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Autore: Kaho    14/10/2006    4 recensioni
[Fanfic a quattro mani scritta da Kaho e Samy]
Dopo il preludio in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” la Seconda Guerra si scatena ancora più violenta con terribili ripercussioni sul mondo babbano. Tra un’inarrestabile colonia di Dissennatori, squadroni di Inferi, draghi, giganti e sanguinolenti Lupi Mannari Harry Potter inizia la disperata ricerca di R.A.B. e degli Horcrux rinunciando al suo settimo anno. Ma nel bel mezzo di questo mondo travagliato dalle continue battaglie non manca il romanticismo e lo humor con l’amore inconfessato tra Ron e Hermione, l’affetto che nasce tra Harry e Ginny ostacolato dalla guerra e l’ambigua relazione tra Draco e una Mangiamorte.
“Ti ho disarmato, Harry Potter. Ora sei morto… ma prima…”
[Main Couples Hermione/Ron, Harry/Ginny, Draco/Samantha. Altre: Remus/Tonks]
Questo è un'ipotetica fine di Harry Potter, e tutto ciò che vi è narrato è un'invenzione delle autrici, perciò non vi sono Spoiler del vero settimo libro. Se qualche elemento coincide, è un puro caso.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past Legacy'
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CAPITOLO 6 – “”

News:

 

D’ora in poi arricchiremo i capitoli con altre sezioncine tanto per rallegrare i lettori e per insinuare in voi la curiosità di sapere come finirà questa storia.

 

Anticipazioni/chiarimenti: Samy e Kaho si lasceranno scappare qualche sviluppo prossimo della storia e faranno anche dei commenti personali sul capitolo (autocritica -_-); oppure dei chiarimenti generali sulla storia; N.B. à se qualche lettore vuole fare una domanda di qualsiasi tipo sulla storia col commento, risponderemo in questa sezione.

Indizi sulla Trilogia: Kaho e Samy riveleranno i nomi e qualcos’altro sui nuovi personaggi della Trilogia, post-HP7; forse (se le autrici saranno magnanime) diremo qualche cosuccia anche sulla trama;

Personaggio del Capitolo: breve parentesi psicologica di un personaggio della Rowling (o anche inventato da noi) analizzata dal punto di vista di Samy e Kaho; i personaggi più incasinati (ex. Voldemort, Piton) verranno tenuti per ultimi dato che la storia e soprattutto gli ultimi avvenimenti influiranno in modo determinate su di essi;

Coppia del Capitolo: Samy e Kaho analizzeranno una coppia a capitolo; che cosa ne pensa lui? che cosa ne pensa lei della loro storia? Che cosa ne pensano Kaho e Samy?

Risposta ai commenti: rispondiamo ai commenti! (^_^) e speriamo siano numerosi!

Prossimo Capitolo: titolo del prossimo capitolo! E magari qualche indizio o previsione delle autrici.

 

Speriamo che queste nuove ideuzze vi stuzzichino molto, cari lettori.

 

Samy&Kaho

 

N.B.: Ora che la scuola è ripresa e interrogazioni orali e verifiche scritte infestano tutte le settimane la pubblicazione dei capitoli non sarà molto veloce, ma neanche troppo lenta, approssimativamente da 1 settimana e ½ a 3 settimane (ma cercheremo di evitare che passi così tanto tempo tra un capitolo e l’altro); il problema è che siamo impegnate con la scuola, scriviamo quando ci sorge l’Ispirazione e i nostri capitoli sono molto prolissi. Ci daremo dentro! (e parecchio! Non sarà la scuola a fermarci!!)

 

 

Capitolo 6 – “La scarcerazione”

 

 

“Finalmente mi hai trovato.”

 

Harry si voltò lentamente verso la voce profonda che aveva udito alle spalle. Il giovane Potter si trovò a fissare il volto di Ludesh Dulick… o non era il suo?

 

“R.A.B.?”

 

“No” rispose l’uomo con un accenno di sorriso.

 

“Ma allora tu sei…?” Harry era stordito; chi altri poteva essere?

 

Il viso del vecchio, incredibilmente fascinoso per la sua età, si ricompose in un’espressione molto seria: “Sono la reincarnazione di Albus Silente.”

 

Harry trattenne il fiato. Gli ultimi ricordi erano confusi, l’attuale situazione era quasi fantasmagorica eppure quella rivelazione lo portò a voler credere che quella fosse la realtà.

 

“Professore…?”

 

“Carattere ingenuo, facilmente malleabile e… divertente, aggiungerei” rise l’uomo abbandonando del tutto la posa seriosa.

 

“Mi sta prendendo in giro? E’ lei R.A.B., o chi altro è?” domandò brusco Harry, scioccato ed incredibilmente deluso.

 

“Ma certo che sono R.A.B. Il tuo senso della perspicacia è a dir poco infimo” aggiunse il vecchio con fare canzonatorio “Comunque puoi chiamarmi Kaus.”

 

“Allora avevo ragione, lei è Lyons Kaus, vero? Ma perché si fa chiamare R.A.B.?”

 

“Sì, sono sempre io; e mi dispiace, non ho intenzione di dirtelo ora. Ma suppongo che il merito di questa scoperta sia da attribuire ad un informatore esterno, non hai il volume cranico né la capacità per aver risalito al mio nome.”

 

“No, infatti” rispose Harry alquanto irritato dal sorriso mellifluo del vecchio; doveva trattenersi per ottenere le informazioni che voleva.

 

“Ma mi hai comunque trovato, quindi: benvenuto!” ironizzò Kaus, mostrando a Harry con un gesto magistrale della mano il piccolo appartamento “Questa è la mia umile dimora”

 

Harry si guardò confusamente intorno; ora era certo di essere fuori dai confini della scuola “Ma un momento fa ero ad Hogwarts, come ho fatto a finire qui? Non ci si può smaterializzare dentro i confini della scuola.”

 

“Audace deduzione, Harry, se mi posso permettere di chiamarti per nome, oh Prescelto” R.A.B. non abbandonò per un solo istante il suo sorriso altezzoso e derisorio “Non hai mai sentito parlare del Canale di Fuga?”

 

“No” rispose Harry, cercando di spingere il suo grado di sopportazione ai limiti del possibile.

 

“Bene. Allora non voglio rovinare la tua ignoranza, accontentati di sapere che sei a casa mia.”

 

Harry osservò meglio il locale: era molto buio e cupo, quasi come se nell’aria aleggiasse una nebbia nera, e in un angolo del locale il ragazzo scorse quella che avrebbe potuto essere una distorsione spaziale “Ma che cos’ha questo posto?”

 

“Sai cos’è la barriera parallela spaziale?” domandò Kaus con una punta di sarcasmo.

 

“No.”

 

“Tu devi essere una di quelle persone che pongono di continuo domande ma che non conoscono mai una risposta, ne c’est pas?” sghignazzò l’uomo vedendo Harry disorientato.

 

“Sei caduto in una crisi confusionale? Vuoi sapere chi sono veramente e che cosa ho a che fare col pazzo smanioso di potere?”

 

“Intende dire…?” cominciò Harry alquanto stupito dalla franchezza molto impudente con cui R.A.B. si rivolgeva al Signore Oscuro. Era sempre stato circondato da maghi e streghe che temevano persino di pronunciare il suo nome e invece il vecchio stregone che gli stava davanti osava persino offenderlo.

 

“Riddle, già. E non mi dare del lei, mi fai sentire vecchio” Kaus guardò di sbieco Harry, sogghignando “Beh, più di quanto lo sia già.”

 

“D’accordo. Io ho scoperto che tu eri un compagno di classe di Voldemort…”

 

“Alt, alt… lo possiamo chiamare Tom o Riddle invece di Voldemort, troppo dark per i miei gusti.”

 

“Dunque” continuò Harry, un tantino irritato “tu conoscevi Riddle e anche Wallace Simur.”

 

“Il leccapiedi di Riddle, beh, uno dei tanti, caratterizzato da una scarsa fiducia e stima di sé, più predisposto ad ubbidire servilmente che a comandare.”

 

“Sì, lui” confermò Harry “Vorrei solo sapere quali sono le tue intenzioni e da che parte stai.”

 

“Non l’hai ancora capito?” chiese R.A.B. assolutamente divertito.

 

Harry strinse forte i pugni cercando di trattenersi “No.”

“Chissà perché a tutte le mie domande rispondi sempre no; ho un’influenza così negativa?”

 

Harry cercò di focalizzare tutti i suoi pensieri sulla promessa che aveva fatto a Silente e quindi tentò di abbandonare la crescente antipatia che nutriva per R.A.B. “No.”

 

“In altre parole, sì. Beh, prova a sforzarti Harry, ha giudicare dal mio comportamento da che parte pensi che stia?”

 

“Non lo so, credo dalla mia dato che mi hai aiutato.”

 

“Ragionamento semplicistico e banale. Punto numero uno: tutti gli esseri viventi stanno dalla parte di loro stessi; punto numero due: io non differisco da questa costante umana; punto numero tre: se si dovesse imporre una divisione tra “buoni” e “cattivi” in questa guerra, la mia posizione sarebbe prettamente centrale.”

 

“In altre parole non stai da nessuna parte.”

 

“Sì, esatto. Ma suonava molto più armonico nel discorso che ho costruito io.”

 

“Io non capisco.”

 

“Strano” lo schernì Kaus sghignazzando apertamente.

 

Harry inghiottì un grande accumulo di saliva “Ma perché mi hai aiutato?”

 

“Perché sei utile a raggiungere il fine ultimo della mia esistenza.”

 

“Bene, e questo fine ultimo va contro di me o contro Voldemort?”

 

“Riddle” lo corresse Kaus “Posso affermare con certezza che va contro Riddle.”

 

Harry sospirò, sentendosi alquanto rincuorato, anche se era più che convinto che l’ineguagliabile antipatia di R.A.B. non gli avrebbe mai permesso di fidarsi di lui a tal punto da considerarlo un alleato.

 

“Non tirare sospiri di sollievo. Non essere così sciocco da fidarti di qualcuno, specialmente di me.”

 

“Perché non dovrei fidarmi?”

 

Kaus, d’un tratto, si fece molto serio “Fai conto che parlare con me è come parlare in linea diretta con Riddle.”

 

Harry si convinse quasi subito della falsità di quell’espressione seriosa “Ad ogni modo sono venuto per chiederti una cosa.”

 

“L’avevo detto che tu eri il ragazzo delle domande.”

 

“Tu sai che cosa sono gli Horcruxes, vero?” tagliò corto Harry, convinto che se avrebbe passato un altro istante a farsi calunniare da R.A.B. gli avrebbe urlato in faccia.

 

“Domanda idiota. Se hai trovato la mia firma dentro lo pseudo-Horcrux della caverna la risposta deducibile è senza dubbio sì, anche se niente è senza dubbio.”

 

“Allora l’hai distrutto?” gli chiese Harry con molta pazienza.

 

“Altra domanda idiota.”

 

“Come mai sei ancora vivo? Dal biglietto che hai scritto mi è sembrato di capire che eri sul punto di morte.”

 

“Altre circostanze: mi trovavo in una situazione di totale incomprensione, non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo e come suggerisce il buon senso ho preferito pensare al peggio. Dopo aver infranto la protezione dell’Horcrux mi sono trovato davanti un bel bivio e ripensandoci oggi ho preso la strada sbagliata, quella più facile, ma la sbagliata. Può sembrare un paradosso ma sono sopravvissuto grazie all’Anatema di Morte dell’Horcrux.”

 

Harry aveva rinunciato da molto a sforzarsi per intuire il senso profondo dei discorsi di Kaus, così si limitò a chiedergli: “Ora dimmi un’altra cosa, ti dispiace?”

 

“Ti ascolto.”

 

“Dove sono gli altri Horcruxes?”

 

“Oh caro Harry…” cominciò l’uomo in tono di rimprovero.

 

“Lo so, se lo avessi saputo gli avresti già distrutti.”

 

“No, sbagliato” ridacchiò Kaus scuotendo la testa “Io so dove si trovano tutti eccetto uno, quello legato al fondatore più fiero e coraggioso.”

