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Autore: Tarlo Viola    13/03/2012    1 recensioni
L'avventura di un giovane guerriero in un mondo pre-Shibusen, vecchie glorie e arrivi inediti?
Questa è una delle preziose memorie dei Signori della Guerra!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Coraggio-



Incredibile. Ogni classe si era mobilitata per uscire fuori dall’edificio. Non era un’esercitazione, come tutti potevano pensare, ma un vero e proprio pericolo. I bidelli, terrorizzati, avevano scorto due curiose figure in cielo, inizialmente niente di allarmante, ma la reazione fu immediata non appena il territorio scolastico venne delimitato ai suoi confini da una imponente muraglia di luce.
Ogni gruppo stava seguendo le solite regole di evacuazione, ignare di quello che stava sopra le loro teste; io, come è giusto che faccia uno studente, mi ero limitato a seguire la folla, a volte avanzando tra i compagni che commentavano cinicamente l’evento, e a volte indietreggiando, per non intromettermi in discorsi poco affini a me.
Quasi mi divertii, in seguito, a notare la reazione di tutti quando scoprirono che non c’era modo di uscire, fuggire da quello che stava accadendo tra gli sfidanti di quella incredibile, e breve, battaglia celeste, di indubbia pericolosità, e che, avrebbe spaventato a morte tutti quelli che stavano al di sotto dello scontro. Il personale, seguito da un po’ tutti, aveva iniziato a tastare  quella barriera, nella speranza di trovare un varco, riuscendo in tal modo a salvarsi la pelle. Un’attività che iniziò ad essere praticata poco a poco da tutti, velocizzando subito le loro azioni in risposta allo scoppio d’inizio.
La somma strega era stata costretta a ritardare il suo arrivo dinnanzi al misterioso furia blu, dovendo, per forza di cose, abbattere prima il paladino che le si poneva davanti. Se per lei un’ora era una colossale perdita di tempo, per lui invece era un breve attimo che avrebbe dovuto saper sfruttare al meglio, inaugurando così la lotta. Abilità particolare di Terror era il saper manovrare le bende che lo rivestivano seguendo il semplice istinto, vivo più che mai nel primario momento; punte, così avvolte su se stesse al fine di creare un cono dall’acutezza sufficiente a perforare ogni sorta di scudo che si sarebbe contrapposto, dimostrando al contempo le curiose parvenze di una lunghezza infinita dei suoi strumenti. La caratterizzazione della magica sovrana era di poter manipolare lo spazio, e forse addirittura il tempo, che le stava attorno; detto ciò, ella si allontanò con estrema facilità dai colpi passando per un piccolo cerchio di ovvia utilità. Certo, forse non era la miglior mossa che potesse fare, ma decise ugualmente di apparire nei pressi del suo nemico, uscì da quel secondo cerchio, e tentò un piccolo colpo verso il collo; possedere una lama non era di grand’utilità per qualcuno del suo calibro, ma in momenti analoghi a quello riusciva a dimostrare la sua efficacia.
Difficile descrivere due ruoli in contemporanea, ma non ho altro modo per poter raccontare ciò che ai miei occhi ancora pareva incredibile, e per questo chiedo venia.
Non si posizionavano a quote esagerate, e ogni loro singolo gesto, o movimento, ma anche offese, raggiungevano gli spettatori, beh, lo spettatore, a cui tuttavia non interessava il combattimento in sé, e cercava più che altro di analizzare il protagonista di quel sogno che tanto lo attanagliava. Possibile che fosse lui? E se così non fosse, quale assurda coincidenza lo avrebbe portato a fermarsi proprio sulla mia scuola? Domande legittime in fondo, vista la rapidità di questo continuo susseguirsi di anomali eventi, che mai, erano riusciti a rivelarsi prima nella mia vita.
Il fendente andò a vuoto, o meglio, non ferì il Signore della Guerra, portatosi inspiegabilmente in un punto differente dell’azzurra arena, lasciando al suo posto un semplice manichino di bende, dissolto al tocco di quel metallo dalla probabile origine sconosciuta. La risposta fu immediata, aveva già in serbo una particolare formazione da applicare alle sue bianche appendici, potendo puntare contro l’obbiettivo una simil balestra che scoccò a grande velocità il dardo albino. Ed ecco la prima ferita, un semplice taglio, anche abbastanza superficiale, che fece però elevare le difese. Mabaa-Sama prese così a muoversi tra un portale e l’altro, rendendo imprevedibili i suoi spostamenti. Come ciò non bastasse, aveva per giunta creato delle copie illusorie di se stessa, rendendo insuperabile il suo vantaggio. Sfruttando l’attenzione del nemico nei propri confronti, fece apparire alle sue spalle quello che sembrava in tutto  per tutto… la Torre Eifel!
-Che casino- Ma quanto urlava quella gente, e non si stancava mica. Era abbastanza fastidioso tutto quel chiasso, ed esso mi impediva di pensare, ragionare. Non mi dilungherò troppo su quest’ultimo aspetto, i pensieri di un dio non sono alla portata di tutti, e queste memorie servono proprio per raccontare a tutti gli ignari che non hanno potuto assistere alla mia ascesa.
-Colpito!- Era una voce debole, molto soffocata, e molto lontana. Si celava nelle profondità della sua anima, incatenata in una immaginaria stanza da lui stesso creata.
