che lui si identifica con il pirata...”- pensò improvvisamente rilassata Lou.

«Sei per caso il portavoce della Congrega dei Pirati?!» - chiese continuando a ridere.

«Ovviamente. Con questi colori o facevo il pirata o mi mettevano a vogare con le frustate a ritmo di tamburo.»

Lou scoppiò di nuovo in una risata. Non era solo bello e talentuoso ma anche simpatico e arguto.

Quell'esperienza le sarebbe piaciuta, ne era certa.

Lui la fissava con occhi maliziosi e un ghigno che si sforzò di far sembrare piratesco. Santo cielo! Era piegata in due dalle risate.

“Bene, vedo che avete fatto amicizia.» - disse piccata Matleena arrivando di soppiatto alle loro spalle.

Subito Lou si riprese e si girò con aria seria, temendo una lavata di testa, ma la sua draghessa aveva un sorriso rilassato sul viso, segno che il lavoro era di suo gradimento.

«Ottimo lavoro, cara. Ora vai pure a casa o non farai in tempo per l'ultimo tram. Io non posso accompagnarti stasera, devo controllare le ultime cose. Ti spiace?» - chiese distratta, già con la mente al prossimo impegno.

«Ma no figurati, non c'è problema. Ci vediamo lunedì allora, capo!» - disse Lou sorridendo.

«Se non ti spiace e se la mia presenza qui non è più indispensabile mi farebbe piacere accompagnare a casa Lou, Matleena. Non posso lasciare che una ragazza giri per strada a quest'ora di notte. Non si sa mai chi potrebbe incontrare... girano brutti ceffi oggi.» - si intromise Julian rivolgendosi a Matleena come per chiederle il permesso e di sfuggita fece un occhiolino a Lou.

Lou soffocò una risata.

«Ma certo, te lo avrei chiesto io... dritti a casa! E... Julian? Tu mi servi domani pomeriggio invece, ci sono ancora alcuni dettagli di cui vorrei discutere con te.»

«Ci sarò, a domani Matleena e grazie ancora!» - disse Julian allegro mentre aiutava Lou ad indossare il cappotto.

Anche galante... non sarà troppo perfetto? Vuoi vedere che è gay?!” - pensò Lou divertita come non mai.

Uscirono nella notte fredda e pungente, tirandosi addosso le sciarpe.

«Bene, mia Eva Kant, dove andiamo a fare baldoria ora?» - chiese con aria complice Julian, prendendole il braccio e infilandolo sotto il suo.

«Anche la mia coinquilina mi ha chiamata così prima!»- rispose ridendo con le guance rosse Lou.

«Beh, somigli a Eva con quella tenuta da ladra... vado bene come Diabolik anche se non ho gli occhi azzurri?!»

«Vai benissimo!»

Le piaceva il suo accento spagnolo sotto l'inglese quasi perfetto. La faceva sentire come a casa la sua voce calda e gli occhi neri e maliziosi. Gli spagnoli erano molto simili agli italiani: pronti al riso, al divertimento, alla musica... decise che Julian le piaceva e strano a dirsi non era più a disagio con lui, anche se continuava a guardarla con interesse.

«Dove vuoi che ti porti? Pub, ristorante? Hai fame? - chiese improvvisamente Lou – io sto morendo.»

«Anch’io, muoio di fame... presumo che qui non ci sia un ristorante italiano, tanto meno uno spagnolo giusto?»

«Sì, ce ne sono, ma non te li consiglio, credimi, meglio optare per la cucina locale.»- rispose sospirando e in quel sospiro era concentrata la sua idea sul cibo finlandese.

«Bene allora sono nelle tue manine, bionda... mi fido di te.»- disse spingendola gentilmente verso un'auto nera e scattante come lui, aprendole la portiera.

Lou scelse un ristorantino piccolo ma carino.

Lou gli consigliò di assaggiare il delizioso “Karjalanpiirakka” , una specie di focaccia fatta con riso e patate, che lei adorava; Julian ordinò poi del classico salmone, bevvero i deliziosi liquori tipici fatti con i frutti di bosco e infine optarono per il dolce, il “mammi,” un dessert fatto di segale e malto.

