Capitolo 2
Sono
tre giorni che vivo di
notte, probabilmente sulle montagne rocciose, ma non ne sono
così sicura, so
solo con certezza che non mi sto dirigendo verso il caldo. In pratica
mi sto
distanziando da Will. Non ho mai smesso di pensarci, mai. Mentre volo
ricordo
la prima volta che si eravamo visti, e quei giorni in cui avevamo
parlato,
quando ero stata me stessa, avevo guadagnato forza e amore da lui.
Mi
manca tanto. Ora mi domando
davvero sa riuscirà a trovarmi, probabilmente è
concentrato verso il clan, è lì
che sta facendo le sue ricerca, assieme alla sua famiglia, insieme ai
cacciatori.
Nonostante tutto sto male al pensiero di aver messo in pericolo il mio
clan… ma
sono convinta di aver fatto bene a scappare. Mia madre aveva proposto
una
soluzione, abbandonare il draki, ma so che non è possibile,
mio padre invece
aveva certo un'altra possibilità, e so che quella
può essere davvero la
soluzione.
Ma
mi basta anche solo stare con
Will, mi rendo conto mentre volo, non mi importa di trovare altri
draki, di
avere di nuovo un clan, che comunque non mi permetterebbe mai di stare
con lui.
Mi
fermo a mezz’aria sconvolta,
perché non me ne ero resa conto prima? Perché ho
sempre insistito a voler
trovare un altro clan? Mi basta Will! Nonostante tutto, nonostante
abbia sangue
draki, nonostante sia il miglior cacciatore, voglio semplicemente
rimanere con
lui.
Questi
pensieri non mi lasciano
dormire, quando all’alba mi fermo, devo fare qualcosa, devo
aiutare Will a
trovarmi.
Mi
vesto, sistemo al meglio i
capelli e mi preparo a tornare nel mondo umano.
Scopro
che è sabato, è passata
una settimana da quando ho lasciato il deserto, da quando ho lasciato
Will, ma
mi sembra molto più tempo.
Mi
fermo ad un telefono pubblico,
inserisco le monete e chiamo, chiamo i miei cacciatori. Suona diverse
volte, ma
nessuno risponde. Non sono a casa, lo sapevo che quella era una
possibilità
troppo facile.
L’idea
di poter vedere Will entro
breve tempo svanisce, lasciandomi stanca.
Me
ne vado di nuovo, cammino
lentamente per la strada, spossata, pur sapendo che farmi vedere in
giro non è
la scelta migliore, Cassian può trovarmi, come possono farlo
anche i
cacciatori.
La
notte dopo riprendo a volare,
sono meno stimolata, ho perso la determinazione, ora devo semplicemente
trovare
Will, ma non ho idea di come fare senza attirare anche i cacciatori e
probabilmente Cassian, so che non posso tornare indietro ma so anche
che non
fuggirò ancora a lungo.
Sono
di nuovo in mezzo ai miei
soliti problemi, di nuovo stratta tra la morsa di proteggere i draki,
il clan,
ma al contempo di allontanarmi da loro, di tornare da Will.
Perché
sono una sputafuoco? Mi
trovo a domandarmi, perché devo essere diversa dagli altri?
Perché mamma e
Tamra non sono draki? Perché sono draki?
Le
lacrime di tensione, rabbia e
solitudine scivolano sulle guance di drako mentre volo.
Quella
notte mi fermo prima dell’alba,
non riesco a volare e mi domando se non è meglio tornare
indietro, Will mi
troverà al clan… sempre se questo non mi tagli le
ali, tremo al pensiero e
sento il fuoco salirmi alla gola, stimolato dalla paura.
Mi
sveglio a terra e cerco di
rilassarmi, inizio a camminare per quel bosco, alla fine gli Stati
Uniti hanno
ancora tanti boschi, penso.
Sento
un sussurro, non è umano, è
della terra. Sento il draki che vuole uscire, spinto da quel suono, una
melodia
silenziosa, il respiro della terra. Non l’avevo mai sentito
in mezzo ad un
bosco, mi sento tremare. Non capisco che cosa è, ma
è un istinto primitivo
forte.
Cerco
di non manifestarmi, mi
trattengo ma seguo quel canto che mi attira.
Arrivo
vicino a una piccola polla
d’acqua, è melmosa e l’acqua
è bassa, ma sento il richiamo. Non può essere
acqua, sono un drako sputafuoco, non certo acquatico.
