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Autore: watereyes    13/03/2012    8 recensioni
Amu Hinamori è una normale ragazza di quindici anni. La sua vita scorre tranquilla, come un paesino svizzero in quelle palle di vetro con la neve finta. Finchè, come un fulmine a ciel sereno, non arriva qualcuno a dare una scossa a quel paesino perfetto. Un nuovo, misterioso vicino di casa...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21 - Roma, caput mundi

Un’allegria cacofonia di voci disturba il mio sonno.

Infastidita, mi rivolto nel letto, premendomi il cuscino sulle orecchie nell’inutile tentativo di attutire i suoni. Dopo essermi resa conto dell’inutilità della cosa, getto di lato il guanciale e spalanco gli occhi.

Okay. Qui c’è qualcosa che non va. La mia camera ha sempre avuto un soffitto di legno, ne sono sicura: allora perché questo è color crema? Mi strofino gli occhi, ancora convinta di sognare, e li riapro. Niente, il soffitto crema è ancora lì. Con un scatto di reni, mi tiro su a sedere. O mio Dio! Ma dove sono finita? Getto uno sguardo stralunato sulla stanza, che è evidentemente una camera d’albergo.

Ma com’è possibile? Non mi ricordo niente! Non ho nemmeno bevuto ieri sera, cavoli! Oddio, mi hanno rapita. Cristo, dev’essere così. Devono essere piombati in casa nel bel mezzo della notte, avranno narcotizzato Ami e la mamma e poi mi hanno portato via su una macchina scura, per portarmi in quest’albergo dall’aria anonima, come tutti gli alberghi del resto. Immagino già l’edizione del telegiornale: Neo sedicenne rapita nel cuore della notte. La famiglia attende notizie.

Vedo già le lacrime di mia madre e di Ami e i commenti sussurrati della gente: “Povera ragazza..” “Povera piccola, aveva tutta la vita davanti!”

Non ho potuto salutare i miei amici, non sono andata a quel programma per sorelle con Ami, non ho ancora finito la mia lista di cose da fare prima di avere trent’anni! Dio, non arriverò nemmeno a venti! Non ho mai mangiato marshmallow infilzati su dei bastoncini e abbrustoliti sul fuoco in campeggio! Io e Tadase non abbiamo ancora completato la nostra sfida a chi mangia più intrugli e.. oddio! Morirò vergine!! Che cosa triste.. a meno che quei rapitori non siano anche dei violentatori, Dio me ne scampi!

E Ikuto… non l’ho nemmeno potuto salutare per l’ultima volta.. non potrò più vedere lo scintillio divertito nei suoi occhi ametista quando mi prende in giro, il sorriso che gli increspa le labbra quando mi guarda.. non sentirò più il suo sapore, così intenso, non lo potrò più vedere un’ultima volta.

Oh Ikuto..

Proprio in quel momento, la porta della stanza si apre e un ragazzo entra fischiettando tranquillo e posando alcuni sacchetti per terra. Un ragazzo dai capelli blu.

- Ikuto?!? – strillo, con gli occhi fuori dalle orbite.

Ikuto si volta e mi sorride:

- Oh, buongiorno, bella addormentata. Ci siamo svegliate finalmente, eh?

- M-ma ma che succede? – grido, ancora scioccata.

- Cosa pensi che stia succedendo? – mi chiede enigmatico.

Magari adesso evito di raccontargli quel film mentale sui rapinatori.

- Ehm.. – balbetto, rossa come un pomodoro – francamente, non ne ho idea.

- Perché non dai un’occhiata fuori dalla finestra, tanto per cominciare? – mi invita lui, facendo un cenno col capo verso la grande porta finestra che da su un arioso balcone.

Timorosa, scendo dal letto –pregando che non noti il mio pigiama con gli orsetti- e mi sporgo dal davanzale.

Il continuo vociare che mi ha svegliato altro non è se non un mercato. File e file di bancarelle di ogni genere, dai capi di vestiario alla verdura, si stendono a perdita d’occhio. Alzo un po’ lo sguardo e mi si mozza il respiro: a qualche chilometro di distanza, ben visibile in tutta la sua maestosità, c’è l’inconfondibile profilo del –Santo Dio, è proprio lui!- Colosseo.

O. MIO. DIO.

Questa è l’unica frase che il mio povero neurone riesce ad articolare in questo momento. Cioè, voglio dire.. non è proprio possibile. Non. È. Possibile. Io non posso essere fisicamente a Roma, caput mundi. Semmai ci sono spiritualmente e quella che sto vivendo ora è una specie di esperienza mistica. Sì, dev’essere per forza così. Devo star sognando di sicuro. Senza una parola, torno in camera, chiudo la portafinestra e, sotto lo sguardo interrogativo di Ikuto, mi rinfilo sotto le coperte.

