Somewhere over the rainbow
Hermione sbatté forte la porta alle sue
spalle, il quadro vicino ad essa si spostò, era successo di nuovo, avevano
litigato per la medesima volta. La ragazza si sedette appoggiando la schiena
contro l'armadio e le gambe contro il petto, quella sensazione di essere in una
gabbia la fece singhiozzare. In quei momenti sentiva come il suo cuore
stringersi, e la voglia di convivere con lui diminuire, perché era finita
così? Con tutti i ragazzi che c'erano al mondo doveva scegliere proprio lui?
Sapeva che non sarebbe durata, tra poche settimane si sarebbero sposati, e lei
avrebbe tanto voluto ritornare indietro per rispondergli che non voleva
sposarlo. Una lacrima le scivolò lenta su una guancia, appoggiò il viso sulle
ginocchia e incominciò a singhiozzare. La sensazione aumentava, si sentiva
stringere, aveva caldo e tra l'altro si sentiva in colpa, forse aveva esagerato?
In fondo lui aveva solo spaccato il vetro della finestra mentre, brillante idea,
giocava a quello stupidissimo gioco chiamato Calcio che suo padre gli aveva
insegnato, avrebbe maledetto il signor Granger, per questo, si era messo a
palleggiare allegramente, diceva che gli piaceva, era simile al Quidditch, ma
perché nel giardino?
Avrebbe voluto stare chiusa nella loro camera da letto in eterno, non voleva
rivederlo, avrebbe fatto come sempre; non le avrebbe parlato, forse qualche
"Hermione, passami l'acqua", basta, sui giornali dicevano che
bisognava parlare pazientemente dopo una lite, facilissimo! Dopo cinque minuti
sarebbero di nuovo al punto di partenza. Grattastinchi uscì furtivamente da
sotto il letto, movendosi piano verso Hermione. Si sedette davanti a lei e
incominciò a guardarla con aria da gatto curioso. A Hermione scappò una
risatina tra i singhiozzi, spostò la mano leggermente tremante verso la testa
del micione, accarezzandola, lui piegò il capo e fece un piccolo miao.
Grattastinchi era l'unica cosa che riusciva a tirarla su di morale dopo i
litigi, riusciva a consolarla con quel visino paffuto ma incantevole, era tutto
per lei.
''*''
- Bene, adesso sistemo questo qui... questo
invece qui - Harry si piegò per incollare dei pezzetti di legno per fare una
nave, gliel'aveva donati il signor Weasley, all'inizio si chiedeva cosa fosse, e
pensò fossero dei frammenti di scopa, poi lui gli spiegò che era una nave da
collezione babbana, aveva deciso di darsi al babbanismo, in fondo era
divertente, anche se era molto difficile.
Sbuffò e si rialzò per sgranchirsi la schiena, era da un'ora che stava piegato
in quella posizione, forse uscire non gli avrebbe fatto male. Andò verso la
porta, l'aprì e dopo essere uscito se la chiuse alle spalle, prese a camminare
con le mani nelle tasche della felpa. Non faceva tanto freddo, però gli piaceva
tenerle dentro le tasche, o dei jeans, o delle giacche, o delle felpe.
Chissà come stavano Hermione e Ron, gli avrebbe fatto una visitina.
Arrivò davanti alla gradevole villetta Weasley, suonò il campanello, per poi
trasferire le mani dalle tasche della felpa a quelle dei jeans.
- Sì? - La voce di Ron lo fece trasalire, lo specchietto istallato su un
paletto si era illuminato, facendo comparire un viso incoronato da delle
lentiggini e dei capelli rossi.
- Harry, entra pure - Come aveva parlato? Aha. avevano litigato, altrimenti
avrebbe risposto diversamente, non proprio garbatamente nel senso della parola,
però...
Harry arrivò alla porta d'ingresso, suonò il campanello e un Ron arrabbiato lo
accolse senza nemmeno un ciao in casa.
- Ciao, Ron - Disse Harry veemente.
- Ah, sì, scusa, ciao - "Va bene, ciao, però almeno dirlo con un po' più
di vita, insomma! Hai il muso che arrivava fino a terra!" Penso Harry
leggermente irritato dalla reazione dell'amico.