 

“Godric Grifondoro.”

 

“Prima risposta corretta della serata.”

 

“Ma allora, potresti dirmi dove sono questi Horcruxes?”

 

“Lo sai già” rispose Kaus, apparendo alquanto scocciato “Uno l’hai distrutto, si trattava del diario di Riddle, l’altro, l’anello di Serpeverde, è stato annichilito da Albus Silente, poi c’è l’Horcrux di Corvonero e Tassorosso e infine il pezzo di anima all’interno del serpente.”

 

Harry si illuminò “Nagini? Allora il professor Silente aveva ragione. Tu sai dove si trovano l’Horcrux di Corvonero e quello di Tassorosso, vero? Ti sarei molto grato se me lo dicessi.”

 

“Non sei mai stato una cima in Aritmazia, scommetto” sghignazzò R.A.B.

 

“Hm?” fece Harry, incapace di trovare un nesso logico che legasse la sua incompatibilità coi numeri alla ricerca degli Horcruxes.

 

“Secondo la tua brillante deduzione ci dovrebbero essere sette Horcrux che girano a piede libero oltre a quello nel corpo di Riddle. Sbagliato, ce ne sono sette in tutto. I simboli di Tassorosso e Corvonero sono sullo stesso Horcrux.”

 

“Ma dov’è?” chiese Harry, sempre più esasperato.

 

“Trovatelo da solo”

 

Il giovane Potter fu quasi contento nello scoprire che aveva perso tutta la pazienza; almeno si sarebbe sfogato sul vecchio “Cosa?! Ma…”

 

“Calmati” lo interruppe Kaus, agitando con non chalance la mano “E’ piuttosto facile da scovare. Basta che incarichi la tua brillante amica Mezzosangue di una piccola ricerca su un oggetto che suggella l’alleanza tra le fondatrici della scuola.”

 

“Gli Horcruxes non sono così facili da trovare. Voldemort non è stupido.”

 

“Ahimè su questo punto ho i miei dubbi, ma comunque… questo particolare Horcrux può concedersi il lusso di essere scovato, i veri problemi sopraggiungono dopo il ritrovamento.”

 

“Come?”

 

“Lo capirai a tempo debito” disse Kaus simulando un’incredibile saggezza nelle sue parole “Vuoi che ti racconti la storia della mia vita per farti comprendere meglio le mie intenzioni?”

 

“No, grazie” rispose Harry con totale sincerità.

 

“Saggia decisione. Ci vorrebbe molto tempo per discorrere sui meriti della mia vita. Ti propongo altro, piuttosto: che ne dici di restare qui a casa mia e farti allenare dal sottoscritto?”

 

“Vuole allenarmi? Per combattere contro Voldemort?”

 

“Esatto. Allora, accetti?”

 

“Devo pensarci.”

 

Kaus sghignazzò “Prenditi tutto il tempo che serve al tuo cervello per carburare una risposta.”

 

“Se me ne vado ora, non potrò più tornare indietro?”

 

“Certo che potrai tornare. Oltrepassa la barriera – e additò lo spazio della camera dove le immagini deformate sembrava convergere in un solo punto - e ritrova i tuoi due amici e la rossa.”

 

Il riferimento a Ginny fece imporporare le guance di Harry “D’accordo e… non è che potresti smetterla di spiarmi almeno quando sono in compagnia?”

 

R.A.B. assunse una falsa aria indignata: “Mi hai preso per un maniaco guardone? E’ da diciassette anni che non esco da questo buco schifoso, sinceramente avrei preferito un soggiorno ad Azkaban, almeno lì c’erano i Dissennatori che sapevano come farti ingannare il tempo, ma a casa mia… l’unico svago da qui a una settimana è stato partecipare alle bieche esperienze di un maghetto appena maggiorenne.”

 

Harry se ne andò senza ripensarci due volte e congedò l’antipatico vecchietto con ben poca gratitudine “Arrivederci.”

 

La voce canzonatoria di Lyons Kaus lo accompagnò anche oltre la barriera: “Arrivederci. E quando torni portami una bottiglia di Whisky Incendiario.”

 

*^*^*^*^

 

“Per Morgana, Harry, dopo tutto ciò che ti ho detto non puoi prendere anche solo in considerazione la proposta di quel… quel…” Hermione, che fino ad allora aveva contestato e commentato in solitudine il bizzarro incontro che Harry aveva raccontato di aver avuto con Lyons Kaus, si fermò giusto il tempo per trovare un appellativo appropriato all’ormai cinquantenne mago. “Quel RAB!” berciò infine la ragazza frustrata, afferrando una ciocca di capelli riccioli e portandosela dietro l’orecchio “Almeno è affidabile? Ti sembra un individuo dalle intenzioni chiare?”

 

Harry sospirò visibilmente rammentandosi dei discorsi machiavellici del vecchio e voltò la testa verso la sua migliore amica. “Sentimi, Hermione, hai ragione a insistere che non c’è da fidarsi di lui, che sicuramente Kaus conosce incantesimi di Magia Oscura ignoti a molti, forse anche a Silente stesso, che mi ha raggirato come voleva fino ad adesso; tuttavia sai che sono il Prescelto… e questo comporta, diciamo, alcuni rischi.” La interruppe Harry con una smorfia ironica.

 

Hermione aprì la bocca un paio di volte, furiosa e amareggiata dall’idea che Harry stesse sul serio ripensando, o addirittura prendendo in considerazione quello che Kaus gli aveva proposto; le parole che non trovava per esprimere la sua totale disapprovazione per un pensamento così sconsiderato volarono, però, in bocca a Ron che si alleò, per una volta, con Hermione contro il suo migliore amico: “Anche se dovessi uccidere tu Voldemort, non è necessario che tu vada a casa di Kaus ad allenarti. Lupin sarebbe più che felice di insegnarti qualcosa se glielo chiedessi e infondo RAB era un compagno di Riddle, te lo ha detto lui stesso… non possiamo rischiare che tu rimanga da solo con lui. Può essere una trappola.” Osservò il rosso, meritandosi un’occhiata compiaciuta di Hermione e un suo sorriso sgargiante.

 

“Andare ad allenarsi con” riprese la ragazza, deglutendo prima di pronunciare il nome dell’uomo. “Kaus significa allontanarsi dall’Ordine, dalla protezione di persone fidate.”

 

Harry fece una smorfia. “Non sappiamo se tutti sono fidati. Prendi Piton ad esempio: era una colonna portante dell’Ordine, e guarda cosa ha fatto.”

 

“Non divagare, Harry” lo riprese lesta Hermione.

 

Harry alzò le braccia e le agitò in aria. “Ok, avete ragione a non volervi fidare di lui, ma io sono un Legimens, ricordate? Lo sentirei se provasse il desiderio di uccidermi.”

 

Ma Hermione aveva la risposta anche a questo: “Anche al quinto anno eri convinto di vedere esattamente ciò che faceva Voldemort e invece siamo caduti in una sua trappola e…” Hermione spezzò la frase, mordendosi le labbra.

 

“…Sirius è morto.” Completò Harry sospirando con impazienza. “Lo so. Ma stavolta è diverso… io… riesco sul serio a captare le sue emozioni più forti… è come se mi sfiorassero, un lieve tocco, ma riconoscibile… lo ammetto che non sono ancora molto bravo, e che molte volte i pensieri sono confusi, ma sui sentimenti non posso sbagliare: e vi assicuro che Kaus prova un forte moto d’odio verso Riddle.”

 

Hermione schioccò la lingua. Harry la guardò malissimo. La ragazza cercò di restare in silenzio; Ron constatò con stupore che c’era riuscita per ben quarantasette secondi e un battito di ciglia.

 

“Non mi convince Harry. Se è così, perché non ha mai cercato di rintracciare qualcuno che come lui fosse ostile a Voldemort? Ad esempio Silente… Tutto il Mondo Magico sapeva che Silente lo combatteva, e inoltre è impossibile che Kaus non sapesse dove trovarlo…” ricominciò a supporre infervorata Hermione.

 

Harry strinse gli occhi e si mise i palmi sulle orecchie, ficcando le dita nei lunghi capelli neri ribelli. “Non lo so, non lo so, va bene?! È una sensazione che ho… per adesso posso stare tranquillo con lui…”

 

“Per adesso, Harry, per adesso…” ripeté dura Hermione.

 

“Starò attento…”

 

Hermione incrociò le braccia al petto. “Ne parli come se volessi già andare!” sbottò quasi isterica guardandolo con gli occhi color cioccolato scuriti. Ron non disse niente preferendo far scricchiolare le dita: alzò solo lievemente lo sguardo fino ad incrociare il suo, poi riprese a dedicarsi al suo passatempo; Hermione schioccò nuovamente la lingua irritata dalla mancanza di appoggio.

 

“Non ho ancora deciso” rispose infine Harry alla tacita domanda di Hermione (e Ron, forse). “ma non ho nemmeno accantonato l’idea. Ogni possibilità va esaminata con cura. Ci devo riflettere.”

 

“…e bene.” Soggiunse fermamente Hermione, voltandosi poi verso Ron e intimandogli di smetterla ‘con quelle dita’.

 

Harry sbuffò leggermente, ma cedette ad un sorriso divertito: Hermione era sempre Hermione, intelligente e furba, quanto testarda e meticolosa.

 

“Lo farò Hermione.” Disse per tranquillizzarla.

 

Hermione sorrise e drizzò la schiena. “Alle volte mi chiedo come fareste senza di me…”

 

Ron intrecciò le dita facendo l’ultimo cric sonoro e portandosi le mani a coppa dietro la testa. “Tutto ciò che vogliamo senza che tu ci rompa le scatole…”

 

“RON!”

 

*^*^*^*^

 

Samantha sedeva sul suo letto con le gambe rannicchiate al petto e le mani che stringevano forte alcune polaroid: osservava in silenzio le persone immortalate sorridenti nelle pose più disparate; e, nonostante alcune fossero davvero esilaranti, in quel momento le si formò un groppo in gola e le venne da piangere, uno sfogo infantile che poco si addiceva ad una Mangiamorte, pensò in un misto di rabbia e frustrazione; le nocche sbiancarono mentre lei stringeva quasi spasmodicamente le fotografie animate.

 

Lei era forte, una vera Drake: dal ruolo che ricopriva nell’organizzazione dipendeva l’esito di questa guerra ed era davvero sciocco lasciarsi andare all’amarezza del passato quando c’era un presente da costruire.

 

Una debolezza piuttosto ridicola, che non si doveva permettere. Nè questa, nè altre.

 

Si strofinò con forza i polsi sugli occhi arrossati asciugandosi le guance con il pullover e si alzò andando verso la finestra. Quel giorno c’era un violento acquazzone. La pioggia aveva spazzato via la nebbia e bagnava ormai incessantemente da almeno quattro ore i giardini tagliati di fresco, lasciando nell’aria quell’odore acre di fieno che impregna l’aria e ti soffoca dolcemente; a Samantha non spiaceva quell’odore, ma al contempo era insopportabile.

 

Il quartiere dove abitava era carino, dopotutto: fuori dal centro città, Effingham era una sottospecie di paradiso paragonato ai disordini che regnavano da padroni a Londra: niente cinguettii degli uccellini e niente vicini premurosi, anzi la padrona di casa, la signora Denver, le faceva venir voglia di tirare fuori la bacchetta e di Schiantarla, ma tutto sommato era solo nel suo appartamento che poteva dedicarsi un attimo al riposo e a se stessa. Prima che arrivasse lui. L’aveva invitato Samantha e non si pentiva di quella scelta (non si era mai pentita per nessuna, a dirla tutta), ma il suo riposo adesso era limitato alla sua stanza da letto… e tutto per colpa di Draco Malfoy.

 

Draco era un ragazzo intelligente, raffinato e dotato di un certo fascino, ma non riusciva a lasciarle il suo spazio. Non che fosse curioso o invadente, anzi, quando non iniziavano una conversazione – sarebbe stato meglio dire che Samantha iniziava –  o non rifletteva in silenzio, leggeva in silenzio… niente rumori fastidiosi, quindi; era piuttosto la sua presenza a lasciarla inquieta e incapace di rilassarsi.

