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Autore: fantasie    14/10/2006    1 recensioni
Ancora una volta il richiamo di Sephiro...e i cavalieri magici sono pronti a farvi ritorno per aiutare il pianeta e ritrovare se stesse. Amare sorprese, però, attendono Anemone!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo terzo

CAPITOLO V

L’inizio di un nuovo viaggio

 

Dall’oblò posto in alto nella stanza, penetrava un  raggio di sole dispettoso.

Anemone aprì gli occhi.

“Buongiorno” fece una vocina accanto a lei. Due occhi azzurro cielo la stavano osservando.

“Ciao Marina, buongiorno a te!” rispose Anemone.

“Buongiorno amiche mie” continuò una terza voce squillante.

Le ragazze si alzarono; la notte era stata tranquilla, salvo che per quel fugace incontro, di cui Anemone non avrebbe fatto parola alle amiche, reputando il comandante solo uno sbruffone da cui stare alla larga.

Si lavarono e vestirono, scambiandosi qualche cuscinata, cercando di non iniziare la giornata con pensieri tristi: sapevano che ben presto, di momenti di serenità ce ne sarebbero stati ben pochi.

Si avviarono verso la sala reale. Lì Guruclef le attendeva, in compagnia, manco a dirlo, di Xato.

Questi subito rivolse un sorrisino malizioso ad Anemone, come a ribadirle ancora una volta la sua “generosa” offerta di compagnia.

“Oddio” pensò la ragazza “mi sento male solo al pensiero”

“Buongiorno cavalieri magici, riposato bene?” disse quasi a prenderle in giro.

“Si grazie” rispose Marina che prese per buona la sua domanda.

Luce interruppe quei convenevoli: “Allora Guruclef, cosa pensi di fare… hai già in mente qualcosa?”

“Basora è stata distrutta e ormai lì non c’è più nulla da fare. Ho inviato le truppe a Fenora, che si trova non molto distante. Sono preoccupato è una delle città più ricche e soprattutto vi vengono prodotte molte delle spade e delle armature che compongono il nostro equipaggiamento. Non a caso Presea è lì ad occuparsi dei nostri rifornimenti. Per questo, Luce, ti ho detto che presto l’avreste incontrata. Voglio che la raggiungiate e difendiate la città se necessario. Spero che, anche grazie a lei, riusciate a risvegliare Rayearth, Windam e Feres. Forse così avremo delle speranze”

“Che bello rivedremo Presea” fece Marina, che ingenuamente aggiunse “E se invece cercassimo di incontrare direttamente Ferio e Rafaga, forse potremo provare a farli ragionare!”

Xato scoppiò in una scomposta risata: “Così ci massacrano tutti! Ragazzina, guarda che Ferio e compagni sono ben organizzati… sono molte le persone che sperano di trarre vantaggi se il loro dominio dovesse affermarsi. Il loro castello è una vera roccaforte e adesso come adesso non avremmo nessuna speranza. Rafaga è sempre stato uno dei migliori spadaccini del regno…e beh, per quanto riguarda Ferio è riuscito ad accrescere i suoi poteri grazie agli insegnamenti di uno spirito malvagio.. è lui il più pericoloso.. sa unire l’uso della spada con sapiente magia nera. Per non parlare poi del fatto che hanno al loro servizio un esercito fedele. E voi se non risvegliate i managuerrieri, sarete solo dei teneri fiorellini da strappare e gettare al vento”.

“Certo sei davvero incoraggiante!” esplose Anemone. E’ vero ne aveva le tasche piene dei modi di Xato… ma probabilmente la innervosiva di più sentire tutte quelle cose su Ferio.

“Ma io non voglio che vi accada nulla” rispose con fare sarcastico.

Sembrava quasi che le amiche non si rendessero conto che in molte delle sue frasi c’erano continue punzecchiature e doppi sensi. Forse perché era lei l’oggetto preferito del suo scherno.

