CAPITOLO
V
L’inizio di un nuovo
viaggio
Dall’oblò posto in alto nella stanza,
penetrava un raggio di sole
dispettoso.
Anemone aprì gli occhi.
“Buongiorno” fece una vocina accanto
a lei. Due occhi azzurro cielo la stavano osservando.
“Ciao Marina, buongiorno a te!”
rispose Anemone.
“Buongiorno amiche mie” continuò una
terza voce squillante.
Le ragazze si alzarono; la notte era
stata tranquilla, salvo che per quel fugace incontro, di cui Anemone non avrebbe
fatto parola alle amiche, reputando il comandante solo uno sbruffone da cui
stare alla larga.
Si lavarono e vestirono, scambiandosi
qualche cuscinata, cercando di non iniziare la giornata con pensieri tristi:
sapevano che ben presto, di momenti di serenità ce ne sarebbero stati ben
pochi.
Si avviarono verso la sala reale. Lì
Guruclef le attendeva, in compagnia, manco a dirlo, di
Xato.
Questi subito rivolse un sorrisino
malizioso ad Anemone, come a ribadirle ancora una volta la sua “generosa”
offerta di compagnia.
“Oddio” pensò la ragazza “mi sento
male solo al pensiero”
“Buongiorno cavalieri magici,
riposato bene?” disse quasi a prenderle in giro.
“Si grazie” rispose Marina che prese
per buona la sua domanda.
Luce interruppe quei convenevoli:
“Allora Guruclef, cosa pensi di fare… hai già in mente
qualcosa?”
“Basora è stata distrutta e ormai lì
non c’è più nulla da fare. Ho inviato le truppe a Fenora, che si trova non molto
distante. Sono preoccupato è una delle città più ricche e soprattutto vi vengono
prodotte molte delle spade e delle armature che compongono il nostro
equipaggiamento. Non a caso Presea è lì ad occuparsi dei nostri rifornimenti.
Per questo, Luce, ti ho detto che presto l’avreste incontrata. Voglio che la
raggiungiate e difendiate la città se necessario. Spero che, anche grazie a lei,
riusciate a risvegliare Rayearth, Windam e Feres. Forse così avremo delle
speranze”
“Che bello rivedremo Presea” fece
Marina, che ingenuamente aggiunse “E se invece cercassimo di incontrare
direttamente Ferio e Rafaga, forse potremo provare a farli
ragionare!”
Xato scoppiò in una scomposta risata:
“Così ci massacrano tutti! Ragazzina, guarda che Ferio e compagni sono ben
organizzati… sono molte le persone che sperano di trarre vantaggi se il loro
dominio dovesse affermarsi. Il loro castello è una vera roccaforte e adesso come
adesso non avremmo nessuna speranza. Rafaga è sempre stato uno dei migliori
spadaccini del regno…e beh, per quanto riguarda Ferio è riuscito ad accrescere i
suoi poteri grazie agli insegnamenti di uno spirito malvagio.. è lui il più
pericoloso.. sa unire l’uso della spada con sapiente magia nera. Per non parlare
poi del fatto che hanno al loro servizio un esercito fedele. E voi se non
risvegliate i managuerrieri, sarete solo dei teneri fiorellini da strappare e
gettare al vento”.
“Certo sei davvero incoraggiante!”
esplose Anemone. E’ vero ne aveva le tasche piene dei modi di Xato… ma
probabilmente la innervosiva di più sentire tutte quelle cose su
Ferio.
“Ma io non voglio che vi accada
nulla” rispose con fare sarcastico.
Sembrava quasi che le amiche non si
rendessero conto che in molte delle sue frasi c’erano continue punzecchiature e
doppi sensi. Forse perché era lei l’oggetto preferito del suo
scherno.
Guruclef intanto portò all’attenzione
delle ragazze una piccola boccettina, lunga poco più di uno spillo ed estrasse
una piccolissima pergamena. La srotolò, ed essa magicamente divenne grande quasi
quanto il tavolo su cui era stata poggiata. Le ragazze avevano dimenticato
quante sorprese potesse riservare loro Sephiro.
