Capitolo 27
Sfuggente
come il
vento
Ad Isis era stato permesso di riposare in un’abitazione elfica, quella notte, e lei, nonostante inizialmente si fosse distesa, aspettando che il sonno la trascinasse lontano dal Regno degli Elfi- concentrandosi sull’odore del pino che l’accoglieva, sulle sue fronde possenti- non poteva ingannare se stessa, poiché era chiaro che non riuscisse a dormire, a causa di un’inquietudine sconosciuta che le appesantiva il cuore.
Per qualche ora, perciò, pensando che fosse un efficace antidoto contro ciò che le stava avvelenando ogni fibra del corpo, aveva camminato avanti e indietro in quella piccola casa-albero, tentando di concentrarsi solo sul proprio respiro e sul consiglio del suo maestro: restare sorda a tutto, eccetto all’ascolto di ciò che le stava intorno, allontanando le preoccupazioni che le si erano annidate in testa.
Le riusciva impossibile! Le sembrava di star impazzendo! In quella foresta c’era troppo…silenzio!
Indossando quindi, in fretta i suoi abiti da viaggio- un paio di pantaloni, una camicia ed un paio di stivali- era quasi…fuggita, come se i vestiti le avessero preso fuoco, più da se stessa che da qualche posto in particolare.
Ricordava che Eragon, prima di congedarsi da lei per andare a dormire, si era raccomandato di avanzare con passo leggero, quando si sarebbe mossa in Ellesmera; di concentrarsi sull’odore dei pini, il colore dei fiori e, al mattino, sul calore dei raggi che sarebbero filtrati tra i rami, perché forse, se lei fosse stata gentile, ed in simbiosi con la città, quella, con le sue sale di foglie, le avrebbe rivelato qualcuno dei profondi e intricati segreti che celava.
Ma
D’un tratto, fu costretta a
fermarsi per appoggiarsi al
tronco di un albero, perché il suo solido appoggio la
aiutasse a restare in
piedi. Le parve di soffocare: l’ignota angoscia che aveva
preso possesso della
sua mente, del suo cuore, di ogni fibra del suo corpo, la
circondò, con tutte
le schiere armate di cui disponeva ed infine, la travolse con la forza
di un
intero esercito. E quell’attacco inatteso che aveva tentato
di evitare per
tutta la sera, fu reso ancor più sconvolgente dal silenzio
che soverchiava
Quando i singhiozzi cessarono, l’Eldunarì del drago di Vrael, le carezzo la mente, domandando:
Perché piangi, Isis? E non poté né volle nascondere la premura che aveva nei suoi confronti.
Perché…ho paura, maestro! L’hai detto tu stesso che le notizie viaggiano su ali veloci, perciò sento di aver fatto un gesto sconsiderato: scommetto che Galbatorix si è accorto che ora non può più controllare Murtagh e… Isis si asciugò svelta i rivoletti di lacrime che sgorgarono di nuovo, a rigarle le guance arrossate.
Liberare Murtagh non è stato un gesto sconsiderato, perché dettato dal tuo cuore, ti ha invece, permesso di salvarlo. Non ne sei felice? Murtagh, il tuo Cavaliere, è libero, finalmente! Le fece notare l’Eldunarì.
Non appena Eragon mi ha portato la notizia della liberazione di suo fratello, infatti, ho gioito ma poi, il pensiero di quanto sia diventata reale, la minaccia di Galbatorix, ha mutato tutto il mio mondo in quest’angoscia che cresce di ora in ora, facendomi capire di aver commesso l’errore più grande di tutti: portando Murtagh qui, ho messo in pericolo tutti gli elfi, poiché non possono più contare sull’isolamento garantito da questa foresta…presto scoppierà una guerra- poiché il tiranno si sarà accorto che il giuramento nell’antica lingua, con cui teneva Murtagh legato a sé, è stato sciolto, e vorrà vendicarsi- e sarà stata tutta colpa mia! Inoltre, ora che è libero, non possiamo sapere con certezza se si schiererà dalla nostra parte, o farà parte a sé, facendo da spettatore, nella battaglia che verrà… tutte le sue paure erano condensate in quelle frasi, eppure le sembravano enormi, insormontabili.
Come puoi pensare una cosa simile? Lui ti ama. La rimproverò il cuore dei cuori, con tono allibito.
Io credo che abbia amato che io mi sia concessa a lui, donandogli quella sorta di “razione di libertà” di cui aveva bisogno, ma adesso che è totalmente libero, senza dover dipendere da nessuno, temo ci abbandonerà, perché lui stesso disse, dinnanzi a me e ad Eragon, che nessuna vita è più importante della sua… ricordò, fredda e lucida lei.
L’Eldunarì del drago di suo padre si intristì grandemente nell’udire ciò che la ragazza pensava. Come poteva deplorare il magnanimo gesto che aveva compiuto? Perché non confidava nell’amore di una persona dalla quale si era fatta conoscere profondamente? Perché non riusciva a capire che con la sua ammirevole azione aveva salvato una vita, anzi, ben due, e tutti loro, dando quindi solide speranze a tutta Alagaesia?
Poi, finalmente, comprese: la paura aveva deformato la mente della sua coraggiosa allieva, ed ora la figlia del suo Cavaliere, stava lasciando che quell’emozione la fuorviasse.
Il cuore dei cuori color diamante stava per consigliarle di andare a parlare con Murtagh non appena fosse sorto il sole, così da avere la certezza che il figlio di Morzan la amasse, ed ora che era finalmente libero, avrebbe potuto dimostrarglielo in modo totalizzante.
Ma non ebbe il tempo, né la possibilità di parlarne alla ragazza, perché, dal tenue buio che avvolgeva ogni cosa, emersero due figure sconosciute, che si fecero vicine…
Non erano abbastanza veloci, né sufficientemente agili ed aggraziate per essere elfi, tuttavia, mentre l’Eldunarì alzava prudentemente tutte le sue difese, e consigliava alla sua allieva di seguire il suo esempio, vide che Isis scrutava quelle due persone, dai corpi slanciati e, dopo un tempo interminabile, quando un debole raggio di luna ne colpì i visi, la sentì dire:
- Cosa ci fate, qui? Credevo di avervi consigliato di dirigervi dai Varden, l’ultima volta che ci siamo viste…- sembrava qualcosa a metà tra un ragionamento ad alta voce basato su un ricordo, e un rimprovero.
- Anche noi siamo felici di rivedervi, Dark Angel! Come mai vi trovate qui? Avevamo sentito un urlo, e ci siamo spaventate…cosa vi è accaduto? Perché tremate? Possiamo fare qualcosa per voi?- esordì la più giovane delle due, il cui volto di ragazza, fresco della bellezza adolescenziale che sembrava aver perso la sua aria seria- notò Isis-(quasi quel luogo le trasmettesse tranquillità) aveva un che di conosciuto…
-
No, grazie, figlia
di lord Hunyad…- la apostrofò
- Preferirei mi chiamaste Tisbe, Dark Angel…- non sembrava particolarmente fiera dei suoi natali, ma Isis, che non aveva mai saputo come rivolgersi a quella ragazza, grata che lei le avesse detto il proprio nome, ricambiò il favore, presentandosi:
- Perdonami, se ti ho messa a disagio, Tisbe. Anche io però, preferirei che mi chiamiate Isis…- era sorridente, mentre, tirandosi in piedi-aiutata dal tronco nodoso dell’albero- rifletteva sul significato di quel nome: rara.
Si perse quindi, ad osservare anche la madre della ragazza: la sua pelle abbronzata risaltava, facendola sembrare ancora più bella ora che le spalle larghe e tutto il suo corpo erano fasciati da uno splendido abito di làmarae verde. I capelli corvini le scendevano sulle spalle e lungo la schiena come una lucente cascata di notte, ed Isis volle credere che quel luogo avesse rasserenato anche quella donna, poiché le sembrò che le profonde rughe che ne avevano segnato visibilmente gli anni- che aveva visto, quella notte nella cella- fossero sparite. Sembrava addirittura più giovane, con quella pettinatura e quegli abiti elfici.
In effetti, sia Tisbe che sua madre somigliavano a creature senza tempo, che emanavano tranquillità.
Nel momento in cui la donna incrociò gli occhi chiari della Dark Angel, intenti a fissarla, le fece un leggero inchino:
- Il mio nome è Telestri, Isis, e vorrei di nuovo ringraziarti per ciò che hai fatto per mia figlia e per me…- il suo sguardo color cannella si colmò di commozione e la figlia di Vrael fece per chinarsi su di lei, con fare rassicurante, quando avvertì un battito d’ali lieve, come quello di una farfalla mentre qualcosa le sfiorava la schiena…
Isis si voltò, per controllare da dove provenisse quel suono, e chi la stesse sfiorando e…si trovò davanti un cucciolo di…drago, grande come un agnellino, sospeso a mezz’aria, all’altezza delle sue spalle, battendo freneticamente le alette esili, mentre la fissava con i suoi innocui, enormi occhi verdi, come gli brillavano su tutto il corpo.