- Litigato? - Chiese Harry guardandolo.
- Il fatto è che lei non comprende quando non lo faccio a posta, insomma,basta
un reparo! - Disse Ron aprendo il frigo e tirando fuori l'acqua, fece levitare
due bicchieri fino al tavolo e versò dentro l'acqua.
- Cos'hai rotto? Un vaso? - Chiese Harry prendendo il suo bicchiere e
portandoselo alla bocca.
- Ma va, un vetro, stavo giocando a callo e... -
- Calcio - Lo corresse Harry.
- Ecco, e mi e volata la palla, facendo un bel foro nella finestra. Ma un Reparo,
bastava quello, invece no! Arrabbiamoci, che è meglio! Non capisco proprio
cos'ha in questi tempi, ora, capisco, litighiamo sempre per stupidaggini, ma
Hermione che non arriva a fare un Reparo... non ti pare strano? - Chiese Ron
mettendo il bicchiere nel lavandino.
- Beh, effettivamente. Dove Hermione? - Chiese Harry guardandosi intorno.
- Boh - Rispose Ron prendendo anche il bicchiere di Harry dal tavolo e
mettendolo nel lavandino.
- Come "boh"? Cioè, tu litighi con quella che tra non molto sarà tua
moglie, e poi mi dici che non ti importa niente di dove si trova?! - Ron fece
spallucce.
- E allora? Devo sapere sempre dove sta? Tanto tra poco dovrà uscire per
preparare il pranzo - Disse veemente.
Harry si dileguò in un attimo, girando per il corridoio di casa "Weasley e
Granger". Aprì la porta del bagno, e dopo la stanza da letto di Ron e
Hermione.
- Hermione! - Harry andò verso di lei, sdraiata sul letto con Grattastinchi
appoggiato con la testa al petto della ragazza. Si avvicinò cauto con un
piccolo sorriso, chiudendosi la porta alle spalle, quando si fu seduto sul letto
e gli ebbe spostato una piccola ciocca di capelli lei aprì leggermente gli
occhi, alzando la mano e passandogliela delicatamente sulla guancia.
- Harry - Lui le strinse la mano e le disse: - Hermione? Stai bene? - Era
raro trovarla di pomeriggio a dormicchiare.
- Sì, sto bene - Disse stiracchiandosi mentre Grattastinchi si preparava a
balzare giù dal letto - Ero solo un po' stanca. Piuttosto, tu che ci fai qui? -
Disse alzandosi.
- Ah, ero venuto a fare una visita a te e a Ron - A Hermione tornò in mente
quell'individuo con cui doveva convivere.
- Senti, di a Ron che si prepari il pranzo da solo, io sono stanca, vado a
mangiare fuori, vieni con me? - Chiese lei aprendo la porta.
- Eh? Ma... Ron non sa cucinare! - Disse Harry disperatamente.
- Allora sta a digiuno - Hermione era piuttosto tranquilla, voleva la sua sadica
vendetta, la pretendeva sempre dopo aver litigato con Ron.
- Ma... - Harry cerco di obbiettare - Niente ma, tu vieni con me - Afferrò il
polso di Harry e lo condusse in cucina.
Ron si voltò, alla vista di Hermione si andò a sedere comodamente sul
divano.
- Cosa fai, Ronald? - Chiese Hermione con un sopracciglio alzato ma con un'aria
vittoriosa.
- Beh... devi preparare il pranzo - Ron fece spallucce.
- Ah, davvero? Guarda che io e Harry stiamo andando via - Disse lei prendendo le
scarpe dal ripostiglio.
- E io? - Chiese Ron disperato.
- E tu ti prepari il pranzo da te - Disse Hermione aprendo la porta.
- Cosa?! - Harry fece un'espressione molto dispiaciuta, mentre Ron continuava a
dire "cosa?!" con gli occhi sbarrati.
''*''
- Non credi di avere esagerato? Ron non sa
cuocere neppure un uovo al tegamino - Harry si sedette sull'erba, mentre
Hermione tirava fuori da un sacchetto la spesa comprata un quarto d'ora prima.