Guruclef intanto portò all’attenzione delle ragazze una piccola boccettina, lunga poco più di uno spillo ed estrasse una piccolissima pergamena. La srotolò, ed essa magicamente divenne grande quasi quanto il tavolo su cui era stata poggiata. Le ragazze avevano dimenticato quante sorprese potesse riservare loro Sephiro.

Era una cartina: su di essa era rappresentato l’intero regno.

“Ecco questo è il nostro castello, mentre qui si erge la fortezza del principe Ferio” spiegò Clef.

Le due roccaforti erano situate agli antipodi, sui punti estremi di un’immaginaria diagonale che tagliava in due il pianeta.

“Ecco, Basora e Fenora sono qui”. Le due città, o meglio Fenora, e quanto restava di Basora, erano molto più vicine a loro che al quartier generale nemico.

“Voltando la cartina è sempre possibile conoscere la propria posizione” disse il saggio.

“Wou” eslamò Luce “guardate ragazze, ora sul retro è rappresentato il castello di Clef, cioè dove ci troviamo adesso”.

“Cavolo, è meglio di una navigatore satellitare” fece ironica Marina. La sua battuta fece sorridere, ovviamente, solo Luce ed Anemone.

Guruclef si voltò e si allontanò di qualche passo dal tavolo, per permettere alle ragazze di guardare meglio, ma Xato con un gesto stizzito la riavvolse facendola tornare alle sue originarie dimensioni.

“Non potremmo averne una, Clef? Ci tornerebbe utile per il viaggio” chiese Anemone.

“Mi spiace” rispose pronto Xato “ma ne esistono pochissimi esemplari. Le altre le hanno i miei uomini fidati e questa serve a me. Ma non preoccuparti, non vi perderete per i boschi di Sephiro, io sarò sempre al vostro fianco”.

“E’ una promessa o una minaccia?” fece un po’ velenosa Anemone.

Il guerriero non riuscì a nascondere di non aver per nulla gradito la battuta della ragazza.

Luce, resasi conto che la tensione stava salendo, intervenne: “Allora quando partiamo?”

“Subito” disse Guruclef. Poi rivolse un sorriso rassicurante alle ragazze e continuò “Vi affido a Xato. E’ un po’ rude e i suoi modi possono sembrare scostanti, ma è un ottimo guerriero, so che vi aiuterà nei momenti difficili, anche a costo della sua vita.. con lui accanto a voi sono tranquillo!”.

“Mah…” pensò Anemone, ma cercò di sforzarsi “speriamo che sia forte almeno quanto è borioso e tronfio”.

“Seguitemi”. Il comandante si diresse verso la porta.

Le ragazze, con gli occhi lucidi si apprestavano a salutare il saggio. E lui: “Mi raccomando siate prudenti e non dimenticate il potere che è dentro di voi… dovete solo risvegliarlo”. Poi si avvicinò e diede loro le armi che le avevano aiutate nelle precedenti battaglie su Sephiro. Si trattava del guanto magico che portava al di sopra il fatato gioiello con i colori che rappresentavano i cavalieri: il rosso per Luce, il blu per Marina ed il verde per Anemone.

Sul loro petto apparve la leggera armatura; ai piedi gli agili stivali.

Luce, emozionata, estrasse la spada custodita all’interno del gioiello: “Grazie Clef...  non so voi ragazze, ma io mi sento meglio ora”.

 

Discesero nell’ampio spiazzo alle spalle del castello. Là si era riunito Xato con un gruppo di uomini.

Non c’era dubbio che quella che dovevano affrontare era proprio una guerra: armature che rifulgevano ai raggi del sole, spade fedeli riposte nelle guaine, viveri e bevande per le fatiche del viaggio.

Anemone alzò lo sguardo verso il cielo, a godere un attimo del tepore mattutino. Ma una figura rapì la sua attenzione. In una delle tre torri che formavano il castello, sporto leggermente da una finestra, assisteva ai preparativi un individuo sinistro. Il mantello nero lo avvolgeva completamente; un cappuccio tirato su impediva alla ragazza di scorgere le fattezze del suo viso.

