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Autore: E_Elivet    14/03/2012    1 recensioni
Probabilmente pensa che mi sia immaginato tutto.
Perché alla fine, è tutto quello che so fare.
Immaginare, pensare e ricominciare da capo variandone i contesti, le persone eccetera. Ma c’è qualcuno, qualcuno che non potrei mai sostituire neanche se mi stessi auto filmando la guerra nucleare. Dolcetta. Sono felicemente e in modo quasi soddisfacente innamorato di lei. Un nome, una garanzia. Mi diverto a disegnarla a volte, ma poi vedo che non sono capace e butto via tutto.

Alessio è un ladro, un ladro a cui piace sognare in modo esagerato. È innamorato di una ragazza che vive solo nella sua testa, Dolcetta Tobosa. Ma quando incontrerà Alda Lorenza, forse qualcosa nel suo piccolo mondo chiuso cambierà. Forse, continuare a scappare e a nascondersi non è ciò che ha davvero sempre sognato.
(ogni riferimento a Don Chisciotte NON è puramente casuale).
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Quindi lei mi sta dicendo, signor Alessio, che ieri sera ha visto Dolcetta e avete mangiato insieme. >>
<< Si, è stato bellissimo. Poi dopo siamo andati a letto e… >>
<< Alessio, mi ascolti. Lei ha davvero una fervida immaginazione. Forse la frustrazione di non essere ciò che si desidera le fa immaginare queste cose. >>
<< Io le immagino, è vero, è la mia fantasia. >>
<< Dovrebbe dilettarsi a scriverle le cose che si immagina. Mi risparmierebbe il manicomio. >>
<< Pessima battuta dottore. >>
<< Non ho mai detto di essere un umorista. >>
Gli lascio i cinquanta euro settimanali sul bancone e me ne vado.  Lui è il mio psichiatra.  E soffre di disturbo bipolare. A parte questo è un bravo medico però. Quando gli ho raccontato tutto non ha chiamato la polizia e non ha fatto il finto eroe. E per di più sa dell’avventura in cui mi sto lanciando, dicendo solo che è assurdo. Probabilmente pensa che mi sia immaginato tutto. Perché alla fine, è tutto quello che so fare. .
Perché alla fine, è tutto quello che so fare.
Immaginare, pensare e ricominciare da capo variandone i contesti, le persone eccetera. Ma c’è qualcuno, qualcuno che non potrei mai sostituire neanche se mi stessi auto filmando la guerra nucleare. Dolcetta. Sono felicemente e in modo quasi soddisfacente innamorato di lei. Un nome, una garanzia. Mi diverto a disegnarla a volte, ma poi vedo che non sono capace e butto via tutto. Posso persino immaginare di farci sesso, se davvero ci tengo.
Ma a questo punto, è meglio una donna vera che ci assomigli almeno vagamente. Poi spegni le luci.
Mentre esco, mi chiama Seant. Lui è la causa di tutto quello che ho combinato nella mia vita. Sono uno sbagliato. E se sto scontando quindici anni di galera, ed è grazie a lui che ne sono uscito, dicendo che non ero nel pieno delle mie facoltà mentali.
Seant ha sempre un piano pronto per tutto. Oggi ha detto che devo cercare le piantine della banca; è questo il suo piano.
Fare dei sopralluoghi a turno, fottere le carte dei progettisti e corrompere un Hacker al livello di un membro di Anonymous  e poi si vede.
Il nostro informatico si chiama Giovanni San. E noi lo chiamiamo Sancio perché ha una pronuncia strana, è basso e grasso, ma questi sono dettagli irrilevanti.  È la mia antitesi, io vivo nel mio mondo, lui vive in quello reale e sta peggio di me. Io bene o male me la cavo, lui no, per lui esiste solo la realtà. Non ha mai guardato la televisione, mai un giornale in mano, l’unica cosa a cui gli servono le mani è per il suo computer.
<< A., ti svegli? Sono qui, ti ricordi anche dove dobbiamo andare per caso? >>
È ovvio dove dobbiamo andare, vorrei rispondergli, ma in questo momento la mia bocca è cucita. Non riesco a parlare. Seant è paziente con me, mi prende il braccio e mi porta nella sua macchina.
Lui dice sempre che è meglio non parlare in certi casi, quindi preferisce così, dice sempre che la gente perde sempre l’occasione di starsene zitta, per questo è mio amico. Io mi imbambolo, lui mi parla e io mi giro dall’altra parte. Succede, non è che non faccia apposta, è che non ho quasi mai niente da dire.
E mi racconta queste cose mentre al comune mi ci porta davvero, per chiedere le piantine. Mostriamo una finta autorizzazione e ci consegnano tutto, se ci va di culo neanche se ne accorgeranno.  Poi, dopo che avremo fatto il colpo del secolo il povero sfigato che ci ha consegnato le piantine rimpiangerà di essere nato. Succede sempre così. Seant aggiorna la sua teoria dicendo anche che la gente non perde mai l’occasione di fare cose stupide, o nel peggiore dei casi vere e proprie stronzate.
Mi imbambolo di nuovo mentre torniamo nel lurido appartamentino in centro dove abitiamo, e pensare che sotto il letto abbiamo i milioni, però Sancio dice che non li possiamo usare finché non scappiamo all’estero. Dopo il colpo, ovviamente.
Qualche ora dopo stiamo ancora studiando le piantine della banca centrale,  l’unica cosa che ci frega è la posizione delle guardie, i gabbiotti non sono segnati sulle mappe, per il semplice fatto che non sono pezzi di muro. Buono a sapersi.
<< A., domani tu e Sancio andrete là dentro e vi fate un bel giretto. Come al solito. La signora direttrice, con la quale ho preso un appuntamento si chiama Alda Lorenza.  >>
Alda Lorenza. Ha davvero un nome orribile.
 
 
Note  e postmesse.
Questa è la prima storia che pubblico su questo sito, forse esiste già, forse no, e nel primo caso fareste bene a segnalarmelo.
Molte parti di questa storia, seppur surreali e fantasiose sono ispirate a momenti della mia vita quotidiana, a racconti di gente che conosco o a fatti puramente inventati.
Ho uno stile confusionario, magari i lettori più distratti non riusciranno a seguirmi, in tal caso vi consiglio vivamente di lasciar perdere, oppure non ci capirete niente. Il mio stile è anche dovuto al fatto che utilizzo spesso personaggi non troppo normali, li trovo più interessanti del solito sfigatello di provincia che passa la vita a leggere e parla meglio di uno dell’Accademia della Crusca. Quindi… beh, spero vi piaccia e recensite, se vi va ^^. Ah, questa sorta di spazio dove specifico cose ovvie si chiama POSTmesse perché sta dopo ciò che ho messo. Ora smetto di rompere.
P.S. Il titolo è volutamente sbagliato. Mi auguro ci foste arrivati( Mancia---> Mancie) Poi capirete.
 
                         E Elivet.
  
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