Dai pensieri di D.H. Lawrence,
scrittore e poeta inglese.
Non ce la facevo più... Avevo bisogno di dormire, ma lei non sembrava voler stare zitta... Continuava a lamentarsi... A chiamarmi...
Le mie mani si mossero da sole, non fu nemmeno una decisione consapevole: afferrai il sonnifero e lo versai in un bicchiere, fremendo. Non versai poche gocce, ma circa la metà della bottiglietta.
Porsi la medicina alla vecchia.
« Non sarà un po' troppo, caro? » mi chiese dubbiosa.
Scossi la testa piano. « E' diluito. » mentii senza esitazione.
La donna prese il bicchiere con le due mani tremanti e trangugiò il suo contenuto. Trattenni un sospiro di sollievo.
Sedetti, poi, accanto a lei, che presto si addormentò lamentando un lieve mal di pancia.
Le strinsi la mano. Questo avvenimento avrebbe sicuramente giovato alla mia esperienza e quindi alla mia letteratura.
Il suo petto s'alzava e s'abbassava, dapprima velocemente, poi sempre più lentamente, fino a fermarsi.
Quando esalò l'ultimo respiro, io non riuscii a trettenere un sorriso
Era finalmente scivolata tra le braccia di Morfeo: mia madre era morta.