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Autore: Temari    13/03/2012    3 recensioni
Cap. 13: [Takahashi Misaki] - Osservando il cielo terso, mentre si incamminava verso la stazione, Misaki pensò che sicuramente anche quel giorno doveva esserci stato un cielo così azzurro e privo di nuvole... Era successo in giugno, dopotutto—era anche vero che in estate gli acquazzoni improvvisi non erano così rari, ma no, era quasi certo che quella giornata fosse stata molto calda. - => B-DAY!FIC per Usagi-san
*Una raccolta dedicata a Junjou e Sekai-Ichi basata su una lista di 51 prompt che hanno come filo conduttore la Divina Commedia.*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti! =D
Pensavate mi fossi dimenticata di questa raccolta?? Ebbene--sì, è vero. XD
In un certo senso. Per un po'.
Comunque, l'importante è che sia di nuovo qui! :3

Note: 13,600
¥= circa 100€
         24,500¥= circa 180€... lasciate perdere i conti fatti un tantino a cacchio, ok? ^^"

Ja ne,
Temari


A Walk Through the Underworld
§ Le Tre Cantiche §

 
Cantica dell'Inferno


- Avarizia -

[Accortezza - 676 parole]
 
        A quasi diciassette anni, Nowaki era ormai abituato a vivere da solo in un monolocale.
        Da oltre un anno provvedeva a se stesso meglio di quanto la quasi totalità dei suoi coetanei potessero affermare. D'altro canto, era cresciuto in un orfanotrofio, ed essendo stato uno dei bambini più grandi aveva dovuto prendersi cura di molti dei più piccoli ed aiutare con le faccende dato che il personale dell'orfanotrofio era sempre stato insufficiente per badare a tutti.
 
        «Tremila, cinquemila, seimila, settemil—» Nowaki interruppe all'improvviso il conteggio quando si accorse, con sommo orrore, di non aver più banconote in mano. Rimase a fissare il misero mucchietto di denaro e, a man mano che i minuti passavano, poteva sentire il colore letteralmente sparire dal suo viso... Non aveva abbastanza per pagare l'affitto di quel mese.
        Come aveva fatto ad essere così poco attento?! Come aveva fatto a non accorgersi di essere a corto di soldi?
        Eppure era sicuro di non aver speso nemmeno cento yen che non fossero strettamente necessari! Segnava sempre scrupolosamente tutte le sue spese, perciò sapeva di non aver usato più della solita somma di denaro.
        Allora com'era possibile?
        Aveva il cuore che rischiava di esplodere al pensiero di dover lasciare l'appartamento; sapeva che non avrebbe mai trovato un altro posto in cui vivere per soli 13,600¥ al mese... Soprattutto, non avrebbe mai trovato qualcuno di altrettanto comprensivo da lasciare un sedicenne vivere da solo senza alcun garante. Momoko-san, la proprietaria, era stata tanto gentile da non chiedergli la stessa cifra degli altri residenti perché aveva capito la sua situazione e gli era venuta incontro. Ma Nowaki era cosciente di come andavano le cose nel mondo, normalmente: quella era stata un'eccezione, non certo la regola.
        Inspirando ed espirando un paio di volte, Nowaki cercò di calmarsi e ricomporsi. Voltandosi verso il futon piegato in un angolo della stanza, allungò il braccio fino a toccare un box in plastica basso e lo trascinò verso di sé, rovistando fra i contenuti fino a trovare l'agenda in cui segnava tutte le sue entrate ed uscite; andando indietro una pagina alla volta fino all'inizio del mese, gli occhi blu scuro scrutarono ogni riga ed ogni cifra— «Ah, trovato...!» Esclamò con tono tutt'altro che trionfale.
        Il primo giorno del mese aveva spedito 24,500¥ all'orfanotrofio, come sempre, solo che si era preso l'influenza subito dopo ed era dovuto rimanere a casa per una settimana intera... Saltando così il pagamento settimanale di tutti e sei i lavori part-time che aveva.
        «Kusama-kun...!» Nowaki fece un mezzo salto nel sentire la voce di Momoko-san interrompere il cupo filone dei suoi pensieri. Non voleva farsi vedere... Si vergognava troppo all'idea di dover dire alla donna di non poter pagare. «Kusama-kun, ci sei?»
        Sospirando pesantemente, si alzò dal tatami e attraversò la stanza in tre passi, facendosi coraggio ed aprendo la porta. «Momoko-san...»
        «Oh, allora sei in casa, Kusama-kun! Cominciavo a temere che fossi uscito per uno dei tuoi part-time.» Disse la donna, rivolgendogli un sorriso, «Ho cucinato del sukiyaki, ma mio figlio se n'è dovuto andare a lavoro all'improvviso e mangiarlo da sola è uno spreco, che ne dici? Ti va di unirti a me?» propose.
        Nowaki non riusciva a guardarla in viso e dovette resistere la tentazione di tormentarsi le mani dall'imbarazzo e dal nervosismo. «E-ecco... Momoko-san... Ho una cosa da dirle...» mormorò infine, preparandosi già al peggio. «Non credo che potrò... Pagare l'affitto di questo mese...»
        «È perché sei rimasto a casa per quella brutta influenza?» Chiese Momoko-san con uno sguardo preoccupato. Al cenno di assenso di Nowaki, la donna sospirò, «Non potevi farci nulla.» disse, posando una mano sulla spalla del ragazzo più alto di lei di almeno una spanna e mezza.
        «... Avrei fatto meglio ad andare a lavoro lo stesso.»
        «Non dire assurdità, Kusama-kun, avevi quaranta di febbre e riuscivi a stento a restare sveglio. Non saresti potuto andare da nessuna parte.» Lo rimproverò la donna con cipiglio severo. I due non dissero nulla per qualche tempo, poi Momoko-san sorrise nuovamente, «Allora, quel sukiyaki? Non vorrai che si freddi, no?»
        Accogliendo con gratitudine la mano che gli scompigliò i capelli, Nowaki annuì con un piccolo sorriso. «Mmh.»
 
   
 
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