Era una cartina: su di essa era
rappresentato l’intero regno.
“Ecco questo è il nostro castello,
mentre qui si erge la fortezza del principe Ferio” spiegò
Clef.
Le due roccaforti erano situate agli
antipodi, sui punti estremi di un’immaginaria diagonale che tagliava in due il
pianeta.
“Ecco, Basora e Fenora sono qui”. Le
due città, o meglio Fenora, e quanto restava di Basora, erano molto più vicine a
loro che al quartier generale nemico.
“Voltando la cartina è sempre
possibile conoscere la propria posizione” disse il saggio.
“Wou” eslamò Luce “guardate ragazze,
ora sul retro è rappresentato il castello di Clef, cioè dove ci troviamo
adesso”.
“Cavolo, è meglio di una navigatore
satellitare” fece ironica Marina. La sua battuta fece sorridere, ovviamente,
solo Luce ed Anemone.
Guruclef si voltò e si allontanò di
qualche passo dal tavolo, per permettere alle ragazze di guardare meglio, ma
Xato con un gesto stizzito la riavvolse facendola tornare alle sue originarie
dimensioni.
“Non potremmo averne una, Clef? Ci
tornerebbe utile per il viaggio” chiese Anemone.
“Mi spiace” rispose pronto Xato “ma
ne esistono pochissimi esemplari. Le altre le hanno i miei uomini fidati e
questa serve a me. Ma non preoccuparti, non vi perderete per i boschi di
Sephiro, io sarò sempre al vostro fianco”.
“E’ una promessa o una minaccia?”
fece un po’ velenosa Anemone.
Il guerriero non riuscì a nascondere
di non aver per nulla gradito la battuta della ragazza.
Luce, resasi conto che la tensione
stava salendo, intervenne: “Allora quando partiamo?”
“Subito” disse Guruclef. Poi rivolse
un sorriso rassicurante alle ragazze e continuò “Vi affido a Xato. E’ un po’
rude e i suoi modi possono sembrare scostanti, ma è un ottimo guerriero, so che
vi aiuterà nei momenti difficili, anche a costo della sua vita.. con lui accanto
a voi sono tranquillo!”.
“Mah…” pensò Anemone, ma cercò di
sforzarsi “speriamo che sia forte almeno quanto è borioso e
tronfio”.
“Seguitemi”. Il comandante si diresse
verso la porta.
Le ragazze, con gli occhi lucidi si
apprestavano a salutare il saggio. E lui: “Mi raccomando siate prudenti e non
dimenticate il potere che è dentro di voi… dovete solo risvegliarlo”. Poi si
avvicinò e diede loro le armi che le avevano aiutate nelle precedenti battaglie
su Sephiro. Si trattava del guanto magico che portava al di sopra il fatato
gioiello con i colori che rappresentavano i cavalieri: il rosso per Luce, il blu
per Marina ed il verde per Anemone.
Sul loro petto apparve la leggera
armatura; ai piedi gli agili stivali.
Luce, emozionata, estrasse la spada
custodita all’interno del gioiello: “Grazie Clef... non so voi ragazze, ma io mi sento meglio
ora”.
Discesero nell’ampio spiazzo alle
spalle del castello. Là si era riunito Xato con un gruppo di uomini.
Non c’era dubbio che quella che
dovevano affrontare era proprio una guerra: armature che rifulgevano ai raggi
del sole, spade fedeli riposte nelle guaine, viveri e bevande per le fatiche del
viaggio.
Anemone alzò lo sguardo verso il
cielo, a godere un attimo del tepore mattutino. Ma una figura rapì la sua
attenzione. In una delle tre torri che formavano il castello, sporto leggermente
da una finestra, assisteva ai preparativi un individuo sinistro. Il mantello
nero lo avvolgeva completamente; un cappuccio tirato su impediva alla ragazza di
scorgere le fattezze del suo viso.
