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Autore: Bluemoon Desire    15/03/2012    5 recensioni
In seguito ad un'interferenza spazio - temporale di natura sconosciuta, il Dottore e Rose si ritrovano catapultati nel 1882 a Portsmouth...morti misteriose e vecchi nemici da affrontare con l'aiuto di un assistente davvero fuori dal comune: Sir Arthur Conan Doyle!
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Settimo
                               
                                         La Fiera della Verità
 
 
 

"Potresti ripetermi ancora una volta perchè diavolo lo sto facendo?" 
La testa di Rose sbucò fuori all'improvviso, facendo capolino dalla porta socchiusa dello sgabuzzino. 
"Perchè è un tuo preciso dovere quale responsabile di gestione della Fiera..." ribadì Arthur in tono annoiato, per la centesima volta "...e anche perchè si da il caso che io abbia bisogno di una dama e francamente la tua compagnia è l'unica cosa che potrei sopportare in una simile riunione mondana di ricconi snob, con il naso talmente tirato all'insù da sfiorare il soffitto..."
Aveva insistito fin quasi allo stremo per convincerla ad accompagnarlo a quella Fiera e finalmente, dopo giorni di tentennamenti vari e innumerevoli ripensamenti, ce l'aveva fatta. Aveva accettato. Il passo successivo, e non meno faticoso a dire il vero, era stato quello di spingerla a provare qualche abito da sera, alla ricerca di qualcosa che fosse adatto al Ballo delle Rose. Un abito semplice, niente di troppo vistoso o eccentrico, ma che allo stesso tempo fosse abbastanza elegante e raffinato. Era chiusa lì dentro già da una buona mezz'ora, nel cruciale intento di trovare l'abito "perfetto" ma evidentemente ancora non aveva raggiunto il suo obiettivo. 
"Sai, inizio a pensare che forse dovrei mischiarmi tra la servitù stasera..." disse Rose dall'altro capo della porta "...certamente non avrei tutti questi problemi per la scelta del vestito da indossare, inizio ad avere la nausea degli abiti e detto da una che adora lo shopping sfrenato è tutto dire, te l'assicuro!"
Arthur aggrottò la fronte.
"Shopping?" esclamò ad alta voce in tono interrogativo.
Rose si morse il labbro.
Accidenti, l'aveva fatto ancora.
Dannati spoilers!
"Oh lascia stare, è un modo di dire delle mie parti.." si limitò a rispondere "...ascolta, non voglio urlare al miracolo prima del previsto, ma credo proprio di aver trovato l'abito giusto!" aggiunse poi, gettando un'occhiata di consenso al suo riflesso nello specchio. 
Niente male, pensò, davvero niente male.
Era uno splendido abito da ballo, taglio elegante, composto da corpino, non esageratamente serrato attorno alla vita e con chiusura posteriore a stringature, e gonna, realizzato interamente in raso di seta rossa. Le donava proprio quel tocco di aristocrazia richiesto per l'occasione. 
"Vieni fuori, Rose, fammi dare un'occhiata" la esortò Arthur a gran voce "Hai paura che possa dirti che sei orribi..."
Le parole gli rimasero bloccate in fondo alla gola, non appena la porta dello sgabuzzino si spalancò di colpo davanti ai suoi occhi, mostrandogli la ragazza in tutto il suo splendore. 
"Troppo aristocratico?" domandò Rose, un pò titubante.
"No, stai scherzando? Ti sta d'incanto!" esclamò Arthur in un tono eccessivamente zelante, che le strappò un leggero sorriso compiaciuto.
"Allora è deciso" concluse Rose "Stasera indosserò questo!" e sulla scia dell'entusiasmo, si lanciò tra le braccia del giovane Doyle, stringendolo in un sincero abbraccio di gratitudine "Ti ringrazio, Arthur...non so che cosa avrei fatto senza di te..."
"Oh non dire così, non ho fatto niente di speciale" borbottò il giovane a mezzavoce, arrossendo furiosamente.
"Non parlo solo del vestito o del ballo" fece Rose "Parlo soprattutto di questi mesi che hai trascorso a farmi da balia, ad aiutarmi ad inserirmi bene nella società...non finirò mai di ringraziarti..."