L’immenso monumento francese piegò la malandata schiena di un terrore non più in grado di combattere nel pieno delle sue forze, sconvolto dall’offesa subita, e barcollante come se d’un tratto avesse perso l’abilità del volo.
Il nemico non attese a lungo, e cogliendo l’occasione si precipitò ad infliggere il colpo di grazia a quel frastornato rivale.
-Aih aih- Quella voce iniziava a farsi sentire troppe volte.  L’occhio poco prima spento riuscì a rinsavire, come se il guerriero avesse riacquistato tutte le energie perse, e forse anche oltre. Il movimento fu facile, rapido, e potente; di fronte a quell’esercito di illusioni, quelle linee di stoffa formarono un nuovo strumento musicale, un piano, a cui l’eroe si accinse a suonare una nota, no due, nonostante le prima fosse muta. “Meditazione dell’anima” l’aveva chiamato, una tecnica in grado di calmare qualunque spirito, sì, anche quello di una eminenza come Mabaa. Quest’ultima venne colta alla sprovvista, un brivido di quiete e pace la trapassò, causando la sparizione dei suoi cloni, e svelando la propria posizione.
Come aveva fatto riprendersi, chiederete giustamente voi, beh, dovete sapere che esiste una potente entità, che noi definiamo rozzamente “Follia”. Essa, è presente in tutti noi, ma di rado si manifesta in modo dannoso per una civiltà. Certo, i matti esistono, ma essendo semplici umani, questa si concentra solo su di essi, che tuttavia vengono prontamente internati dalla legge. Ma allora che problema c’è? Ed è qui che dobbiamo entrare nelle spiegazioni, ma preferirei lasciare questa per il futuro, in modo da non rovinare ulteriormente la storia. Vi dico solo che il paladino bendato è riuscito nell’incredibile intento di soggiogare la follia, acquisendone parte dei poteri.
Una lunga lancia perforò l’addome della strega, portando nuovamente il vantaggio a lui, il coraggioso, persona che ha affrontato il male faccia a faccia, senza indietreggiare, e perciò ripagato con nuova potenza. Questa volta pareva che a prevalere sarebbe stata la giustizia, agganciata per un’arma imbrattata di rosso a colei che meno la rappresentava. Ma sarebbe davvero finita così? No.
Nonostante il colpo, un teletrasporto permise alla maga di allontanarsi sulla sua futura vittima, che sarebbe stato tra poco conscio di ciò che lo aspettava.
Le parole più funeste che la storia abbia mai conosciuto si rivelarono in quell’occasione, creando un’arma di immane potenza. I simboli che tanto la rappresentavano si ingigantirono, fino quasi a fuoriuscire dal suo volto, mentre davanti a lei si materializzarono due inquietanti occhi, pronti per attaccare.
Aveva tralasciato qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa che lo colpì ancor prima del vero danno: la sua posizione.
Era rivolto al terreno, mentre l’avversaria sopra di lui avrebbe scatenato un tormento dalla potenza analoga ad un asteroide. Il fatto che ci fosse una scuola sotto di lui era il minore dei mali, poiché, se avesse schivato il fatale destino, la sua sorte sarebbe poi passata al resto del mondo, devastata come accadde in precedenza ai dinosauri. Quanta, quanta disperazione, era combattuto, anche se la risposta l’aveva già decisa.
Non so come, ma capivo cosa provava, incredibile. Ero fisso, immobile, a contemplarlo in tutta la sua magnificenza, senza fare distinzione per entrambi gli avversari. Quell’abbagliante luce che lo cospargeva, ricordo, mi costrinse a distogliere lo sguardo, per non accecarmi. –Lo fa anche a te né?- non ci avevo fatto caso, ma assieme a me c’era anche lui tra le tribune dell’incontro. Era un ragazzo biondo, dal fisico non troppo atletico, ma comunque in forma, quasi mi assomigliava. Mi sorrideva, in attesa di risposta, ma sia io che lui ci rigirammo per vedere come sarebbe andato a finire quel crudele spettacolo, io, per capire la losca figura, lui, per pura e semplice ammirazione di quelle due divinità.
Le somme iridi verdi si erano unite alla pupilla dilatata di quelle due “armi”. Il colpo stava per partire, e Terror aveva dato fondo a tutte le sue energie, per evitare che il raggio arrivasse anche a terra. Non poteva farcela, non con il solo potere della paura che lui comandava. No, non ci sarebbe mai riuscito a rimediare all’errore, quell’errore che non avrebbe mai dovuto fare, l’errore di mettere a rischio la vita di tutti i suoi protetti. E così prese coraggio, quel coraggio che gli aveva permesso di sconfiggere la pazzia, e ce gli avrebbe permesso di vincere, se così si può dire.
La colonna di luce si avviò, e il nostro salvatore la prese in pieno, riuscendo quasi a curvarla su e stesso. Non so, ma quell’immagine, gli dava un nonsoché di ultraterreno, con quell’aspetto, quella luminosità, sembrava di trovarsi per davvero al cospetto di un angelo, una creatura che stava sprizzando coraggio da tutti i pori, resistendo, fin quando non terminò la lunga ondata.
L’Indipendent Cube sparì, il tempo era terminato. La “Cattiva”, a cusa delle ferite riportate, dovette rimandare la caccia all’obbiettivo, e rintanarsi nel suo segreto maniero. Il “Buono”, invece, era lì, non saprei spiegare neanche tuttora, beato, tranquillo, mentre chinando il capi, ci diede una profonda occhiata. Era rivolto a me? O all’altro che guardava, naa, probabilmente ammirava per l’ultima volta il mondo che avrebbe lasciato, terminando l’azione con un volar via, indisturbato. Solo in seguito lo venni a sapere… andò a morire.
 