- No, se l'è cercata - Disse, appoggiando i due panini sulle tovagliette
nuove.
- In parte ha ragione lui, però. Cioè; non era il caso di arrabbiarsi così,
un Reparo e tornava tutto come prima - Disse Harry addentando il suo panino.
- Beh... però io non ne posso più di litigare. Tutti i giorni c'è qualcosa
che non va, e a me da fastidio. Tutti i santi giorni c'è lui che strilla senza
mai pensare a cosa provo io, non so nemmeno perché ho accettato di sposarlo,
sapevo che non sarebbe durata - Hermione prese l'acqua e la verso nei due
bicchieri di plastica. Harry non rispose a Hermione, perché non sapeva che
dire, cosa poteva aggiungere? Stava un po' dalla parte di Hermione e un po'
dalla parte di Ron.
''*''
- NO! La pentola! - Ron si abbassò per
pulire la pasta caduta a terra - Quando torna Hermione me la paga! - Poi si
buttò su una sedia, il suo stomaco brontolò rumorosamente. E ora come avrebbe
fatto a sfamarsi? - E' inaudito che io debba andare da Ginny e Dean a mangiare!
- Disse, ci aveva pensato, l'unica ipotesi possibile era Ginny Weasley, sua
sorella.
Ron afferrò la bacchetta e movendo il polso dolcemente fece levitare la
pasta e la pentola dentro il lavandino, poi prese le chiavi dal mobile, lo
specchietto comunicatore e uscì di casa.
''*''
- Ron?! Che ci fai qui? - Chiese Ginny
sbalordita.
- Oh... diciamo che... Hermione non c'è, e io... - Le sue orecchie diventarono
di un rosso fiammante. Ma si decise che in un modo o nell'altro doveva chiedere
ospitalità a sua sorella, prese il fiato e disse - e io dove mangio? - Ginny
alzò gli occhi al cielo e lo fece entrare.
La piccola Rose corse incontro a Ron urlando - Zio! - Il ragazzo la prese in
braccio facendole fare il giro della scopa, come lo chiamava Rose; Ron la
prendeva in braccio, poi la caricava su una spalla e lui si metteva a girare
piano, mentre lei si teneva alle sue mani.
Rose aveva solo quattro anni, i capelli Rossi
fiammanti made Weasley e gli occhi azzurri con qualche sfumatura marrone.
Somigliava molto alla madre, Ginny.
- Allora, Rose, cosa mi racconti? - Chiese Ron sedendosi con la bambina in
braccio. Sapeva bene quanto le piacesse questa domanda, la si faceva ai grandi,
e lei era grande ormai. Poi le piaceva molto parlare.
- Beh, sai zio, mio fratello è pestifero, da certi calci alla mamma! E papà
ieri mi ha comprato un libro intitolato "L'orsacchiotto Moony gira sulla
scopa" E' molto bello, parla di questo orsacchiotto che vola e vola e vola
ancora tutte le notti quando Sarah dorme, Sarah è la sua padroncina, ma lui non
vuole fargli sapere che è vivo, allora vola solo di notte sulla scopa del
fratello di Sarah. Ma un brutto giorno Moony cade dalla scopa e sbatte in un
bidone, allora Sarah vede che non c'è più nel letto con lei, e si precipita in
giardino a cercarlo, ma non lo trova. Io sono arrivata qui, mamma tutte le notti
me ne legge un capitolo, però a me piace talmente tanto che non riesco comunque
ad addormentarmi, così lei mi fa qualche coccola e io mi addormento subito -
Concluse Rose vittoriosa.
- Ah, allora poi me lo presti il libro? Sai, la zia Hermione in questi giorni è
un po' nervosa - Disse Ron guardando la bambina sorridendo.
- Certo, vedrai che le piacerà, alla zia piace leggere, no? - Chiese Rose
sicura.
- Molto. Ma dimmi, così tuo fratello da i calci alla mamma?! - Chiese Ron
facendo finta di essere arrabbiato.
- Esatto! Christian non vuole capire che così poi si prende una punizione! -
Disse Rose voltandosi a guardare veemente l'enorme pancia di Ginny, che stava
tagliando un cetriolo.