"E'...è stato un piacere..."
"Sei stato davvero un ottimo amico, non dimenticherò mai quello che hai fatto per me e per il Dottore!" aggiunse Rose con un sorriso, prima di scomparire nuovamente dietro la porta dello sgabuzzino. 
 
Quella stessa sera...alla fiera...
 
L'area scelta dal comitato gestionale per l'allestimento degli stand e dei capanni al coperto della fiera, copriva almeno un migliaio di metri quadri, se non qualcosina di più. 
Al centro sorgeva la maestosa pista da ballo, costruita appositamente per l'occasione da due o tre proprietari di falegnamerie della cittadina. Accanto alla pista, era stato ricavato un piccolo spazio, riservato esclusivamente ai menestrelli e ai musicanti, responsabili dell'intrattenimento per la serata. Quando John Smith uscì dalla sua abitazione vestito di tutto punto, per recarsi al luogo d'incontro stabilito con Lady Chambers, non erano ancora le otto di sera ma già tutte le strade erano gremite di gente. Una folla chiassosa e ilare, le cui risate echeggiavano nell'aria come una gioiosa melodia di vita. Sembrava che la città si fosse definitivamente lasciata alle spalle tutti gli orrori verificatisi negli ultimi mesi, dimenticando gli omicidi legati all'orfanatrofio Saint Claire, l'edificio della città dichiarato pubblicamente infestato da una creatura misteriosa e assassina che, un bambino del luogo riuscito a sfuggire per miracolo alla morte, aveva descritto come l'"Uomo Nero". Niente. 
La negatività, il terrore della morte incombente, il crescente senso di impotenza...non ve n'era più la benchè minima traccia. 
Smith dovette riconoscere inoltre che la giovane assistente di Arthur, Rose Tyler, aveva davvero un ottimo gusto in fatto di arredamento e addobbi decorativi. A colpo d'occhio, l'impatto visivo globale era veramente ammirevole. Niente da eccepire. Sbuffando, si sollevò in punta di piedi scandagliando con lo sguardo tra la folla, alla disperata ricerca della sua accompagnatrice. Erano trascorsi già più di venti minuti dall'orario che avevano prefissato e di Lady Chambers ancora nessuna notizia. Fece per allontanarsi ma, proprio in quel momento, sentì qualcuno chiamare a gran voce il suo nome. 
Sembrava Arthur. 
Spostò lo sguardo tra la folla e lo vide. 
Si stava sbracciando in maniera alquanto plateale per farsi riconoscere. Accanto a lui, avvolta in uno smagliante abito rosso di seta, i capelli acconciati all'insù, in un elegante chignon, c'era una deliziosa biondina. La stessa che per mesi aveva frequentato tra le quattro pareti polverose del suo studio medico, senza mai rendersi veramente conto di quanto fosse attraente. 
Si fece largo a fatica tra l'animata calca e li raggiunse.
"Un posticino piuttosto affollato" esordì sorridendo, porgendo la mano all'amico in segno di saluto.
"C'è un bel movimento in effetti" convenne Arthur ricambiando il sorriso. Rose accanto a lui, continuò ad ostentare un timido silenzio, mantenendo lo sguardo basso per evitare di farsi riconoscere "E la tua accompagnatrice sta vagando in giro da qualche parte per gli stand?" aggiunse Doyle, cercando di intavolare una conversazione.
"Oh no...beh, ecco...in realtà non si è presentata proprio all'appuntamento" rispose John, passandosi una mano tra i capelli con lieve imbarazzo.
Rose alzò di scatto lo sguardo.
"Ti ha dato buca?" sbottò, interdetta.
Ci vollero alcuni secondi prima che realizzasse del tutto ciò che aveva appena fatto. Si portò una mano alla bocca, con espressione terrificata.
"Mi...mi dispiace, Sir...non...non volevo dire quello che evidentemente ho detto..." balbettò contrita, desiderando mentalmente di poter precipitare nel sottosuolo e rimanervi almeno fino alla fine della serata.
Contro qualsiasi aspettativa, John scoppiò a ridere.