Le tremavano le ginocchia…temette che sarebbe potuta di nuovo scivolare a terra, ma scambiando con lui uno sguardo, in quel momento ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato: avrebbe voluto dire mille cose, chiedere spiegazioni, urlare la sua felicità, ma riusciva solo a sentire le pulsazioni del suo cuore che parevano essere a tempo col battito d’ali di quel draghetto…sentiva che sarebbe potuta svenire per l’emozione…il pensiero le corse allora ai due Saggi che avevano fondato i Dark Angel: Phot e Nigetal avevano rubato a Galbatorix l’ultimo uovo di drago, e se allora fossero stati vivi, avrebbero sicuramente gioito, sapendo di essere riusciti in ciò per cui tutto il loro popolo si era sempre adoperato: far nascere l’ultimo drago, perché al suo fianco sorgesse un Cavaliere, libero, che fosse stato simbolo di speranza per tutta Alagaesia, contro la tirannia.
- Isis, non temere, non ti farà del male, hai la mia parola di Cavaliere. Emera, per favore, vieni qui, non spaventare quella graziosa Dark Angel.- intervenne pacata, Tisbe, arrossendo quando avvertì gli occhi della ragazza dalla pelle nocciola su di sé, ed ancora di più nel momento in cui la vide inginocchiata al suo cospetto, mentre si portava un braccio al petto, girando il polso, rispettosa.
- I miei ossequi a te, Shur’tugal. Il mio popolo sarebbe stato entusiasta e fiero di conoscerti, ed io, che sono la loro ultima discendente, ti sono grata di poter essere testimone- anche in vece degli altri miei compatrioti- della tua nascita, come Cavaliere libero. Ti prego, potresti raccontarmi come il tuo drago ti abbia scelta?- la supplicò la ragazza.
Tisbe, ancora più a disagio per il tono formale della Dark Angel, si avvicinò lentamente alla ragazza, la testa bassa, quindi, dopo aver fatto posare Emera sulla propria spalla, le carezzò la liscia chioma bruna, abbozzando un sorriso.
- Per favore, Isis, sono sempre Tisbe; sono sempre la figlia di lord Hunyad, che hai salvato e che è in debito con te. Sediamoci, e ti parlerò di come sono diventata un Cavaliere di Drago.- con gesti pacati e con dolcezza, fece perciò segno a sua madre ed alla Dark Angel di adagiarsi a terra, in cerchio, mentre la luce della luna striava le loro belle chiome, d’argento.
- Io e mia madre abbiamo affrontato un lungo viaggio dopo che tu ci hai indirizzate dai Varden e, una volta giunte tra i ribelli, una donna di nome Angela ha visto il nostro futuro, nella ossa che diceva provenire dalla zampa di un drago…- iniziò Tisbe, gli occhi scuri erano distanti, a dei ricordi lontani, Isis si azzardò a posare la propria mano sulla sua, più piccola, per rivelarle, sorridente:
- L’ha fatto anche con me, sai?-
- …perciò dopo le sue enigmatiche parole, il Cavaliere dal drago di zaffiro, che ci avevi indicato, e che abbiamo scoperto chiamarsi Eragon, ci ha benedette…- continuò Telestri, sollevando la frangia per mostrare il marchio lucente simile a quello che ornava la fronte di Isis e la mano di Eragon.
- …quindi, un attimo dopo, l’elfa Arya, figlia della Regina degli Elfi, Islanzadi, ci disse di avere una possibile spiegazione, circa il futuro che ci era stato profetizzato…- intervenne di nuovo Tisbe, dopo aver fatto un profondo respiro, tornando ad incontrare gli occhi verde acqua di Isis, che ascoltava attenta.- Dunque, intraprendemmo un altro viaggio, al suo seguito, per arrivare fino alla Du Weldenvarden, dove, ci disse, due Dark Angel erano riusciti a mettere al sicuro l’ultimo uovo di Drago, rubandolo a Galbatorix in persona.- riportò quelle informazioni senza celare l’ammirazione che provava nei confronti del popolo di cui Isis faceva parte.- Poi, quando Emera ha aperto gli occhi per me, mi sono sentita scelta, rinata, amata; ho provato paura, e gioito allo stesso tempo, perché mi è parso di capire che rappresentiamo molto, la mia dragonessa ed io, per tutta Alagaesia…- Tisbe parlava con voce consapevole, eppure più bassa, quasi provasse una sorta di timore reverenziale per il carico che il significato delle sue frasi comportavano.
- Dragonessa? Emera è una femmina?- soffiò sorpresa Isis, che da ciò che aveva imparato da Phot e Nigetal, ricordava che solo Saphira, fosse l’unica femmina di drago. Tisbe annuì, sorridente nel constatare poi che la sua piccola dragonessa era volata fino ai piedi della Dark Angel, per acciambellarsi sul suo grembo, muovendosi quindi come sono soliti fare i gatti, per guadagnare qualche carezza.
-
Sì…è
una ragazza,
- La mia unica paura è che non sarò all’altezza del compito che mi è stato assegnato…- si lamentò d’un tratto la figlia di Hunyad, fissando addolorata quel cucciolo smeraldino.
Isis, che aveva rivisto in quella ragazza il suo comportamento giovanile, il suo ardore, indovinò, che ora che non era più sola, temesse principalmente per Emera.
- Perché dici questo, Tisbe?- le domandò, con dolcezza, nonostante fosse perplessa.
- Perché da ragazza le è stato insegnato a battersi, con molte armi, spade comprese; eppure quando Arya le ha chiesto di mostrarle la sua tecnica, l’ha definita “abbastanza grossolana”…- ricordò Telestri, ad alta voce, mentre soffocava a stento uno sbadiglio.
- …per non parlare del fatto che non conosco neppure l’Antica Lingua!- sospirò Tisbe, seppellendo il viso tra le mani, che, Emera, preoccupata, venne quasi subito a sfiorare con il musetto smeraldino.
- Telestri, credo che tu debba andare a dormire, ed anche tu, Tisbe. Non temere, Cavaliere, dormi sonni tranquilli assieme alla tua dragonessa, perché se vorrai- dal momento che sono la figlia e l’erede di Vrael, oltre che una Dark Angel, sono disposta a condividere con te tutta la mia conoscenza.- le promise Isis, solenne.
Un silenzio stupito scese come un velo tra le tre. Tisbe era senza parole, Telestri aveva le lacrime agli occhi, mentre Emera emetteva teneri versi d’apprezzamento.
La figlia di Vrael, quindi, respirando finalmente a pieni polmoni, si sentì come se le fosse stato tolto un enorme peso dalle spalle. Sorrise, mentre si inchinava un’ultima volta a quelle due donne, augurando loro la buona notte.
-
Ci vedremo domani
mattina, allora, Shur’tugal!- infine,
volse loro le spalle, tornando al pino dove dormiva, con passo leggero,
poiché
riusciva di nuovo a sentire attorno a sé la vita che
brulicava nella foresta.
Era bello potersi sentire ancora una volta utile, perciò
Si addormentò ricordando il suo popolo, ed immaginandoselo felice del fatto che lei avesse potuto assistere a qualcosa che per loro altri, era sempre stato solo un sogno, una speranza per il quale si erano sacrificati fino all’estremo dono della vita.
Il mattino seguente, svegliandosi, Isis trovò accanto al letto, accuratamente ripiegato, un abito di làmarae, il tessuto che gli elfi erano soliti usare per realizzare le proprie vesti.
La ragazza lo prese tra le mani, osservandolo, ammirata: una volta aveva sentito Eragon dire che sia gli abiti umani, sia quelli dei nani impallidivano, paragonati a quelli portati dagli elfi, e dovette ammettere che aveva ragione!
Svelta, quindi, si lavò, e
con attenzione, quasi fosse stato
di cristallo preziosissimo, indossò la veste che aveva
trovato: la stoffa di
colore verde, scivolò come una carezza sul suo corpo, anche
se il tessuto,
essendo lana intrecciata con fili d’ortica, non
mancò di pungere leggermente,
al contatto con
Isis, dopo aver celato il suo maestro in una sacca pendente dalla cinta di cuoio che le cingeva la vita, aveva iniziato a correre, respirando a pieni polmoni il profumo della vitalità mistica che Ellesmera emanava, mentre era alla ricerca di Arya.
Trovare la principessa dagli occhi verdi, non fu un’impresa semplice, e proprio quando stava per demordere, decidendo invece di dirigersi alla sala di foglie che costituiva la biblioteca reale, per mantenere la promessa fatta a Tisbe; Isis si imbatté in un curioso, eterogeneo manipolo di persone, capitanato dalla figlia di Islanzadi, di cui facevano parte anche Eragon e Blodhgarm, alla testa dei maghi elfici che sempre lo accompagnavano.
Si fece loro vicina, correndo, senza curarsi troppo del perché quel gruppo fosse lì, e perché si comportasse in quel modo, quasi nascondesse qualcosa, o scortasse qualcuno…
- Atra esternì ono thelduin. Che la fortuna ti assista Arya svit-kona. Ti ringrazio per ciò che hai fatto. Ieri sera, mentre facevo una passeggiata, ho conosciuto Tisbe, e…- a quelle parole, l’elfa dagli occhi a mandorla sorrise, tesa, e prendendo Isis per mano, dopo essersi gettata un’occhiata guardinga alle spalle, la trascinò fino ad un albero poco lontano, dove, cantando, pregò le sue fronde perché proteggessero le loro parole da orecchie indiscrete:
- Che le stelle ti proteggano, Isis svit-kona. Perdonami per la mia scortesia, adesso puoi esprimerti liberamente.- la salutò allora Arya, i muscoli visibilmente più rilassati, anche se continuava a guardare dietro di sé, al gruppetto di elfi che era rimasto immobile nella radura, ad attenderla.