- Davvero?! E cioè? - Ron rimase stupito che a Ginny e Dean fosse scappata una
risatina, probabilmente a loro Rose l'aveva già detto. Rose si avvicinò
all'orecchio dello zio.
- Ho fatto un contratto con la cicogna: Se fa ancora il cattivo deve portarlo in
ritardo - Disse alzandosi e andando verso camera sua, trascinando anche Ron per
una mano.
Entrarono nell'accogliente stanza, con le pareti blu cielo con dipinte delle
nuvolette, poi davanti al sole c'era una scopa, che avevano attaccato al muro.
Sulla scopa avevano fatto un incantesimo capace di non far cadere Rose, cioè,
quando lei saliva sulla scopa per giocare ad acchiappare il boccino, di peluche
e attaccato al muro da una molla, poteva capitare perdesse l'equilibrio, in
questo caso una specie di barriera la faceva rimbalzare sulla scopa.
- Ecco! - Prese da sopra la scrivania, la quale gli arrivava a malapena al collo, un foglietto, papà me l'ha scritta prima in brutta, leggi - Disse porgendo allo zio un foglietto piegato in due.
"Prego la cara signora Cicogna di portare mio fratello Christian Thomas con dei giorni di ritardo che aumentano ogni volta che fa il cattivo.
Distinti saluti, Rose Thomas"
Ron capì che quella non era la brutta della letterina, ma che Dean aveva finto lo fosse per non dare un dispiacere alla figlia. Aveva fatto finta di averla davvero inviata alla cicogna.
Ginny entrò nella camera prendendo per mano
Rose, che le si era aggrappata addosso.
- E ora di mangiare - Disse lei guardandolo.
- Ah! Ma lo zio mangia qui mamma? - Chiese Rose sorpresa.
- Esatto, tesoro - Ginny sentì la bocchina di Rose appiccicarsi sul suo
vestito, mentre premeva con il naso sulla pancia - Hai sentito Christian? Devi
fare il bravo, oggi -
''*''
- Ah! Era da tanto che volevo farlo - Disse
Hermione appoggiandosi al muretto che dava su un fiumiciattolo.
- Fare cosa? - Chiese Harry andando a sedersi sopra il muretto.
- Prendermi la mia vendetta - Disse lei contenta.
- Alla fine Ron sarà riuscito a mangiare? - Chiese Harry ridendo un po' - Forse
è andato da Ginny -
- Mi piacerebbe saperlo - Disse Hermione guardandolo.
- Subito - Harry tirò fuori dalla tasca della felpa uno specchietto rosso,
incominciò a vibrare dopo che lui ebbe schiacciato un tastino e ebbe
pronunciato il nome: Ginny Thomas Weasley.
Lo specchietto si illuminò, Harry premette di nuovo un tastino.
- Si? - Una bambina dai capelli rossi apparve nello specchietto, Harry si
avvicinò a Hermione.
- Rose? - Chiese il ragazzo - Come stai? -
- Bene, molto bene. Però... che ci fa la zia Hermione con te, Harry? - Chiese
la bambina perplessa.
- Oh... ehm... - Disse lui guardando Hermione.
- HARRY! - Ron stava indicando col dito lo specchietto che aveva tolto dalle
mani di Rose.
- Esatto, Ron. Non c'è bisogno che urli - Disse Harry con un po' di
ironia.
- Cioè, che ci fai con mia moglie? - Chiese guardando Hermione dal suo
specchietto.
- Non sono ancora tua moglie, avevo tutti i diritti di andare a mangiare fuori
con un amico, o forse è proibito? - Chiese lei sorridendo entusiasta.
- Non è proibito, però sai che non so cucinare! Il vetro l'ho aggiustato io,
smettila di fare la scontrosa! - Disse Ron.
- Non sono ancora tua moglie! - Hermione voleva assolutamente che rispondesse a
quelle parole, perché non si decideva a farlo?
- Ho capito, ma mancano tre settimane! - Disse lui stizzito.
- Ma ancora non lo sono - Disse Hermione vittoriosa.