 

Insopportabile. Ecco l’aggettivo giusto.

 

Da quando era arrivato aveva lasciato nella casa un’impronta indelebile che Samantha non era riuscita a coprire. I libri in salotto, il cappotto, l’odore di muschio di cui era impregnata la casa… e, naturalmente, il suo respiro accanto a lei. Certe notti Samantha appoggiava l’orecchio alla sua porta, spiando nella serratura, per ascoltare il suo respiro regolare, o per scorgerlo sdraiato con le braccia dietro la testa a guardare il soffitto, alle volte direttamente lei: Samantha sospettava che ogni volta che aveva fatto questo, lui l’avesse sentita, ma non glielo avesse mai detto, indifferente alla cosa.

 

La ragazza scosse la testa, mordendo un labbro.

 

Assurdo. Decisamente assurdo che un ragazzino di quattro anni più giovane di lei la facesse sentire irrequieta… e un ragazzino per giunta presuntuoso, quando apriva quella sua boccaccia, e silenzioso.

 

Forse era proprio questo il problema: Draco le era sembrato più… umano nei primi tempi che lo aveva conosciuto e questo l’aveva avvicinata a lui. Aveva pensato addirittura ad un fidato amico all’interno di una confraternita come i Mangiamorte, ma man mano passava il tempo Draco, respirando e vivendo nel Covo Oscuro, aveva imparato a dominare completamente le sue emozioni, mantenendo un calma glaciale.

 

Samantha rabbrividì: era impensabile per lei una tale freddezza all’infuori del covo del Signore Oscuro. Lì lei era calma e autoritaria quando ci riusciva, ma fuori era come se si liberasse e tornasse a respirare.

 

TOC TOC

 

Samantha sussultò lievemente. Chiuse gli occhi per riprendere il controllo e chiese educatamente: “Sì? Chi è?”

 

“Sono io, Draco”

 

E chi altri se no? Chi ho qui, se non lui?

 

Anche la voce di Draco era ormai pacata, educata, fredda (ma rare volte scortese), ancora alle volte acuta e infantile, ma che ormai s’avviava a prendere una cadenza profonda; aveva quasi un suono musicale.

 

“Oh… entra, Draco.”

 

Lui entrò, leggero e silenzioso come un gatto, richiudendo la porta. Samantha, ancora girata verso la finestra, si morse nuovamente le labbra e strinse di più le braccia sul petto: ora anche la sua stanza era contaminata. Sentiva già il suo profumo.

 

“Prima o poi dovrai dirmi che cosa usi per profumarti di muschio…” sussurrò in trans.

 

“Cosa?”

 

“Niente.” Gli rispose voltandosi verso di lui. Draco era perplesso, ma sembrava che non volesse insistere. Samantha sospirò internamente.

 

“Perché sei qui?” gli domandò, sedendosi sul letto e facendogli segno di accomodarsi. Lui non si mosse, fermo vicino alla porta, declinando così la sua offerta. Samantha pensò che Draco volesse quasi essere nella posizione più proficua per scappare.

 

“Mi chiedevo cosa pensa il Signore Oscuro dell’idea di scarcerare i detenuti ad Azkaban.”

 

Samantha se lo aspettava: era l’unico pensiero che, lei lo sapeva, frullasse in testa a quel ragazzo.

 

“Cosa ti fa pensare che io ne sappia più di te?” gli chiese. Aveva imparato a essere prudente, da quando lui era cambiato: già troppe volte gli aveva espresso pareri pericolosi, per testarlo, forse.

 

“Vedi il Signore Oscuro quasi tutti i giorni a causa del tuo incarico. Te ne avrà parlato, no?” il suo tono calmo nascondeva in realtà un affannamento.

 

Samantha rifletté sulla possibilità o meno di rivelargli qualcosa. D’altronde, un po’ lo capiva: dentro Azkaban c’era anche suo padre, Lucius Malfoy.

 

“… sei in pena per tuo padre, Draco?” la voce di Samantha aveva preso colore, diventando dolce.

 

Draco sembrò soppesare la domanda – e lei – per un attimo. Samantha non aveva fretta, e sapeva che se gli avesse rifatto la domanda, non le avrebbe di certo più rivelato qualcosa su di lui. E la ragazza nutriva una curiosità quasi morbosa di sapere di più su Draco.

 

“Ormai è un anno e trentotto giorni che è là. Non dovrei essere in pena.” Rispose.

 

Samantha gli sorrise. Contava i giorni che suo padre aveva trascorso in prigione e aveva usato un condizionale. Ci teneva alla famiglia, anche a colui che l’aveva, per così dire, fatto diventare un Mangiamorte.

 

La ragazza aveva raccolto informazioni sulla vita precedente di Malfoy, scoprendo che suo padre era stato un Mangiamorte molto influente e questo di certo aveva influenzato il suo destino.

 

“Eppure lo sei.” Commentò pacatamente sempre con il sorriso. “Che carino!”

 

Draco spalancò gli occhi, sembrando imbarazzato, e lei si illuminò nel trovare sotto la sottile corazza di indifferenza e ghiaccio ancora qualcosa di umano e sensibile.

 

“Scusa, m’è scappato.” Gli disse, facendogli però l’occhiolino. Troppo tardi: la maschera era già al suo posto sul viso impenetrabile di Draco Malfoy.

 

“Mh.”

 

Restarono per qualche minuto in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

 

“Allora?”

 

“Eh?”

 

Draco alzò le sopracciglia altezzosamente e borbottò: “Queste informazioni…”

 

“Beh, non ne so molto, ma credo che Voldemort stia facendo qualcosa in proposito… o magari sta solo prendendo in considerazione questa ipotesi. Ci sono sì nuovi acquisti, ma non abbondano, diciamo. È per questo che io sono qui. È un po’ come se fossi un agente pubblicitario.” Sorrise Samantha.

 

“Un cosa?” chiese Draco.

 

Samantha ridacchiò imbarazzata. “Eh eh… niente, niente… solo uno stupido lavoro babbano…”

 

“Sarà…” Draco era perplesso. “Secondo me non sei adatta a reclutare uomini per il Signore Oscuro. Non mi sembri molto d’accordo con le motivazioni e gli scopi di Voldemort.”

 

Samantha si irrigidì. “Cosa intendi dire? Vuoi forse mettere in discussione la mia lealtà al nostro Signore?” domandò con tono irritato.

 

Draco rimase in silenzio, mettendola così ancor più in agitazione. Samantha sentì un brivido e la collera (mista a qualcos’altro) avanzare in lei.

 

I lineamenti del volto della ragazza si indurirono. “Non ti permetto di insinuare questo, Draco. I successi che ho portato a termine sono il chiaro segno di come mi stia impegnando per convincere i maghi all’estero ad unirsi a noi. Cosa non facile, dato che ai tempi della Prima Guerra Magica l’influenza del Signore Oscuro non era arrivata fuori dai confini europei.”

 

Draco non si intimorì. “Non dovresti giustificarti.” Osservò glaciale.

 

Samantha sostenne il suo sguardo diffidente con determinazione. “Quando c’è chi insinua il mio tradimento, ho il dovere di chiarire la mia lealtà. Chiunque farebbe così.” Replicò con freddezza pari a quella del ragazzo. Questi, non insistette, ma neppure le chiese scusa.

 

“Ora vattene, m’hai irritato.” Gli ordinò.

 

Lui richiuse la porta alle sua spalle.

 

Samantha si alzò e accostò l’orecchio alla parete finché non sentì una porta chiudersi. Si lasciò ricadere addossata all’uscio, premendosi la tempia con due dita.

 

Gli scontri con Draco la spossavano sempre.

 

*^*^*^*^

 

Fiamme.

 

Le fiamme bruciavano le travi di legno che, incandescenti, crollavano dal tetto ormai in cenere della Tana.

 

Un cumulo di macerie, sassi anneriti, muri crollati, prati da cui sembravano salire le fiamme dell’inferno era quel che pareva rimanere della casa di campagna, dove tutti e tre loro aveva trascorso momenti felici.

 

Il pollame, impazzito, correva per il cortile con acuti versi di terrore.

 

A coronare il tutto, la grande nube nero pece, che Hermione per prima e con la solita prontezza aveva avvistato in lontananza, faceva da sfondo a quel che Harry e Ron avevano sempre considerato ‘casa’, mentre ora era soltanto un cumulo di rovine.

 

Il giovane Potter sentì un vuoto all’altezza dello stomaco chiuso. Osservò in silenzio un’altra trave crollare: in qualche modo era come se crollasse con lei anche una parte sua. Forse la sua infanzia, l’adolescenza.

 

Harry guardò alla sua destra dove, silenzioso, Ron osservava lo stesso scenario, gli occhi azzurri completamente spenti.

 

Il rumore del fuoco crepitante non era lo stesso suono che aveva udito Harry tante volte davanti al camino acceso; era più forte, più potente, quasi più mostruoso.

 

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: un serpente nebuloso si muoveva sinuosamente uscendo dalla bocca d’un teschio.

 

Mangiamorte.

 

Non che non avesse già capito che non si era trattato di un incidente, ma Harry non aveva mai preso in considerazione l’idea che potessero fare questo ai Weasley.

“Ron, ti prego…” il sussurro disperato di Hermione attirò l’attenzione del giovane Potter: l’amico non si era mosso da quando, atterrati in lontananza dalla Tana, aveva corso pazzamente davanti a lui e a Hermione fino a giungere lì.

 

Sembrava smarrito, annichilito; Harry, tuttavia, avrebbe scommesso la sua testa, per la gioia di  Voldemort, che in verità era molto, molto arrabbiato. Poteva quasi vedere l’ira che divampava in lui come il fuoco che si stava finalmente consumando tra le ceneri.

 

Hermione stava singhiozzando. “Ron, ti prego, parlami… reagisci…” sussurrava preoccupata. Come sempre, aveva capito che il rosso aveva bisogno di aiuto, prima ancora di compatire una casa in fiamme. D’altronde, si disse Harry, non era importante in sè, ma era più che altro un simbolo che andava perduto; l’avrebbero ricostruita, si promise.

 

Harry si avvicinò. “Amico, andiamo…” suggerì, tentando di allontanarlo.

 

“NO!” si oppose il rosso, districandosi dalla sua presa.

 

Harry non cedette. “Non mi sembra il caso di inalberarsi, Ron.” Disse. Lo prese per le spalle e tentò nuovamente di allontanarlo. “Non serve a niente stare qui… cerchiamo la tua famiglia e avvisiamoli dell’accaduto…”

 

“Lasciami in pace!” gridò invece Ron cercando di divincolarsi. “Devo rimanere qui!”

 

Harry si fece forza per tentare di contenere l’amico, più alto e prestante di lui. “Non ti servirà a niente! Cerca di calmarti!”

 

“Maledizione, Harry, lasciami! È la mia casa quella che sta bruciando, la MIA casa!!” gli urlò il rosso, dibattendosi con crescente forza.

 

“Lo so!” gli rispose Harry, tentando di calmare la belva.

 

Accidentalmente il gomito di Ron si conficcò nel suo petto, facendogli mancare il fiato per un attimo. Lo lasciò andare, tenendosi con una mano la parte contusa.

 

“Cavoli…” borbottò lanciando maledizioni. “Testardo d’un Weasley…”

 

Vide allora Hermione, che prima era restata da parte in silenzio a guardarli dimenarsi, avvicinarsi a Ron cauta e posizionarsi di fronte a lui.

 

“Ron…” lo chiamò dolcemente. “Capisco il tuo dolore, ma l’importante è che tu stia bene, ok? …Ron, ti prego, guardami!” Hermione prese il suo viso con una mano e lo girò in modo da essere occhi negli occhi. “Devi reagire Ron. Non puoi startene qui fino alla fine dei tuoi giorni, nè fino alla fine di questo.”

 

“Lasciami stare.”

 

Due parole come due stilettate al cuore.

 

SCHIAF!