"Non è esattamente il tipo d'espressione che avrei usato per descrivere la situazione, ma credo che dopotutto sia piuttosto efficace" sghignazzò visibilmente divertito "Non pensavo che la nostra deliziosa e silenziosa assistente fosse anche un'esperta di lingue..."
Rose dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per nascondere l'evidente turbamento derivato da quelle parole. 
Il Dottore...o meglio John Smith...la riteneva "deliziosa". 
Arthur le puntellò il fianco con un gomito per risvegliarla da quello stato di semi - trance. 
"Ehm...cosa? Che c'è?" 
"Il nostro amico Smith, mi ha chiesto se poteva invitarti in pista per un ballo..." le spiegò Arthur con fare ammiccante "...ovviamente gli ho detto che non ci sono problemi..."
Rose lo avrebbe baciato in quel momento.
"Oh no, certo...nessun problema, anzi, è un piacere" si affrettò a rispondere.
Smith le porse il braccio e lei vi appoggiò la mano con un gesto elegante, lasciandosi guidare fino alla pista da ballo. Le dolci ed incalzanti note di un valzer iniziarono a diffondersi nell'aria, avvolgendoli in un'atmosfera magica, quasi fiabesca. Era la prima volta, dopo tanti mesi d'inferno trascorsi in quel posto, in cui si sentiva veramente bene.   
Non riusciva ancora a credere che fosse accaduto davvero.
"Devo ammettere che non immaginavo che lei potesse essere così attraente..." le sussurrò John all'orecchio, mentre volteggiavano stretti l'uno all'altra sulla pista da ballo "...mi perdoni, mi sono espresso male...ovviamente ero già a conoscenza della sua prestanza fisica, ma stasera è irresistibilmente incantevole, Lady Tyler..."
Rose affondò il viso paonazzo d'imbarazzo nel suo petto.
"La ringrazio per il complimento, Sir" commentò con un fil di voce.
"Non c'è di che" rispose lui, compiaciuto.
Per la prima volta dopo mesi, sentiva la sua mente leggera, libera da qualsiasi pensiero su Lady Chambers, i suoi sentimenti per lei o qualsiasi altra cosa che la riguardasse. 
Come avrebbe potuto anche solo immaginare che quella timida assistente, la cui presenza aveva sì e no a stento accertato di tanto in tanto, sarebbe divenuta prepotentemente il centro dei suoi pensieri? La guardava negli occhi e avvertiva un senso di infinita pace interiore, qualcosa che neppure la vicinanza a Lady Chambers aveva mai risvegliato prima. 
La musica iniziò a spegnersi pian piano attorno a loro.
Rose si staccò lentamente dal suo cavaliere, indietreggiando di qualche passo. Si sentiva un pò come Cenerentola al momento del rintocco della mezzanotte. 
La magia era finita.
"Beh, sarà meglio che adesso ritorni da Arthur..." iniziò a dire, ma qualcosa la bloccò.
L'espressione sul volto di John era mutata di colpo.
Sembrava sofferente. 
Molto sofferente.
"Tutto bene?" fece Rose allarmata, appoggiandogli una mano sulla spalla.
"No, direi di no" gemette lui, cadendo in ginocchio sulla pista, le mani che premevano convulsamente contro le tempie. 
"Che succede?" 
"Il solito dolore...sono giorni ormai che ne soffro..."
"Quale dolore?" domandò Rose.
"Fitte alla testa...atroci fitte..."
Le urla di John lacerarono l'aria, attirando l'attenzione di molti presenti tra cui lo stesso Arthur che, immediatamente, si precipitò sulla pista per soccorrerlo. 
"Che succede, Rose?" domandò, confuso.
"Non lo so" mormorò lei scuotendo debolmente la testa "Non so davvero che cos'abbia...non lo so..." 
"Portiamolo via da qui, svelta" incalzò Arthur, aiutandola a sollevarlo di peso e a trascinarlo lontano dalla folla circostante, in un capanno coperto nelle vicinanze. 
Lo depositarono con estrema delicatezza sul terreno, facendolo distendere il più comodamente possibile. 
Sembrava ancora piuttosto lucido ma la fronte scottava come se avesse la febbre altissima e il suo corpo era scosso da forti brividi. Arthur misurò immediamente il battito radiale, appoggiandogli due dita sul polso sinistro.