Seppur non era più che una macchia
nera senza forma che sporcava il bianco del castello, Anemone ebbe la netta
impressione che lui, accortosi di essere stato visto, si tirò immediatamente
dentro.
La ragazza non ebbe il tempo però di
rifletterci su, un latrato la fece sobbalzare: “Cavaliere, quando hai finito di
contemplare il cielo, sarebbe il caso di partire”. Fece Xato con un tono finto
melenso.
Ormai aveva capito che il comandante
non avrebbe smesso di tormentarla, e quell’avventura, anche per questo, non
sarebbe stata affatto facile.
Gli animali con cui avrebbero
viaggiato, erano una sorta di cavalli col muso più schiacciato e le gambe più
esili; in compenso però un paio di splendide ali spuntavano dai loro
fianchi.
“Se li fate volare si stancano
rapidamente. Perciò procederemo via terra, salvo ovviamente situazioni estreme”
disse Xato rivolto alle tre ragazze.
Anemone si avvicinò all’animale che
le era stato consegnato: “E così io e te saremo compagni di viaggio” gli
sussurrò, facendogli una carezza. Sapeva che avrebbe capito i suoi comandi e che
in caso di bisogno le sarebbe stato un fedele compagno. Quest’ultimo, quasi a
leggere i suoi pensieri rispose con un verso molto simile ad un
nitrito.
Si incamminarono come una lenta
processione.
Marina, Anemone e Luce avanzavano
vicine, in silenzio.
Usciti dal castello attraversarono
una verde vallata. Per quanto il prato fosse rigoglioso si capiva che l’armonia
che era regnata in passato si era spezzata. Non c’erano animali di strane forme
a fare capolino fra l’erba… nessun verso si udiva in lontananza. Solo lo
scalpitio degli animali che montavano.
Viaggiarono diverse ore finchè Xato
non diede ordine di fermarsi lungo un ruscello per permettere a tutti di
rinfrescarsi, cavalli alati compresi.
Anemone moriva dalla voglia di fare
alcuna domande all’arrogante comandante. In fondo fin quando si trovava davanti
agli altri, si sarebbe trattenuto dal farle proposte indecenti. L’importante era
non restare sola con lui. Si fece coraggio, spinta dalla curiosità e speranzosa
di non doversene pentire.
“Xato” cercò di porsi nel modo più
gentile possibile, ma comunque con voce ferma e sicura “posso farti una
domanda?”.
“Certo mia
cara!”
“Una volta arrivati a Fenora, cosa
faremo nell’ipotesi in cui le truppe nemiche non si facciano vive” chiese così
Anemone.
“Per prima cosa ci riforniamo di
armi, poi riorganizziamo la difesa della città. Presea ci potrà dire
probabilmente come è stata distrutta Basora. Dopodichè, se tutto è tranquillo,
ripartiremo alla volta di Kabalà. Questa volta Ferio, con l’assalto a Basora si
è inoltrato troppo nel nostro territorio… ma la pagherà.. giuro che prima o poi
la pagherà!”
Il cuore di Anemone era sobbalzato al
nome del principe.
Come poteva riuscire a considerarlo
un nemico da battere! Eppure in qualche modo avrebbe dovuto fare. Se i suoi
sentimenti la facevano sussultare quando veniva chiamato in causa, cosa sarebbe
successo se se lo fosse trovato di fronte! Solo immaginare quest’eventualità la
sconvolgeva… Cosa avrebbe provato? Dolore? Gioia? Tristezza? O forse….quella
parola che cercava di cancellare dalla mente?
“Il nostro obiettivo per ora deve
essere quello di ristabilire una sorta di parità territoriale, dopodichè vedremo
il da farsi, sperando che voi ritroviate i poteri. Ti avverto Anemone questa
sarà una battaglia spietata, lo scontro sarà duro e sanguinario…spero che voi
siate pronte a ciò”.
“Non preoccupati ce la faremo”.
Si stava meravigliando di come Xato
si fosse comportato in maniera ineccepibile, quando dovette subito
ricredersi.