Seppur non era più che una macchia nera senza forma che sporcava il bianco del castello, Anemone ebbe la netta impressione che lui, accortosi di essere stato visto, si tirò immediatamente dentro.

La ragazza non ebbe il tempo però di rifletterci su, un latrato la fece sobbalzare: “Cavaliere, quando hai finito di contemplare il cielo, sarebbe il caso di partire”. Fece Xato con un tono finto melenso.

Ormai aveva capito che il comandante non avrebbe smesso di tormentarla, e quell’avventura, anche per questo, non sarebbe stata affatto facile.

Gli animali con cui avrebbero viaggiato, erano una sorta di cavalli col muso più schiacciato e le gambe più esili; in compenso però un paio di splendide ali spuntavano dai loro fianchi.

“Se li fate volare si stancano rapidamente. Perciò procederemo via terra, salvo ovviamente situazioni estreme” disse Xato rivolto alle tre ragazze.

Anemone si avvicinò all’animale che le era stato consegnato: “E così io e te saremo compagni di viaggio” gli sussurrò, facendogli una carezza. Sapeva che avrebbe capito i suoi comandi e che in caso di bisogno le sarebbe stato un fedele compagno. Quest’ultimo, quasi a leggere i suoi pensieri rispose con un verso molto simile ad un nitrito.

 

Si incamminarono come una lenta processione.

Marina, Anemone e Luce avanzavano vicine, in silenzio.

Usciti dal castello attraversarono una verde vallata. Per quanto il prato fosse rigoglioso si capiva che l’armonia che era regnata in passato si era spezzata. Non c’erano animali di strane forme a fare capolino fra l’erba… nessun verso si udiva in lontananza. Solo lo scalpitio degli animali che montavano.

Viaggiarono diverse ore finchè Xato non diede ordine di fermarsi lungo un ruscello per permettere a tutti di rinfrescarsi, cavalli alati compresi.

Anemone moriva dalla voglia di fare alcuna domande all’arrogante comandante. In fondo fin quando si trovava davanti agli altri, si sarebbe trattenuto dal farle proposte indecenti. L’importante era non restare sola con lui. Si fece coraggio, spinta dalla curiosità e speranzosa di non doversene pentire.

“Xato” cercò di porsi nel modo più gentile possibile, ma comunque con voce ferma e sicura “posso farti una domanda?”.

“Certo mia cara!”

“Una volta arrivati a Fenora, cosa faremo nell’ipotesi in cui le truppe nemiche non si facciano vive” chiese così Anemone.

“Per prima cosa ci riforniamo di armi, poi riorganizziamo la difesa della città. Presea ci potrà dire probabilmente come è stata distrutta Basora. Dopodichè, se tutto è tranquillo, ripartiremo alla volta di Kabalà. Questa volta Ferio, con l’assalto a Basora si è inoltrato troppo nel nostro territorio… ma la pagherà.. giuro che prima o poi la pagherà!”

Il cuore di Anemone era sobbalzato al nome del principe.

Come poteva riuscire a considerarlo un nemico da battere! Eppure in qualche modo avrebbe dovuto fare. Se i suoi sentimenti la facevano sussultare quando veniva chiamato in causa, cosa sarebbe successo se se lo fosse trovato di fronte! Solo immaginare quest’eventualità la sconvolgeva… Cosa avrebbe provato? Dolore? Gioia? Tristezza? O forse….quella parola che cercava di cancellare dalla mente?

“Il nostro obiettivo per ora deve essere quello di ristabilire una sorta di parità territoriale, dopodichè vedremo il da farsi, sperando che voi ritroviate i poteri. Ti avverto Anemone questa sarà una battaglia spietata, lo scontro sarà duro e sanguinario…spero che voi siate pronte a ciò”.

“Non preoccupati ce la faremo”.