- Non è nulla, principessa. Volevo solo dirvi che ieri ho avuto la fortuna di incontrare Tisbe e, dal momento che mi ha raccontato la sua storia…inoltre, vorrei ringraziarti, a nome del mio popolo e mio, per aver fatto sorgere un altro Cavaliere, libero.- il tono formale che uscì dalle sue stesse labbra, le suonò un po’ strano, soprattutto perché rivolto ad Arya, ma sapeva che la cortesia era un uso elfico considerato quasi sacro, e non aveva intenzione di trasgredire a quella regola.
- Non è mio, il merito, Isis, ma di Phot e Nigetal…- le fece notare l’elfa, carezzandole una guancia.
Con un leggero inchino,
-
Principessa Arya,
mi accordate il permesso di poter
migliore le doti di combattimento con la spada, col tiro con
l’arco, di Tisbe,
e magari anche di d’insegnarle l’elfico, almeno fin
quando
Arya stava per dire qualcosa, forse avrebbe acconsentito, o forse no, Isis, tuttavia, non lo seppe mai, perché un’immensa ombra oscurò il sole, proprio un attimo prima che qualcosa piombasse su di lei…
Inizialmente, la ragazza tentò di schermarsi il viso con le mani, per la sorpresa di essere stata gettata a terra, ed inaspettatamente, raggomitolò ancora di più il corpo, quando riconobbe la melodiosa voce di Castigo che le colmava la mente, irrompendovi con la veemenza di una cascata.
Isis! Isis! Sono così felice di vederti! Io e Murtagh avremmo voluto incontrarti già ieri sera, però eravamo stanchissimi…volevamo ringraziarti per quello che hai fatto per noi. Questa mattina mi sono svegliato ed è stato come se avessi avuto davanti agli occhi un mondo nuovo! Non ricordavo che i fiori fossero così colorati e profumati, né che il sole fosse così caldo! La felicità genuina ed ingenua di quel drago, che le stava lambendo le mani, la travolse, tanto era irresistibile, tuttavia, la paura che le avviluppò il cuore, la tenne ancor più stretta, senza permetterle di lasciarsi trascinare. Tutto ciò cui riusciva a pensare era che se lui era lì, allora anche Murtagh non poteva essere lontano…
-
Castigo, lasciala
respirare!- una voce lontana, che
aveva in sé un sorriso, dopo essersi fatta largo tra il
piccolo gruppo-scorta,
di cui aveva fatto parte Arya, si stava velocemente avvicinando, e
Lesta, si alzò in piedi, ma non ebbe la possibilità di allontanarsi, almeno non abbastanza, perché si ritrovò Murtagh di fronte…era più bello di quanto lo ricordasse: i riccioli castani gli incorniciavano il viso, carezzandogli le guance come una dolce brezza; gli occhi penetranti brillavano d’attesa, di speranza; il volto, solitamente serio, velato di sofferenza, ora era disteso in un sorriso tranquillo. Ogni singolo particolare, nel suo corpo(persino l’abito di làmarae che indossava gli conferiva un che di flessuoso) sembrava emanare una sorta di luce serena.
Ad Isis, parve allora che l’aria le mancasse, sentì che il mondo si stava capovolgendo vorticosamente, tutt’attorno a lei, e quando le forti mani di Murtagh la afferrarono, per evitare che scivolasse, avvertì una potente scarica elettrica, come quella di un fulmine, che le pervadeva le membra.
Per diversi minuti nessuno dei due
disse nulla, quindi,
quando il Cavaliere realizzò che
- Isis! Non immagini quanto sia felice di vederti! Potrei parlarti un istante?-
- Mi dispiace, Cavaliere, ho già un altro impegno, cui non posso mancare…- lo interruppe la ragazza, distogliendo lo sguardo, e sottraendogli quasi con uno scatto le mani, per poi fare un passo indietro.- Un atra mor’ranr lìfa unin hjarta onr. Che la pace regni nel tuo cuore.- e con quelle parole si congedò. Dopo aver salutato Castigo come si conveniva al costume elfico, ma apostrofandolo come “drago”, si allontanò come se fosse stata inseguita da un kull, e tuttavia, non le sfuggì l’espressione sconvolta che Castigo ed il suo Cavaliere avevano assunto, a causa della sua reazione.
Cosa può esserle successo? Non mi aveva mai chiamato “drago”! Voglio dire, conosce il mio nome, perché non l’ha usato? Si stava lamentando il drago cremisi spalancando la mente, così che solo Murtagh potesse sentirlo mentre, con il figlio di Morzan, faceva ritorno al gruppo dei dodici maghi elfici, alla cui testa si trovavano Arya ed Eragon; con il muso basso per la tristezza.
Lo so, amico mio e, se è per questo, Isis conosce anche il mio, di nome. Spero che sia nell’ottica degli stupidi costumi elfici che il suo comportamento possa avere una spiegazione, perché altrimenti, non saprei affatto come spiegarmi questa sua reazione. Stava considerando, con una vena di rabbia, Murtagh, torturandosi le mani.
Per il resto del giorno, mentre Arya ed Eragon gli parlavano di Ellesmera, passeggiando per la foresta, sotto lo sguardo vigile dei dodici maghi elfici, Murtagh non li ascoltava affatto; piuttosto, la sua mente era lontana, ad Isis, che ormai gli aveva occupato completamente ogni meandro della testa. Avrebbe voluto trovarla, e chiederle spiegazioni, in quello stesso istante, tuttavia, nonostante riconoscesse quanto estremamente semplice fosse cedere a quel desiderio, che rendeva il suo animo più inquieto, ad ogni minuto che passava; riconosceva anche che sarebbe stato un gesto avventato, e forse anche stupido. Inoltre, non lo aiutava minimamente cogliere lo sguardo di suo fratello su di sé in ogni momento, mentre, sempre più immerso nelle sue considerazioni su Isis, sembrava sul punto di giungere ad una conclusione.
Avrebbe potuto chiedere ad Eragon cosa ne pensasse, dell’inaspettato comportamento della ragazza, ma se ne vergognava, perché, pur essendo vero che Isis aveva trascorso molto tempo tra i Varden, non si poteva negare che avesse passato moltissimo tempo con lui, che poteva dirsi l’unico che l’aveva veramente conosciuta, nel profondo. O forse no? D’altronde quale altra spiegazione poteva esserci per la freddezza di Isis se non quella che fosse innamorata di qualcun altro?
Il ragazzo posò gli occhi
scuri e penetranti sul suo
fratellino con le orecchie da elfo e, mentre Castigo si offriva di
andare a
parlare con
Durante tutto il resto della mattina, nonostante Isis fosse vicina a Tisbe, il cui entusiasmo era veramente contagioso, on riusciva a concentrarsi totalmente sulle piccole parti di testi in elfico che leggeva al Cavaliere, e che le faceva rileggere da sé, ad alta voce, perché iniziasse a riconoscere una serie di parole nell’antica lingua, ed a capirne il significato; perché il suo pensiero veleggiava lontano, posandosi sempre su Murtagh, dal quale- durante il loro incontro, che l’aveva sconvolta- era rimasta sinceramente attratta, eppure, al tempo stesso, terrorizzata: cosa avrebbe impedito, infatti, al figlio di Morzan di ferirla di nuovo, prima di sparire, nei cieli, in groppa a Castigo, grazie al quale avrebbe trovato un posto, dove, da spettatore, avrebbe assistito alla guerra tra tutti i popoli di Alagaesia coalizzati contro Galbatorix? D’altro canto, ne aveva tutte le ragioni se, ora che era tornato libero, non aveva alcuna intenzione di schierarsi né con il tiranno, né a favore dei ribelli, pur di preservare la sua indipendenza, e la sua vita, assieme a quella del suo drago. E poi, che ragione aveva lei, di non agire come stava facendo, dal momento che un suo attaccamento nei confronti di Murtagh, avrebbe potuto essere considerata come un’intromissione capace di rovinare il legame che univa il figlio di Morzan a Castigo?
L’Eldunarì del drago di Vrael, la riprese, riportandola alla realtà, mesto, per gli ostacoli e le elucubrazioni mentali che la sua allieva costruiva da sola, pur di non riconoscere che l’unica cosa che doveva fare era riunirsi al Cavaliere del drago rubino e godersi la felicità che sarebbe scaturita da un rapporto condiviso con lui.
Sorda a quelle idee, che le sembravano stranissime, Isis si decise ad allenare Tisbe nella scherma, spiegandole che gli elfi avevano doti fisiche che in battaglia li rendevano estremamente pericolosi, perciò, se avesse continuato a battersi in modo tanto…penoso, la sua unica speranza, sarebbe stata di certo la fuga.
Punta nel vivo,
Rimase, in seguito, qualche attimo da sola, prima di raggiungere Tisbe che aveva iniziato ad avviarsi per la cena: non riusciva a spiegarsi da dove venisse la soddisfazione che provava per aver risvegliato l’orgoglio di quella ragazza che, animata da una vera e propria fiamma, che ne aveva incendiato gli occhi (la stessa che aveva sempre sentito nel proprio cuore, quando era stata più ragazza), aveva dato il massimo, spingendosi quasi al limite, rimanendo sorda alle proteste brucianti dei suoi muscoli, pur di ottenere dei risultati.