“Ah e mi raccomando, se dovessimo
incrociare sulla nostra strada il tuo principino, stanne lontana.. per ora solo
io posso contrastarlo. Non sarai certo tu a fargli cambiare i suoi progetti… Non
vorrei profanasse con la sua spada il tuo bel corpicino… sarebbe un vero
peccato!”
Anemone inghiottì il rospo. Xato era
indisponente, ma risultava essere colui che avrebbe dovuto guidarle e da cui
poter avere notizie indispensabili.
E poi, sapere che il comandante forse
aveva ragione nel dire che lei non avrebbe potuto fermarlo, quantomeno a parole,
o che Ferio addirittura potesse farle del male, l’aveva piuttosto
intristita.
“Grazie” si limitò a dirgli e pensò.
“Beh per ora può bastare”.
“E’ stato un piacere. Qualsiasi altra
“curiosità” dovesse venirti.. sai che puoi rivolgerti a me” fece con sguardo
significativo.
Anemone sospirò, dirigendosi verso le
sue amiche.
Intanto, alquanto in lontananza, in
un accampamento nascosto nella fitta vegetazione, argomenti molto simili erano
all’ordine del giorno.
“Allora, quali sono le novità?” disse
il giovane.
Era alto, magro ma muscoloso, le
spalle ampie; il petto era cinto da una argentea armatura; un mantello blu notte
cadeva dalle spalle; dello stesso colore era l’uniforme da battaglia che gli
fasciava il corpo.
Il volto portava i segni dei
combattimenti; il suo sguardo era fermo e volitivo.
Il suo interlocutore titubò un
momento, al che lui lo incalzò: “Allora Rafaga, mi
rispondi?”
Rafaga, un tempo a capo delle guardie
personali della principessa Emeraude, dopo che Lantis era misteriosamente
scomparso, si decise a parlare: “Ferio, Basora è stata distrutta… ne resta solo
un mucchietto di polvere”.
Il principe accolse impassibile la
notizia.
Rafaga continuò: “Beh c’è
qualcos’altro che dovresti sapere. Sono giunte notizie dalla nostra spia. E’
stato tempo di arrivi al castello del vecchio saggio. Tre fanciulle… anzi… tre
cavalieri magici”.
Stavolta Ferio non nascose un certo
stupore, ma fu un attimo; riassunse immediatamente l’espressione dura di poco
prima.
“Allora che intenzioni hai adesso?”
fece Rafaga
“I piani non cambiano… ci spostiamo
alla volta di Kabalà!” rispose.
“D’accordo avverto gli
uomini!”
Ferio restò solo con i suoi pensieri:
“E così siete tornate… non sapete neanche cosa vi attende… quante insidie ci
sono dietro l’angolo!”.
La sua mente, inevitabilmente, si
ritrovò a pensare a lei. A quella ragazza che aveva scavato nella dura corazza
che lui aveva creato per difendersi dalla sofferenza. A colei che era riuscita a
toccare le corde della sua anima e a cancellare l’ombra della solitudine dal suo
cuore, con la sua semplicità e la sua dolcezza. A quella tenera creatura che
voleva proteggere ed amare.
Molto tempo era passato dall’ultima
volta che i loro sguardi si erano persi l’uno in quello dell’altra. Da quel
momento in cui si erano scambiati una promessa d’amore, prima che un bagliore
l’avvolgesse e la riportasse sul suo pianeta.
E molte cose erano cambiate da
allora.
Scagliò un pugno contro una roccia.
Piccole crepe si formarono nel punto che aveva colpito. “Avresti fatto meglio a
restare sulla Terra” disse con un filo di voce.
- continua
-
Per Kirby: grazie della recensione… sei
sempre molto gentile e carina.
Per quanto
riguarda Ferio… non posso dirti nulla, se non che anche io faccio il tifo per il
principe… sono troppo bellini lui e Anemone!
Spero che
avrai la pazienza (o il coraggio, potrebbe dire qualcuno) di continuare a
seguire la fic! Baci