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Autore: SoloDolo    13/03/2012    0 recensioni
Non mi piace anticiparla troppo. Diciamo che è una tranquilla conversazione tra Mike, il nuovo arrivato, e l'anziano del suo gruppo, Henry. Tra poche parole scorrono spesso numerose emozioni che scritte non si possono infondere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mike si accomodò e si stiracchiò gli arti. Era da poco che lavorava, e sentiva urgentemente il bisogno di fermarsi un attimo. Gli dolevano tutte le giunture, e il mal di testa martellante gli impediva di pensare lucidamente.
Si rilassò in un angolino della stanza, rimirando le pareti. Osservò che forse era un po’ troppo piccola. Dopotutto chi si svaga ha bisogno di liberare i pensieri per farli scodinzolare. In quel momento entrò Henry, l’anziano del gruppo.
-Già qui?- disse, con il suo tono da vecchietto faceto.
-Già.
Più Mike si rimirava, più cercava di convincersi che quei pestoni che aveva tutt’addosso fossero prova più che convincente di aver appena fatto un arduo lavoro. Ma davanti alla senilità estrema di Henry si imbarazzò non poco.
Si adagiò in un angolino pure lui, passandosi le mani su tutto il corpo.
-Fidati che è la parte peggiore, quando hai appena iniziato. Poi, col passare del tempo, ti ci abitui. Per poi tornare a fare qualche scappatella a riposarti verso la mia età. Il segreto è fare esperienza. E non solo in questo lavoro, ma, in un senso più generale, nella vita.
Detto questo, afferrò un pezzettino di arachide e se lo portò alla bocca. A metà del gesto si sentì inconsueto, così ammiccò a Mike.
-Ne vuoi anche te?
Mike rispose educatamente di no; Henry lo inghiottì tutto intero.
-Senti- disse Mike -ci sarebbe una cosa che vorrei chiederti. Insomma, visto che ne hai passate così tante, pensavo avresti potuto darmi una mano.
-Dimmi tutto- disse, aggiustandosi e accarezzandosi il gonfio ventre.
-Ieri ero al lavoro con Christopher. Lo conoscevi?
Il vecchio abbassò la testa e aggrottò la fronte. Mike continuò.
-Non lo conoscevo neanche io. Insomma, era il nostro primo turno insieme, e il mio primo turno in totale. Non so se anche lui fosse appena entrato. Sai cosa gli è successo, vero?
-Sì- rispose -la vita a volte è spietata.
Si scambiarono due occhiate malinconiche, poi Mike ricominciò a parlare.
-Ecco, io non so come comportarmi. Siete abituati, qui dentro? Voglio dire, siete abituati a chinare il capo ed andare avanti? Come se non fosse successo nulla?
Henry attese a lungo prima di parlare.
-Non è vero che non pensiamo sia successo nulla. Semplicemente, non permettiamo che la sventura di uno contagi la vita di tutti. Ne muoiono a migliaia per mille motivi nel mondo, ogni giorno. Ma non possiamo fermarci a piangere per ognuno di noi che molla.
Fece un gran sospiro, poi continuò.
-Facciamo anche noi così: non avviliamoci troppo a lungo.
Buttò lo sguardo a Mike, e vide che si era ripreso un pochino. Così riprese il discorso con tono amichevole.
-Allora, dimmi Mike. Hai figli?
-Sì- annuì -due maschi e una femmina.
-Assomigliano al padre o alla madre?
-Oh, tutto loro madre.
Il vecchietto si lasciò sfuggire una risatina compiaciuta.
-Quella benedetta donna! E’ ancora aggressiva come un mese fa?
-Aggressiva è dir poco! E’ molto sexy!
E così risero insieme per cinque minuti. Poi il loro senso civico li riportò al dovere.
-E’ ora che torni all’opera. Vieni anche tu?- disse Henry.
-Dammi solo cinque minuti.
Henry uscì, e Mike non poté fare altro che sogghignare, pensando a quel simpatico vecchio.
Poi si diede un’ultima stiracchiata, si accucciò a otto zampe e uscì dal formicaio.
  
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