 

Potter smise di respirare, e forse così fece anche la ragazza.

 

Era successo quello che nè Harry nè Ron nè, forse, Hermione avrebbero mai immaginato. La mano di Hermione si era abbattuta con decisione sulla guancia di Ron, facendogli voltare la faccia dall’altra parte.

 

Ron era rimasto con la faccia voltata, gli occhi sbarrati d’incredulità. D’un tratto si riprese e si voltò: “Hermione, che cavolo…” ma le parole gli morirono in gola.

 

Hermione stava piangendo.

 

Ron, dimentico dello schiaffo, della casa e di Harry, si abbassò fino a raggiungere la statura della ragazza e prese a cancellargli le lacrime con i pollici, preoccupato a sua volta per lei: “Hermione, non piangere… io non volevo… smettila, per favore… perché piangi?”

 

Hermione strinse gli occhi per tentare di calmarsi e borbottò tra i singulti: “Perché sei un dannato imbecille, Ronald Weasley…” …e mi fai tanto preoccupare…

 

Hermione si calmò e prese fiato. Alzò gli occhi cioccolato su di lui.

 

Ron si staccò, rosso sulle orecchie, imbarazzato.

 

Hermione, al contrario, non sembrava esserlo più di tanto. “Ora la smetti di fare l’idiota, per piacere? Dobbiamo andare via di qui.” Gli disse con dolcezza.

 

“S-sì… scusatemi.” Balbettò Ron.

 

Delle sirene in lontananza svegliarono Harry che aveva guardato sbalordito (e un poco divertito, a dire il vero) lo spettacolino dei due amici.

 

“Sarà meglio andarsene…” disse. “I proprietari dei terreni confinanti avranno chiamato i pompieri.”

 

I due annuirono e lo seguirono lungo i prati, trotterellando abbassati per non farsi vedere dal camion rosso appena giunto già al lavoro per domare l’incendio ormai passato. Arrivati alla radura dove avevano lasciato le scope, rifletterono sul da farsi.

 

“Dovremmo raggiungere la famiglia di Ron e avvisarli dell’accaduto…”

 

“E’ quello che avevo in mente.” Concordò Harry con Hermione.

 

“C’è un problema.” Intervenne Ron.

 

Gli altri due chiesero al rosso a cosa mai si riferisse.

 

“A parte che molto probabilmente sanno già tutto, non sappiamo nè dove siano nè come contattarli.” Spiegò Ron, che ora sembrava lucido e completamente ripreso dallo shock.

 

“Vero.” Convenne Hermione.

 

“Che si fa?” domandò il rosso.

 

Ci fu qualche minuto di silenzio, mentre tutti riflettevano.

 

“Beh…” tentò Harry. “Si potrebbe contattare l’Ordine…”

 

“Geniale, amico!” esultò Ron alzando il pollice mentre Harry si strofinava l’indice sotto il naso soddisfatto.

 

“Peccato che non sappiamo come fare anche con loro.”

 

Hermione fece crollare le loro speranze.

 

“E che si fa, sentiamo!”

 

“Possiamo andare al Paiolo Magico a Londra. In qualche modo, lì, riusciremo a contattare qualcuno che ci possa aiutare.” Propose la ragazza, aggiungendo: “Certo, dovremmo fare attenzione con le scope, dopo l’attacco di quel drago al Parlamento babbano il Ministero ha imposto un regime speciale anti-rivelazione.”

 

“Ma…” iniziò titubante Ron, interrotto poi dal richiamo di un uccello.

 

I tre si voltarono contemporaneamente in direzione dello strillo acuto e per Harry famigliare, e videro una civetta bianca librarsi verso di loro.

 

“Edvige!”

 

La civetta atterrò morbidamente sul braccio disteso del suo padrone. Harry sorrise alla sua vecchia amica e le accarezzò la testolina piumata. “Ehi bella, cosa mi porti?”

 

La civetta allungò una zampina a cui era legata una pergamena che Harry slegò e porse ad Hermione, mentre Edvige gli beccava amorevolmente le dita in segno di affetto.

 

“Allora?” chiese Ron impaziente.

 

Hermione sorrise. “E’ di tua madre. Stanno tutti bene e c’è scritto dove possiamo trovarli.”

 

Ron si alzò in piedi. “Perfetto, andiamo.”

 

Harry lo imitò, raccomando alla civetta di seguirli. Salirono sulle scope e seguirono Hermione che volava egregiamente.

 

“Dove andiamo?”

 

“Londra.” Rispose sbrigativa lei.

 

“E dove di preciso?”

 

“Uffi, Ron, fidati.”

 

“Eddai, Hermione cosa ti costa? Devi sempre avere tu il controllo di tutto!”

 

Harry si portò una mano sulla faccia. “Non è possibile, di nuovo…”

 

“Non è vero! Sei tu quello che fa sempre scenate!”

 

“Bugia. Ah, ora che ci penso, perché mai mi hai mollato un ceffone, si può sapere?! Fa male…”

 

“Se fai ancora il pazzo te ne becchi un altro, stupido!”

 

“Edvige, amica mia, meno male che ci sei tu…”

 

Ma la civetta, disturbata dagli schiamazzi, cominciò a volare più veloce, lasciando il padrone da solo, terzo incomodo tra i due, come al solito.

 

*^*^*^*^*^

 

Harry rigirò la bacchetta tra le dita pensando alla proposta di Kaus e in contemporanea a Ginny, Ron ed Hermione. Non era la prima volta che si sentiva diviso tra i suoi cari e il suo dovere, ma mai prima d’ora era stato così indeciso. Non c’era da fidarsi di Lyons Kaus, come gli aveva ripetuto Hermione fino alla nausea, eppure necessitava del suo aiuto per trovare gli Horcruxes e magari per migliorare nel combattimento.

 

Kaus era un mago molto potente che conosceva a fondo Voldemort, ma che soprattutto non lo temeva. Era forse per questo motivo che Harry ora si sentiva quasi pronto ad accettare la proposta di R.A.B.: un mago, vecchio, potente e che non temeva Voldemort e che voleva addestrarlo per sconfiggerlo… quelle caratteristiche gli ricordavano Silente. Harry era in parte conscio del fatto che stava riflettendo lo spettro del suo amato ex-preside su Kaus, eppure doveva accettare; dopo un lungo riflettere si convinse che presto avrebbe riassaporato il gusto amaro del sorrisetto canzonatorio di R.A.B.

 

Come per uno scherzo del destino il suo inconscio lo aveva trascinato nei sotterranei del Ministero, dove si trovava ora la nuova sede dell’Ordine all’insaputa di tutti. Da quando Scrimgeour aveva assunto massima carica, quasi dittatoriale, la stanza dei Misteri era stata letteralmente ripulita ed ora, in quello che una volta era stato un labirinto di porte e stanze dai contenuti macabri e misteriosi, restava solo lo scheletro spoglio: un’immensa stanza completamente vuota, fatta eccezione per le mobilie.

 

Harry si mise a girovagare per molto; l’ambiente esteso e oscuro gli sembrava ottimo per riflettere anche perché quel luogo racchiudeva molti ricordi: lo scontro contro i Mangiamorte, la scoperta della profezia, la battaglia tra Silente e Voldemort e la morte di…

 

Harry si trattenne dal ricordare quella scena, ma gli fu impossibile quando si ritrovò parato davanti all’odiato velo. Il Ministero dunque non se ne era sbarazzato; quel drappo di tessuto rosso che detestava tanto… cosa sarebbe accaduto se avesse varcato la soglia che delimitava? Avrebbe rincontrato Sirius? Certo, il desiderio di riabbracciare il suo amato padrino era forte ma lo era quasi altrettanto la volontà di realizzare la promessa fatta a Silente.

 

Strenuamente Harry decise di fare dietro-front e di non indugiare oltre su ricordi dolorosi; doveva concentrarsi sul presente. Così attraversò l’immensa stanza deserta e risalì la scalinata segreta sino a ritrovarsi nel cuore del covo dell’Ordine della Fenice. Come se si fosse trovato ancora in un ambiente deserto e incurante dei saluti che gli rivolgevano i giovani apprendisti Auror, Harry si diresse verso quella che ufficialmente era diventata la sua stanza e vi si barricò dentro.

 

Dopo aver rivolto uno sguardo furtivo alla stanza per accertarsi di essere solo, Harry aprì un cassetto e cercò con le dita sul fondo quello che riconobbe come il vetro di uno specchio. Tirò fuori l’oggetto e lo osservò ipnotizzato. Sapeva che tutto ciò era inutile ma indugiò con lo sguardo sullo specchio che rifletteva nient’altro che la sua immagine. Proprio come la volta precedente ricevette un’enorme delusione, una frustrazione che Harry reputava infantile e ingenua. Perché continuava ad illudersi così? Era quell’ambiente in cui ora lo costringevano a vivere: la sezione Misteri. Non potevano scegliere un luogo che flagellasse di più la determinazione di Harry, tanto valeva obbligarlo a vivere sulla tomba dei suoi genitori. Il Ministero era un luogo sicuro strategicamente, ma non ottimale per il morale di Harry.

 

Il ragazzo aveva bisogno di una boccata d’aria fresca e sapeva che quell’aria si trovava proprio a casa di R.A.B. Prima di andarsene definitivamente da quella che per brevissimo tempo era stata la sua stanza, nascose lo specchio di Sirius sotto il mantello, anche quello, come il falso Horcrux da cui ora era inseparabile, era un monito per ricordarsi di quanto avesse perduto e con quanto impegno avrebbe dovuto impegnarsi per valorizzare la perdita di Sirius.

 

*^*^*^*^*^

 

Draco Malfoy era seduto su una poltrona, incurante della polvere che gli rovinava i pantaloni su misura. Per quanto tenesse al suo aspetto anche in tempo di guerra, era troppo preso dalle sue preoccupazioni per perdere tempo in cose futili.

 

Era da tre giorni che non aveva nessun colloquio con il Signore Oscuro e questo gli pesava un po’. Non si sentiva ancora un perfetto assassino, questo era vero, ma non era un nullafacente e l’attesa di una risposta alla sua proposta lo stava facendo impazzire.

 

Il rumore di una porta spalancata catturò la sua attenzione.

 

Sulla soglia, col fiato un po’ corto, stava Samantha. “Muoviti!” gli ordinò bruscamente, prendendolo per un braccio e trascinandolo di corsa tra i corridoi bui.

 

“Cosa succede?” chiese, strattonando il braccio in modo da liberarsi dalla presa.

 

“L’attacco sta per cominciare. Adesso.” Chiarì la ragazza.

 

Draco spalancò gli occhi. Sapeva già di cosa stesse parlando, ma volle comunque averne la conferma, così domandò: “Ad Azkaban?”

 

Samantha lo fissò, per un attimo gli sorrise con dolcezza. “Ovviamente.”

 

Draco sentì l’adrenalina in ogni fibra del suo corpo, ma si ordinò di mantenere la calma. “Chi guiderà l’attacco?” doveva saperne di più.

 

“Darcy Donovan, altrimenti detto Doppio Dolore. Un mago davvero molto potente, che si è distinto nella battaglia a Edimburgo.”

 

Draco annuì concitato. Ne aveva sentito parlare: ambizioso, distaccato, e spietato. Era la sua prima missione e sicuramente avrebbe fatto di tutto per portarla a termine con successo, così da conquistare stima e fama tra i Mangiamorte e, naturalmente, agli occhi di Lord Voldemort.

 

“Sono pronto.” Disse più a se stesso che a Samantha.

 

Lei non replicò limitandosi con un gesto di bacchetta a materializzare la sua maschera.

 

Nella Sala Regia un discreto numero di Mangiamorte era radunato, pronto all’attacco. Davanti un uomo sulla quarantina che li squadrava attraverso la maschera con due occhi viola inquietanti.

 

“Signori stiamo per attaccare Azkaban, la più inaccessibile prigione del Mondo Magico. Che dite, la lasceremo inaccessibile?!” gridò alla folla quello.

 

“NO!”

 

“Bene. Smaterializzatevi e uccidete. Per lord Voldemort!”