Julian le faceva domande a raffica, parlava di continuo, accompagnando le sue parole con grandi gesti delle mani; Lou era rilassata e a suo agio, con le guance soffuse di rosso e gli occhi brillanti seguiva i discorsi del suo nuovo amico; una mente acuta e un fascino latino potevano fare danni, ma stranamente non era agitata e il resto della serata passò velocemente, che quasi dimenticò Nur e la sua cena con Ville Valo.

Quando Julian la riaccompagnò a casa, Lou si chiese se l'ospite era ancora in casa o fosse già tornato a rintanarsi nella sua torre; Julian fermò l'auto proprio di fronte al vialetto che portava a casa.

Gettando uno sguardo dal finestrino verso la torre, Lou vide che le luci erano spente, per cui ne dedusse che Valo aleggiasse ancora in casa loro.

“Merda!” - pensò infastidita.

Per fortuna Julian, spento il motore sembrasse non avere fretta di lasciarla andare: si era sistemato contro i sedili di pelle, girato verso di lei e la guardava in silenzio.

«E ora che succede? Perché non parli?» - chiese Lou con un senso di agitazione crescente.

«Stavo ascoltando le parole di questa canzone.» – rispose lui.

«Non la conosco.»

Rimase qualche istante in silenzio, prestando attenzione alle parole della musica in sottofondo.

* “Love is insane and baby

We are too

It's our hearts little grave

And the salt in our wounds...”

Il cantante aveva una voce calda e sensuale, avvolgente e le parole erano bellissime: tante volte lei si era sentita come se l'amore continuasse a spargere sulle sue ferite il sale, non lasciandole mai chiudere.

«Come sarebbe a dire che non la conosci?! Dì un po’, non sarai l'unica in Finlandia a non conoscere gli HIM?» - rise Julian.

«Gli HIM? Questa è una loro canzone ?» - chiese piano Lou.

«Sì, ovviamente... fa parte di uno dei loro primi dischi... ma, stai parlando sul serio? Non li conoscevi?» - chiese sinceramente stupito Julian.

Lou fece segno di no con la testa, ancora concentrata sulle parole, sulla voce e... ora finalmente sapeva che voce aveva Ville Valo.

«Sono un loro fan da sempre sai? Ho avuto anch’io come tutti, il mio periodo Metal...» - disse con un po' di timidezza.

«Non ho mai ascoltato questo tipo di musica – disse Lou – non è il mio genere, anche se questo testo non mi dispiace...»

«I testi di Valo sono tutti profondi, dovresti ascoltarli sai? Secondo me ti piacerebbero molto...»

Era un loro fan. Che avrebbe detto Julian se avesse saputo che Ville ora era in casa sua?

«Non ne sono sicura, ma ascolterò il tuo consiglio... Credo di poter fare questo sforzo!» - rispose piano guardando Julian con un sorriso di scuse.

«Dovresti...» - sussurrò Julian avvicinandosi ad accarezzarle una guancia col dorso della mano.

Un attimo e lei si era tirata indietro repentinamente.

Julian accorgendosi di aver fatto un passo falso, le chiese scusa guardando distrattamente fuori dal parabrezza, tornando ad appoggiarsi al sedile.

«Scusa, non volevo essere precipitoso, ma vedi... tu mi sei piaciuta subito ed è nella mia natura istintiva lasciarmi andare alle emozioni; non volevo sembrarti uno che ci prova alla prima sera con la prima donna che ha sottomano.»

Lou rimase in silenzio schiacciata contro la portiera dove si era rintanata, con lo sguardo basso e le guance in fiamme.

«Lo so... cioè non lo so come sei, come ti comporti di solito con le donne, Julian... - disse d'un fiato - anche tu mi piaci, ma non è il momento adatto per me. Non prenderla come un rifiuto a te. Davvero sono stata benissimo stasera, a mio agio come non mi accadeva da tempo. Non... non voglio che si rovini... quello che... Insomma, non voglio rovinare questa serata splendida...» - continuò ansando.


«Lou è colpa del mio sangue 'caliente' di pirata spagnolo! – disse Julian di slancio prendendole una mano, cercando di farla ridere - Scusami ancora... vuoi?»