Isis stava per condividere quella
gioia con il suo maestro
ma, all’improvviso la possente figura cremisi di Castigo,
planò nella radura
dove
- I miei ossequi a te, Drago…- stava dicendo la ragazza, con il fiato corto per la sorpresa.
Castigo avrebbe voluto ringhiarle contro, tanto era infastidito dall’idea che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, ma comprese che con la dolcezza, forse, avrebbe ottenuto di più. Non era forse a seguito di un gesto dolce, d’altro canto, che era riuscito a farsi raccontare la storia che l’aveva fatto scivolare nel sonno, durante la prima sera, che Isis aveva condiviso con lui e con Murtagh, all’aperto?
Prese quindi a lambirle il viso con la lingua biforcuta e rasposa, scostandole con il muso le mani, con le quali lei tentava di proteggersi.
Mi fai sentire vecchio se mi chiami “drago”, Isis. Ti prego, usa il mio nome per chiamarmi, dal momento che lo conosci. Spalancando la mente, Castigo nascose dietro il suo fare giocoso.
Castigo…ah,
ah ah! Ti
prego Castigo smettila!
All’improvviso il drago si bloccò e, inchiodando gli occhi vermigli nei suoi, chiari, replicò.
Dillo ad
alta voce.
- Castigo…- bisbigliò quindi la ragazza, obbedendo, senza staccare gli occhi da quelli dell’animale.
In quel momento, nel silenzio che li avvolse, brillò una sensazione magica: ad entrambi parve di aver gettato un ponte, di aver stabilito reciprocamente un contatto, bello e delicato come un fiore.
Castigo atteggiò, dopo qualche minuto, il muso a quello che sembrava un sorriso quindi, un secondo più tardi veloce come un lampo, afferrò tra i denti la stoffa dell’abito di Isis, attento a non farle male, e se la caricò in groppa, spiccando il volo, senza attendere il suo permesso.
La sorpresa che
Nel tempo di un suo respiro, infatti, il drago di Murtagh aveva di nuovo toccato terra, ed il “paesaggio”attorno ad Isis era decisamente cambiato: non c’era più la spaziosa radura dove sorgeva il pino in cui lei dormiva; al suo posto invece, era apparsa la nodosa entrata ad arco, dalla quale pendevano fiori colorati e lucenti Erisdar; l’ingresso alla sala dei banchetti.
La ragazza si tolse, con le mani leggermente tremanti, alcune foglie che le si erano depositate tra i capelli, poi, guardò con aria di divertito rimprovero il drago cremisi che le stava alle spalle avvertendolo:
- Castigo, per favore, avvisami la prossima volta che vorrai farmi arrivare in tempo ad un banchetto, così avrò la possibilità di legarmi i capelli, per evitare di ritrovarmi con qualche acconciatura improvvisata e strana!- rise, e l’animale le avvicinò teneramente il muso al volto.
Questa sera leggeresti per me? Le chiese.
Dopo un attimo di titubanza, Isis lasciò scorrere il palmo della mano sulla sua schiena squamosa in una carezza, mentre annuiva.
Il drago quindi, per la felicità, o forse perché aveva avvertito la vicina presenza del suo Cavaliere, le diede un affettuoso colpo di muso, che però si rivelò troppo vigoroso, tanto da farle infatti, perdere l’equilibrio, farla sbucare con malagrazia da dietro i cespugli dove Castigo si era posato, per lasciarla mollemente cadere tra le braccia di uno sfortunato passante.
Quando il suo movimento privo di grazia si arrestò, Isis trovò la forza di sollevare lo sguardo, vincendo l’imbarazzo che sentiva sulla pelle…ma nel trovarsi davanti…Murtagh, lo stato di disagio che già si era impadronito di lei, se possibile si fece ancora più grande, mutando in vera e propria mortificazione; tanto che, mentre con gli occhi bassi si ripuliva l’abito dalle foglie, così, per fare qualcosa, sentì il cuore fermarsi, e solo dopo quella che le parve un’eternità, - durante la quale sarebbe voluta sparire, sottoterra- trovò la forza di dire:
- Mi dispiace Shur’tugal. Perdonami. Io…io devo…- ed i suoi occhi svolazzarono automaticamente su Castigo-…devo aver perso l’equilibrio…- fece, dispiaciuta.
- Non è nulla. Siedi vicino a me, questa sera e ti perdono.- propose subito il figlio di Morzan, mentre dentro di sé la rabbia gli pungeva le viscere, a causa degli occhi di lei, che sembrava non osassero guardarlo, e di quel maledetto tono formale, che era tornato come uno spettro tra loro.
Nonostante questo, il Cavaliere non era intenzionato a demordere: stava per chiederle di alzare gli occhi, posandole una mano su un braccio…che lei gli sottrasse quasi subito, poiché aveva notato una figura oltre le spalle del ragazzo, dalla quale si diresse praticamente correndo, dopo essersi congedata in fretta dal figlio di Morzan, con un veloce inchino ed un assenso fatto col capo, che sembrò costarle molto, quasi infastidirla.
Di nuovo quel suo strano modo di fare…davvero non me lo spiego, amico. Isis ha usato il mio nome, poco fa…. E così dicendo, Castigo, facendosi vicino, spalancò la mente al suo Cavaliere, per mostragli le immagini dell’attimo in cui la ragazza aveva finalmente ceduto, pronunciando il nome “Castigo”.
A Murtagh tremarono le ginocchia nel
constatare che anche
attraverso gli occhi del suo drago, trovava
Chissà che magari rivelarle i suoi sentimenti (che lei aveva sempre conosciuto, comunque…) non avesse potuto far sì che i suoi modi glaciali si sciogliessero?
Nel sollevare gli occhi e trovarla
sorridente mentre era
circondata da Arya, Eragon ed una strana ragazza che
- Vedi, Tisbe, gli elfi suonano arpe flauti e tamburi di legno, divinamente, tanto che si servono addirittura del suono e del canto, per rendere più splendidi e perfetti i loro incantesimi; come quelli che usano per convincere la foresta a crescere secondo la forma che desiderano. Ma per le nostre deboli orecchie umane, ascoltare la musica che sicuramente accompagnerà il banchetto, significherebbe restare intrappolati nella follia.- Murtagh udì che Isis stava spiegando a quella ragazza, che contrasse gli avambracci dai tratti mascolini, tesa, un attimo prima di affrettarsi a ripetere la filastrocca che la figlia di Vrael le aveva insegnato.
Poi, mentre Eragon affiancava la
ragazza dagli avambracci
sviluppati, per raccontarle dei festeggiamenti cui aveva assistito,
l’ultima
volta che si era recato tra gli elfi; quelli per la Cerimonia del
Giuramento di
Sangue;
Sono senza
parole,
Murtagh. Da questo suo ultimo gesto, l’unica conclusione che
posso trarre è che
Alla lunga tavola imbandita, Islanzadi volle accanto a sé sua figlia, che prese posto vicino a Tisbe, la quale, spaesata, pregò Isis di sedersi al suo fianco. Poiché i posti a sedere su quel lato erano già stati occupati da personalità elfiche di alto rango, Eragon e Murtagh furono costretti a sedersi l’uno accanto all’altro, esattamente di fronte alla ragazza Cavaliere ed alla Dark Angel.
Prima che la cena iniziasse, la
Regina degli Elfi si alzò in
piedi, e ringraziò pubblicamente prima Isis,
poiché aveva trovato il coraggio e
la forza di far liberare il Cavaliere di Galbatorix- ed a quelle
parole, gli
sguardi di Murtagh e della ragazza si incrociarono, non senza che lei,
tremendamente imbarazzata, avesse chinato il volto, un attimo dopo- e
poi, sua
figlia, per aver fatto nascere l’ultimo Cavaliere di Drago in
libertà,
augurandosi quindi che questi, assieme a tutta Alagaesia, avrebbe
saputo
ergersi contro
I quattro, erano così presi ognuno dalle proprie emozioni, da restare ciechi allo spettacolo che accadde, subito dopo: ad Islanzadi, infatti, era bastato battere le mani una sola volta, perché un nuvolo di foglie cadesse dagli alberi tutt’attorno, e mutasse in cibo, proprio mentre toccava i piatti in legno posati sulla tavola.
Ci fu un altro applauso, e un attimo più tardi iniziò la musica…Isis, Eragon, Murtagh e Tisbe si scoprirono con lieve imbarazzo a cantilenare la stessa filastrocca, nello stesso istante.
Ma il vero inferno, per Murtagh, fu affrontare ciò che venne dopo…Isis non smise mai di spiegare qualcosa di sempre diverso a Tisbe, o di ridere con Eragon, o addirittura di riuscire a scambiare qualche parola in elfico con Arya, ma non si rivolse mai a lui. A malapena lo scrutava di sott’ecchi di tanto in tanto…
Murtagh avrebbe voluto prorompere in un urlo, pur di scrollarsi di dosso la disperazione che provava! Detestava essere…invisibile!
Perché Isis,
Solo quando- un attimo prima di abbandonarsi al desiderio di urlare alla Dark Angel, l’ordine di guardarlo negli occhi- suo fratello gli fece notare, tirandogli un calcio sotto il tavolo, che aveva le mani convulsamente serrate a pugno, tanto da essersi fatto diventare le nocche bianche.
Il figlio di Morzan, risvegliandosi come da un sogno, ringraziò il fatto che il banchetto fosse finito, quindi approfittò della possibilità di dileguarsi lontano da quel luogo di torture.