"E' assurdamente scompensato" commentò, incredulo "Ha il cuore che pompa ad un ritmo che non ho mai sentito prima...sembra quasi che stia ribollendo o qualcosa del genere..."
Rose non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal Dottore. Le sembrava di vivere un orrendo deja vu. 
Una cosa simile le era già accaduta tanto tempo prima, quando il Dottore si era rigenerato davanti ai suoi occhi. 
Il processo aveva avuto qualche piccolo intoppo e così lei era stata costretta ad occuparsi di lui, con l'aiuto di Mickey e di sua madre. Anche in quell'occasione aveva temuto di poterlo perdere, ma stavolta...stavolta purtroppo ne aveva quasi la certezza. Ormai era umano. Geneticamente e biologicamente umano. Qualsiasi cosa avesse contratto, qualsiasi virus sconosciuto lo avesse contagiato, sarebbe certamente morto senza le cure adatte. 
"Rose portami delle coperte e qualche cuscino per mettere su un piccolo giaciglio..."
La voce di Arthur le arrivò ovattata e confusa.
Quasi meccanicamente, si alzò in piedi e sfrecciò fuori dal capanno alla ricerca di qualche cuscino e delle coperte.
In attesa del suo ritorno, Doyle decise di adoperarsi a modo suo, per poter controllare la capacità di dilatazione delle pupille del Dottore. Recuperò un piccolo ciocco di legno infiammato, usato per le decorazioni della fiera, e glielo passò un paio di volte davanti agli occhi, valutandone la reazione agli stimoli luminosi. 
La sua risposta visiva risultò piuttosto esigua. 
"Gal..."
Smith emise una specie di rantolo soffocato. 
Arthur si chinò su di lui.
"Cosa stai cercando di dire?" domandò.
"Gall...Gallifrey" ripetè Smith, delirante.
"Che significa?" fece Arthur, confuso.
"E' il suo...il suo pianeta di origine" soggiunse Rose, appena rientrata nel capanno con le braccia colme di coperte e cuscini racimolati in giro per la fiera.
Lanciò ogni cosa a terra e si inginocchiò al capezzale del Dottore, afferrandogli una mano e stringendola forte nella sua.
"Dottore, mi senti?" sussurrò con la voce rotta di pianto "Sono io, sono Rose...Dottore..."
Nessuna risposta.
"Rose..." il tono grave di Arthur non faceva presagire nulla di buono.
"NO, NON DIRLO!" ringhiò la ragazza, con le lacrime che le rigavano il volto.
"Sta morendo, Rose" fece Arthur, accucciandosi accanto a lei "Lo sai che è così, non negarlo. Non possiamo fare niente..."
Rose si rizzò di colpo in piedi. 
"No, invece c'è qualcosa che possiamo fare" affermò con decisione "L'orologio...se apriamo l'orologio, l'essenza del Signore del Tempo tornerà in lui e lo salverà..."
"No, Rose..."
"Ascoltami, il nostro tempo a disposizione è quasi scaduto e i nostri nemici non si sono mai fatti vedere in giro...magari sono già morti..."
"E se invece fosse proprio una loro trappola?" azzardò Arthur. 
"E avrebbero aspettato tutto questo tempo?" ribattè Rose, scettica.
"Perchè no?" fece Arthur "Magari aspettavano solo il momento giusto per agire o magari il processo per scovarlo necessitava di una specie di periodo d'incubazione...come con i virus..."
"Vuoi davvero rischiare la vita del Dottore per seguire una semplice deduzione?" sbottò Rose.
"Ovviamente no, ma..."
Rose non lo lasciò finire di parlare.
Si chinò ai suoi piedi, sul corpo del Dottore, e ne tastò con delicatezza il petto, alla ricerca dell'orologio. 
Lo portava sempre con sè, non poteva averlo lasciato a casa proprio quella sera. 
D'un tratto allontanò bruscamente la mano, con una smorfia di dolore. Qualcosa le aveva bruciato la pelle, qualcosa di incandescente. 
"Ma che diavolo...?"
Aprì la giacca del Dottore e fu allora che lo vide, nascosto nel taschino sinistro della camicia.  
L'orologio. 