 

Padre sto arrivando a riscattarti.

 

*^*^*^*^

 

“Voglio entrare a far parte dell’Ordine.”

 

La frase di Ron aveva raffreddato ancora di più l’atmosfera pesante che regnava quella sera nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. La signora Weasley stava seduta su una sedia e aveva smesso di rammendare un paio di calzini del consorte. Le labbra le tremavano.

 

“No, Ron non te lo permetto!”

 

“Mamma sono abbastanza grande da decidere da solo.” Ribatté caparbio il giovane Weasley.

 

“Non se ne parla! Qui non stiamo giocando ai soldatini, far parte dell’Ordine vuol dire rischiare di… di…” Molly Weasley lasciò cadere due lacrimoni sulle guance rubiconde. “…morire… ed io non permetterò che i miei bambini…”

 

“Charlie e Bill sono già dentro da un pezzo, mamma, e tutti oggi rischiano la vita, io in primo luogo. Preferisco di gran lunga agire piuttosto che starmene rintanato in un buco, come vorresti tu.” un luce determinata brillava negli occhi chiari di Ron.

 

“Non si preoccupi signora Weasley, non permetterò che Ron si faccia del male” l’intervento di

 

Hermione aveva rassicurato la signora Weasley che le concedette un sorriso di gratitudine. “Diventerò anch’io un membro della Fenice.”

 

Decisamente quasi tutti i presenti nella stanza – famiglia Weasley al completo, Tonks e Lupin, e Malocchio Moody – rimasero impietriti dall’iniziativa dei due giovani. Solo pochi tra i presenti non sembravano per niente sorpresi: il primo era Harry, al quale i due amici avevano dato per primo la notizia, e che se ne stava tranquillo appoggiato con la spalla al caminetto; la seconda era Ginny che continuò con serenità a studiare con aria assorta il grosso tomo di Incantesimi che le aveva prestato Hermione (a causa della chiusura di Hogwarts doveva recuperare da autodidatta gli insegnamenti); il terzo era Malocchio Moody che continuava a far ruotare sinistramente il suo occhio per tutta la stanza.

 

“Benissimo” disse quest’ultimo fissando l’occhio dall’altra parte rispetto a Ron e Hermione. “Abbiamo bisogno di carne fresca. Io e Lupin potremo farvi da maestri. Vi avviso da subito che sarà dura. Potete ancora ripensarci.”

 

I due ragazzi si fissarono per un lungo istante.

 

“Io accetto.” Disse Ron, seguito a ruota da Hermione. “Anch’io.” Annuì convinta la ragazza.

 

“Benissimo. Sono certo che mi divertirò un mondo come non mi capitava da tempo…” Lupin lanciò un’occhiata stupita all’ex-cacciatore di Mangiamorte. “Qualcosa in contrario Lupin?”

 

“N-no…” balbettò quello, incerto.

 

“Benissimo, benissimo…” ripeté con evidente soddisfazione Moody. “Mi divertirò…”
“Un momento Moody.” Intervenne rapida Molly scattando in piedi con il dito già alzato in segno d’accusa. “Non permetterò che questi ragazzi rischino la vita per il suo sadismo!” inveì con voce squillante.

 

“…mamma…” borbottò Ron a mezza voce, incrociando le braccia.

 

Molly scoccò al figlio un’occhiata furente. “E non provare a dire ‘mamma’ in quel modo, Ronald, o giuro che ti sculaccio per benino.” Lo minacciò, così da far colorare le orecchie di Ron di rosso nonostante il ragazzo mantenesse un’aria di superiorità.

 

“Se mi posso permettere signora Weasley” intervenne Harry. “Ron e Hermione hanno rischiato e rischiano sempre tanto a causa mia. Ecco io preferirei che loro fossero protetti e ben addestrati per ogni evenienza… e concorderà con me che chi se non l’Ordine può dare entrambe le cose?”

 

“Ma… Harry caro…”

 

“Eddai Molly, lasciamolo fare.” Arthur Weasley sorrise. “Anche perchè nonostante tutti i tuoi sforzi non riuscirai a smuoverlo dalla sua decisione.”

 

La signora Weasley si lasciò andare mollemente sulla sedia. “E va bene” si arrese, lanciando però un’occhiata al figlio. “Ma bada di non ficcarti in troppi guai.”

 

 

“Avete sentito Moody?! Vuole ammazzarci di lavoro!”

 

“E’ logico che la tabella di marcia sia così sostanziosa Ron, oltre agli Incantesimi e la cultura generale sulla Magia da affinare dovremo anche allenarci molto sul piano fisico.” Lo rimbeccò Hermione, ma la sua voce si fece incerta sull’ultimo punto. “Non so se ce la farò…”

 

Ron la guardò dall’alto stranito. “Certo che ce la farai. Sei la ragazza più in gamba e più testarda che conosca.”

 

Hermione, che aveva esibito un grosso sorriso, lo rimproverò. “Ron…” fece con voce minacciosa.

 

“Che ho detto?” allargò le spalle quello.

 

“Sarei testarda, eh?”

 

“Beh…”

 

“Poveri voi, non vi invidio affatto… avere Moody come insegnante non sarà affatto facile…”

 

Hermione scoccò ad Harry un’occhiata che non prometteva nulla di buono. “Perché, tu non ti alleni?” gli domandò con stizza.

 

Harry ciondolò un attimo, guardandosi le scarpe; doveva dirglielo? Tanto prima o poi lo avrebbero scoperto… quindi…

 

“Ho deciso di andare da RAB. È la cosa più giusta.”

 

“Ma…”

 

“Non riuscirai a farmi cambiare idea, Hermione.” La bloccò sul nascere Harry.

 

Seguì uno strano silenzio.

 

“Oh Harry… saremo così lontani… non puoi…” provò Hermione, facendolo sorridere intenerito. Si preoccupava sempre per lui… Hermione e Ron erano davvero importanti, la sua famiglia.

 

“Smettila di piagnucolare Hermione, Harry ha deciso.” Ron alzò lo sguardo pensoso. “Devo dire che io lo sospettavo fin dall’inizio. E se avessi scommesso avresti perso dieci galeoni Hermione.”

 

Harry allargò gli occhi, in un’espressione vagamente offesa. “Avete scommesso su di me?!”

 

Fu la volta di Hermione ciondolarsi. “No, no… io non ho voluto, le scommesse sono così inutili…”

 

Ron alzò semplicemente le spalle sorridendo.

 

“Carogna…” gli ringhiò contro Harry.

 

Il rosso sogghignò. “Per guadagnare dieci galeoni tutto.” Ron fece una smorfia ripensando all’amico nelle grinfie ‘diaboliche’ di RAB. “Chissà cosa ti farà quel uomo…”

 

Harry gli diede una piccola spinta scherzosa. “Pensa piuttosto a Moody te! Dopodomani si inizia già!”

 

“Non ricordarmelo amico…”

 

“Anche per me inizierà l’addestramento.” Ginny spuntò dall’ombra del corridoio e si mise tra Ron e Harry, sfidandoli con lo sguardo ad opporsi. “Ho parlato con Lupin e lui è d’accordo con me nella mia decisione di far parte anch’io dell’Ordine.”

 

“Che bello Ginny!” Hermione abbracciò in un impeto d’affetto sincero l’amica, che contraccambiò. “Potremo allenarci tutti insieme, io, tu e Ron e poi…”

 

“NO!” urlarono contemporaneamente i due ragazzi, fissando le altre due ancora abbracciate.

 

Ginny girò gli occhi fiammeggianti verso di loro. “Sentiamo… sapevo dall’inizio che voi due mi avreste portato grane…”

 

“Non puoi Ginny, non ti permetterò di rischiare! Tu sei ancora troppo piccola!” la voce di Ron aveva dato vita agli stessi pensieri che avevano fatto capolino nella mente di Harry, anche se l’ultima parte era decisamente diversa…

 

L’unica femmina della famiglia Weasley incrociò le braccia al petto e prese a battere la terra con il piede. “Piccola? Ron ho sedici anni e solo uno in meno di te, avevo ottimi voti a scuola e ho seguito i corsi di Harry durante il mio quarto anno; e, se non sbaglio, sono venuta con voi nella Stanza dei Misteri. Mi pare di possedere le qualità per diventare un membro dell’Ordine.”

 

Ron s’infiammò subito. “Non è questo il punto! Non posso permettere che la mia sorellina si metta in pericolo!”

 

Ginny sospirò allungando una mano verso il fratello, prese una delle sue mani e la strinse nelle sue, fissandolo con decisione. “Ascolta Ron. Ho sopportato per anni i tuoi modi iper-prottettivi solo perché so che mi vuoi bene e ti viene istintivo comportati così nei miei confornti. Ma non puoi proteggermi per l’eternità. Io so che tu ci sarai sempre per me, ma ti dimentichi troppo spesso che anche io posso esserci per te, per aiutarti. Non è un rapporto a senso unico quello che ci lega, Ron. Tu vuoi proteggere la tua famiglia, i tuoi amici? Bene, questo è ciò che voglio fare anche io. E lo devi accettare, anche se so che sarà difficile per te.” Ginny sorrise timidamente al fratello, stringendo di più la sua mano.

 

Ron la guardava in silenzio, come rimuginando sulle sue parole.

 

“Ron…”

 

Il ragazzo si staccò dalle sue mani bruscamente e si voltò dall’altra parte, le mani dietro la nuca, sbuffando. “E va bene… ma sia chiaro che lo africo solo perché penso che così ti potrai proteggere meglio…”

 

Ginny sorrise ampiamente e, aggirando il fratello in modo da esserli nuovamente davanti, gli scoccò un veloce bacio sulla guancia esclamando: “Grazie fratellone!”

 

“Umpf…” Ron borbottò qualcosa di incomprensibile, in imbarazzo; Hermione sorrise vedendo la scena e provò uno strano calore nel petto, che non le era poi tanto sconosciuto, in realtà.

 

Ginevra si voltò poi verso Harry, che continuava  a guardarla truce.

 

“E tu non fiatare” lo minacciò Ginny sfidando il suo sguardo “non lascerò che le tue manie da eroe condizionino la mia vita.”

 

“Non ho detto niente.” Si difese freddo il ragazzo.

 

“Ma i tuoi occhi dicono ciò che tu non dici con la bocca.” Lo rimbeccò Ginny, passandogli di fianco come una furia e dandogli volutamente una spallata prima di scomparire nei corridoi del Quartier Generale.

 

Harry rimase basito senza muovere un muscolo. Com’era possibile che ogni volta che le parlava non faceva altro che peggiorare la situazione? Com’è che quando c’era lei non riusciva a comportarsi in modo intelligente, facendo sempre la figura dell’idiota?

 

Alzò gli occhi e incontrò lo sguardo ironico e decisamente astioso di Hermione e un’occhiata di pietà di Ron.

 

Alzò una mano in un gesto nervoso. “Al diavolo” e si girò per andarsene anche lui, desideroso di un attimo di solitudine.

 

*^*^*^*^*

 

Albert Gray era uno degli Auror di turno alla prigione magica di Azkaban.

 

Da quando i Dissenatori si erano dileguati per unirsi alle schiere di Tu-Sai-Chi il carcere era tutelato da una guardia composta da uomini esperti che più volte avevano avuto a che fare con le Arti Oscure e che sapevano come affrontarle, oppure da giovani selezionati molto capaci.

 

Con i suoi quarantasette anni di vita, dei quali ventotto al servizio della tutela della comunità magica, Albert era un sergente attivo che amava mischiarsi nelle battaglie e vivere il suo lavoro, e aveva preferito accettare l’offerta di custodire Azkaban piuttosto di una vita tra scartoffie varie. La scrivania non era il suo luogo, era lì tra i suoi uomini.

 

Purtroppo Albert si rendeva conto che gli anni passavano e che ormai era prossimo ai cinquant’anni: i capelli rimasti attorno alla pelata erano brizzolati e sempre più spesso soffriva di disturbi diuretici. Forse era arrivato il momento di cedere posto ai giovani, si disse mentre scrutava l’orizzonte.