«Ok.» - gli sorrise.

Non voleva aumentare ulteriormente l' imbarazzo dal momento che sarebbero dovuti stare a stretto contatto per parecchie settimane. Non era successo niente del resto e non era il caso di ingigantire solo perché lei se la faceva addosso ogni volta che un uomo le dimostrava di trovarla bella e desiderabile. Con la coda dell'occhio vide un uomo uscire dalla porta di casa sua e attraversare il vialetto: un uomo alto e slanciato, anzi decisamente magro, in vestiti che sembravano fin troppo larghi per lui. Camminava con le mani ficcate in tasca, lentamente, con la testa nascosta da un cappello che gli copriva gran parte del viso. Passò davanti all' auto, gettando uno sguardo distratto all'interno: Lou si schiacciò ancora di più contro la portiera girando di scattò il viso, nascondendoglielo.

Un viso pallido, di cui non vide i lineamenti. Ville Valo.

Ma perché mi nascondo?!” - si chiese furiosa Lou.

Tornò a girarsi osservando la camminata elegante e allo stesso tempo dinoccolata dell'uomo, che qualche istante dopo girò l'angolo e sparì dietro il muro di mattoni rossi.

Julian osservò tutta la scena con curiosità ma non disse nulla; per essere un fan degli HIM era alquanto distratto.

«Tutto ok? - chiese Julian dopo qualche secondo – Conosci quell'uomo?»

«No. - rispose secca Lou. E tu?» - gli chiese con gli occhi maliziosi lei.

«Io? Dovrei?!» - Julian la guardava con aria interrogativa.

«Sì, dovresti. Hai detto che sei un fan degli HIM, giusto? - domandò con un sorriso furbo, al suo cenno d'assenso continuò con tono basso, per creare la suspense – Bene... quello che è appena uscito da casa mia e che ci è passato davanti, era Ville Valo.»

«Certo! - scoppiò a ridere Julian – Come no!»

Lei indicò la torre a destra godendosi lo stupore di lui che sbarrò gli occhi.

«Porca vacca! Non mi ero reso conto... cioè cazzo! Tu abiti di fronte a Valo e non lo conosci?! Ma... aspetta un momento! Hai detto che è uscito da casa tua?!» - Julian la fissava come se lo stesse prendendo in giro o fosse pazza.

Gli spiegò velocemente i fatti accaduti negli ultimi giorni; la festa della sua amica, l'incontro con Valo al pub, l'invito a cena, la pizza.

«E tu hai preferito venire ad allestire la mia mostra che stare a cena con Ville Valo? Sei matta?» - le chiese ridendo Julian ma sotto sotto lusingato. Lei fece spallucce.

«Amo il mio lavoro.» - disse lei concisa alla maniera di Matleena.

Julian rideva di gusto, facendo ondeggiare la macchina.

«Sei un fenomeno... sono pazzo di te, giuro!»

«Smettila di ridermi in faccia! - gli diede un pugno leggero sul braccio ghignando – Ora però è meglio andare. Domani la mia draghessa ti metterà sotto e sarà meglio per te arrivarci in forma.»

«Adoro quando le donne mi mettono sotto...» - sospirò lui.”

«Non ne dubito!» - rise Lou.

Julian aprì la portiera, precipitandosi a girare intorno alla macchina per farla uscire.

«Ma che galante... - disse lei passandogli accanto, precedendolo verso la porta - Grazie Julian. Davvero. Mi sono divertita tanto e sono contenta di averti conosciuto...»

«Piacere mio, donzella... - rispose prendendole la mano gelida e baciandola di nuovo – Spero di vederti presto. Ce la farò ad aspettare Lunedì?» - chiese ridendo.

«Spero di sì!»

«Sogni d'oro, Eva...»

«'Notte, Diabolik... e grazie ancora!»

Julian aspettò che lei si chiudesse la porta alle spalle prima di avviarsi alla macchina e tornare nel suo albergo.

Lou una volta dentro casa si appoggiò alla porta con gli occhi chiusi.

