Quando arrivò a casa, aveva ancora gli occhi umidi per il pianto, quell’inutile pianto. Si sentiva molto stupido in quel momento e non sapeva se sarebbe mai riuscito a superare il terribile imbarazzo di prima. Ma più che altro, lo aveva sorpreso il fatto di non essere riuscito a sostenere lo sguardo di Jonghyun; per la prima volta in vita sua aveva compreso di non riuscire a controllare ogni situazione, perché sembrava esistere qualcosa –o qualcuno- in grado di farlo vacillare.
 
Privo di forze, si stese sul letto, troppe emozioni nella stessa giornata e tutte causate dalla stessa persona continuavano a vagargli tra la mente e il cuore, impedendogli di fare nient’altro.
Pensava e ripensava a quegli occhi scuri e profondi trasudanti sicurezza che lo guardavano e tra un pensiero e l’altro si addormentò senza neanche accorgersene.
Non era finito in un sonno particolarmente profondo, ma era rimasto in quel dolce e delicato dormiveglia che, anche se per poco, era capace di tranquillizzarlo, o almeno era solito farlo.
Nella sua mente prese forma la figura di quel ragazzo; stava suonando, però non stava guardando le corde della chitarra, il suo sguardo era attratto da un punto indefinito davanti a sé. Che cosa guardava? Kibum voleva tanto saperlo…
Il suono era dolce come al solito e, per la prima volta, conosciuto… lui conosceva quella melodia, la conosceva! Non era certo di dove l’avesse sentita, ma non gli era indifferente, proprio per niente.
Voleva avvicinarsi, voleva parlargli, lo voleva davvero, ma più cercava di toccarlo, più la scena gli pareva sfocata, indistinta… -NO! TI PREGO, NO!- urlava nel silenzio, tristemente consapevole che nessuno l’avrebbe mai sentito, che Lui non si sarebbe mai accorto della sua presenza.
 
Aprì gli occhi di scatto sotto l’impulso dell’angoscia, il respiro affannoso e il viso imperlato di sudore… perfetto! Ora si presentava anche nei suoi sogni.
Questa faccenda cominciava a rasentare il ridicolo, dopotutto loro neanche si conoscevano!
Si alzò dal letto sbuffando, alterato per il fatto di non aver potuto avere un sonno tranquillo, cosa che non avrebbe di certo fatto bene al suo umore, e si diresse in bagno; lo specchio posto sopra il lavandino gli mostrava un paio di occhiaie che quella mattina non c’erano…
-MPF! PATETICO!- si disse, a metà tra lo scocciato e l’esasperato.
 
Jonghyun occupava i suoi pensieri e ora sembrava essersi insinuato anche nei suoi sogni… Che cosa voleva da lui? Perché non lo lasciava semplicemente in pace? Kibum aveva bisogno di saperlo, non poteva certo lasciare che i giorni si susseguissero in quel patetico modo.
Doveva agire, sì. Domani lo avrebbe cercato.
 
 
“Toglierti dalla mia testa… sarà possibile?”