 

Il cielo era rosato e il sole rosa scuro brillava a stento tra la coltre di nebbia che si estendeva al di là della barriera magica che custodiva la prigione. All’interno dell’edificio e per pochi chilometri all’esterno di questo, infatti, la nebbia scompariva grazie ad una potente magia che permetteva loro maggior difesa.

 

“Ehi Al!”

 

Albert si voltò verso la voce e sorrise sotto i baffi grigi. “Edgar…” strinse la mano ad un uomo all’incirca della sua età ed entrambi si diedero una virile pacca sulla schiena. “Come stai, vecchio mio?” gli chiese, facendolo accomodare sul muretto della torre.

 

Era lì che Albert preferiva pattugliare la zona. Poche cose gli sfuggivano da quell’angolazione.

 

Edgar alzò le spalle. “Non c’è male, ma farei volentieri a meno di sostituirti stanotte. Mary è scontenta ultimamente e non vede l’ora che mi rinchiudano in un ufficio.”

 

“Ti capisco, amico” annuì mestamente, ma con un sorriso, Albert. “Anche la mia Dorothy vuole la stessa cosa. Posso capirla: è stufa di fare le ore piccole quando io sono di turno di notte, soprattutto ora che il mio angioletto si sposa.”

 

Edgar spalancò gli occhi. “Non mi dire! Così la tua Emily sta per abbandonarti per un aitante giovanotto, eh?”

 

Albert sospirò. “Sembrerebbe che preferisca quell’impiegato tranquillo a suo padre.”

 

L’amico rise. “Crescono in fretta, eh Al?”

 

Il quarantottenne annuì.

 

“Anche Martin sembra aver messo la testa a posto.”

 

Albert ghignò a sua volta. “E chi è la temeraria che è riuscita nell’impresa che hai tentato per lunghi anni?” ironizzò.

 

“Si chiama Sophia e sembra aver fatto breccia nel cuore di quel povero figlio mio con le sue gambe lunghe…”

 

Albert rise. “Alla fine è sempre così: sono le donne che comandano!”

 

“Già… dai, ora torna a casa Albert. Qui ci penso io.”

 

Albert guardò l’orologio. Il suo amico era in anticipo di un quarto d’ora. “Resto, Ed. Non mi piace lasciare il mio lavoro in sospeso.”

 

Edgar alzò un angolo della bocca in un sorrisetto. “Sempre nobile il vecchio Albert, eh? Dai, ero fremente di iniziare oggi… và! Immagino già Dorothy che scalpita per la voglia di farti trangugiare qualcuna delle sue deliziose torte…”

 

Albert si toccò la pancia. “Che Dio sia benedetto se mi ritrovo senza pancia anche dopo la pensione! Grazie, Ed, e buon lavoro!”

 

“Ciao!”

 

Dopo lo scambio di battute, Albert fece le scale fischiettando allegramente e salutando di tanto in tanto i colleghi che giravano i corridoi per assicurarsi che tutto fosse in ordine. Giunto al secondo piano dell’edificio, unico luogo dove ci si poteva Smaterializzare, afferrò velocemente il suo borsone dove teneva tutto ciò che riteneva utile in caso di emergenza e si mise il mantello, pronto a raggiungere la sua dolce Dorothy.

 

Gli rimaneva solo il cartellino da timbrare. Prese il foglio in mano e si avvicinò alla finestra dove lo mise al suo posto, dopo aver cambiato con una piccola magia l’orario di uscita. Anche se non era molto legale, era una frivolezza che poteva concedersi, si disse sogghignando.

 

D’un tratto i suoi occhi chiari notarono una cosa veramente strana. Il colle vicino ad Azkaban spezzava il sole che rosso stava calando all’orizzonte, lasciandolo completamente in ombra. Eppure lui era convinto che, lungo il profilo della collina, non c’erano stati mai così tanti sassi da formare un profilo così ondeggiante.

 

Poi capì: quelli non erano certo sassi, bensì uomini.

 

“Dannazione!”

 

Si posizionò nel punto giusto e si Smaterializzò velocemente alla torre, facendo sussultare così Edward. “Albert che diavolo…?”

 

L’uomo lo mise a tacere con poche parole. “CI ATTACCANO!”

 

Edward rimase impietrito per un attimo. “Come? Chi? Sei sicuro?” gli domandò freneticamente, guardando in lungo e in largo alla ricerca di qualche segno che gli facesse pensare ad un’aggressione.

 

“Non c’è tempo! Fidati e lancia l’allarme! Presto!!” gli urlò di risposta Albert alzando la bacchetta al cielo e urlando: “LUMUS MAXIMA!”; nello stesso momento, Edward allungò il braccio ed esclamò con la bacchetta in mano: “Conclamatio ad arma!” (*)

 

I due incantesimi saettarono veloci in alto, uno bianco e l’altro rosso e lì si scontrarono producendo una gran luce e il rumore assordante di un allarme.

 

Albert si gettò sui torrioni, accanto a lui Edward gli passò un binocolo. “Eccoli là, i bastardi… Mangiamorte, sulla collina.” Commentò allarmato ma con voce calma, abituato da anni a sopportare la tensione della battaglia.

 

Edward, dopo aver preso in mano l’aggeggio babbano, vide delle figure nere appallottolare sul limitare della collina. “Volevano approfittare della notte per passare inosservati, quei bastardi! …cazzo, saranno almeno una cinquantina…”

 

Albert scosse la testa. “Troppo pochi. Noi qui siamo in centotrentadue. Se Tu-Sai-Chi volesse attaccarci lo farebbe in grande stile, e non con così pochi uomini ma con un piccolo esercito in grado di annientarci in una sola battaglia… quindi…”

 

Il suono di un’esplosione fece accapponare la pelle di ambedue gli Auror. Con un’occhiata di intesa conclusero all’unisono: “Alle prigioni!” e corsero a perdifiato lungo le scale, serrando forte tra le dita ognuno la propria bacchetta.

 

Appena varcarono la soglia del secondo piano si trovarono davanti al caos totale. Incantesimi che arrivavano da tutte le direzioni, urla, alcuni corpi già a terra privi di vita; gli Auror stavano fronteggiando le macchie nere che stavano man mano invadendo i corridoi illuminati; Albert pensò con preoccupazione che se non si fosse accorto di quelle ombre insolite, probabilmente quegli invasati li avrebbero sorpresi alle spalle ancor più sprovvisti.

 

Con un urlo si gettò tra la mischia, insieme all’amico. Con scioltezza si chinò ed evitò un raggio giallo, rilanciando al Mangiamorte uno Schiantesimo che lo colpì in pieno viso, mandandolo contro una parete e rendendolo inoffensivo.

 

Si fece strada tra il tumulto, lanciando incantesimi ai bersagli mobili e mancando non troppo spesso quelli troppo lontani. Strinse i denti: questa battagli si misurava con scontri diretti, sbagliare un bersaglio poteva significare colpire uno dei suoi dietro. Doveva stare attento.

 

Uno spostamento d’aria accanto a lui lo mise all’erta e Albert ruotò su se stesso evitando di striscio un raggio verde che poteva essere solo di un’Avada. In un balzo fu addosso al Mangiamorte e gli tirò un pungo all’addome, facendolo piegare in due, e aprì la bocca pronto a lanciare un incantesimo Legante; purtroppo l’avversario fu più veloce stavolta e si rialzò dando un calcio alla sua mano e mandando così lontano la sua bacchetta.

 

Albert strinse la mascella e parò non senza difficoltà i colpi che quel Mangiamorte altissimo gli stava rifilando, ridendo sguainatamente.

 

È pazzo, ma anche un osso duro, maledizione!

 

Il nemico gli rifilò una gomitata sul viso, che lo fece voltare dall’altra parte, ma permettendogli così di scorgere con la coda dell’occhio la sua bacchetta a pochi metri da lui.

 

“Ehi vecchiaccio, non ho ancora finito!”

 

Sentì l’avversario incombere su di lui e prenderlo per il bavero del mantello, colpendolo al viso con un pugno violentissimo. Albert boccheggiò, mentre il sapore del sangue gli si diffondeva in bocca. Approfittando del suo stato, il Mangiamorte lo colpì ripetutamente al volto e allo stomaco, facendogli sputare sangue.

 

“Che hai, vecchio? Vuoi morire? Lasciami giocare ancora un po’!” rideva l’incappucciato, ululando quasi.

 

Albert sputò sul viso dell’avversario. “Adesso gioco io, ragazzino.” Gli sfondò lo stomaco con un potente calcio assestato con entrambi i piedi; il Mangiamorte ricadde all’indietro, istupidito e dolorante, mentre Albert atterrava in piedi e si fiondava velocemente di lato afferrando la bacchetta.

 

Il Mangiamorte alzò il busto, tenendosi la pancia. “Maledetto…” imprecò in sua direzione, in un fil di voce. Albert sorrise malignamente, puntandogli addosso la bacchetta. “Risparmia il fiato, pivello. Ligatus! (*)” Dalla bacchetta dell’Auror guizzarono lunghi raggi violetti che avvolsero il Mangiamorte stupito e lo strinsero in una presa di ferro, intrappolandolo.

 

“Che…?” Le parole del Mangiamorte furono stroncate dalla scossa elettrica che gli fece perdere i sensi partita dalla bacchetta dell’Auror.

 

Soddisfatto della cattura, Albert spezzò le corde magiche con uno strattone dalla bacchetta, sapendo che avrebbero tenuto prigioniero l’uomo fino al contro-incantesimo, e si rituffò nella folla: con un certo orgoglio, vide i suoi ragazzi lavorare sodo e tenere testa ai nemici, ma Edgar sembrava sparito. Albert pregò perché il suo compagno d’arme fosse ancora vivo e che fosse riuscito a bloccare l’evasione.

 

Con un balzo, che gli causò un dolore alle costole che ignorò, si rintanò in una nicchia e la spinse piano, aprendo un passaggio segreto, stretto e angusto, ma che gli avrebbe permesso di raggiungere più celermente le celle e di passare oltre la folla combattente. Si affrettò a scendere i gradini che portavano nel sotterraneo. Si pulì la bocca dal sangue e controllò velocemente le proprie ferite: forse una costola rotta, il labbro era spaccato e il naso rotto. Il suo viso avrebbe cambiato espressione, pensò con una punta di rammarico.

 

Il pensiero gli volò via non appena intravide l’uscita. Fece ruotare una pietra e un varco gli si aprì davanti. Dietro di lui udiva i rumori della battaglia e davanti poteva vedere i corpi dei primi Mangiamorte caduti in trappola. Grugnì di disappunto: nonostante le trappole sembravano funzionare bene, non era altrettanto meritevole che alcuni di quegli invasati fossero già penetrati nelle segrete.

 

Affidandosi alla memoria percorse il corridoio seguendo una determinata linea di massi, saltandone prima due e poi uno, e così andare: un piede in fallo avrebbe fatto scattare un complesso chiodato sopra la sua testa. Uscito da quel primo imbroglio illeso, e si mosse a balzi per il secondo tratto di strada, stando bene attento a non toccare i muri, ricoperti da una sostanza velenosa. Altri Mangiamorte deceduti, con le carni lacerate dal veleno.

 

Albert si mosse con rapidità, dato che in quel tratto magico lui come Auror era immune alle trappole. Si morse un labbro: come avevano fatto a passare? C’era qualche spia al Quartier Generale degli Auror? Non molti possedevano tutti i segreti della fortezza: lui e Edgar erano tra quelli perchè responsabili della prigione. Quanto in là si erano spinti i Mangiamorte? Alcuni erano già giunti alle prigioni o erano morti? Grazie al cunicolo era giunto a metà del percorso, saltando molte altre trappole… erano penetrati troppo infondo per non fargli sospettare qualche traditore. Anche nella Prima Guerra Oscura c’erano stati parecchi disertori, e lui era stato testimone da giovane soldato semplice.

 

Con una sensazione spiacevole che gli attanagliava lo stomaco e le fitte che aumentavano, corse quasi l’ultimo tratto del percorso lungo un precipizio che era possibile attraversare solo con una corda invisibile posta in una certa posizione. Si mosse con cautela, attento a non cadere nella voragine sottostante e in silenzio, per non svegliare i Pixy, odiose creaturine che si sarebbero divertite a fare cadere ogni umano che avessero visto penzolante in aria.