Castigo, che aveva avvertito il dolore e la frustrazione che il suo Cavaliere aveva provato in ogni istante, partecipò della tristezza che il ragazzo ancora avvertiva, perciò, mentre riaccompagnava a letto Isis, quella sera, e si acciambellava attorno a lei nella radura, non la ascoltava davvero, leggere.
D’un tratto, mentre la ragazza srotolava la pergamena per continuare quel racconto, il drago esplose, senza però ringhiare, poiché sentiva di voler bene anche a lei.
Perché
stai evitando
Murtagh, Isis?
Un silenzio carico di tensione avvolse i due, allora, perché lei raggelata si bloccò, ed impiegò un eternità a rispondere, perplessa com’era, sentendosi messa alle strette.
Non lo sto evitando, Castigo. Il tono formale che mi hai sentito usare quando ho parlato con il tuo Cavaliere, è richiesto dagli usi elfici. Gli spiegò, cercando di mantenere distacco, anche se era visibilmente a disagio.
Non è vero che parli con lui! Al banchetto l’hai trattato come se fosse stato invisibile! Mentre invece, con Eragon, che è anche lui un Cavaliere, hai fatto delle belle chiacchierate, e ridevi, anche! Non mi piace che usi due differenti comportamenti con me e con lui: siamo una cosa sola, Murtagh ed io, perciò se rispetti me, dovresti rispettare anche lui! Altrimenti pretendo lo stesso trattamento che hai intenzione di riservargli! La aggredì, esasperato.
Basta Castigo, ti prego! Lo implorò Isis, indietreggiando, sulla difensiva, gli occhi appannati dalle lacrime.
Credevo che tu lo amassi! Te l’ho sentito dire tante volte che alla fine ci ho creduto anch’io! Perché sei così…crudele? Continuò, incalzante, con frasi cariche di veleno.
È ancora così, Castigo: io sono innamorata del tuo Cavaliere. Cercò di difendersi, con voce flebile.
Non si direbbe, Dark Angel, visto che non riesci a pronunciare neppure il suo nome! E finalmente emise un ringhio liberatorio.
Ad Isis parve che le mancasse la terra sotto i piedi, le vorticò pericolosamente la testa, ed anche se non perdeva sangue, le sembrava di esser stata mortalmente ferita, tanto che, non riuscendo a stare in piedi, né a respirare, vide, come unica possibilità di salvezza. Il rifugio nel pino dove dormiva, un attimo dopo essersene chiusa la porta alle spalle.
La fuga è una tattica che può essere utile una sola volta, Dark Angel. Ma prima o poi dovrai affrontare ciò a cui ci hai condannati. Fece, con voce minacciosa Castigo, prima di allontanarsi, librandosi in volo.
Tutto era silenzioso ormai. Isis però sentiva dolore ovunque. Le riusciva difficile restare in piedi, perciò si accasciò a terra come un ammasso informe di stracci; le era impossibile fermare le lacrime che, copiose le rigavano il viso e si riversavano a terra in una piccola pozza.
Infastidita dai suoi stessi lamenti, non trovò altra soluzione eccetto quella di coprirsi le labbra con una mano.
Per diverso tempo, fu scossa da forti singhiozzi e, grazie al suo tatto, l’Eldunarì del drago di Vrael attese che si calmasse un po’, prima di farle notare.
Castigo non
ha torto,
sai?
Lo so, maestro. Ammise la ragazza, con voce rotta.
Allora perché ti comporti così? Le domandò, perplesso.
Perché ho…paura… E, così dicendo, avvertì il velo del sonno che le scendeva sugli occhi, tanto che si assopì tra le sue stesse lacrime.
Il mattino successivo, Isis non seppe spiegarsi cosa l’avesse fatta svegliare, aprire gli occhi, dandole la forza di decidere che si sarebbe gettata a capofitto nel proposito di aiutare Tisbe, addestrandola, condividendo con lei la propria conoscenza; facendola quindi alzare in piedi.
Dovresti andare a parlare con Murtagh: dovreste chiarirvi. Le consigliò il suo maestro, mentre si vestiva, dopo un bagno rigenerante.
No, maestro. Ho troppa paura. Tagliò corto la ragazza, volgendosi invece ad affrontare tutto ciò che il sorgere del sole aveva deciso comportasse, per lei.
Isis dedicò a Tisbe ogni suo momento, ogni granello di energia, nonostante i rimproveri dell’Eldunarì del drago di Vrael circa il fatto che si stesse allontanando dal suo vero obiettivo, ossia riavvicinarsi a Murtagh; poiché invece, era fermamente convinta che aiutare un Cavaliere fosse anche il desiderio del suo popolo.
I giorni divennero settimane, mentre
La vide fare progressi, finchè la figlia di Hunyad, arrivò a non mancare mai un bersaglio a cui mirava, persino ad occhi chiusi. In seguito, ci fu il periodo in cui facendole montare un cavallo elfico, la figlia di Vrael parlò a Tisbe del fatto che quegli animali rispondessero solo ad ordini pronunciati nell’antica lingua, perciò, spiegando loro- riservando a quegli equini lo stesso trattamento che si usava con un amico- dove volesse andare, ce l’avrebbero portata, sentendosi onorati, come lei doveva esserli di poterli cavalcare.
Le lezioni di Antica Lingua, non mancavano mai, come quelle di scherma, di canto e l’esercizio nelle pose di Rimgar, che le due ragazze usavano per mantenersi in forma, poiché miglioravano la loro agilità e la prontezza di riflessi.
Nel frattempo, Emera cresceva, e solo quando raggiunse la stessa stazza di una mucca Isis realizzò che era tempo di lasciare che Eragon e Saphira prendessero il suo posto come addestratori del Cavaliere.
Quindi, un giorno
Murtagh, attese che Isis e l’elfa dagli occhi verdi fossero abbastanza lontane per saltare agilmente giù da uno dei rami dell’Albero di Menoa. Eragon, colto di sorpresa, non mancò di sobbalzare.
Si voltò lentamente verso il figlio di Morzan, apostrofandolo:
- Bentornato, fratello. Qualche giorno fa, Isis mi stava appunto dicendo che ti credeva scomparso nel nulla. È stata molto preoccupata per te, come anche per Castigo.-
- Ti aspetti che ci creda?- gli rise in faccia, con amarezza- Quasi un mese fa, Castigo mi ha mostrato una litigata che lui ed Isis hanno avuto, circa il fatto che il mio drago credesse che quella Dark Angel mi stesse evitando…- gli riportò, freddo, gli occhi celati dietro i ricci scuri.
- Questo non è possibile: Isis ti ama! Altrimenti perché si sarebbe data tanta cura di trascinarti via da Uru Baen, pur di saperti libero?- lo riprese il Cavaliere dalle orecchie a punta, sconvolto che quella che per lui era una sicurezza, solida come una roccia, si stesse sbriciolando.
- Povero il mio fratellino elfo! Come puoi credere ancora alle favole? Il giorno dopo aver udito le parole di Castigo, ho iniziato a comparire “casualmente” sulla strada di Isis, fino ad avere la conferma che lei, con le sue formali, vuote frasi elfiche, mi stesse effettivamente evitando.- il cuore di Eragon, ad ognuna delle parole piene d’astio e di delusione da parte di suo fratello, si colmava di tristezza.
Per lui, era inconcepibile che la fiamma d’amore -che lui aveva sempre considerato perpetua-che sapeva ardesse nel petto di Isis, ogniqualvolta il suo pensiero, le sue parole, ogni cosa di lei, si volgeva a Murtagh; si fosse estinta.
-…Così l’ho osservata da lontano…- riprese il figlio di Morzan, senza guardarlo, perso nei suoi ricordi.
- Cioè l’hai spiata, Murtagh?- lo corresse Eragon, gli occhi scuri sgranati.
- Se vuoi vederla
così…non sono riuscito ad allenarmi, o a
studiare, né a concentrarmi su nient’altro che non
fosse lei…- rivelò, con iniziale
noncuranza, mentre via via che continuava, infastidendo
l’erba che cresceva da
terra con uno stivale, si sentiva quanto la voce gli bruciasse.-
e tutto quello che ho fatto mi è servito solo a
scoprire che passa molto tempo con quella…Tisbe, e con te…e rude alle tue battute,
sta bene con te, l’ho visto…perciò ti
prego, falla felice, come avrei
voluto renderla io, sapendola al mio fianco…- lo
supplicò, dopo quel resoconto
quasi sputato fuori come se gli facesse prudere
Ad Eragon parve che nulla avesse più senso; gli pareva che la terra gli stesse franando sotto i piedi. Le parole di suo fratello erano impossibili.
- Murtagh, ma cosa dici? La libertà ti ha reso pazzo?- il fratello arrivò quasi ad urlargli contro quel rimprovero. – Io non sono innamorato di Isis, ma tu sì. Perché non glielo confessi, ora che puoi donarle il tuo cuore, in modo libero e totale?- continuò, posandogli una mano sulla spalla con fare rassicurante, mentre lo consigliava.
- Perché è lei a non volerlo. Mi sta evitando, Eragon. Non te ne sei accorto?- gli fece notare il ragazzo, rassegnato.
- Forse ha solo bisogno di tempo, come anche ne avete bisogno tu e Castigo…d’altronde, quello che avete affrontato è un grande cambiamento.- considerò, comprensivo.