Era avvolto da una specie di aurea incandescente ed emanava una luce calda che le ricordò moltissimo quella prodotta durante il processo di rigenerazione. Avvicinò la mano con cautela, per evitare di scottarsi nuovamente, ma non appena le sue dita sfiorarono la superficie dell'orologio, questo si spense e tornò inerme e freddo.
"Che cosa diavolo era?" boccheggiò Doyle, sconvolto.
"Non ne ho idea" rispose sinceramente Rose.
Detto questo, senza perdere altro tempo, premette il bottoncino posto di lato al quadrante e fece scattare il coperchio. Immediatamente qualcosa si liberò nell'aria, librandosi leggera sulle loro teste fino a inondare totalmente il corpo del Dottore. 
L'essenza di un Signore del Tempo.
Ci vollero alcuni istanti prima che il Dottore riprendesse coscienza. 
"Signor Smith?" azzardò timidamente Rose, non appena lo vide aprire gli occhi.
"Smith?" ripetè lui con aria interrogativa, sollevandosi lentamente a sedere "Perchè mi chiami così, Rose?!" 
"OH MIO DIO, DOTTORE!" esclamò Rose al settimo cielo, volandogli letteralmente tra le braccia "SEI TORNATO...SEI TORNATO!"
Il processo di inversione della ricostruzione genetica, richiedeva sempre qualche minuto per il totale ripristino delle regolari funzioni vitali e fisiologiche. Tutto era ancora molto confuso nella testa del Dottore, i ricordi, i pensieri...ricordava a malapena di essersi svegliato quella mattina. Per aiutarlo a recuperare la memoria, Rose e Arthur si offrirono di riassumere brevemente gli eventi degli ultimi mesi.
"Un momento, se avete aperto l'orologio, significa che stava per accadere qualcosa di grave, dico bene?" soggiunse d'un tratto il Dottore, interrompendo bruscamente il racconto dei compagni. 
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa.
"Beh, stavi morendo..." rispose Arthur senza troppi giri di parole.
"Oh" 
"Ho detto a Rose che sarebbe stato pericoloso attivare l'orologio prima dello scadere del tempo, ma lei ha insistito..."
"Perchè non avrebbe dovuto?"
"Beh..." Arthur sbarrò gli occhi "...e se fosse stata una trappola del nemico per riconoscerti? Può darsi che ti abbiano avvelena..."
Bloccò la frase a mezz'aria.
"Cosa?" esclamarono Rose e il Dottore in coro.
"Il virus influenzale" mormorò Doyle con l'aria di chi ha appena realizzato qualcosa di importante "Un virus sconosciuto che ha iniziato a contagiare esclusivamente la popolazione di questa città, nello stesso periodo in cui voi e quegli strani esseri siete piombati giù dal cielo...davvero troppe coincidenze per i miei gusti..."
"Che vuoi dire?" fece Rose, senza capire "Pensi siano stati loro ad avvelenare le acque? E a quale scopo?" 
L'espressione del Dottore divenne improvvisamente simile a quella stampata sul volto di Doyle.
"A meno che..." iniziò a dire con il solito sguardo vacuo e perso nel vuoto, di quando stava riflettendo su qualcosa "MA CERTO...MA CERTO, E' CHIARISSIMO! AAAH, come diavolo ho fatto a non pensarci prima..."
"Eri diventato umano, ricordi?" osservò Rose.
"Oh sì, giusto" fece lui, annuendo "Continuo a dimenticarmene..."
"Beato te" mugugnò Rose sottovoce per non farsi sentire "Comunque sia..." aggiunse poi alzando il tono di voce "...esattamente che cosa vi sarebbe chiaro, visto che io ancora non l'ho capito?" 
"Arthur aveva ragione sulla trappola" spiegò il Dottore "Mi hanno dato inutilmente la caccia per molto tempo e alla fine devono aver capito che avevo fatto qualcosa per sfuggirli, così hanno preso un bel virus alieno e hanno contaminato le acque del pozzo di questa città..."
"L'epidemia misteriosa" confermò Doyle.
"Esattamente" annuì il Dottore "L'aspetto interessante di questi virus geneticamente potenziati, è che risultano dannatamente letali per qualsiasi forma di vita di origine aliena mentre non hanno quasi effetto sugli esseri umani..."