Decide poi di rompere il silenzio, schiarendosi la voce e chiedendomi, con aria confusa:

- Ehm.. Amu?

- Mmpf? – borbotto io.

- Che stai facendo?

Dio, i ragazzi sono proprio scemi.

- Non si vede? Sto dormendo!

- Ma.. perché?

- Ikuto smettila di rompere! Che razza di domanda è? Sto facendo un sogno bellissimo, un’esperienza extracorporea, sono con te nella città che desidero visitare da sempre, quindi vedi di chiudere quella ciabatta.

Segue un silenzio sbigottito, finchè Ikuto –di nuovo- non decide di interromperlo:

- Pff… vecchia ciabatta? Ahahah, oddio vi prego basta, sto male! Ahahah.. Amu.. mio Dio, solo tu!!!

E giù di nuovo a ridere e ridere. Si è persino coricato per terra dal gran ridere, se continuerà cos’ gli verrà mal di pancia. E forse non gli farà male solo quella.

- Beh? Hai finito di prendermi in giro? C’è gente che vuole tornare alla sua estasi mistica qui! – esclamo, scocciata.

Ikuto ride ancora per un po’, poi si alza e mi raggiunge sul letto. Okay, sarò pure nel bel mezzo del sogno più bello della mia vita, ma a quanto pare gli ormoni si fanno sentire anche qui. Com’è possibile che la sua sola vicinanza faccia aumentare tanto vertiginosamente i battiti del mio cuore?

- Amu? – mi chiama lui con dolcezza, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.

- Mmm? – mormoro, arrossendo.

- Devo dirti una cosa.

- Mmm.. dimmi.

- Ecco.. non so bene come dirtelo senza farti venire una sincope, ma.. siamo davvero a Roma.

- Bel tentativo, Ikuto. E io sono il papa, ma segretamente canto anche in una rock band.

- Amu, sono serio. Guardami – esclama, afferrandomi il viso fra le mani – Noi. Siamo. Davvero. A. Roma.

Rimango imbabolata a fissarlo perché, per quanto sia stato efficace andarmi così vicino per svegliarmi, non lo è stato altrettanto per le mie capacità recettrici. Qualcuno mi spiega come cavolo posso capire qualcosa, appena sveglia, se mi guarda in quel modo e mi sta così vicino?!?

- Scusa, puoi ripetere? – chiedo cortese.

Ikuto sorride e scandisce chiaramente:

- Noi siamo davvero a Roma, Amu, capitale d’Italia e culla di civiltà.

- C-cosa? Ma com’è possibile?!? – esclamo, saltando per aria.

Mi catapulto in un battibaleno fuori dal letto e mi metto a girare in tondo, senza sapere che fare se non saltare dalla felicità.

- Wow! Cioè.. caspita! Non ci posso credere!! – vaneggio, senza alcun senso.

Ikuto mi guarda divertito correre per la stanza, esplorare il bagno, uscire di nuovo sul balcone, salutare i mercanti, saltare e infine crollarvici sopra, sfinita.

- Tutto bene? – mi chiede, sorridente.

- Se va bene? – chiedo retorica. In un moto di intraprendenza, lo afferro per il collo e lo trascino sul letto con me. Gli do un lungo bacio, assaporando il suo sapore - Va molto più che bene.

 

 

- Mi vuoi dire come hai fatto? – esplodo infine, appoggiandomi sul tavolo con i gomiti e sporgendomi verso di lui.

- A fare che? – chiede lui, con un’aria finta ingenua – stai parlando di quella cosa con la lingua? Beh, se vuoi torniamo su e ti insegno..

- Cretino! – esclamo, arrossendo di botto e appoggiandomi allo schienale – Lo sai che intendevo. Come hai fatto a fare tutto questo? – chiedo, facendo un ampio movimento con le braccia per sottolineare il concetto.

- Ah, questo – ghigna lui, fintamente deluso – e io che speravo volessi tornare in argomento.. – lascia in sospeso la frase, accompagnandola però con un’occhiata maliziosa inequivocabile.

Gli lancio un’occhiataccia per fargli capire che non è il momento di fare lo stupido e lo incito a continuare.

- Beh, vedi – comincia lui, allungando le gambe sotto il tavolo della terrazza dell’albergo – in realtà non ho fatto niente. Utau ha ricevuto in regalo due biglietti per Roma durante uno dei suoi concerti, così le ho chiesto se poteva darmeli. Per l’albergo, non indovinerai mai chi è stato il mio complice: tua madre!

- Mia che cosa?! – esclamo, attirando lo sguardo di molti commensali. Imbarazzata, bevo un sorso di spremuta d’arancia.