- Tempo?! Ne ha avuto, di tempo! È passato un mese! Da un mese sono qui, in attesa che lei si avvicini a noi, e capisca che, il vero motivo per cui io e Castigo siamo liberi è l’amore che lei ha liberamente donato a me! Se ora Isis mi allontana, non posso fare molto…- sospirò, esasperato.
- Perché sputi sopra il sacro legame che condividi con Isis, in questo modo? Perché ti arrendi tanto facilmente? Possibile che tu sappia solo rassegnarti, senza lottare? Anche quando eri prigioniero di Galbatorix ragionavi così! Se non fosse stato per Isis…- lo rimproverò il figlio di Brom, sapendo di essere stato duro, ma agendo così nella speranza di risvegliare suo fratello.
- Come osi?- urlò, fremente di rabbia, l’altro.
La mano del Cavaliere di Castigo corse all’elsa di Zar’roc, legata al fianco. Ci sarebbe stato uno scontro, Eragon se lo sentiva nelle ossa…
Ma seppe anche subito che se fosse accaduto, avrebbe volutamente gettato a terra Brisingr, pur di non contravvenire alla legge naturale che rendeva Murtagh suo fratello.
Fortunatamente, proprio un attimo prima che il Cavaliere potesse avvertire i muscoli del figlio di Morzan contrarsi, pronti a scattare e dare il via ad un cruento attacco; Blagden, il corvo dal niveo piumaggio che spesso si poteva scorgere in compagnia della regina Islanzadi, gracchiò fastidiosamente e, scrutandoli dal basso verso l’alto, palesò la sua presenza, beatamente posato su uno dei rami dell’Albero di Menoa, per poi sentenziare:
- Nonostante siate stati benedetti dalla compagnia di un Drago, siete i più stolti tra gli Uomini. Combattete infatti, l’uno contro l’altro, perché non riuscite ad ammettere di essere ciechi.-
- Castigo ti arrostirà per quest’affronto, corvo!- lo minacciò Murtagh, mentre fissava le sue piume bianche, con le pupille in fiamme. Eragon stava per fermarlo, avvertendolo che le parole di Blagden, potevano predire il futuro quando rappresentavano chiaramente un enigma, ma l’animale continuò:
-
La vostra
stoltezza e la vostra cecità sono tali che
non vi siete accorti che
I due fratelli si fissarono. Gli occhi di Eragon scintillavano di curiosità, mentre quelli di Murtagh ardevano di…gelosia, riflettendo la tortura che straziava ogni fibra del suo corpo e della sua anima.
Fu nello stesso momento che, animati da ragioni diverse, i Cavalieri con una muta intesa, formularono lo stesso pensiero: se avessero trovato Isis, infatti, avrebbero finalmente scoperto l’identità del terzo Cavaliere…
Quindi, compirono lo stesso gesto: spalancando le menti contemporaneamente, fu quasi possibile per entrambi avvertire il richiamo che l’altro rivolgeva al proprio drago.
Una volta montati in sella, Eragon fu il solo a bearsi della magnifica vista di Ellesmera, dalla prospettiva dei cieli, mentre suo fratello voltava la testa qua e là, freneticamente, quasi annaspando, alla ricerca dell’unica mente che sapeva sarebbe stato in grado di riconoscere in una moltitudine, dal momento che c’era venuto a contatto.
Quando Castigo piegò, in direzione di una piccola radura, con un modesto specchio d’acqua cristallina, Saphira gli tenne dietro, ed Eragon consigliò di nascondersi sotto gli alberi ed i cespugli che ne ornavano il limitare, per osservare soltanto, senza creare scompiglio.
Acquattati come gatti tra la vegetazione, i due figli di Selena aguzzarono gli sguardi, i nervi e le orecchie tesi, in attesa. Saphira e Castigo, alle spalle dei rispettivi Cavalieri stavano bisticciando, perché ognuno portava con sé una tesi diversa per spiegare il comportamento di Isis; avrebbero di certo rischiato di farsi scoprire se non si fossero zittiti, nell’esatto momento in cui udirono la voce della Dark Angel provenire dalla radura.
Murtagh la indicò ad Eragon- che sembrava perso, dal momento che aveva percepito la presenza di Arya, anche se l’elfa era fuori dalla visuale di tutti loro- mentre vedeva che la figlia di Vrael era avvolta in un’elegante, semplice tunica bianca, lunga fino ai piedi e senza maniche. Era seduta posatamente in riva al piccolo laghetto, ridendo, mentre carezzava la chioma scura di Tisbe, che sguazzava nell’acqua, rimanendo a galla, sorridente.
D’un tratto, la ragazza dalla pelle nocciola, intonò un canto argentino la cui melodia esprimeva grande dolcezza…solo dopo aver invitato la figlia di Hunyad, a seguirla in quel canto, i due Cavalieri nascosti in osservazione, notarono che dalle fronde dell’albero vicino, stavano nascendo, già intrecciate, delle colorate ghirlande.
Isis ne posò una
dolcemente sulla testa di Tisbe, dopo aver
ringraziato l’albero, e l’altra ragazza
agì allo stesso modo con
Vedendola- con quell’abito splendido, il viso felice decorato di fiori, il marchio dei Cavalieri a proteggerla, Vrangr legata dietro la schiena e lo Specchio dell’Anima che le sporgeva dalla caviglia- a Murtagh parve che il respiro gli si fosse incastrato in gola, così come gli sembrò che il suo cuore si fosse fermato. Isis era…bellissima. Il ragazzo non riusciva a trovare le parole per descriverla, tanto era perfetta. Ancora più in simbiosi con la natura, di quanto lui non l’avesse già percepita, sembrava una divinità salvifica giunta in Alagaesia per fare del bene.
Il figlio di Morzan fu risvegliato dal suo sogno ad occhi aperti, da suo fratello che, sfiorandogli leggermente una spalla, perché lui lo guardasse, -si accorse- gli stava porgendo una lastra di ardesia, sorridendo dolcemente.
- Questa si chiama Fairth, è una lastra trattata con pigmenti. Con un incantesimo può custodire per sempre un’immagine. Perché non ritrai ciò che vedi?- gli propose.
Ed in quel momento, mentre il tempo parve fermarsi, Murtagh tesseva un complesso incantesimo, fissando quella lastra di ardesia, con un unico pensiero in mente: Isis.
Tornò alla realtà quando Castigo, sfiorandogli la mente si complimentò.
È davvero magnifica, hai colto molto del suo essere! Ma questo ritratto non spiega il perché ti abbia evitato per tutto questo tempo. Ti spiace se vado a chiederglielo, io? Domandò quel permesso con una sorta di noncuranza, ed il suo Cavaliere, ancora irretito, con la sua volontà lontana, rapito da quel quadro fedele, che era riuscito a rubare una porzione di realtà; annuì soltanto, con aria assente…
Eragon, trascinato dall’intensità di quel quadro- prova lampante, per lui, che Murtagh fosse innamorato di Isis- fu riportato bruscamente alla realtà da quel gesto, ed ebbe solo il tempo di realizzare che Castigo sarebbe balzato fuori dai cespugli, terrorizzando tutti, che la sua mente, repentina, formulò un solo pensiero: nel caos che si sarebbe scatenato, sentiva il dovere di proteggere Arya.
La pace amena che Tisbe, Isis, Arya ed Emera(accoccolata tra le braccia dell’elfa, intenta a guadagnare qualche carezza)stavano assaporando, venne disturbata da un gran trambusto, che giunse come un fulmine a ciel sereno.
Saphira e Castigo saltarono nello stesso momento fuori dai cespugli che si trovavano al limitare della radura e, mentre la dragonessa dalle squame cerulee si gettava su Arya, seguita da Eragon- l’elfa infatti, era stata beatamente seduta all’ombra di un albero, accarezzando…qualcosa- che, con fare apprensivo, sembrava volerla proteggere; Castigo si parava esattamente di fronte ad Isis, ringhiandole, mentre lei scattava in piedi, e sul suo bel viso si posava chiaramente la maschera dello spavento, che non riusciva a cancellare.
Murtagh lasciò il suo
nascondiglio con falsa noncuranza,
voluta lentezza, mentre avanzava con passo deciso verso
- Perdona l’intrusione figlia di Vrael…- iniziò il ragazzo, inchiodandola con lo sguardo, mentre lei si toglieva in fretta la corona di fiori dalla testa, per far sì che la frangia le nascondesse di nuovo la fronte.
- Poco fa un corvo dalle piume bianche, Blagden,- continuò il Cavaliere, con disprezzo- ci ha rivelato che trascorri molto tempo con il Cavaliere del drago smeraldo, e così mio fratello ed io, siamo venuti a conoscerlo…- aveva le mani serrate rabbiosamente a pugno lungo i fianchi, Murtagh, mentre Isis gli si prostrava in un leggero inchino, portandosi il braccio al petto, col polso girato, in un saluto rispettoso.
Tisbe fece guizzare i suoi grandi occhi scuri, da Arya cui il Cavaliere della dragonessa dalle squame azzurre faceva come da scudo; alla sua amica Isis, visibilmente sofferente in quell’inchino al Cavaliere del drago cremisi. Ed in tutta quella situazione, nonostante la paura la paralizzasse, comprese di essere l’unica in grado di sciogliere la tensione che era scesa in quella radura e poteva percepirsi come qualcosa di solido.