 

Sospirò internamente giunto a terra; senza voltarsi indietro e rafforzando la presa sulla bacchetta, si incamminò verso la meta: le prigioni di Azkaban.

 

Il silenzio opprimeva quei corridoi. L’istinto affinato dell’Auror lo avvertì del pericolo e Albert si appiattì contro il muro, avanzando centimetro per centimetro lungo la pietra umida.

 

Dietro la curva c’erano le celle. Da lì dietro provenivano alcune voci, poteva sentire la risatina di qualche ammattito carcerato. Poi la prima esplosione: Albert capì di essere giunto troppo tardi e di essere solo.

 

Merda.

 

Sbirciò facendo attenzione a non farsi scoprire. C’erano cinque incappucciati: un omone era posto di guardia e si girava nervoso avanti e indietro, ma per fortuna non sembrava averlo avvistato; uno stava riducendo a brandelli una guardia, sorridendo sadico sotto la maschera. Con orrore Albert si accorse che tutti e dodici i guardiani erano stati uccisi.

 

“Pietà… i-io… vi ho… aperto… la s-strada…”

 

Il secondo Mangiamorte sogghignò rigirando il piede sopra il capo insanguinato di un Auror che Albert riconobbe come una guardia delle Prigioni sotterranee, uomini considerati di fiducia che conoscevano ogni stratagemma della fortezza. Sembrava proprio lui il colpevole dell’attacco ben riuscito. “I traditori sono peggio della feccia.” Disse il mangiamorte, schiacciando di più il capo dell’ex-guardiano, facendolo urlare dal dolore.

 

“Smetti di giocare allo stronzo Derrick.”

 

Il Mangiamorte torturatore ringhiò guardando l’unico tra gli incappucciati a indossare una maschera percorsa da una riga nera, ma non replicò. “Avada Kedravra” Anatema colpì l’ex-Auror, che giacque a terra senza vita.

 

Albert si rinascose dietro l’angolo e chiuse gli occhi. Non gli era mai piaciuto uccidere e l’aveva sempre considerata come ultima risorsa in caso di estrema urgenza. Come si poteva uccidere a sangue freddo?

 

In ogni caso si ordinò di mantenere la calma. Risbirciò e osservò gli avversari: quello con la maschera rigata doveva essere il capo, e quello gli ispirava una gran brutta sensazione, non doveva essere uno sprovveduto; in più c’erano un omaccione, un sanguinario e altri due esili figure impegnate a rompere i sigilli che tenevano rinchiusi i prigionieri.

 

Doveva pensare, e in fretta. I prigionieri erano in tutto ventisei in quella parte, riservata appositamente agli assassini più spietati o ai seguaci di Tu-Sai-Chi. In tutto i suoi avversari sarebbero diventati trenta, decisamente troppi. Doveva fermare quei cinque prima che potessero aprire le celle o non ce l’avrebbe mai fatta a tornare a casa quella sera e doveva farlo adesso, da solo, sperando che altri lo raggiungessero al più presto. Non c’era il tempo per chiamare aiuto.

 

Escogitò rapidamente una strategia. L’omuncolo di guardia si era appoggiato al muro. Mentalmente lo addormentò con un incantesimo Assonnante di breve durata. Aveva quindici minuti. Prima di uscire a affrontare i nemici in battaglia aperta, Albert indietreggiò di un paio di passi e premette un pulsante alla sua destra: attivava infatti una serie di aghi appuntiti all’inizio delle prigioni. Sperò in un miracolo e esultò internamente sentendo un grido strozzato. Bingo. La trappola era scattata. Meno due.

 

“Drake, Malfoy fermi! Derrick che cazzo…? Franklin?! Maledizione è addormentato! Voi due all’erta, qui c’è qualcuno! Continuate col vostro lavoro! Veloci, veloci!”

 

Aveva riconosciuto la voce: il capo, sicuramente. Si acquattò nella penombra dell’angolo, aspettando l’arrivo del nemico. I suoi passi erano quasi indistinguibili, silenziosi e felpati, sovrastati dalla risata pazza dei prigionieri che impazienti aspettavano di essere liberati.

 

“Giochiamo a nascondino, uh? Pensi che non sappia che sei lì? Avada Kedavra!”

 

Albert schizzò di lato, sfuggendo appena in tempo dall’Anatema Mortale. In un attimo fu in piedi pronto ad affrontare il nemico.

 

“Un Auror” sussurrò questo.

 

“Hai dimenticato di aggiungere che sarò quello che ti rinchiuderà qui insieme ai tuoi compari.”

 

Albert destreggiò la bacchetta: “Expelliarmus!” ma l’attacco andò a vuoto e il suo nemico si rintanò dentro il largo corridoio dove si trovavano le  celle. Con circospezione lo seguì, bacchetta stretta nel pugno e l’altra mano che vagava vicino al cinturone, pronta ad afferrare le armi babbane che ogni Auror doveva sapere usare.

 

Osservò la situazione e vide i due Mangiamorte che non aveva ancora sistemato lanciare incantesimi alle serrature delle celle; aprì la bocca deciso a Schiantarli prima che potessero aprire quelle dannate prigioni, quando una colpo lo sbilanciò in avanti.

 

“Mai abbassare la guardia…”

 

Albert rivolse uno sguardo carico di odio e furia al cosiddetto Capo, che lo aveva sorpreso alle spalle con un poderoso calcio che per poco non l’aveva buttato a terra.

 

“Solo un vigliacco potrebbe attaccare alle spalle!” commentò aspramente l’Auror.

 

“Tsk. Queste regole nobili non valgono un felce per il Signore Oscuro. Examinare. (*)”

 

Albert sentì come una mano invisibile bloccarlo contro il muro e premergli il collo fino a mozzargli il respiro. Lasciò cadere la bacchetta e si portò le mani verso il collo, cercando di strapparsi da quella morsa, scalciando e affannando per un filo d’aria. Tutto inutile: le forze lo stavano abbandonando. Il Mangiamorte si posizionò a pochi centimetri da lui, e Albert maledisse quegli occhietti viola che ridevano di lui.

 

“Non ti farà morire così in fretta, patetico giustiziere.”

 

Un movimento fluido della bacchetta e Albert si ritrovò a terra, stremato e ansante, con gli arti che tremavano ancora indeboliti. Ma il nemico non gli concedette che una brevissima e utopica tregua: sentì un dolore insopportabile, un bruciore in tutto il corpo, come se stesse arrostendo sopra una fiamma, e il sangue premere violentemente sulle vene, come se volesse uscirgli dal corpo.

 

Che razza… di… Cruciatus…

 

Non aveva mai dovuto subire una Maledizione così dolorosa e prolungata. Gli sembrò distare per  morire, ma evidentemente il suo carnefice non era ancora di quest’idea. Il dolore, così come era iniziato, finì e Albert si ritrovò accasciato a terra, più morto che vivo, con gli arti che non lo reggevano più e la vista appannata. Riuscì a stento a focalizzare la scarpa davanti al viso.

 

“Hai un’ottima resistenza al mio Cruciatus. Ti voglio offrire una via di uscita: o mangiamorte o la vita.”

 

Albert gli sputò sulla scarpa senza esitazioni.

 

“Sapevo che l’avresti fatto… davvero patetico. Crucio!”

 

Fu nuovamente pervaso da quel dolore fisico che gli offuscava la mente. I suoi pensieri andarono alla sua famiglia, a sua moglie, le sue figlie, quel matrimonio che finalmente avrebbe dato quella felicità che meritava alla figlia. E lui non ci sarebbe stato…

 

No. Non poteva arrendersi così…

 

Con uno sforzo enorme girò la testa e individuò la bacchetta. Strisciando e urlando ad ogni centimetro percorso si mosse lentamente verso l’arma. Il dolore si raddoppiò e gli fece addirittura sputare sangue.

 

…cazzo…

 

Allungò faticosamente la mano verso la bacchetta, la sua compagna di tante battaglie… bastava afferrarla e avrebbe potuto almeno tentare qualcosa… qualsiasi cosa… lui non voleva, non doveva morire, dannazione!

 

“Abbiamo finito.” La voce femminile gli giungeva lontano.

 

“Allora è ora di mettere fine alla tua miserabile vita, giustiziere.”

 

È finita…

 

“Avada Kedavra…”

 

“NOO!!”

 

“Maledizione!”

 

Albert aprì faticosamente un occhio. Era… era ancora vivo… ma come…?

 

Il cuore smise di battere per un lungo istante. Davanti a lui, il corpo massiccio di Edward era steso a terra, senza vita.

 

Oh Cristo Santo… no…

 

Il rumore delle urla degli Auror gli giungeva lontano e gli pareva così effimero in quel momento, ma riuscì a calcolare che i Mangiamorte avevano poco tempo per scappare. Purtroppo, aperta una cella, si apriva tutte le altre.

 

Edward… perché l’hai fatto…?

 

Allungò l’altra mano, non senza sforzo, e sfiorò il viso immobile dell’amico.

 

Io…

 

In uno scatto di rabbia cercò con gli occhi il responsabile della morte. Ma vide solo un ragazzino biondo vestito di nero (e la maschera?) che sorreggeva un uomo anch’egli biondo che riconobbe come Lucius Malfoy. Di lui non c’era traccia.

 

Ed io ti vendicherò, lo giuro.

 

Poi fu sopraffatto dal dolore e tutto fu nebbia.

 

=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=

 

(*) Da“Dizionarietto degli Incantesimi (teorie e curiosità a portata di mano)” di Cloud Wilson:

 

Conclamatio ad arma (Allarme alle armi) = Si pensa che questo incantesimo sia stato creato dagli antichi Maghi medioevali inglesi durante le lunghe battaglie contro gli Stregoni del Nord; inizialmente era usato come grido di battaglia o come allarme in caso di imboscate o attacchi a sorpresa, oggi utilizzato soltanto nei reparti Auror solo nel suo secondo uso.

Ligatus (Legato) = Incantesimo Legante di uso pressoché limitato al Dipartimento Auror per la sua pericolosità. Abbastanza difficile da padroneggiare con scioltezza, quest’incantesimo permette di legare con corde iper-resistenti il nemico e di fargli perdere i sensi con una scarica elettrica emessa dalla bacchetta. Se non capaci di sfruttarlo, la scarica potrebbe rivelarsi mortale. Le corde rimangono attaccate alla bacchetta e per rimuoverle basta uno strattone: i capi liberi delle corde andranno ad attaccarsi al corpo del avversario. Contro-incantesimo: Solventes Funes.

Examinare (Soffoca) = Inventato nel Medioevo per torturare i Goblin, oggi è un incantesimo che pochi conoscono e, chiunque lo conosca, non è tenuto ad usarlo se non per ordine del Ministro della Magia. Come si può comprendere dall’etimologia della parola, l’incantesimo crea una simulazione di soffocamento, tutt’altro che vera, ma è già capitato che qualcuno sia morto perché psicologicamente coinvolto nella finzione.

 

=*=*=*=*=*=

 

Olà! ^_^ Bentornati a tutti e scusate per le grandi attese, ma la scuola è ricominciata… e i capitoli già preparati sono finiti! In più, alcune modifiche alla trama originale (stiamo cercando di attenerci sempre di più alle dichiarazioni di mamma Rowling) hanno tardato l’aggiornamento del numero 6… dobbiamo continuamente informarci per essere più fedeli possibile, giuriamo di non farlo apposta! Ancora mille scuse. ^^’ (cominciamo a essere un po’ ripetitive con le scuse…)

Anche per i prossimi aggiornamenti non vi aspettate tre giorni l’uno d’altro perché tra stesura, correzione, revisione… accidenti… tempo maligno!! Non sappiamo neanche se riusciremo a sfornare un capitolo ogni settimana, perché la scuola e impegni vari ci stanno succhiando via un sacco di tempo! Capiteci, e siate clementi!