Controllo
se c’è qualcuno
attorno, ma i miei istinti tacciono, mi svesto e torno drako, ora il
richiamo
della terra è ancora più forte, non credo di
averlo mai sentito così potente.
Lo
assecondo, tanto cosa ho da
perdere ora?
Quando
sento l’impulso di scavare
nella fanghiglia della pozzanghera capisco. C’è
una pietra, una pietra che mi
sta chiamando.
Di
solito capita soltanto ai
draki adulti di trovare una pietra, forse perché solo loro
che viaggiano.
La
trovo, non è una pietra pura,
è venata: verde, ambra. Sento le lacrime pungere, sono gli
occhi di Will.
Perché la mia prima pietra, che canta tra le mie mani
sporche di fango, deve
ricordarmi quello che non posso avere?
La
stringo al petto, pulsa, muta.
È ancora più forte di quelle del tesoro di
famiglia, forse perché l’ho trovata
io, perché mi ha chiamato.
Mi
serve quella forza, quella
determinazione. La fisso, e voglio rivedere quegli occhi, lo sento
forte quel desiderio.
Devo trovare Will, non posso stare ferma ad aspettarlo, viaggiando il
lungo e
in largo solo per seminare Cassian. Questa non è la mia
vita. Mi basta vedere
Will un'altra volta.
Devo
pensare ad una soluzione,
devo trovare una qualche possibilità.
Nel
posto dove mi sono fermata
non ci sono paesi, quindi non posso tornare a chiamare Will,
perché non gli ho
chiesto il numero di cellulare? Scalcio una pietra, sono di nuovo
umana, e
stringo, a trovare forza la pietra che ho trovato. Non è
molto grande, la
riesco a tenere bene nel mio pugno.
Catherine!
Mi viene in mente,
sapeva dove abitata Will, forse sa anche il suo numero di telefono.
Ringrazio
la mia memoria, chissà come ho fatto a ricordarmi ben due
numeri di telefono,
forse sapevo che mi sarebbero serviti.
Ora
mi serve semplicemente un
telefono, sono così agitata che avrei voglia di partire
subito, di volare via,
ma è ancora giorno, devo aspettare.
Volo
determinata quella notte,
decisa ad arrivare in una citta prima dell’alba, e ce la
faccio.
Mangio
qualcosa aspettando che la
città si svegli, se c’è gente per
strada è meglio, do meno nell’occhio.
Non
mi aspettavo di essere così
intelligente, di sapere tutte queste cose, gli insegnamenti del clan
sono
serviti, allora.
Cerco
un telefono pubblico e
faccio il numero.
-pronto?-chiede
Catherine,
assonnata.
-ciao!
– dico, forse è ancora
presto –sono Jacinda – spiego.
-ciao!
Ma dove sei finita? la
sospensione è finita e la signora dove abiti ha detto che ve
ne siete andati! –
-scusami,
sono di corsa. Sono
successe un sacco di cose… non posso spiegarti, affari di
famiglia – con quanta
facilità sto mentendo. Questa sono davvero io o è
l’adrenalina che mi governa?
cambio
posizione, rimanendo con
la faccia rivolta verso il muro, mi sembra di essere una di quelle
ricercate
che non devono farsi scoprire… be’ in effetti non
sono poi così diversa, solo
che devo proteggere la mia vita.
-non
è che hai il numero di
telefono di Will? –chiedo.
Lei
ride- secondo te ho il
cellulare di Will? Ma ti sembra? – sospira- sapevo che mi
stavi chiamando per
lui. Anche la sua famiglia è sparita, non sono mai stati a
pesca per così tanto
a lungo –
Sospiro,
quello lo avevo
ipotizzato –ti chiamo ogni tanto, stai tranquilla. E se
riesci ad avere il suo
numero ti adoro! – dico – ma non dire che ti ho
chiamato –aggiungo all’ultimo
momento, proprio quando cade la conversazione perché sono
finiti i soldi.
Mi
rendo conto che non potrò più
chiamarla, sono senza soldi. Spero che abbia capito il mio avviso.
Scoraggiata
torno nel bosco. Vado
a giorni alterni, quando mi vengono le idee sono determinata e forte,
quando
queste si rivelano inutili perdo tutta la mia convinzione.