«Chi diavolo era quello!? - sbraitò Nur con gli occhi che mandavano lampi - Sono le due passate! Dove diavolo sei stata?»

«Buona sera anche a te! - disse ridendo Lou togliendosi il cappotto. Com'è andata la tua cena “principesca”?»

«Non cambiare discorso! Chi era quello?»

«L'artista che ospitiamo in galleria...» - era di cattivissimo umore. La guardò camminare dritta verso la cucina e prendere una bottiglia di acqua dal frigo e bere meccanicamente.

«Com'era la pizza?» - cambiò domanda nella speranza che si calmasse.

«La pizza era buona.» - rispose piccata Nur.

«Ma...?! Che è successo, perché sei di cattivo umore? L'ho visto uscire poco fa, quindi ho presupposto fosse andata bene...»

«È andata bene, tutto sommato. Tranne il fatto che mi ha elegantemente respinto! Abbiamo passato l'intera serata a flirtare e lui alla fine quando mi sono fatta avanti, dopo due ore che lanciava sguardi assassini, ha sorriso e ha detto solo “mi spiace... non credo sia il caso...»


Se Nur non fosse stata così furiosa, avrebbe riso come una matta tanto era indispettita: era uscita prima che l'altra si preparasse quindi vedeva solo ora quanto impegno avesse messo nell' “Agguato”.

Quella sera aveva scelto un abito nero, corto ovviamente in modo da mettere in mostra le perfette gambe affusolate, leggermente scollato, i lunghi capelli lasciati sciolti in onde voluminose, il trucco perfetto e sensuale e ai piedi un paio di tacchi alla cui vista lei provò senso di vertigini tanto erano alti. Era favolosa, ma forse un po' troppo ricercato per una pizza con un vicino di casa. Era probabile che Valo si fosse sentito vagamente braccato?

Ne dubitava: ogni uomo che conosceva avrebbe fatto carte false per trovarsi una donna del genere ogni sera della loro vita.

«È impazzito? Cioè se non fossi certa dei miei gusti sessuali, ti salterei addosso anch’io: sei favolosa! Gioca a fare il bello e impossibile?» - chiese indignandosi in nome della solidarietà femminile.

«Non lo so, è probabile che volesse veramente solo una pizza tra vicini ed io ho forzato la mano; ma lui è un tipo affascinante, mi era parso di capire ieri sera che non mi trovasse affatto repellente... forse ho capito male io...» - disse esitante lei sedendosi e scalciando via le scarpe nervosa.

Lou sgranò gli occhi incredula: in quasi due anni che la conosceva, era la prima volta che vedeva la sua amica insicura e depressa per un uomo! Che diavolo aveva combinato Valo per fiaccare la fiducia della sua indistruttibile mangia uomini?!

«Sono proprio curiosa di sapere che diamine gli è passato per la testa!»

«Uhm... mi spiace tesoro, probabilmente vuole solo tirarsela per farti capitolare... - buttò lì Lou cercando di consolarla e darle fiducia in se stessa – Vuoi rivederlo?»

«Non ne ho idea... odio quando un uomo mi respinge! Come osa?! - inveì riprendendo un po' di fiducia in se stessa. - Adesso non ha fatto altro che scatenare la mia voglia di rivalsa!»

«Probabile che era proprio questo il suo scopo: che volesse essere corteggiato! Uomini!» - sbuffò Lou, scalciando anche lei gli stivali rannicchiandosi sul divano accanto all'amica.

«A proposito di uomini: com'è andata la tua serata? Ti vedo particolarmente accalorata e hai una luce negli occhietti che non me la conta giusta! Spara tutto, Lou! Ora!»

«Beh, è andata bene: lui è un artista interessante ed anche un simpatico ragazzo. Siamo andati a mangiare qualcosa insieme da soli, quando abbiamo finito e sono stata bene...»

«Ma?»- chiese Nur, intuendo che c'era altro.

«Ma niente: lui ci ha provato e io l'ho respinto. Normale amministrazione. Almeno per me. Ma voglio conoscerlo, mi piace stare con lui. Mi è solo sembrato eccessivo che si facesse avanti la prima sera, dopo poche ore che ci eravamo conosciuti...» - disse pensando improvvisamente al fatto che quella sera, entrambe, avevano vissuto più o meno la stessa situazione, solo nel modo inverso.