E con questo si conclude il primo atto della mia incredibile avventura, portando all’apertura del secondo, in cui feci la conoscenza di un mio futuro caro amico.
 
-Che lotta incredibile vero?- si rivolgeva a me, con occhi ardenti dall’ambizione. Gli altri erano subito scappati via dalle loro mammine, mentre noi due eravamo rimasti soli, a parlare e a scambiarci informazioni su quello che sapevamo sui grandi Otto, Signori della guerra di cui il nostro perdente faceva parte, e ad ipotizzare su come l’avrebbero presa i suoi compagni.
-Come ti chiami?- Forse l’azione più strana tra tutte quelle che ho fatto, socializzare.
-Arturo Fumagalli è il mio nome messere, ma voi mi potete chiamare semplicemente Artù- si mise a parlare in modo altezzoso, tanto per sollevare un po’ il mio morale che emanava negatività a chilometri.
Nei giorni che passarono finimmo col diventare amici.
 
 
 
 
 
-Sai che è morto?- un mantello nero copriva il suo corpo, mentre una maschera bianca a tre fori lasciava intravedere degli occhi sgranati, così, senza motivo.
-Perché mi perseguiti ancora?- Serio era il tono di voce di Death, detto lo shinigami, che si rivolse scontroso alla sua bizzarra copia.
-Death death death death… non crederti così importante, io perseguito tutti… in fondo sono… Follia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tarlo Note:
Bon, perdonate il ritardo, coooooooomunque, che ne pensate di come ho scritto questo combattimento (sbatte testa contro pavimento)?
  
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