- Vedo che hai mangiato da Ginny - Li interruppe Harry, la situazione altrimenti
si sarebbe aggravata, e lui si sarebbe ritrovato come quando andava a Hogwarts,
in mezzo a una lite.
- Sì, cosa dovevo fare, stare a digiuno? - Disse il ragazzo mandando
un'occhiataccia a Hermione.
- Era quella la mia intenzione, comunque - Disse la ragazza voltandosi.
- Davvero? Allora come osi dire di amarmi? - Chiese Ron arrabbiato.
- Io non ho mai detto di amarti, infatti - Rispose lei pacata.
Harry spalancò gli occhi e guardò Hermione, che fece spallucce. Poi però la
strega incominciò a ridere.
- Stupido! Certo che mi piaci, altrimenti non mi sarei mai messa con te -
Hermione stava ancora ridendo.
- Ah... - Le orecchie di Ron si fecero paonazze.
- Dai, torna a casa - Disse Hermione.
- E tu? Non dirmi che non torni! - Disse Ron disperatamente.
- Mmh... mi andava di rivedere Luna - Disse lei girandosi e dicendo quelle
parole con un'aria molto crudele.
- Ron! Vuoi usarmi tutta la carica dello specchietto? - Harry e Hermione
sentirono l'urlo di Ginny così chiaramente che la ragazza dai folti capelli
ricci saluto con la mano il futuro marito e chiuse il contatto, pronunciando la
parola fine dopo aver tenuto premuto il tasto.
''*''
Le litigate non erano diminuite con il tempo, le
settimane erano passate veloci come il vento, e senza accorgersene Hermione si
era ritrovata a una settimana prima del matrimonio, l'impazienza cresceva in
lei, l'ansia, la paura, tante emozioni, eppure... la felicità la sentiva così
poco, perché? Avrebbe sposato Ron... Ron, era lui il problema, lei non voleva
sposarlo, non faceva per lei... non sarebbe durata. Quante volte se lo era
ripetuto, inutilmente, ormai non poteva tornare indietro, sarebbe diventata
Hermione Weasley. C'erano dei momenti in cui lo amava davvero, ma erano così
pochi. Tra l'altro aveva un bruttissimo presentimento, perché era in ritardo di
una settimana? Tra l'altro da qualche giorno prima era davvero agitata,
stressata e nervosa, oggi voleva andare da un dottore, aveva questo
presentimento, e aveva tutte le basi per pensarlo. Solo che... se fosse davvero
stata incinta non avrebbe mai potuto rifiutare Ron, anche se... in quei loro tre
mesi di convivenza non era praticamente mai successo, si sforzò di farle
sorgere alla mente tutti quei momenti, ma niente, con Ron si era quasi sempre
rifiutata. Non sapeva perché, ma ogni volta che lui ci provava lei si rigirava,
non le andava, e ci aveva riflettuto un bel po', lei non lo amava veramente, lui
per lei era solo un amico, era questo, basta. Ma l'unica persona a infonderle
davvero calore, a farla sentire al sicuro, a farla stare bene era un'altra, era
sempre un suo amico che sempre aveva amato, ma non se n'era mai accorta, lo
aveva capito solo due settimane prima, quella persona aveva combattuto per un
giorno intero contro il male in persona, l'aveva protetta, l'aveva aiutata, le
aveva voluto bene e... cos'altro? Quell'altra cosa su cui rimuginava da giorni,
appena se n'era accorta il suo amore per lui era solamente aumentato
notevolmente, perché ora aveva preso forma. E se la creatura che portava fosse
stata... fosse stata sua? otto giorni prima lei... lui... diventò rossa, come
poteva pensare a questo con Ron che russava accanto a lei, erano le quattro
della notte, e forse avrebbe dovuto dormire, ma adesso, che le era sorto quel
dubbio che il probabile bambino fosse di Harry aveva ancora più paura, come
avrebbe fatto? Cioè lei amava davvero tanto Harry, però come lo avrebbe detto
a Ron? E se poi non fosse stato di Harry? Però... con Ron nelle ultime
settimane non era capitato mai, anzi, non capitava quasi mai in generale,
perché erano sempre arrabbiati per le varie liti che avevano tutti i giorni, se
era davvero incinta allora non poteva che essere suo.