«Bah... - sbottò la sua amica nervosa – non capisco neanche te: lui ti piace, sei stata bene, non capisco perché non ti sei lasciata andare! Sei come Valo!?»

«Nur, non so come sia Valo, ma so come sono io e lo sai anche tu. Per stare con qualcuno ho bisogno di qualcosa in più che un rimescolamento di ormoni. Voglio conoscere una persona un pochino meglio prima di andarci a letto! Mi trovi esagerata? Per me è così. Non riesco a lasciarmi andare con qualcuno che ho appena conosciuto: è già difficile farlo con qualcuno che conosci, figuriamoci con uno sconosciuto!»

«Sì, lo so come sei, tesoro... - sospirò e subito dopo rise divertita - forse saresti stata meglio con Valo stasera ed io con il tuo artista! Sicuramente ognuno di noi sarebbe stato contento, senza nessun imbarazzo!»

«Non ne sono mica sicura che sarei stata meglio con Valo! Neanche mi piace!»

«Ma se neanche lo conosci!- ribatté l'altra – credimi, non sarà un super muscoloso abbronzato Adone, ma è molto molto sexy... me ne intendo!»

«Se lo dici tu...- sospirò Lou alzandosi con uno sbadiglio, andando verso la cucina – Ti va una tisana prima di andare a letto?»

«Certo... calmante, per favore: ho gli ormoni che saltellano per casa!» - rispose acida, strappandole una risata.

«Tu, mia cara, hai sempre gli ormoni che ti saltellano intorno! Sei una bomba ad orologeria ambulante... hai spaventato il piccolo Valo...» - l'accusò.

«Umpfh...»

«Quando riparti hai detto?»

«Lunedì pomeriggio... spero di tornare Domenica però, poi starò a casa per un’intera settimana: non so se tornare dai miei per qualche giorno. Non li vedo davvero da troppo tempo, quasi mi sono dimenticata di casa mia!»

«Mi sembra giusto... dovresti andare.» - Lou pensò che anche lei era tanto che non tornava a casa, infatti aveva già prenotato un biglietto per quella estate e finalmente avrebbe rivisto i suoi cari.

Tornò con le due tazze fumanti verso il divano e ne porse una a Nur che la prese ringraziandola.

«Uhm... mi ci voleva proprio qualcosa che mi scaldasse.»

«Uhm... chissà perché non credo che fosse questo il tipo di riscaldamento che avevi in mente per stasera...»

«Uhm... no! Vedremo... ho intenzione di non dare tregua al Principe Sfuggente!»

Povero Valo! Non sapeva in che guaio si era cacciato!


******


Il mattino seguente si svegliarono molto tardi, pranzarono facendo la colazione e decisero di fare una passeggiata; anche se c'era ancora la neve dei giorni precedenti era spuntato il sole ed entrambe aveva voglia di fare quattro passi e prendere una boccata d'aria prima che sparisse di nuovo dietro le nuvole.

Infilarono cappotti, guanti e sciarpe e si lanciarono ridendo in strada mano per mano.

Passeggiarono senza una meta precisa nei dintorni, chiacchierando allegramente; si fermarono a bere una cioccolata calda in uno dei tanti pub che incontrarono per strada.

Tornarono a casa a pomeriggio inoltrato, fradice per aver improvvisato una lotta di palle di neve sotto casa. Entrarono inciampando e rotolando per rincorrersi; Lou aveva ancora in mano un ultimo proiettile che voleva a tutti costi lanciare. Girò intorno al tavolo della sala mentre Nur girava in senso contrario.

«Prima o poi dovrai uscire allo scoperto e ti sparo questa palla di neve su quella faccia truccata alla perfezione!»

«Prova a prendermi ranocchia! Se sporchi casa pulirai tu, ti avviso! Stiamo già facendo un macello con gli stivali.»

«Tranquilla ho una mira eccellente...» - disse Lou calcolando una finta, scartando a destra si girò velocemente per scattare in avanti quando Nur colta di sorpresa inciampò nei suoi stessi piedi, (e nei suoi stivali costosi) cadendo col sedere per terra con un “anf!” di disappunto.

