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Autore: Elfa sognatrice    15/03/2012    1 recensioni
[FIRELIGHT -la ribelle - di Sophie Jordan]
Se il libro non finisse così, che ci fossero ancora qualche capitolo. Cosa farebbe Jacinda? Sa di dover trovare il suo posto nel modo, ma dove? Nel clan? Nel deserto da umana? O con Will, nonostante i suoi segreti e la sua famiglia? Quale è l'equilibrio per Jacinda?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 2

Capitolo 2

Sono tre giorni che vivo di notte, probabilmente sulle montagne rocciose, ma non ne sono così sicura, so solo con certezza che non mi sto dirigendo verso il caldo. In pratica mi sto distanziando da Will. Non ho mai smesso di pensarci, mai. Mentre volo ricordo la prima volta che si eravamo visti, e quei giorni in cui avevamo parlato, quando ero stata me stessa, avevo guadagnato forza e amore da lui.

Mi manca tanto. Ora mi domando davvero sa riuscirà a trovarmi, probabilmente è concentrato verso il clan, è lì che sta facendo le sue ricerca, assieme alla sua famiglia, insieme ai cacciatori. Nonostante tutto sto male al pensiero di aver messo in pericolo il mio clan… ma sono convinta di aver fatto bene a scappare. Mia madre aveva proposto una soluzione, abbandonare il draki, ma so che non è possibile, mio padre invece aveva certo un'altra possibilità, e so che quella può essere davvero la soluzione.

Ma mi basta anche solo stare con Will, mi rendo conto mentre volo, non mi importa di trovare altri draki, di avere di nuovo un clan, che comunque non mi permetterebbe mai di stare con lui.

Mi fermo a mezz’aria sconvolta, perché non me ne ero resa conto prima? Perché ho sempre insistito a voler trovare un altro clan? Mi basta Will! Nonostante tutto, nonostante abbia sangue draki, nonostante sia il miglior cacciatore, voglio semplicemente rimanere con lui.

Questi pensieri non mi lasciano dormire, quando all’alba mi fermo, devo fare qualcosa, devo aiutare Will a trovarmi.

Mi vesto, sistemo al meglio i capelli e mi preparo a tornare nel mondo umano.

Scopro che è sabato, è passata una settimana da quando ho lasciato il deserto, da quando ho lasciato Will, ma mi sembra molto più tempo.

Mi fermo ad un telefono pubblico, inserisco le monete e chiamo, chiamo i miei cacciatori. Suona diverse volte, ma nessuno risponde. Non sono a casa, lo sapevo che quella era una possibilità troppo facile.

L’idea di poter vedere Will entro breve tempo svanisce, lasciandomi stanca.

Me ne vado di nuovo, cammino lentamente per la strada, spossata, pur sapendo che farmi vedere in giro non è la scelta migliore, Cassian può trovarmi, come possono farlo anche i cacciatori.

 

La notte dopo riprendo a volare, sono meno stimolata, ho perso la determinazione, ora devo semplicemente trovare Will, ma non ho idea di come fare senza attirare anche i cacciatori e probabilmente Cassian, so che non posso tornare indietro ma so anche che non fuggirò ancora a lungo.

Sono di nuovo in mezzo ai miei soliti problemi, di nuovo stratta tra la morsa di proteggere i draki, il clan, ma al contempo di allontanarmi da loro, di tornare da Will.

Perché sono una sputafuoco? Mi trovo a domandarmi, perché devo essere diversa dagli altri? Perché mamma e Tamra non sono draki? Perché sono draki?

Le lacrime di tensione, rabbia e solitudine scivolano sulle guance di drako mentre volo.

Quella notte mi fermo prima dell’alba, non riesco a volare e mi domando se non è meglio tornare indietro, Will mi troverà al clan… sempre se questo non mi tagli le ali, tremo al pensiero e sento il fuoco salirmi alla gola, stimolato dalla paura.

Mi sveglio a terra e cerco di rilassarmi, inizio a camminare per quel bosco, alla fine gli Stati Uniti hanno ancora tanti boschi, penso.

Sento un sussurro, non è umano, è della terra. Sento il draki che vuole uscire, spinto da quel suono, una melodia silenziosa, il respiro della terra. Non l’avevo mai sentito in mezzo ad un bosco, mi sento tremare. Non capisco che cosa è, ma è un istinto primitivo forte.