Si stava meravigliando di come Xato si fosse comportato in maniera ineccepibile, quando dovette subito ricredersi.

“Ah e mi raccomando, se dovessimo incrociare sulla nostra strada il tuo principino, stanne lontana.. per ora solo io posso contrastarlo. Non sarai certo tu a fargli cambiare i suoi progetti… Non vorrei profanasse con la sua spada il tuo bel corpicino… sarebbe un vero peccato!”

Anemone inghiottì il rospo. Xato era indisponente, ma risultava essere colui che avrebbe dovuto guidarle e da cui poter avere notizie indispensabili.

E poi, sapere che il comandante forse aveva ragione nel dire che lei non avrebbe potuto fermarlo, quantomeno a parole, o che Ferio addirittura potesse farle del male, l’aveva piuttosto intristita.

“Grazie” si limitò a dirgli e pensò. “Beh per ora può bastare”.

“E’ stato un piacere. Qualsiasi altra “curiosità” dovesse venirti.. sai che puoi rivolgerti a me” fece con sguardo significativo.

Anemone sospirò, dirigendosi verso le sue amiche.

 

Intanto, alquanto in lontananza, in un accampamento nascosto nella fitta vegetazione, argomenti molto simili erano all’ordine del giorno.

“Allora, quali sono le novità?” disse il giovane.

Era alto, magro ma muscoloso, le spalle ampie; il petto era cinto da una argentea armatura; un mantello blu notte cadeva dalle spalle; dello stesso colore era l’uniforme da battaglia che gli fasciava il corpo.

Il volto portava i segni dei combattimenti; il suo sguardo era fermo e volitivo.

Il suo interlocutore titubò un momento, al che lui lo incalzò: “Allora Rafaga, mi rispondi?”

Rafaga, un tempo a capo delle guardie personali della principessa Emeraude, dopo che Lantis era misteriosamente scomparso, si decise a parlare: “Ferio, Basora è stata distrutta… ne resta solo un mucchietto di polvere”.

Il principe accolse impassibile la notizia.

Rafaga continuò: “Beh c’è qualcos’altro che dovresti sapere. Sono giunte notizie dalla nostra spia. E’ stato tempo di arrivi al castello del vecchio saggio. Tre fanciulle… anzi… tre cavalieri magici”.

Stavolta Ferio non nascose un certo stupore, ma fu un attimo; riassunse immediatamente l’espressione dura di poco prima.

“Allora che intenzioni hai adesso?” fece Rafaga

“I piani non cambiano… ci spostiamo alla volta di Kabalà!” rispose.

“D’accordo avverto gli uomini!”

Ferio restò solo con i suoi pensieri: “E così siete tornate… non sapete neanche cosa vi attende… quante insidie ci sono dietro l’angolo!”.

La sua mente, inevitabilmente, si ritrovò a pensare a lei. A quella ragazza che aveva scavato nella dura corazza che lui aveva creato per difendersi dalla sofferenza. A colei che era riuscita a toccare le corde della sua anima e a cancellare l’ombra della solitudine dal suo cuore, con la sua semplicità e la sua dolcezza. A quella tenera creatura che voleva proteggere ed amare.

Molto tempo era passato dall’ultima volta che i loro sguardi si erano persi l’uno in quello dell’altra. Da quel momento in cui si erano scambiati una promessa d’amore, prima che un bagliore l’avvolgesse e la riportasse sul suo pianeta.

E molte cose erano cambiate da allora.

Scagliò un pugno contro una roccia. Piccole crepe si formarono nel punto che aveva colpito. “Avresti fatto meglio a restare sulla Terra” disse con un filo di voce.

 

- continua -

 

Per Kirby: grazie della recensione… sei sempre molto gentile e carina.

Per quanto riguarda Ferio… non posso dirti nulla, se non che anche io faccio il tifo per il principe… sono troppo bellini lui e Anemone!

Spero che avrai la pazienza (o il coraggio, potrebbe dire qualcuno) di continuare a seguire la fic! Baci

  
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