Chiuse piano gli occhi e smise di pensare, cadendo nei sogni. In quei sogni in
cui poteva smettere di pensare.
''*''
- Hermione! - La voce di Ron la fece
trasalire.
- C-che c'è? - Chiese lei con ancora la voce impastata dal sonno.
- E' quasi mezzogiorno! - Le disse, mostrandole la sveglia.
- Oh cavolo! Scusa, scusa, scusa! Ora vengo a prepararti la colazione! - Disse
andando ad acchiappare la vestaglia.
- Ma smettila - Le disse Ron fermandola - Non posso fare colazione a quest'ora,
al massimo prepara il pranzo! -
- Finiscila di fare lo scortese! - Gli disse Hermione.
- Ma era una risposta cretina! - Disse Ron arrabbiato.
- SMETTILA! - Hermione aveva stretto i pugni.
- PERCHE' DEVO SMETTERLA? SEI TU NEL TORTO! -
- FINISCILA DI URLARE CONTINUAMENTE! NON NE POSSO PIU' DI LITIGARE! -
Uscì dalla stanza sbattendo la porta. Ron sobbalzò al botto e poi andò a
sedersi sul letto, era sicuro di aver visto una lacrima cadergli dagli occhi.
- Forse stiamo facendo uno sbaglio entrambi - Disse lui sentendo ancora il
batticuore e la rabbia dentro di lui.
Dopo qualche minuto Ron si alzò e andò verso
la cucina, trovando Hermione a trafficare con una pentola colma di spaghetti. La
afferrò per un braccio e la fece voltare, tanto da spaventarla, lui la guardò
negli occhi, poi incominciò a baciarle il collo.
- R-Ron?! - Hermione cercò di toglierselo di dosso, inutilmente, il peso di lui
era troppo differente ai cinquantasei di lei. La prese per un braccio e la fece
sbattere sul divano, poi le si posizionò sopra e le sbottonò il vestito.
- LASCIAMI! - Urlò Hermione in preda al panico.
- No - Hermione sbarrò gli occhi, perché quel "no" le faceva così
paura? La pronuncia e il viso da pazzo che aveva assunto la fecero stare ancora
peggio. Lui arrivò al reggiseno di lei, lo strappò.
La ragazza sentì il cuore battere nella mente come un tamburo, la nausea stava
aumentando pian piano (a scrivere questa scena mi è venuta la nausea. NdA), mentre lui si sbottonava la camicia, la tolse.
Hermione sentì le lacrime bagnarle il viso, perché? Cosa gli era preso? Forse
era ubriaco? No, era impossibile, non c'erano certo bottiglie nella loro camera!
Era impazzito, quella litigata lo aveva fatto impazzire.
Hermione sbarrò gli occhi, e tra le lacrime le scappò un urlo di paura, gli
tirò un ceffone e lo scaraventò a terra. Prese il vestito e lo appoggiò sul
suo corpo per coprirsi. I singhiozzi rimbombavano nella stanza. Cosa credeva di
ottenere? Adesso lo avrebbe odiato e basta.
- Cretino! STUPIDO! TI ODIO! - Urlò lei in preda al panico, ma notò che ora
era Ron ad avere gli occhi lucidi e le orecchie rosse.
- S-scusami! Io non so cosa credevo di ottenere! E' solo che ho pensato che
forse noi non potevamo stare insieme! Questo mi è dispiaciuto, ero fuori di me!
Non capivo più niente! Ti prego 'Mione perdonami! Non accadrà più! - Hermione
strinse i denti, mentre le lacrime si facevano avanti appannandole la vista,
però... chissà perché sentiva il bisogno di restare, non sapeva perché,
effettivamente avrebbe voluto scappare via, aveva troppa paura, e tanto era
anche incinta di un altro. E se lei... se lei le avesse fatto credere che il
bambino era suo? Andò in camera e si vestì con le prime cose che le capitarono
sotto mano.
Hermione ritornò alla pentola, prese delle carote e incominciò a tagliarle.
- Scusa, grazie - Disse Ron andando ad abbracciarla dolcemente, in modo da
non spaventarla nuovamente.