La palla colpì il centro esatto della fronte e colò lentamente sul viso di Nur, finendo con un “plop” sul jeans.

Lou esultava per casa dandosi arie e menando per il naso la sua amica ancora seduta a terra offesa.

«Me la paghi Ranocchia!»- disse alzandosi e a testa alta, con un ciuffo di capelli fradici che le pendeva davanti al viso, le passava davanti impettita e fintamente offesa. Lou si stava letteralmente rotolando dalle risate, allontanandosi dall'amica temendo ripercussioni fisiche, raccolse la neve che era caduta per terra.

«Non provarci! Sei proprio scorretta!» - urlò filando via alla velocità della luce Nur, chiudendosi in bagno.

Ridendo a crepapelle Lou aprì la porta finestra per buttare fuori la neve ridotta in poltiglia.

Un movimento impercettibile attirò la sua attenzione verso l'alto. Alzò il viso.

Ville Valo.

Immobile alla finestra che guardava in giù verso casa loro. Lou si chiese se avesse assistito a tutta la scena della lotta nella neve con Nur. Sembrava sogghignasse. Probabilmente sì, aveva visto. Con un gesto lento, lui si portò la mano al viso a mo’ di saluto militare, con un leggero sorriso, o almeno tale sembrava dal punto in cui lei si trovava, dal momento che non riusciva a distinguerne i lineamenti.

«Oh!»

Presa alla sprovvista lasciò cadere la neve dalla mano, in un istante di smarrimento.

Poi con un gesto altrettanto lento ed elegante, un gesto per cui il suo amico Simone sarebbe andato letteralmente in estasi, sprofondò in una lenta e aggraziata riverenza, chinando il capo.

Quando si rialzò buttando un occhio in su, vide che lui era appoggiato con un braccio al lato della finestra, con una mano al cuore, con aria colpita e teatrale.

Ville Valo 0 – Lou 1.” - pensò esultante.

Lou girò sui tacchi e tornò dentro casa con un ghigno soddisfatto sul viso.


******

Angolo di quella che pensa di essere autrice:
Bene... eccoci al secondo capitolo.
Io e la sistwer
Valentina - Arwen85 abbiamo iniziato a scrivere insieme, pubblicato e ora ci ritroviamo ad avere il classico blocco dello scrittore in simbiosi.. ( a proposito andate a leggere anche lei!!)
Pensando che i vostri commenti possano aiutarci e spronarci a scrivere, e non volendo lasciarvi a bocca asciutta fino a giovedì, abbiamo pensato di pubblicare ugualmente... ed eccoci qui! ^^
Come sempre i dovuti ringraziamenti alle mie due Beta- Reader:
Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) (anche lei andate a leggerla!!) e Pulci Saretta detta Pupù che con amore, costanza e minacce mi sopportano con le mie paranoie infinite ("avrò spiegato bene quello che intendevo? Si capisce che lei pensa questo e invece dice quest'altro!? Ma secondo voi... sono troppo pesante?!?!" ecc ecc...); ringrazio inoltre SeleValo.

E poi... Ta-nah ta-nah...(musica dello squalo in sottofondo con ansia crescente...) la mia amata, adorata, stralovvata Tesò, stalker di professione e terza testa di un unico cerbero...
senza le sue recensioni che sarebbe questo sito?!?!
Lei aspira a diventare Senior, per cui impazza come una folle, recensendo a casaccio con sommo terrore di tutti gli autori che la vedono arrivare! (grazie Tesò ti voglio bene *le dice infilandole un dito nel naso*);
un bacino sul nasino a tutte le altre che mi leggono: Laura, Silvia (Love!!), Connie, Margherita, Mariangela, Fenghera, e Marianna!
E anche magari chi legge e non recensisce
(PS: ma se volete farlo io non mi offendo, eh!? Sparate pure a zero su di me: sono pronta ad immolarmi per Valo!!)... siccome mi sono dilungata parecchio... Cià! ^O^

*La song citata è Salt in Our Wounds - HIM


Alla prossima,
*H_T*

   
 
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