"Ma tu eri umano" lo interruppe Rose.
"Già, ma la faccenda non è così semplice come sembra" precisò il Dottore" Il problema con la ricostruzione genetica è che per un certo lasso di tempo, subito dopo la trasformazione, l'organismo mantiene una specie di memoria residua delle sue caratteristiche genetiche passate...una sorta di breve periodo di transizione..."
"Così il virus è penetrato nell'organismo durante il periodo di transizione ed è rimasto silente per tutto questo tempo, ultimando l'incubazione solo nelle ultime settimane" intervenne a sua volta Doyle, che al contrario di Rose era riuscito a seguire l'intero filo del discorso. 
"Si è attivato e ha iniziato a fare ciò per cui era stato creato...distruggere le mie cellule...diciamo che sono stato fortunato in fondo perchè, il mio periodo di transizione era quasi ultimato quando il virus si è attivato nell'organismo, perciò non è riuscito ad intaccare completamente il mio sistema cellulare..."
"Sì ma..." s'intromise Rose "...tu sei un Signore del Tempo...voglio dire, se anche questo virus ti avesse contagiato mentre non eri umano non saresti morto comunque...giusto?"
"Te l'ho già spiegato come funziona, Rose" rispose il Dottore "Se muoio prima di potermi rigenerare è finita..."
"Perciò diventare umano ti ha salvato doppiamente la vita" commentò Rose con un largo sorriso.
"Possiamo metterla su questo piano, sì!" fece lui, dandole un lieve buffetto sulla guancia.
"Resta solo un problema da risolvere..." intervenne Arthur con fare eloquente.
"Già" convenne il Dottore "L'orologio ormai è aperto. I cacciatori saranno già sulle nostre tracce ormai! Dobbiamo tornare al Tardis ed escogitare qualcosa per metterli definitivamente fuori gioco, le loro forze saranno quasi allo stremo...non dovrebbe essere difficile liberarcene..."
 
Intanto all'orfanatrofio...
 
"Ce l'abbiamo in pugno, mio signore" annunciò Lady Chambers in tono trionfante, avanzando con passo elegante attraverso l'immensa sala da pranzo. 
Un grido di dolore misto a furia repressa, squarciò il silenzio con la violenza di un tuono.
"HO PERSO DUE DEI MIEI FIGLI QUESTA SETTIMANA, MILADY" ruggì il patriarca dei Kronos con veemenza "LO VOGLIO VEDERE STRISCIARE AI MIEI PIEDI COME UN VERME SCHIFOSO...VOGLIO STRAPPARGLI VIA OGNI BRICIOLO DI ESSENZA VITALE DA QUEL CORPO INSIGNIFICANTE, SENZA ALCUNA PIETA'...DEVE PAGARE PER TUTTO IL MALE CHE HA FATTO ALLA NOSTRA POVERA FAMIGLIA..."
"La pagherà, mio signore" lo rassicurò Lady Chambers "Adesso che si è messo di nuovo in gioco, non potrà più sfuggirci...l'ho tenuto d'occhio in questi ultimi giorni...da quando sono stata a casa sua, a casa del caro vecchio Signor Smith, ho iniziato a sospettare che quel suo strano malessere fosse proprio l'anomalia che stavamo aspettando da tanto tempo..."
"Diventare umano..." gracchiò il patriarca in tono disgustato "...è sceso addirittura ad un livello evolutivo tanto umiliante, solo per proteggere la sua inutile esistenza? Pensa davvero di essere così importante?"
"I Signori del Tempo sono sempre stati odiosamente megalomani" commentò Lady Chambers sprezzante "Sempre a giudicare il prossimo dal loro piedistallo d'oro...hanno avuto la fine che meritavano e presto, anche l'ultimo figlio di Gallifrey seguirà le orme dei suoi predecessori..." 




ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci finalmente arrivati al capitolo cruciale. The Doctor is back! La vecchia, bacucca Lady Chambers sembra definitivamente fuori dai giochi ma...beh, mai fidarsi delle apparenze! Perciò...continuate a seguire la storia se volete conoscere il resto!
Al prossimo capitolo :D
   
 
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