Finalmente ritorna un po’ di azione! **^______^** Avete visto come i Mangiamorte hanno vinto quei poveri Auror? Non hanno conquistato la fortezza, ma sono riusciti benissimo nel loro intento e in più hanno inflitto una grave perdita agli Auror. E pensate che potevano fare molto peggio se il nostro Albert non avesse intravisto quelle ombre… a proposito, abbiamo deciso, dopo attente riflessioni, che la Scarcerazione sarebbe stata più intrigante da un punto di vista esterno (ma speriamo non confusionario!!), e da qui abbiamo creato Albert… simpatico, vero? ^^ Certo, poverino, gli abbiamo ucciso un amico… è la guerra, ragazzi… anzi, approfittiamo per fare un po’ di sana pubblicità contro: no war!!

A proposito di Azkaban: qualcuno potrebbe notare che le trappole sono troppo sofisticate (stile Indiana Jones) e che Sirius non avrebbe mai potuto superarle da cane (ih ih…), ma vogliamo specificare che sono state aggiunte dopo la diserzione dei Dissy…

 

Anticipazioni/chiarimenti

 

- Prima di tutto chiariamo questa cosa: non abbandoneremo la stesura di HP7 e men che meno della Trilogia in generale. Abbiamo già concluso il primo capitolo della terza parte, pensate che pazzia… se vedete che il capitolo tarda a pubblicare è solo perché probabilmente ci sono state cause di forza maggiore che ci hanno rallentato il lavoro.

- Il numero dei capitoli di HP7: sono 21 in tutto, ma dobbiamo ancora decidere se inserire o no l’Epilogo; forse lo inseriremo nella seconda parte della Trilogia come Prologo (ma?)

- Harry Potter non muore alla fine della nostra storia; questa è l’unica cosa che possiamo dire riguardo alla morte o alla non-morte dei personaggi.

- Autocritica: R.A.B., personaggio di nostro genio, ci pare un vecchiaccio molto impudente ma simpatico a modo suo, farà disperare alla follia Harry coi suoi allenamenti; Hermione e Ron si mantengono stabili sul piano di ostilità, ma sul piano dell’indifferenza stanno maturando: Hermione comincia a rendersi conto di tenere molto a Ron, ma per quanto riguarda il rosso Weasley, a lui serviranno altri capitoli per aprire gli occhi e guardare in faccia la cruda realtà; Ginny e Harry sono sempre più irritabili a causa della guerra che li divide ma trovano anche un po’ di pace e sollievo nella reciproca compagnia quando non discutono; la compassione di Samantha per Draco comincia a convergere nell’affetto, ma Draco è troppo preoccupato per la sorte dei genitori per accorgersi di altro.

 

Indizi sulla Trilogia

 

-         Harry avrà un primogenito (chissà con chi?) che avrà un nome di risonanza simile a “Lily”;

-         Nella seconda parte farà la sua ricomparsa Krum;

-         Si conoscerà meglio la famiglia di Samantha Drake;

-         Si sveleranno i misteri delle associazioni americane e straniere che avranno un ruolo chiave nelle terza parte della trilogia (in HP7 sono tenute un po’ sullo sfondo ma ricoprono un ruolo decisivo nel destino di Voldemort);

-         I figli di alcuni personaggi della Rowling si incontreranno e socializzeranno, chissà che non nasca anche qualche love-story;

-         “Over TimeLine” sarà ricca di suspence e azione;

-         Per i misteri dell’ultima parte della trilogia abbiamo tratto ispirazione dal nostro manuale di filosofia greca (uh -_-)

-         Nella seconda parte ci saranno dei particolari capitoli, delle specie di bonus, che avranno molto a che fare con la trama ma saranno soprattutto di genere comico (e da come parlano certi personaggi anche un po’ demenziale);

-         I viaggi nel tempo saranno pieni di suspence dato che i protagonisti dovranno sudare sette camicie per non incappare nei loro avi e di conseguenza mandare a friggere la “continuità dello spazio temporale”.

 

Personaggio del Capitolo: Lyons Kaus (altrimenti detto R.A.B.)

 

Preferiamo partire sul sicuro e analizzare un personaggio la cui psicologia è una nostra invenzione. Avrete notato sicuramente che R.A.B. la sa bella lunga su ogni cosa e che ha un atteggiamento da “so-tutto-io” dieci volte più marcato di quello di Hermione; in effetti lui è un cervellone e come ogni Serpeverde se ne vanta a più non posso. Il soprannome R.A.B. gliel’ha dato Voldemort (spoiler del capitolo 7!!) quando ancora frequentavano Hogwarts ed erano compagni di casa. Da non scordare è l’incredibile non-chalance con cui Kaus ironizza su Voldemort; come mai tanta tracotanza? Da cosa deriverà? Evidentemente Kaus ha un motivo molto particolare per non sentirsi minacciato da Voldemort; ma qual è il motivo? Harry lo scoprirà, suo malgrado, alla fine della storia.

 

Coppia del Capitolo: Remus Lupin & Ninfadora Tonks

 

Simpaticamente sono decisamente una bella coppia e anche una delle più inaspettate della serie della Rowling; chi l’avrebbe mai detto che il tenero Lupo Mannaro si sarebbe messo con l’esuberante (e a tratti eccentrica) Metamorfomagus? Secondo noi la loro storia deve essere innanzitutto dolce e a tratti inesperta, basti pensare che Remus non deve aver avuto molte corteggiatrici al suo seguito a causa del suo “piccolo problema peloso” e che Tonks non sembra molto portata a relazioni sentimentali (così ci sembra). D’altro canto sono adulti, Remus molto più di Tonks, e maturi, quindi ricercano una loro intimità che viene puntualmente interrotta dai gemelli Weasley o da Harry che nelle nostre storie appare sempre come “il terzo incomodo”, anche come linea spartiacque tra Ron ed Hermione. Così, abbandonato l’imbarazzo iniziale del primo incontro; Tonks e Remus ci danno dentro (nel senso buono) con enorme approvazione di tutti (soprattutto Molly Weasley). Remus è finalmente riuscito ad abbandonare, seppure parzialmente, l’idea di essere un “diverso” e quindi di doversi negare la felicità per tenere lontano da sé una persona cara che potrebbe ferire a causa della sua indole; Tonks glielo fa passare, questo piccolo blocco (^_-)

 

Bene, ora passiamo a rispondere alle vostre recensioni… il nostro momento preferito!! ^^

 

Lulumyu: (*Kaho saltella felicemente per la stanza* Hai visto chi abbiamo qui? ^__^ ndKaho Ovvio, non sono mica cieca! NdSamy) Ciao Myu! ^^ Innanzitutto grazie per la recensione! I litigi RonHermione sono molto divertenti da scrivere e – per noi che li adoriamo – è un piacevole passatempo inventarli… ci vuole qualche stacco di tanto in tanto e chi meglio di quei due?! ^^ RAB deve rimanere enigmatico, ma siamo certe di averti aperto la mente con questo capitolo. I progetti Voldy e Piton sono ancora oscuri a voi… e lo rimarranno ancora per un po’! *risate malefiche* Cortess è odiosissimo (guarda come tratta Dracucciolo! Schifoso stupido…!! NdSamy), lo sappiamo, abbiamo fatto apposta a renderlo così… ehm, Uomo delle Caverne, decisamente il nomignolo più appropriato. U.U Grazie ancora e continua a recensire mi raccomando! -___^ K&S

Apple: Ben ritrovata! ^^ Grazie mille per i tuoi complimenti, ci fanno sempre molto piacere… Non ti preoccupare per Harry, è in buone mani… (-_-‘’ ndHarry) non ce la sentiamo di farlo soffrire troppo… (però devo soffrire… -_- ndHarry La vita non è facile per nessuno Harry! NdS&K). Ginny è molto simpatica anche a noi (tranne nelle DG! >.< ndSamy) e Herm e Ron sono semplicemente adorabili e troppo divertenti! Spezzano un po’ tutta al serietà presente nel libro… d’altronde non è nata molto come storia romantica o comica, ma d’avventura, magia e mistero, con un pizzico di batticuore ogni tanto naturalmente! -___^ Un bacione e un grazie. K&S

P.S = Hai per caso cancellato la tua storia? Non la troviamo più! Facci sapere! -___^ Per intanto leggiamo il Dr House… (Che mito quell’uomo! *____* anche se personalmente non lo vediamo molto con Cameron… però… magari…)

Keloryn: In effetti volevamo essere un po’ bastardelle e tenervi sul lastrico ancora un po’! -___^ Anche Kaho, ahimè deve ammetterlo, fa ancora fatica a capire bene tutti i meccanismi per l’identità segreta di RAB, quindi era logico che i lettori fossero confusi, ma era ciò che volevamo ottenere! Speriamo di aver chiariti un poco questo aspetto. Grazie per la recensione! ^____^ K&S

ale146: Anche noi speriamo di riuscire ad impostare prima possibile ogni capitolo nonostante il fattore chiamato scuola! Grazie mille. K&S 

truth: Ciao e benvenuta tra le recensitici! ^^ Grazie per i commenti… in effetti, scriviamo le parti separatamente – anche perchè sarebbe difficilino trovarci sempre per scriverli insieme! – ma correggiamo a vicenda ogni capitolo prima di metterlo on-line; in linea i personaggi sono caratterizzati nello stesso modo ma, dato che comunque siamo due persone diverse, non possiamo avere lo stesso stile e lo stesso modo di ‘sentire’ i personaggi. Ad esempio Draco… Samy lo adora e per lei è più facile penetrare nella sua mente, mentre per Kaho è un po’ più complicato… ma ci stiamo abituando a intuire le parole e le azioni man mano andiamo avanti! ^^ Ciao e speriamo di ritrovarti tra le recensitrici! K&S

sprpr: Ecco una delle nostre lettrici più fedeli! ^___^ Hai recuperato il sonno perduto? -___^ Draco è un personaggio base (e il più carismatico, il più bello, il più… ndSamy -___- ndKaho), ma naturalmente non possiamo dedicare tutta la storia a lui, il protagonista è sempre Harry! (Sigh… come vorrei dedicare più spazio al mio bellissimo Draco… ndSamy Dai, quando cominciamo la seconda e la terza parte avrà più spazio! ^^’’’ ndKaho) Ti sarai rifatta gli occhi con questo capitolo, o almeno speriamo! Siamo curiose di sapere se abbiamo reso bene il cambiamento di Draco, siamo sicure che ci illuminerai! **^_______^** Grazie come sempre, e un bacione! ^^ K&S

 

…finish! ^^ Grazie a tutti, anche a chi non commenta… anche se sarebbe meglio lasciare un commentino… non sapete come ci danno energia le vostre parole! **^__________^**

 

Quindi, recensite please!!

 

A presto… K&S

 

 

ANTEPRIME DI: Prossimo Capitolo

 

Titolo: “Il Tacto Facti delle Fondatrici

 

Dove sarà il prossimo Horcrux? Sarà davvero così facile da rintracciare come sostiene R.A.B.? Ma R.A.B. ha qualche segreto? Come reagirà Lucius Malfoy alla scarcerazione? Come si comporterà col figlio? Quali loschi intrighi staranno tramando Piton e Voldemort? Ce la farà Harry a sopravvivere ai ghigni di R.A.B.? Perché poi si chiama R.A.B. Lyons Kaus? Che fine farà il Ministero della Magia?

 

Tutte le risposte… alla prossima puntata!! **^___________^**

 

P.S = che ne pensate della nostra rubrichetta sui personaggi? -_____^ Pensiamo di farne uno per ogni personaggio principale o secondario… così, per sfizio… andando avanti l’aggiorneremo sempre di più. È un metodo per lavorare, pensandoci bene…

E il dizionarietto? …che simpatico il dizionarietto, eh? -_____^ (Date a Kaho la soddisfazione di sentirselo dire o me la sorbo io la crisi! XD NdSamy Guarda che quella che ha sfogliato il dizionario di latino è stata la sottoscritta! NdKaho Ma se hai insistito come una matta per occupartene tu! NdSamy …ops… è vero… =P ndKaho)

  
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