Perciò anche se provava un immenso disagio, uscì con grazia dal laghetto, ringraziando che le vesti che indossava, nonostante fossero pesanti e si adagiassero perfettamente lungo le sue forme, non lasciavano intravedere neppure un centimetro di pelle.
- Sono io il Cavaliere che cercate.- ammise, in quella che sembrava una confessione.
Le sue parole rimasero per qualche secondo sospese in aria, e per tutto il tempo lei mantenne la testa alta, fissando Murtagh dritto negli occhi.
Le parve di avere addosso mille sguardi mentre gli occhi di tutti si posavano su di lei.
Nel trambusto che seguì, temette di poter perdere i sensi, infatti, Emera, avvertendo la sua paura come propria, guizzò immediatamente al suo fianco, in un lampo smeraldino, per sostenerla.
Un attimo più tardi, la piccola dragonessa prese a ruggire, in modo infantile, più simile ad un cucciolo di leone che non ad un drago, contro Castigo, mentre Eragon si avvicinava a Tisbe per salutarla, seguito da Saphira.
Isis e Murtagh incrociarono allora gli sguardi, sordi al vociare festoso che li circondava, così mentre Castigo considerava che Emera era davvero carina, e meritava le sue scuse, per averla spaventata; il figlio di Morzan trovò la forza di chiedere:
- Posso parlarti, Isis?-
La ragazza lo seguì, annuendo lievemente, a testa bassa, senza dire una parola.
I due ragazzi si allontanarono dalla radura di qualche metro, e solo dopo aver gettato sulle fronde di un albero un incantesimo che proteggesse le loro parole da orecchie indiscrete, Murtagh guardò Isis, scusandosi:
- Mi dispiace per aver creato scompiglio…-
- Dal momento che io ed Arya abbiamo tenuto tanto a lungo segreta l’identità di Tisbe, direi che ne avevi quasi il diritto, Cavaliere.- fece lei, abbozzando un sorriso, in risposta. Non riusciva a spiegarsi come mai avesse i muscoli tanto tesi in sua presenza…
Murtagh serrò le labbra, infastidito da quell’appellativo ma continuò:
- Da molto desideravo parlarti, e non ho potuto non notare quanto tu sia stata…sfuggente, come il vento, nei miei confronti, in questo periodo. Se non ti conoscessi direi quasi che tu mi stia evitando, Dark Angel.- la punzecchiò, per sondare fin dove potesse trovarsi il suo limite.
La ragazza sussultò, come se fosse stata schiaffeggiata, quindi, abbassò ancor di più il viso.
- Sono mortificata, Cavaliere…sono stata molto occupata con l’addestramento di Tisbe…- Murtagh arrivò a digrignare i denti: ma bene! Si faceva scudo di un problema più piccolo pur di non affrontare quello che li riguardava entrambi, decisamente più grande, che, per quanto ne sapeva, rodeva il cuore del ragazzo.
-
Tutto
ciò che avrei voluto fare, durante questa luna era
ringraziarti, perché…non avevo mai visto Castigo
tanto felice, da quando è
nato, né io mi sono mai sentito così…leggero.-
le spiegò, con il sorriso sulle labbra (che non poteva di
certo dissimulare,
dal momento che si sentiva sinceramente rinato, da quando le catene
della schiavitù,
che lo stavano uccidendo, erano state sciolte; nonostante
l’inquietudine ed il
dolore per l’allontanamento di Isis, gli sembrava gli
stessero precludendo la
pienezza di quella gioia) poi però, notando quanto
convulsamente la ragazza si
stava torturando le mani, proseguì.- Se non fosse stato per
te, non so se il mo
drago ed io avremmo mai assaporato
- Ho riflettuto molto sulle parole di mio fratello e, sai Dark Angel?- proseguì lui, senza notare cosa si dibattesse nell’animo della ragazza.- So che devo ringraziare te, per il mio cambiamento, che mi ha portato alla salvezza, perché già qualche tempo prima che Galbatorix mi spedisse a rapire Eragon, a Belatona, sentivo che quel tiranno non esercitava più un totale controllo su di me…perciò…poiché questo è tutto merito tuo…- ma la ragazza non riuscì mai ad udire la fine della frase, perché le parole del figlio di Morzan circa il proprio cambiamento, avvenuto grazie a lei, riuscirono definitivamente a farle sanguinare il cuore, suonandole crudeli, quanto una pugnalata.
Ora Isis sapeva che tutte le sue peggiori paure avevano preso corpo: Murtagh, troppo preso a godersi la propria libertà, ed a condividerla con Castigo, presto l’avrebbe abbandonata, ferendola in modo irreparabile, distruggendola, per trovarsi un luogo solitario dal quale assistere come spettatore, senza schierarsi, alla battaglia tra Galbatorix e i popoli di Alagaesia.
La figlia di Vrael ricordava ancora le crude parole con le quali lui l’aveva cacciata da Uru Baen, e sapeva che, in quanto Dark Angel, doveva restare al proprio posto, senza intromettersi nel legame che univa Castigo a Murtagh, ma, nonostante tutto, non poteva negare a se stessa di amare il figlio di Morzan, quindi, silenziosamente, nel proprio cuore, sperò che lui se ne accorgesse, che capisse che per tutto quel mese, lei l’aveva allontanato per paura che, ora che era cambiato, non avesse avuto ne voluto avere più nulla da condividere con lei.
Ma il Cavaliere, che aveva continuato il proprio soliloquio, non percepì nessuna delle speranze della ragazza, si rese conto invece, della cosa più spiacevole, che lo riempì di dolore, manifestando il suo spettacolo: Isis era a pezzi, il suo bel viso ridotto ad una maschera di lacrime, che non potevano essere fermate.
-…Perciò volevo regalarti un Fairth, che ho fatto io…- terminò, con voce sempre più incerta, ora che vedeva la realtà.
Nasuada sarebbe più contenta di quel tuo dono, visto che sicuramente ritrarrà lei! Fu tutto ciò che la figlia di Vrael riuscì a pensare, udendo quelle parole.
- Dark Angel, se soffri tanto, standomi vicino, ti sciolgo da qualsiasi vincolo, dovere o obbligo imposto dagli usi elfici, poiché considero che tu mi abbia rispettato, già essendomi stata ad ascoltare…- la rassicurò il ragazzo, triste per il dolore che lei visibilmente pativa.
- Grazie Cavaliere…- mugugnò, con le ultime forze che aveva, gli occhi umidi e lucidi di lacrime.
Quindi, come se fosse stata liberata da una catena, la ragazza si inchinò goffamente al suo cospetto, e un attimo dopo si affrettò ad allontanarsi, come se fosse stata inseguita da un kull.
Murtagh invece, non abbandonò la figura di lei con gli occhi finchè quella non scomparve all’orizzonte e, intanto, nelle regioni più recondite del suo cuore, fremeva di rabbia, frustrazione e dolore.
Perché la vedeva ridere, quando si trovava accanto ad Eragon, e invece non riusciva neppure a guardare lui- un uomo che la conosceva- negli occhi, o a pronunciare il suo nome?
Nonostante la conoscesse, Murtagh sentiva di non riconoscere più Isis…nel formulare quel pensiero sentiva che avrebbe voluto maledire il giorno in cui aveva conosciuto quella donna, così come, quando gli venne agli occhi il Fairth che custodiva ancora sotto il braccio, avrebbe voluto distruggerlo, e tuttavia, riuscì ad impedirsi di compiere entrambe le azioni, poiché avvertiva che quel quadro custodiva l’anima di Isis, e sentiva di essere troppo legato a lei, indissolubilmente, per voltarle le spalle.
Così, ammaliato ancora una
volta da quella rappresentazione
su pietra, era rimasto cieco e sordo alla presenza, proprio sopra la
sua testa,
di Blagden; infatti non si rese conto che il corvo, che si era trovato
su quei
rami sin da prima che Murtagh li schermasse da orecchie esterne, era
rimasto
tutto il tempo ad assistere al confronto tra il Cavaliere e
Isis sapeva che era molto insolito essere convocata dalla regina Islanzadi nel cuore della notte, e ne aveva avuto la conferma quando- appena un attimo dopo essersi distesa- era stata ridestata da un leggero bussare, che aveva rivelato la presenza di Arya ed Eragon, i quali, in piedi davanti al suo pino, la fissavano in modo grave. Quindi, la notizia giunse come un fulmine a ciel sereno.
In quel momento, ormai di nuovo sveglia, ad ogni passo la ragazza aveva la sensazione di avanzare verso un patibolo; le sembrava persino che le foglie che formavano la Sala del Trono, sarebbero potute cadere tutte assieme, in un sol colpo, morenti, condannandola alla loro stessa sorte.
L’atmosfera notturna che avvolgeva tutto conferiva ad ogni cosa una certa stasi, una sorta di movimento spettrale ed allo stesso tempo magico, come fosse veleggiato lì da un’ambientazione sepolcrale o sottomarina.
Attorno alla Regina degli Elfi, sembrava aleggiare la luce grigio perla di una tempesta, il suo volto, infatti, era severo, quasi livido, eppure, nonostante avesse un aspetto distaccato, etereo, quasi feroce, manteneva sempre una certa bellezza, anche se dai tratti cupi, quasi violenti.
Posò quindi, i suoi begl’occhi a mandorla sulla ragazza, trapassandola, con lo stesso atteggiamento di una fiera.