- L'ho fatto solo per il bambino - Disse lei movendo appena le labbra e senza
voltarsi.
- Eh? Un bambino? - Chiese Ron diventando di colpo raggiante, come se prima non
fosse successo nulla, e senza contare che Hermione era ancora turbata
dall'accaduto.
- Sono incinta - Disse lei senza fare una piega.
Ron andò verso il suo specchietto, un Harry con il viso scocciato apparve nello
schermino.
- Harry? Disturbo? - Chiese Ron facendo "ciao" con la mano.
- Stavo mangiando la torta di melassa, quindi penso che ora mangerò te - Disse
lui a denti stretti.
- Oh... beh volevo solo annunciarti che diventerò padre - Lo sguardo vittorioso
di Ron gli fece sbarrare gli occhi. Come era possibile che Hermione fosse
incinta? Pensava che alla fine si sarebbero messi insieme, che Ron lo avrebbe lasciato, dopo quello che era
successo tra loro. Il cuore incominciò a battergli forte, il respiro affannato,
perché?
- Harry?! - Chiese Ron battendo piano sullo schermino con la mano.
- Ah, sì. Complimenti, sono molto contento - Forse avrebbe dovuto chiudergli il
contatto in faccia, o forse aveva fatto la cosa giusta?
- Va bene, ciao - Ron si preparò a chiudere, e quando vide la mano di Harry
levata chiuse il contatto.
Harry si buttò di peso sul sofà, per poi appoggiare i gomiti sulle ginocchia e affondare le mani nei capelli, quella era una delle poche volte che gli faceva scendere le lacrime, in silenzio, senza nemmeno singhiozzare pianse piano, piano e lentamente.
''*''
- Ehm... forse quando l'ho provato era diverso?
- Chiese Hermione guardandosi nello specchio con un meraviglioso abito bianco.
Era semplice, senza pizzi, aveva una scollatura quadrata e la gonna a
palloncino, a mo' di anni '700. Era davvero bello, con le maniche lunghe che
cadevano fin sopra le mani.
- No, è uguale. E' solo l'agitazione, se vuoi ti posso dare una mia collana
fatta con cipolle e peperoncini, e contro la sventura - Luna tirò fuori dalla
borsa una collana strana, Hermione fece "no" con la mano, mentre Luna se ne
metteva una al collo, come per far diventare più bello il suo abito celeste.
- Ehi? Ragazze? Siamo pronte? - Ginny era entrata con in braccio un piccolissimo
Christian, nato appena due settimane prima. Luna si voltò per guardare Rose,
che negli ultimi tempi non aveva una buona c'era, sospiro e si decise a porgere
la domanda:
- Rose, cosa c'è? - Chiese Luna prendendo le manine della bimba nelle sue.
- Niente, solo che io pensavo che lo zio Ron avrebbe sposato me - Una lacrima
scappò furtiva dai suoi occhi azzurri. Hermione si voltò e sorridendo si
avvicinò alla bimba, la prese in braccio e disse: - Ma non sai che sei tu la
sposa? -
- Come?! - Esordì Rose.
- Sì, Ron ha detto che ti ama tanto, e che vuole sposarti - Ginny sbarrò gli
occhi, ma che stava dicendo? Ora, capiva che fosse per tirare su il morale a sua
figlia, però...
- Davvero? - Chiese Rose sorridente.
- Certo - Hermione le fece l'occhiolino - Infatti verrai con me
all'altare, hai voglia di accompagnarmi? -
- Ma io non avrò quell'anello che usano gli sposi - Disse Rose abbassando la
testa.
- Oh beh, quello è il minimo - Disse Hermione facendola scendere.
- Su dai, devi entrare in chiesa - Disse Ginny.
Hermione sentì il suo cuore suonare a mille, mentre Rose le stringeva la mano e
Luna sorrideva a Christian.
Appena vide Ron con un abito elegante davanti all'altare sentì il battito del
cuore fin nella testa, una gran voglia di fuggire via cresceva in lei, non
voleva sposare lui! Non voleva mentire al suo bambino! Si guardò intorno,
cercando due occhi smeraldo che la guardavano, perché non c'era? Dov'era Harry?