Ikuto ridacchia e prosegue:

- Giuro, non sto scherzando. Modestamente, quella donna mi adora. Del resto, chi non lo fa? Comunque, le ho parlato di questo mio progetto e lei è stata ben contenta di aiutarmi! Senza offesa, ma non ha tutte le rotelle a posto.. in ogni caso, ha telefonato al direttore dell’albergo e ha prenotato le stanze. Da quello che ho capito, è un’organizzatrice di eventi, giusto? Quest’albergo ne ha ospitati parecchi, e lei è diventata amica del direttore per questo. Non deve aver faticato molto, quella donna potrebbe diventare amica di un kamikaze!

Sorrido. In effetti, mamma è un tornado di chiacchiere e risate irresistibile.

- Insomma, grazie a lei abbiamo risolto le faccende burocratiche, quindi abbiamo sistemato i due problemi principali. Come vedi, non ho fatto molto – conclude, scrollando le spalle.

Lo guardo di sottecchi e sorrido tra me e me. Tipico di Ikuto dire così, avere quell’aria finta noncurante, come se non si avesse faticato e come se non gli importasse granchè. In realtà gli importa tantissimo, altrochè.

- Sì guarda, non hai fatto proprio niente! – esclamo, prendendolo in giro e addentando una brioche al cioccolato – cosa vuoi che sia? Hai solo organizzato un viaggio dall’altra parte del pianeta a mia insaputa!

Ikuto ride:

- Sì, ma per me è una cosa da nulla.. certo, per te sarebbe stata un’impresa epica, ma non voglio infierire troppo.

- Spiritoso – dico, guardandolo male – allora, raccontami di ieri! Com’è andato il provino? – chiedo, cambiando discorso.

- Il provino? Ah, sì! – esclama, gli occhi scintillanti come gioielli – non credo sia andato male, mi faranno sapere. Mi dispiace di non essere venuto alla festa.. a proposito, com’è andata? E che cosa ti hanno regalato Tadase e gli altri? Non me l’hanno voluto dire!

Rimango spiazzata per un momento a causa del repentino cambiamento del discorso, ma capisco che Ikuto preferisce non parlare di quel concorso. Credo che gli metta agitazione, e ormai ho capito che detesta mostrarsi debole, in qualsiasi modo.

Un momento: Tadase e gli altri sapevano tutto? Che infami, non me l’hanno detto!

- Scusa un attimo, eh! – prorompo, gli occhi fiammeggianti – ma chi, di preciso, sapeva di questa cosa?!?

Ikuto sorride e mi guarda, palesemente divertito:

- Sarebbe più corretto dire chi NON sapeva.. praticamente solo tu non ne eri al corrente!

- Ma bravi! E io che mi sono tormentata per tutto questo tempo mentre voi vi divertivate alle mie spalle!

Vado avanti per un po’ con la mia sfuriata, mentre Ikuto mi guarda con l’aria di uno che si diverte un mondo.

- Andiamo? – mi chiede dopo che ho finito la mia tirata. Mi porge la mano e, non appena l’afferro, potrei giurare solennemente, con la mano posata sul mio manga preferito, Shugo Chara, di essere la persona più felice e fortunata della terra.

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Allora?!?

Ve l’aspettavate? Non credo, era impossibile da indovinare! :D

Forse questo capitolo è un po’ deludente, l’ho scritto abbastanza in fretta ed è cortino perché volevo pubblicarlo stasera per un motivo in particolare.. domani sono io che vado a Roma!! Giuro, ci vado in gita! Ed è stata casuale come cosa, il motivo per cui Amu ed Ikuto sono andati proprio a Roma è un altro.. lo scoprirete più avanti, eheh!! Il prossimo capitolo sarà mooolto più bello di questo. Almeno, secondo me, ovvio!

Nel frattempo, voglio chiedervi una cosa:

C’ È QUALCUNO DI VOI CHE È DI ROMA O DINTORNI?!?

Mi piacerebbe saperlo, così, per curiosità! ^_^ Se qualcuno di voi lo è, me lo potreste dire?

Il prossimo capitolo sarà, ovviamente, dopo la gita, così sarò anche più fedele riguardo all’ambientazione! Per questo sarebbe comodo se una di voi fosse di Roma, mi potrebbe aiutare non poco!

Ci vediamo al mio ritorno, grazie a tutte!!!

Besos

watereyes

HO AGGIORNATO ANCHE L'ALTRA MIA STORIA, LA FELICITA' DELLA BANALITA'!!! PER CHI VOLESSE PASSARCI E, MAGARI, LASCIARE ANCHE UN MICROSCOPICO COMMENTO, MI FAREBBE MOLTO PIACERE!!! :D
   
 
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