- Mi deludi molto, Isis svit-kona.- esordì, lapidaria.
Mentre Arya ed Eragon si facevano da parte, ad un cenno secco del capo, da parte della regina, Isis si inginocchiava al suo cospetto.
-
Per non aver
tenuto segreta l’identità del Cavaliere
dal Drago di smeraldo?- iniziò ad elencare
La regina scosse la testa, ma in maniera impercettibile, come fosse stata di marmo.
- Allora forse mi si sta accusando di aver addestrato male Tisbe? Se così fosse vi chiedo perdono, ma proprio oggi volevo discutere con Eragon se non fosse il momento che lei passasse sotto la sua guida, dal momento che…- prese a spiegare, con lieve asprezza, punta nel vivo, poiché, vista la passione con cui si era dedicata all’addestramento di quella ragazza, era persino arrivata a partecipare della sua gioia, quando progrediva.
Ma Islanzadi aveva serrato le labbra:
- Quelli di cui hai parlato, non sono gli unici Cavalieri che si trovano tra le ombre della Du Weldenvarden.- la interruppe.
Gli occhi di Arya e quelli di Eragon furono subito sulla madre della principessa, esterrefatti: i costumi elfici, imponevano le buone maniere e la cortesia, quindi, era assolutamente proibito, inconcepibile, per gli Elfi, interrompere una persona mentre questa stava parlando. La Regina degli Elfi era una sorta di garante di quella regola morale, e nessuno, in sua presenza aveva mai osato trasgredirla.
Perché adesso toglieva la parola ad una donna, che si era rivelata sua alleata, peraltro figlia di un Cavaliere?
I due accompagnatori di Isis perciò, rabbrividirono a quello strano comportamento, immaginando che il motivo che l’aveva indotta ad agire così, era davvero grave.
Ma cosa poteva esser mai successo se la Regina arrivava ad interrompere una donna nella quale aveva riposto fiducia e stima?
Eragon, stanco di torturarsi con quei dubbi, con quelle domande, seccato che la salvatrice di suo fratello dovesse essere vittima di un tale affronto, chiaro come il sole, affezionato com’era a quella ragazza, sentiva di non essere disposto a vederla soffrire a quel modo, quindi, stava per fare un passo avanti, per schermarla dall’umiliazione che stava subendo, pronto a ribattere; ma venne fermato da Arya, che gli sbarrò la strada, stendendo un braccio di lato.
Lo fissò con uno sguardo urgente, vere e proprie fiamme smeraldine che gli fecero comprendere che se si fosse intromesso in quel momento una densa pioggia di fiamme d’ira, senza, per altro riuscire ad ottenere nulla di ciò che si augurava.
Di conseguenza, il Cavaliere e
l’elfa, l’uno accanto
all’altra, non poterono fare altro che fissare lo sguardo su
Isis:
-
Tu stessa, Isis
sei venuta qui e mi hai implorato di
liberare il figlio di Morzan dalla schiavitù a cui
Galbatorix lo aveva
assoggettato. Perché ora gli volti le spalle? È
pur sempre un Cavaliere e tu
devi…- stava continuando Islanzadi, ma in
quell’istante
Per tutto il tempo, infatti, era rimasta in silenzio ad ascoltare quella donna che la criticava, senza ribattere, ed ogniqualvolta, quando anche solo sfiorava il nome di Murtagh, non vedeva che la paura soffocava la ragazza, circondava le mura del suo cuore, infrangendosi contro di esse, come le rabbiose onde del mare sugli scogli.
Cosa ne poteva sapere Islanzadi del terrore che lei provava, ogni volta che la possibilità di essere di nuovo lasciata da Murtagh, le si affacciava nella mente, dal momento che ora era libero? O della sua angoscia sull’opzione che il Cavaliere potesse dare a Galbatorix- a patto che il tiranno lo lasciasse vivere libero- informazioni su di lei, dal momento che il ragazzo l’aveva conosciuta profondamente?
Per tutto il tempo di quell’udienza era rimasta in silenzio, in ascolto, con atteggiamento condiscendente, ma ora basta.
- Regina.- iniziò, interrompendola, gli occhi fissi in quelli a mandorla dell’elfa, mentre una cieca rabbia si mischiava alla paura che provava nel cuore, raggelandole la pelle.- non sento di avergli voltato le spalle. So che il mio compito era liberarlo, e quando l’ho portato a termine, ho reputato più giusto aiutare il nuovo Cavaliere che stava sorgendo, insegnando a Tisbe tutto ciò che è stato tramandato dal mio popolo attraverso me. Perciò, come osate criticarmi, intimandomi di dover portare rispetto a Murtagh,- onore del quale l’ho sempre ricoperto, a mio parere- quando voi stessa, davanti a lui, prima del Rito, avete detto che non era degno del titolo di Shur’tugal?-
Isis aveva sferrato il suo colpo. Le parve di esser stata dominata da un uragano mentre le parole le erano uscite di bocca, perché quando la veemenza di quelle sue frasi, colpì anche lei, comprese che ancora tremava di rabbia, che le aveva quasi urlate, alzandosi in piedi.
Il silenzio che seguì cadde col rombo di un fulmine nella Sala del Trono.
Islanzadi si sollevò dal suo scranno e, puntando un dito contro la ragazza dalla pelle nocciola le ordinò:
- Vattene, Isis svit-kona. Non meriti di stare tra noi. Tuo padre sarebbe grandemente deluso, se potesse vederti in questo momento. Consegnami Vrangr, la sua armatura e l’Eldunarì del suo drago, poiché non sei degna di quei doni, dal momento che non comprendi quale sia il tuo ruolo, e a chi devi rispetto. E poi lasciaci: domani mattina potrai intraprendere il tuo viaggio; ti sarà dato un cavallo, e con esso, senza voltarti lascerai la Foresta dei Guardiani.- così dicendo la congedò, voltandole aspramente le spalle.
Isis era stata educata alle maniere elfiche. Ma, nonostante questo, avrebbe voluto ancora ribattere, spiegando ad Islanzadi che osservare accanitamente le sue regole la rendeva ridicola, e vuota, oltre che troppo severa, e dura come una roccia, quasi crudele, poiché con le parole l’aveva ferita, ma non ne trovò la forza perché le parve che la terra le stesse franando sotto i piedi…
Chi era lei per decidere se fosse degna o meno di essere l’erede di Vrael? E perché doveva privarla del suo maestro, della sua guida?
Su una cosa però la Regina degli Elfi aveva avuto ragione: a causa della paura che l’aveva sconvolta, Isis non aveva più idea di quale fosse il suo ruolo, da quando si trovava nella di Weldenvarden. Era una Dark Angel? La figlia di Vrael? O un’insulsa donna condannata a condannare Alagaesia, con la sua stupidità?
Senza più un’identità, dove mai avrebbe potuto rifugiarsi?
Combattè il desiderio di scoppiare a piangere, mentre infine, sussurrava:
- Così sia.-
ANGOLO AUTRICE
Ma buon salve, signore e signori!
Mi credevate sparita? E invece eccomi qua con un nuovo capitoletto lungo lungo tutto per voi!
Allora, innanzitutto vorrei ringraziarvi per la pazienza che avete dimostrato ^_^
Comincio da coloro che hanno inserito questa ff tra le preferite:
animegirl91, Arcadia_Azrael,
B_SomebodyToldMe, Folsense, Maestro_Luca e
Renesmee94
continuo col ringraziare Ren92
per aver messo
la storia tra le ricordate;
poi mi rivolgo alla folla che ha inserito la ff tra le seguite:
appina, crow heart, Diosmira, Harmony89, Ketry, Lumie, lysdance1, Night Cip, Renesmee94, roby_lia, Sophiathebest, stefy_81, titty1194, yuuki_love,_lenoramethyst
un
grazie, ovviamente, è d’obbligo a tutti i lettori
silenziosi ^_^ ed
infine, di nuovo un super grazie ad Arcazia_Azrael,
per essere stata sempre puntualissima nel commentare, non aver mostrato
mai
segni di cedimento, anche quando giungevo per farmi supportare nelle
peggiori
elucubrazioni mentali; e per aver sempre tifato per Murtagh.
Ora,
concentrandomi sul
capitolo, vi chiedo scusa per eventuali ripetizioni(anche di concetti)
ma spero
che vi sia piaciuto e soprattutto che vi sia chiaro il
perché Isis si allontana
da Murtagh…a proposito, come giudicate il suo comportamento?
Giusto? Infantile?
Fatemi sapere!
Che
mi dite dell’identità del
terzo Cavaliere(il suo nome, Tisbe, l’ho inventato, e
significa veramente
“rara”)ma si è capito che, assieme alla
madre Telestri(altro nome inventato da
me, che sta per “vigorosa”) è quella
ragazza che Paolini nomina in “destini
incrociati” capitolo di Brisingr?
Che
ve ne pare di Emera?(il
suo nome, in greco antico sta per “giorno” ed ho
pensato che visto che è
l’ultimo drago, ci stava bene un nome, che da speranza in un
certo senso, non
credete?
Inoltre,
che mi dite di
Castigo, che trova carina Emera? ^_^
Infine,
spero si sia capito
bene il concetto finale dell’identità di Isis,
anche se spero di approfondirlo
nei capitoli successivi, e…bhè secondo voi, senza
più nessuno, dove andrà a
finire la nostra “eroa”?
Un
abbraccio
Marty23