Eppure gli avevano dato l'invito, l'ora, il posto, tutto! Ritorno a guardare
davanti a lei, finalmente si fermò, le mani le tremavano, e i fiori del bouquet
facevano un piccolo fruscio. La manina di Rose si staccò, la bambina andò a
stringere quella di Ron, che capì il perché, guardo Hermione e sorrise alzando
un sopracciglio.
- Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di questi due ragazzi, -
Hermione scosse la testa al parroco, voltandosi verso Rose, il parroco fece un
espressione non molto convinta, ma ascoltò la sposa.
- E di questa bambina - Hermione ascoltò con il batticuore e il respiro
affannato per l'agitazione ciò che diceva il parroco, né capì la metà, e
l'unica cosa che riuscì a comprendere perfettamente fu: - Vuoi tu prendere,
Hermione, Ron come tuo legittimo sposo, amarlo e onorarlo finché morte non vi
separi? -
Cosa poteva rispondere? Avrebbe voluto dire no, quanto avrebbe voluto farlo,
infondo che costava, era una semplice parola, una negazione, non era difficile.
Non poteva nemmeno stare troppo a pensare, e c'era già stata abbastanza visto
che tutti stavano parlottando preoccupati, la signora Weasley aveva smesso di
piangere di colpo, con ancora il fazzoletto sul naso.
- Io... - Aveva la voce tremante, e non riusciva a formulare quella
stramaledettissima frase: No, non lo voglio.
- Io... io... - Perché? Quel "io" non poteva durare ancora a molto,
doveva dirlo, ora! Prese un bel respiro, alzò la testa verso il crocifisso e
disse: - Io non me la sento, scusate tutti. Io non lo voglio. Ron, - Si voltò
verso quello che doveva diventare suo marito - Il bambino non è tuo, odierai me
e il padre, ma è di Harry - Ce l'aveva fatta, e non era nemmeno stato così
difficile. Prese a camminare verso l'entrata della chiesa. Lanciò il bouquet,
che andò nelle mani di Luna, che nonostante tutto si era alzata ad applaudirle,
dicendo - Brava! Bellissimo discorso -, le sorrise, si tolse il velo e i guanti.
Un sorriso di vittoria si formò sul suo viso, nel vedere che aveva appena
smesso di piovere, un bellissimo arcobaleno si notava tra le nuvole.
Incominciò a correre, dove poteva essere Harry? Andò verso casa sua, suonò il
citofono, non c'era, si ricordò del parco nel quale avevano mangiato insieme,
non era tanto lontano. Si fermò ansimante per la corsa appoggiandosi a una
panchina, e a cavalcioni sul muretto, con uno sguardo sbalordito nel vederla,
c'era lui. Le lacrime le arrivarono agli occhi, lui scese dal muretto. Lei si
buttò tra le sue braccia, e sorridente disse: - Lo voglio! Harry, staremo
insieme finché morte non ci separi -
L'arcobaleno, quell'arcobaleno che Hermione ricorderà per sempre, in un momento
non capì neanche dove fosse, era tra le sue braccia, e questo bastava.
Incominciarono a camminare, mano nella mano, da qualche parte sotto
l'arcobaleno.
Note dell'autrice:
Questa fanfiction mi piace davvero molto, mi piace come l'ho sviluppata, come l'ho scritta, mi piace la trama. E spero che anche qualche Side sia arrivato alla conclusione, visto che avevo messo anche Ron/Hermione, se c'è né qualcuno commenti, mi interessa proprio. *.*
Questa fanfiction è nata per
essere a capitoli, dovevano essere due, teoricamente. Dovevo fare prima i
capitoli e poi inviarli man mano, ma visto che mi ero accorta avessi dei buchi
da riempire di ignoto (cioè che c'erano dei pezzi che avevano bisogno di scene,
che io non trovavo), poi mi sono accorta di poter legare quei pezzi che già
sapevo, allora ho deciso per la one-shot, penso ne sia valsa la pena, anche se
mi è venuta davvero molto lunga ^^, sono contenta.
Glazie per aver letto; Dikar.
Recensite, mi raccomando! ^o-