Cerco di non manifestarmi, mi trattengo ma seguo quel canto che mi attira.

Arrivo vicino a una piccola polla d’acqua, è melmosa e l’acqua è bassa, ma sento il richiamo. Non può essere acqua, sono un drako sputafuoco, non certo acquatico.

Controllo se c’è qualcuno attorno, ma i miei istinti tacciono, mi svesto e torno drako, ora il richiamo della terra è ancora più forte, non credo di averlo mai sentito così potente.

Lo assecondo, tanto cosa ho da perdere ora?

Quando sento l’impulso di scavare nella fanghiglia della pozzanghera capisco. C’è una pietra, una pietra che mi sta chiamando.

Di solito capita soltanto ai draki adulti di trovare una pietra, forse perché solo loro che viaggiano.

La trovo, non è una pietra pura, è venata: verde, ambra. Sento le lacrime pungere, sono gli occhi di Will. Perché la mia prima pietra, che canta tra le mie mani sporche di fango, deve ricordarmi quello che non posso avere?

La stringo al petto, pulsa, muta. È ancora più forte di quelle del tesoro di famiglia, forse perché l’ho trovata io, perché mi ha chiamato.

Mi serve quella forza, quella determinazione. La fisso, e voglio rivedere quegli occhi, lo sento forte quel desiderio. Devo trovare Will, non posso stare ferma ad aspettarlo, viaggiando il lungo e in largo solo per seminare Cassian. Questa non è la mia vita. Mi basta vedere Will un'altra volta.

Devo pensare ad una soluzione, devo trovare una qualche possibilità.

Nel posto dove mi sono fermata non ci sono paesi, quindi non posso tornare a chiamare Will, perché non gli ho chiesto il numero di cellulare? Scalcio una pietra, sono di nuovo umana, e stringo, a trovare forza la pietra che ho trovato. Non è molto grande, la riesco a tenere bene nel mio pugno.

Catherine! Mi viene in mente, sapeva dove abitata Will, forse sa anche il suo numero di telefono. Ringrazio la mia memoria, chissà come ho fatto a ricordarmi ben due numeri di telefono, forse sapevo che mi sarebbero serviti.

Ora mi serve semplicemente un telefono, sono così agitata che avrei voglia di partire subito, di volare via, ma è ancora giorno, devo aspettare.

Volo determinata quella notte, decisa ad arrivare in una citta prima dell’alba, e ce la faccio.

Mangio qualcosa aspettando che la città si svegli, se c’è gente per strada è meglio, do meno nell’occhio.

Non mi aspettavo di essere così intelligente, di sapere tutte queste cose, gli insegnamenti del clan sono serviti, allora.

Cerco un telefono pubblico e faccio il numero.

-pronto?-chiede Catherine, assonnata.

-ciao! – dico, forse è ancora presto –sono Jacinda – spiego.

-ciao! Ma dove sei finita? la sospensione è finita e la signora dove abiti ha detto che ve ne siete andati! –

-scusami, sono di corsa. Sono successe un sacco di cose… non posso spiegarti, affari di famiglia – con quanta facilità sto mentendo. Questa sono davvero io o è l’adrenalina che mi governa?

cambio posizione, rimanendo con la faccia rivolta verso il muro, mi sembra di essere una di quelle ricercate che non devono farsi scoprire… be’ in effetti non sono poi così diversa, solo che devo proteggere la mia vita.

-non è che hai il numero di telefono di Will? –chiedo.

Lei ride- secondo te ho il cellulare di Will? Ma ti sembra? – sospira- sapevo che mi stavi chiamando per lui. Anche la sua famiglia è sparita, non sono mai stati a pesca per così tanto a lungo –

Sospiro, quello lo avevo ipotizzato –ti chiamo ogni tanto, stai tranquilla. E se riesci ad avere il suo numero ti adoro! – dico – ma non dire che ti ho chiamato –aggiungo all’ultimo momento, proprio quando cade la conversazione perché sono finiti i soldi.

Mi rendo conto che non potrò più chiamarla, sono senza soldi. Spero che abbia capito il mio avviso.

Scoraggiata torno nel bosco. Vado a giorni alterni, quando mi vengono le idee sono determinata e forte, quando queste si rivelano inutili perdo tutta la mia convinzione.

  
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